23 maggio 2014
L’America e la NATO hanno distrutto il secolarismo e la laicità in Libia e hanno portato gli estremisti islamici al potere. Oltre a questo, hanno commesso molti crimini tra cui il massacro di migliaia di libici neri durante le fasi immediate alla distruzione del regime di Gheddafi.
Descrizione del video.
Mustafa Abdul Jalil, capo del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi nel 2011, ammette:
Gheddafi non ha ordinato la sparatoria che ha iniziato la falsa rivoluzione in Libia. Ora, dopo la distruzione della Libia, Jalil ammette al mondo sul canale libico Channel One che i manifestanti che sono stati uccisi a Bengasi e che hanno causato l’intervento congiunto ONU-NATO, per attaccare la Libia, sono stati uccisi da un gruppo di spie e mercenari che non erano libici. Egli ammette che sapeva già la verità al momento in cui accaddero questi eventi, ma che tutto fu fatto per abbattere il governo libico e distruggere il paese. Egli ammette che era stato informato in anticipo riguardo cosa sarebbe successo e che il popolo libico non ha riconosciuto i manifestanti morti perché indossavano abiti civili e non c’era nessuno per i loro funerali poichè non avevano parenti o amici in Libia . Come abbiamo detto sin dal febbraio 2011, la cosiddetta rivoluzione in Libia è stata un’operazione così detta ”falsa bandiera” (False Flag).
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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sabato 31 maggio 2014
Video: Il capo della falsa rivoluzione libica ammette che Gheddafi non uccise i manifestanti
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venerdì 30 maggio 2014
Miliziani di Misurata confluiscono a Tripoli
Posted: 2014-05-22
From: Mathaba
Il governo di occupazione della Libya ha chiesto aiuto ai terroristi di Misurata contro le truppe di Haftar.
Colonne di miliziani del Central Libya Shield stanno confluendo nella capitale Tripoli.
Dopo qualche giorno di attesa alla fine gli estremisti di Misurata stanno correndo in aiuto del governo di occupazione libico.
Siamo con molta probabilità alla vigilia della guerra civile tra gli occupanti della Libya, una guerra tra criminali, una guerra tra traditori del popolo libico.
Da una parte ci sono gli estremisti di Ansar al Sharia, Muslim Brotherhood, Al Qaeda, miliziani di Misurata e la maggioranza del governo fantoccio di Tripoli. Dall'altra parte ci sono miliziani di Zintan, paramilitari del Libyan National Army di Haftar, parte della Marina e Aereonautica militare e i federalisti della Cirenaica.
Dopo che la NATO ha regalato la Libya agli estremisti ora ha lanciato la seconda fase della colonizzazione: instaurare un uomo della CIA e storico traditore del popolo libico al potere per avere un accesso piú facile al petrolio libico.
La maggioranza del popolo libico non é schierata con nessuna delle due fazioni, i libici non vogliono ne i vecchi fantocci della NATO ne i nuovi capitanati dall' "americano" Haftar, i libici vogliono il ritorno della democrazia diretta, le tribú della Libia vogliono il ritorno della Jamahiriya.
Sono giorni di attesa, i colonizzatori della Libya si stanno avventurando in una guerra fraticida che gli annienterà, presto la Resistenza Verde libererà il Paese dagli invasori.
dr
Fonte: : www.mathaba.net/news/?x=634034
From: Mathaba
Il governo di occupazione della Libya ha chiesto aiuto ai terroristi di Misurata contro le truppe di Haftar.
Colonne di miliziani del Central Libya Shield stanno confluendo nella capitale Tripoli.
Dopo qualche giorno di attesa alla fine gli estremisti di Misurata stanno correndo in aiuto del governo di occupazione libico.
Siamo con molta probabilità alla vigilia della guerra civile tra gli occupanti della Libya, una guerra tra criminali, una guerra tra traditori del popolo libico.
Da una parte ci sono gli estremisti di Ansar al Sharia, Muslim Brotherhood, Al Qaeda, miliziani di Misurata e la maggioranza del governo fantoccio di Tripoli. Dall'altra parte ci sono miliziani di Zintan, paramilitari del Libyan National Army di Haftar, parte della Marina e Aereonautica militare e i federalisti della Cirenaica.
Dopo che la NATO ha regalato la Libya agli estremisti ora ha lanciato la seconda fase della colonizzazione: instaurare un uomo della CIA e storico traditore del popolo libico al potere per avere un accesso piú facile al petrolio libico.
La maggioranza del popolo libico non é schierata con nessuna delle due fazioni, i libici non vogliono ne i vecchi fantocci della NATO ne i nuovi capitanati dall' "americano" Haftar, i libici vogliono il ritorno della democrazia diretta, le tribú della Libia vogliono il ritorno della Jamahiriya.
Sono giorni di attesa, i colonizzatori della Libya si stanno avventurando in una guerra fraticida che gli annienterà, presto la Resistenza Verde libererà il Paese dagli invasori.
dr
Fonte: : www.mathaba.net/news/?x=634034
giovedì 29 maggio 2014
Battaglia a Tripoli
Posted: 2014-05-18
From: Mathaba
Duri scontri nella capitale libica, attaccato il Congresso, colpi di armi pesanti rimbombano tra le vie della città
L'operazione ''Dignity of Libya'' comandata dall'ex Generale Haftar ha raggiunto oggi la capitale libica Tripoli.
Nella città c'é il caos piú totale, colpi di armi pesanti echeggiano in vari punti della capitale, dalla sede del Congresso Nazionale si alza una colonna di fumo.
From: Mathaba
Duri scontri nella capitale libica, attaccato il Congresso, colpi di armi pesanti rimbombano tra le vie della città
L'operazione ''Dignity of Libya'' comandata dall'ex Generale Haftar ha raggiunto oggi la capitale libica Tripoli.
Nella città c'é il caos piú totale, colpi di armi pesanti echeggiano in vari punti della capitale, dalla sede del Congresso Nazionale si alza una colonna di fumo.
mercoledì 28 maggio 2014
Operazione Dignity of Libya: sale il bilancio delle vittime
Posted: 2014-05-18
From: Mathaba
Continua l'operazione dei militari fedeli all'ex Generale Haftar nella zona di Benghazi
Continua l'operazione Dignity of Libya nella città di Benghazi, seconda città della Libia.
Il bilancio degli scontri sale a 79 morti e circa 150 feriti. Interi quartieri del capoluogo cirenaico sono stati evacuati dalla cittadinanza, soprattutto la parte occidentale dove si trovano le sedi delle brigate salafiste.
From: Mathaba
Continua l'operazione dei militari fedeli all'ex Generale Haftar nella zona di Benghazi
Continua l'operazione Dignity of Libya nella città di Benghazi, seconda città della Libia.
Il bilancio degli scontri sale a 79 morti e circa 150 feriti. Interi quartieri del capoluogo cirenaico sono stati evacuati dalla cittadinanza, soprattutto la parte occidentale dove si trovano le sedi delle brigate salafiste.
martedì 27 maggio 2014
"Yankee Stay Home!" L'Algeria rifiuta agli Usa una base militare sul suo territorio!!
La Repubblica Algerina ha rispedito al mittente con esito negativo la richiesta americana di stabilire una base militare sul suo territorio, nell'ambito della strategia yankee di infiltrazione del Continente Nero e di provocazione continua tramite gruppi islamici estremisti creati, riforniti e manipolati dalla CIA (vedi Boko Haram in Nigeria et simili...).
Il governo Usa ha creato il suo 'Comando Africano' nel 2008 e ha pensato bene di insediarlo sul territorio italiano nella base vicentina di Dal Molin; nonostante le enormi manifestazioni di protesta della popolazione locale, col beneplacito di ogni esecutivo di "centrodestrasinistra".
Il governo Usa ha creato il suo 'Comando Africano' nel 2008 e ha pensato bene di insediarlo sul territorio italiano nella base vicentina di Dal Molin; nonostante le enormi manifestazioni di protesta della popolazione locale, col beneplacito di ogni esecutivo di "centrodestrasinistra".
lunedì 26 maggio 2014
LIBIA, MATTANZA DI PROFUGHI NEI LAGER E NEL DESERTO
Di Emilio Drudi– 16 maggio 2014
Ancora migranti morti, inghiottiti dal Mediterraneo. Uomini, donne e bambini spariti in mare, senza una tomba e, assai spesso, senza nemmeno un nome. Sembra di rivivere le tragedie di Lampedusa e di Malta dell’ottobre scorso. Sono almeno 70 le vittime degli ultimi naufragi di barconi carichi di disperati: una cinquantina nelle acque libiche l’undici maggio e 17 a cento miglia a sud di Lampedusa il giorno dopo. Oltre a circa 200 dispersi, per i quali si è persa ormai ogni speranza. Ma sulla terraferma, in Libia, per i profughi forse va anche peggio. La vita non conta nulla: può dipendere dal capriccio di un miliziano fanatico o di un militare ubriaco. Da una crudeltà gratuita o da un gioco perverso. Come è accaduto nel centro di detenzione situato nei sobborghi di Gharyan, una città del distretto di Jabal al Garbi, nel nord ovest, famosa per la resistenza contro gli italiani nel 1911 e per la battaglia tra i ribelli e l’esercito di Gheddafi durante la rivoluzione del 2011. E’ uno dei campi profughi maggiori del paese, con più di 450 prigionieri: 400 eritrei, 30 provenienti da vari paesi dell’Africa Occidentale, 10 etiopi, 2 somali e una quindicina di sudanesi. Dipende formalmente dal ministero degli Interni e, nei documenti ufficiali, è definito “sicuro”. Altroché sicuro, però. Qualche notte fa è diventato un girone dantesco. Con i detenuti terrorizzati, in balia dei miliziani di guardia che sparavano all’impazzata nel mucchio. Per ore.
Ancora migranti morti, inghiottiti dal Mediterraneo. Uomini, donne e bambini spariti in mare, senza una tomba e, assai spesso, senza nemmeno un nome. Sembra di rivivere le tragedie di Lampedusa e di Malta dell’ottobre scorso. Sono almeno 70 le vittime degli ultimi naufragi di barconi carichi di disperati: una cinquantina nelle acque libiche l’undici maggio e 17 a cento miglia a sud di Lampedusa il giorno dopo. Oltre a circa 200 dispersi, per i quali si è persa ormai ogni speranza. Ma sulla terraferma, in Libia, per i profughi forse va anche peggio. La vita non conta nulla: può dipendere dal capriccio di un miliziano fanatico o di un militare ubriaco. Da una crudeltà gratuita o da un gioco perverso. Come è accaduto nel centro di detenzione situato nei sobborghi di Gharyan, una città del distretto di Jabal al Garbi, nel nord ovest, famosa per la resistenza contro gli italiani nel 1911 e per la battaglia tra i ribelli e l’esercito di Gheddafi durante la rivoluzione del 2011. E’ uno dei campi profughi maggiori del paese, con più di 450 prigionieri: 400 eritrei, 30 provenienti da vari paesi dell’Africa Occidentale, 10 etiopi, 2 somali e una quindicina di sudanesi. Dipende formalmente dal ministero degli Interni e, nei documenti ufficiali, è definito “sicuro”. Altroché sicuro, però. Qualche notte fa è diventato un girone dantesco. Con i detenuti terrorizzati, in balia dei miliziani di guardia che sparavano all’impazzata nel mucchio. Per ore.
domenica 25 maggio 2014
Mare Nero …. in Libia
12 maggio 2014 mcc43
Venti? Quaranta? Di più? Quanti sono gli ultimi martiri dell’emigrazione svaniti nel mare della Libia? Il barcone era salpato martedì 7 aprile, ma poco oltre le due miglia marine il fondo è collassato causando il capovolgimento dello scafo, cinquantadue le persone tratte in salvo e dicono: “a bordo eravamo centotrenta“. Oggi un altro barcone: le navi italiane hanno salvato duecento migranti che dicono “eravamo quattrocento”.
Umanità stipata sulla carretta di un viaggio della disperazione – che preferiamo definire della speranza – a un prezzo che era tutto quanto la famiglia, talvolta il villaggio, aveva potuto mettere insieme. Migliaia di dollari, certamente, immolati alla voracità dei trafficanti di vite che mandano a morire per naufragio o per tutto quello che il viaggio comporta. Il Mediterraneo è ormai una grande tomba.
Venti? Quaranta? Di più? Quanti sono gli ultimi martiri dell’emigrazione svaniti nel mare della Libia? Il barcone era salpato martedì 7 aprile, ma poco oltre le due miglia marine il fondo è collassato causando il capovolgimento dello scafo, cinquantadue le persone tratte in salvo e dicono: “a bordo eravamo centotrenta“. Oggi un altro barcone: le navi italiane hanno salvato duecento migranti che dicono “eravamo quattrocento”.
Umanità stipata sulla carretta di un viaggio della disperazione – che preferiamo definire della speranza – a un prezzo che era tutto quanto la famiglia, talvolta il villaggio, aveva potuto mettere insieme. Migliaia di dollari, certamente, immolati alla voracità dei trafficanti di vite che mandano a morire per naufragio o per tutto quello che il viaggio comporta. Il Mediterraneo è ormai una grande tomba.
sabato 24 maggio 2014
Guerra totale a Benghazi, decine di morti
Posted: 2014-05-16
From: Mathaba
Sorpassata la linea di non ritorno, a Benghazi é guerra, la città é nel caos, non sono chiare le alleanze.
La linea del non ritorno é stata sorpassata in Libia, da oggi sarà guerra totale.
Quello che é avvenuto oggi a Benghazi rappresenta il tramonto per gli occupanti della Jamahiriya, la fine é prossima.
From: Mathaba
Sorpassata la linea di non ritorno, a Benghazi é guerra, la città é nel caos, non sono chiare le alleanze.
La linea del non ritorno é stata sorpassata in Libia, da oggi sarà guerra totale.
Quello che é avvenuto oggi a Benghazi rappresenta il tramonto per gli occupanti della Jamahiriya, la fine é prossima.
venerdì 23 maggio 2014
Hein (Consiglio italiani per i rifugiati): "Subito i corridoi umanitari in Libia e in Egitto"
di Giovanni Maria Bellu
E' scontro tra l'Italia e l'Europa sugli immigrati. Col ministro dell'Interno Angelino Alfano che accusa la Ue di averci lasciato soli, e la Commissione europea che replica affermando che l'Italia non ha mai fatto richieste precise. Ad avere le idee chiare sono le associazioni che da sempre seguono il dramma dei rifugiati. Indicano una strada praticabile da subito: realizzare i "corridoi umanitari." Cioè aprire le ambasciate e i consolati ai richiedenti asilo e concedere a chi ne ha diritto dei "visti provvisori" per entrare in Europa regolarmente. Ne abbiamo parlato con Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, che indica due Paesi dove si potrebbe subito realizzare le vie d'accesso legali: la Libia e l'Egitto.La Libia? E' un paese totalmente fuori controllo. E' realistico pensare di poter realizzare corridoi umanitari in quella situazione?
"E' certamente difficile, perché la situazione è molto complessa, ma è un fatto che più del 90 per cento di quanti arrivano in Italia partono proprio dalla Libia ed è quindi là che si deve intervenire. La situazione è caotica, ma tutti i Paesi dell'Unione europea hanno rappresentanze diplomatiche a Tripoli e la voce forte dell'Europa può richiamare la Libia al rispetto dei diritti umani. E' difficile ma il tentativo va fatto".
E' scontro tra l'Italia e l'Europa sugli immigrati. Col ministro dell'Interno Angelino Alfano che accusa la Ue di averci lasciato soli, e la Commissione europea che replica affermando che l'Italia non ha mai fatto richieste precise. Ad avere le idee chiare sono le associazioni che da sempre seguono il dramma dei rifugiati. Indicano una strada praticabile da subito: realizzare i "corridoi umanitari." Cioè aprire le ambasciate e i consolati ai richiedenti asilo e concedere a chi ne ha diritto dei "visti provvisori" per entrare in Europa regolarmente. Ne abbiamo parlato con Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, che indica due Paesi dove si potrebbe subito realizzare le vie d'accesso legali: la Libia e l'Egitto.La Libia? E' un paese totalmente fuori controllo. E' realistico pensare di poter realizzare corridoi umanitari in quella situazione?
"E' certamente difficile, perché la situazione è molto complessa, ma è un fatto che più del 90 per cento di quanti arrivano in Italia partono proprio dalla Libia ed è quindi là che si deve intervenire. La situazione è caotica, ma tutti i Paesi dell'Unione europea hanno rappresentanze diplomatiche a Tripoli e la voce forte dell'Europa può richiamare la Libia al rispetto dei diritti umani. E' difficile ma il tentativo va fatto".
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giovedì 22 maggio 2014
FERMIAMO IL BOIA BELHAJI
italiano, arabo, inglese, francese.
I Comitati rivoluzionari internazionali sono impegnati nel tentativo di avere Abdulakim Belhadj imprigionato ed andare a processo a La Haye,davantialla Corte Internazionale di Giustizia per gli atti personali di omicidio , tortura e assassinio di prigionieri dell'esercito libico della Jamahiriya, detenuti dai suoi ratti, milizie e traditori . Abbiamo già due libici che hanno sporto denuncia a un giudice francese contro Belhadj , ma abbiamo bisogno di maggiori libici che erano in carcere dopo la guerra del 2011 e sono stati torturati da lui o dai suoi ordini a venire in Francia e testimoniare contro Abdulakim Belhadj , possiamo ottenere un visto francese per farlo . Vi preghiamo di aiutarci se sei stato detenuto illegalmente dopo la guerra e sei stato torturato personalmente o ha assistito ad atti di tortura o di assassinio di prigionieri. Abbiamo bisogno di almeno 10 persone disposte a venire in Francia e testimoniare contro l'uomo e lo hanno messo sulla lista rossa dell'Interpol di persone giá saltate per crimini contro l'umanità . Aiutaci lo mettiamo via in prigione fino alla fine della sua vita . Contattaci: cld.france @ outlook.fr
I Comitati rivoluzionari internazionali sono impegnati nel tentativo di avere Abdulakim Belhadj imprigionato ed andare a processo a La Haye,davantialla Corte Internazionale di Giustizia per gli atti personali di omicidio , tortura e assassinio di prigionieri dell'esercito libico della Jamahiriya, detenuti dai suoi ratti, milizie e traditori . Abbiamo già due libici che hanno sporto denuncia a un giudice francese contro Belhadj , ma abbiamo bisogno di maggiori libici che erano in carcere dopo la guerra del 2011 e sono stati torturati da lui o dai suoi ordini a venire in Francia e testimoniare contro Abdulakim Belhadj , possiamo ottenere un visto francese per farlo . Vi preghiamo di aiutarci se sei stato detenuto illegalmente dopo la guerra e sei stato torturato personalmente o ha assistito ad atti di tortura o di assassinio di prigionieri. Abbiamo bisogno di almeno 10 persone disposte a venire in Francia e testimoniare contro l'uomo e lo hanno messo sulla lista rossa dell'Interpol di persone giá saltate per crimini contro l'umanità . Aiutaci lo mettiamo via in prigione fino alla fine della sua vita . Contattaci: cld.france @ outlook.fr
mercoledì 21 maggio 2014
Allarme nel Mediterraneo. Le armi chimiche siriane saranno inabissate tra Malta,Italia,Grecia e Libia
18 gennaio 2014
Una “bomba” tossica, estremamente pericolosa per l'ambiente, minaccia la salute pubblica e l'economia dei paesi del Mediterraneo centrale, ma anche tutto il mare Mediterraneo, inteso come un mare chiuso e già seriamente contaminato.
L'arsenale chimico della Siria inizialmente era destinato a essere neutralizzato in Albania ma, dopo le forti proteste pubbliche in quel paese e nonostante i generosi benefici contributivi offerti dagli americani, il
governo è stato costretto a declinare “l'offerta”, e così questo arsenale sarà distrutto nella zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza delle autorità greche, italiane e maltesi.
Una “bomba” tossica, estremamente pericolosa per l'ambiente, minaccia la salute pubblica e l'economia dei paesi del Mediterraneo centrale, ma anche tutto il mare Mediterraneo, inteso come un mare chiuso e già seriamente contaminato.
L'arsenale chimico della Siria inizialmente era destinato a essere neutralizzato in Albania ma, dopo le forti proteste pubbliche in quel paese e nonostante i generosi benefici contributivi offerti dagli americani, il
governo è stato costretto a declinare “l'offerta”, e così questo arsenale sarà distrutto nella zona di mare ad ovest di Creta, con la connivenza delle autorità greche, italiane e maltesi.
martedì 20 maggio 2014
Cimiterraneo. La vergognosa operazione chiamata Mare Nostrum deve finire
martedì, 13, maggio, 2014
Cimiterraneo. Se non saranno puniti dalle nostre leggi, saranno puniti dalle leggi divine.
Questi criminali, politicanti e parassiti, ladri e corrotti, neorazzisti e conniventi con la criminalità organizzata e specializzata nel traghettamento dei clandestini e di pochissimi profughi, si riempiono la bocca nel dire che hanno salvato la vita a migliaia di persone che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo. Falso. Non c’è nulla di più falso.
Cimiterraneo. Se non saranno puniti dalle nostre leggi, saranno puniti dalle leggi divine.
Questi criminali, politicanti e parassiti, ladri e corrotti, neorazzisti e conniventi con la criminalità organizzata e specializzata nel traghettamento dei clandestini e di pochissimi profughi, si riempiono la bocca nel dire che hanno salvato la vita a migliaia di persone che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo. Falso. Non c’è nulla di più falso.
lunedì 19 maggio 2014
La Libia minaccia la UE: o ci aiutate o agevoliamo il passaggio dei migranti
lunedì, 12, maggio, 2014
12 magg – Tripoli potrebbe “agevolare” il passaggio dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa se l’Ue non aiutera’ le autorita’ libiche ad affrontare il problema. A dichiararlo e’ stato il ministro dell’Interno Salah Mazek.
“Relativamente all’immigrazione illegale, do un avvertimento al mondo, ed in particolare all’Unione Europea, perche’ se non si assumeranno la responsabilita’ con noi, lo stato libico adottera’ una posizione su questo argomento per cui potrebbe agevolare il rapido passaggio di questo flusso di persone attraverso la Libia, dato che Dio ha fatto di noi un punto di transito per questo flusso”. “La Libia ha pagato un prezzo. Ora e’ il turno dell’Europa”, ha affermato.
12 magg – Tripoli potrebbe “agevolare” il passaggio dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa se l’Ue non aiutera’ le autorita’ libiche ad affrontare il problema. A dichiararlo e’ stato il ministro dell’Interno Salah Mazek.
“Relativamente all’immigrazione illegale, do un avvertimento al mondo, ed in particolare all’Unione Europea, perche’ se non si assumeranno la responsabilita’ con noi, lo stato libico adottera’ una posizione su questo argomento per cui potrebbe agevolare il rapido passaggio di questo flusso di persone attraverso la Libia, dato che Dio ha fatto di noi un punto di transito per questo flusso”. “La Libia ha pagato un prezzo. Ora e’ il turno dell’Europa”, ha affermato.
domenica 18 maggio 2014
Perché gli Usa vogliono una nuova guerra fredda
Per Dores, le stesse motivazioni che spinsero George W Bush alla guerra contro l’Iraq, nel 2003, sono oggi alla base della retorica anti cinese del Pentagono. Tanto i banchieri di Wall Street quanto gli amministratori delegati delle grandi aziende a stelle e strisce premono per il conflitto nel mondo al fine di aumentare i loro introiti ed il prezzo delle loro azioni: “il Pentagono si vede costretto a proteggere ed ampliare il suo budget militare, la cui riduzione è prevista per il 2016. I militari vogliono espandere ad est la Nato, con uno stanziamento di truppe nei Paesi dell’ex Unione sovietica. Il complesso militare-industriale statunitense mira ad aumentare le vendite dei propri prodotti nei paesi dell’Europa orientale, in particolare in Ucraina”.
sabato 17 maggio 2014
IL PIANO KALERGI
7 maggio 2014
L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile.
Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente.
D’altronde l’esproprio delle risorse da parte delle potenti multinazionali occidentali, controllate dall’elite massonico-finanziaria è la prima causa dell’immigrazione.
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI
Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere.
L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile.
Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente.
D’altronde l’esproprio delle risorse da parte delle potenti multinazionali occidentali, controllate dall’elite massonico-finanziaria è la prima causa dell’immigrazione.
L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI
Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’élite al potere.
venerdì 16 maggio 2014
Il terrorismo visto da Washington
5 maggio 2014
La relazione del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo è un intreccio di contraddizioni e sbalorditive omissioni.
- di Thierry Meyssan -
La relazione annuale del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo è un intreccio di contraddizioni che brilla per le sue omissioni. A leggerlo, la Siria è il centro mondiale del terrorismo, ma nessun siriano ne è stato vittima nel corso dell’anno. Perciò, la Siria non è toccata dal terrorismo, ne è al contrario il principale e più vecchio sostegno nel mondo. Thierry Meyssan ha letto per voi questa strabiliante opera di propaganda.
DAMASCO (Siria) – Il Dipartimento di Stato ha pubblicato in data 30 aprile 2014 il suo rapporto annuale sul terrorismo nel mondo.
La relazione del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo è un intreccio di contraddizioni e sbalorditive omissioni.
- di Thierry Meyssan -
La relazione annuale del Dipartimento di Stato sul terrorismo nel mondo è un intreccio di contraddizioni che brilla per le sue omissioni. A leggerlo, la Siria è il centro mondiale del terrorismo, ma nessun siriano ne è stato vittima nel corso dell’anno. Perciò, la Siria non è toccata dal terrorismo, ne è al contrario il principale e più vecchio sostegno nel mondo. Thierry Meyssan ha letto per voi questa strabiliante opera di propaganda.
DAMASCO (Siria) – Il Dipartimento di Stato ha pubblicato in data 30 aprile 2014 il suo rapporto annuale sul terrorismo nel mondo.
giovedì 15 maggio 2014
«È la Libia la vera emergenza Abbiamo 6 mesi per salvarla»
Claudio GattiCronologia articolo03 maggio 2014
Sei mesi. Questo è quanto tempo abbiamo per evitare il rischio di trovarsi con un'altra Somalia alle porte di casa.
Mentre il resto dell'Europa e gli Stati Uniti sono concentrati sull'Ucraina, per l'Italia l'emergenza geopolitica del momento si chiama Libia. È lì che, nel relativo disinteresse dei nostri alleati, si sta giocando una partita decisiva. Ma non solo per il futuro del nostro Paese. Anche per la stabilità dell'intero continente europeo.
È quella la preoccupazione principale del senatore Marco Minniti, sottosegretario di Stato per la sicurezza della Repubblica. «Ogni mattina inizio la mia giornata pensando alla Libia» dice al Sole 24 Ore, non esitando a rivelare di essere «molto preoccupato».
Sei mesi. Questo è quanto tempo abbiamo per evitare il rischio di trovarsi con un'altra Somalia alle porte di casa.
Mentre il resto dell'Europa e gli Stati Uniti sono concentrati sull'Ucraina, per l'Italia l'emergenza geopolitica del momento si chiama Libia. È lì che, nel relativo disinteresse dei nostri alleati, si sta giocando una partita decisiva. Ma non solo per il futuro del nostro Paese. Anche per la stabilità dell'intero continente europeo.
È quella la preoccupazione principale del senatore Marco Minniti, sottosegretario di Stato per la sicurezza della Repubblica. «Ogni mattina inizio la mia giornata pensando alla Libia» dice al Sole 24 Ore, non esitando a rivelare di essere «molto preoccupato».
mercoledì 14 maggio 2014
Libia senza stato e senza esercito: così aumenta il traffico dei migranti
L’analisi. Mentre si spera sulle iniziative del nuovo premier Maiteeq, regna il caos politico ed economico. E anche i libici che si erano dati al traffico di benzina, oggi tornano a quello dei migranti, più rischioso ma più redditizio. Ma è difficile dire quanti sono pronti a partire
07 maggio 2014
di Nancy Porsia
Sono in migliaia i migranti accovacciati lungo le principali rotatorie delle città libiche. Nella capitale Tripoli basta fare un salto nel quartiere Fashloum o Gourjiy per scorgere decine di uomini dei paesi dell’Africa centrale, della Tunisia, dell’Egitto, ma anche richiedenti asilo provenienti dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea e dalla Siria. Ferri del mestiere in bella mostra sul marciapiede per qualificarsi come muratori o come elettricisti. Stessa scena nella città orientale di Bengasi, nelle città-stato di Zintan e Misurata ma anche nella città berbera di Zwara, il principale hub del traffico dei migranti e dei rifugiati in Libia.
07 maggio 2014
di Nancy Porsia
Sono in migliaia i migranti accovacciati lungo le principali rotatorie delle città libiche. Nella capitale Tripoli basta fare un salto nel quartiere Fashloum o Gourjiy per scorgere decine di uomini dei paesi dell’Africa centrale, della Tunisia, dell’Egitto, ma anche richiedenti asilo provenienti dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea e dalla Siria. Ferri del mestiere in bella mostra sul marciapiede per qualificarsi come muratori o come elettricisti. Stessa scena nella città orientale di Bengasi, nelle città-stato di Zintan e Misurata ma anche nella città berbera di Zwara, il principale hub del traffico dei migranti e dei rifugiati in Libia.
martedì 13 maggio 2014
«La mia Libia nella morsa del fondamentalismo»
5/5/2014
Il vescovo di Tripoli lancia l’Sos su “Nigrizia”: se vincono gli estremisti, qui a comandare sarà il Qatar
Gerolamo Fazzini
La Libia del dopo-Gheddafi? «Sta cercando la sua identità, attraverso prove continue. Una delle più terribili è il fondamentalismo. Non credevo che la Libia ne fosse così invasa». A lanciare l’allarme è una personalità del calibro di monsignor Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, dalle colonne di “Nigrizia”. Nel numero di maggio, il mensile dei Comboniani pubblica un’intervista al presule dal titolo molto eloquente: “Emirato Libia”. Il motivo è presto detto: secondo Martinelli «le milizie a orientamento islamico sono egemonizzate dal Partito della giustizia e della ricostruzione, legato ai Fratelli musulmani egiziani, ma ci sono molti fondamentalisti del Qatar».
Il vescovo di Tripoli lancia l’Sos su “Nigrizia”: se vincono gli estremisti, qui a comandare sarà il Qatar
Gerolamo Fazzini
La Libia del dopo-Gheddafi? «Sta cercando la sua identità, attraverso prove continue. Una delle più terribili è il fondamentalismo. Non credevo che la Libia ne fosse così invasa». A lanciare l’allarme è una personalità del calibro di monsignor Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, dalle colonne di “Nigrizia”. Nel numero di maggio, il mensile dei Comboniani pubblica un’intervista al presule dal titolo molto eloquente: “Emirato Libia”. Il motivo è presto detto: secondo Martinelli «le milizie a orientamento islamico sono egemonizzate dal Partito della giustizia e della ricostruzione, legato ai Fratelli musulmani egiziani, ma ci sono molti fondamentalisti del Qatar».
lunedì 12 maggio 2014
Nuovo primo ministro in Libia mentre avanza al-Qaeda
È stato eletto tra caos e polemiche Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata, città simbolo della resistenza anti-governativa nella guerra del 2011.
SABATINE VOLPE martedì 6 maggio 2014 09:45
La Libia ha un nuovo Primo Ministro. Si tratta di Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata, città simbolo della resistenza anti-governativa nella guerra intestina del 2011, eletto al GNC, il parlamento, tra caos e polemiche. Il voto si è svolto domenica. In prima battuta sembrava che il parlamentare di Misrata avesse ottenuto 113 voti, quando il minimo per essere nominati dall'Assemblea parlamentare sono 120 voti su 185. Le preferenze sono state ricontate, o così è stato annunciato, ed è stata annunciata l'elezione di Maiteeq. Il suo principale oppositore nella competizione era Omar al-Hassi, di Benghazi, appoggiato da un blocco filo-islamista. Qualche ora dopo il voto è stato dichiarano invalido. Lunedì il Presidente del GNC Nouri Abu Sahmain ha poi firmato un decreto che conferma la nomina di Maiteeq, che sarà capo del governo se riuscirà a metterne insieme uno.
SABATINE VOLPE martedì 6 maggio 2014 09:45
La Libia ha un nuovo Primo Ministro. Si tratta di Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata, città simbolo della resistenza anti-governativa nella guerra intestina del 2011, eletto al GNC, il parlamento, tra caos e polemiche. Il voto si è svolto domenica. In prima battuta sembrava che il parlamentare di Misrata avesse ottenuto 113 voti, quando il minimo per essere nominati dall'Assemblea parlamentare sono 120 voti su 185. Le preferenze sono state ricontate, o così è stato annunciato, ed è stata annunciata l'elezione di Maiteeq. Il suo principale oppositore nella competizione era Omar al-Hassi, di Benghazi, appoggiato da un blocco filo-islamista. Qualche ora dopo il voto è stato dichiarano invalido. Lunedì il Presidente del GNC Nouri Abu Sahmain ha poi firmato un decreto che conferma la nomina di Maiteeq, che sarà capo del governo se riuscirà a metterne insieme uno.
domenica 11 maggio 2014
Libia oggi: tra scontri in Parlamento e fughe di migranti
Posted on 30 aprile 2014 by Lisa Bachis
Il portavoce libico Omar Hmeidan ha riferito che ieri, mentre era riunito il Parlamento di Tripoli (General National Congress) per votare il nuovo premier, un commando di uomini armati ha fatto irruzione ed ha aperto il fuoco sui presenti. Ci sono stati diversi feriti ed i deputati sono fuggiti. Gli uomini che hanno sparato, erano guidati da Mohammed al Orabi, il quale aveva avuto un diverbio con il favorito tra i candidati, Ahmed Maiteeq. Al Orabi ha quindi reagito aprendo il fuoco, mentre i suoi uomini frattanto, intimavano ai presenti di uscire e di “non esser responsabili per la loro vita”. Il perno della questione, era incentrato sulle modalità di voto per l’elezione del premier. Il parlamento aveva deciso di votare a maggioranza semplice ma secondo i contestatori, per rispettare le regole della costituzione, occorreva votare con la maggioranza dei 2/3. Sulla lista dei sette candidati presentatisi, i favoriti sono risultati essere due: Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata e Omar al Hassi, accademico di Bengasi. Chi sarà eletto nella prossima votazione dovrà aver un minimo di 120 voti per diventare premier. Le votazioni sono state indette per eleggere il sostituto di Abdullah al Thani, che lo scorso 13 aprile ha presentato le proprie dimissioni dopo esser rimasto in carica solo 5 giorni. Lui e la sua famiglia, sono rimasti coinvolti in un attentato, che non ha lasciato altra via che quella delle dimissioni.
Il portavoce libico Omar Hmeidan ha riferito che ieri, mentre era riunito il Parlamento di Tripoli (General National Congress) per votare il nuovo premier, un commando di uomini armati ha fatto irruzione ed ha aperto il fuoco sui presenti. Ci sono stati diversi feriti ed i deputati sono fuggiti. Gli uomini che hanno sparato, erano guidati da Mohammed al Orabi, il quale aveva avuto un diverbio con il favorito tra i candidati, Ahmed Maiteeq. Al Orabi ha quindi reagito aprendo il fuoco, mentre i suoi uomini frattanto, intimavano ai presenti di uscire e di “non esser responsabili per la loro vita”. Il perno della questione, era incentrato sulle modalità di voto per l’elezione del premier. Il parlamento aveva deciso di votare a maggioranza semplice ma secondo i contestatori, per rispettare le regole della costituzione, occorreva votare con la maggioranza dei 2/3. Sulla lista dei sette candidati presentatisi, i favoriti sono risultati essere due: Ahmed Maiteeq, imprenditore di Misurata e Omar al Hassi, accademico di Bengasi. Chi sarà eletto nella prossima votazione dovrà aver un minimo di 120 voti per diventare premier. Le votazioni sono state indette per eleggere il sostituto di Abdullah al Thani, che lo scorso 13 aprile ha presentato le proprie dimissioni dopo esser rimasto in carica solo 5 giorni. Lui e la sua famiglia, sono rimasti coinvolti in un attentato, che non ha lasciato altra via che quella delle dimissioni.
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sabato 10 maggio 2014
muri di sergregazione sessuale nelle università
maggio 1, 2014
Leone Grotti L’ateneo Omar Mukhtar chiede protezione a una brigata ribelle, che in cambio ottiene l’applicazione di un rigido codice islamico. Siamo a Derna, città che sta per diventare un califfato
Un’università di Derna, città della Libia orientale (Cirenaica), ha costruito un muro per separare il campus femminile da quello maschile e segregare così gli studenti in base al sesso. Inoltre, ha approvato un nuovo rigidissimo codice di vestiario per le iscritte: in pubblico dovranno vestire obbligatoriamente l’abaya, lungo abito che copre il corpo interamente, e l’hijab sul capo.
Leone Grotti L’ateneo Omar Mukhtar chiede protezione a una brigata ribelle, che in cambio ottiene l’applicazione di un rigido codice islamico. Siamo a Derna, città che sta per diventare un califfato
Un’università di Derna, città della Libia orientale (Cirenaica), ha costruito un muro per separare il campus femminile da quello maschile e segregare così gli studenti in base al sesso. Inoltre, ha approvato un nuovo rigidissimo codice di vestiario per le iscritte: in pubblico dovranno vestire obbligatoriamente l’abaya, lungo abito che copre il corpo interamente, e l’hijab sul capo.
venerdì 9 maggio 2014
RATTI senza premier, una poltrona che scotta
Dopo la fuga di Zeidan e le dimissioni di Al Thinni, l'irruzione nella sede del Congresso Generale Nazionale ha impedito al parlamento di nominare un nuovo primo ministro
30 aprile 2014
Scotta sempre di più la poltrona di primo ministro in Libia. Dopo la sfiducia di Ali Zeidan e l’annuncio delle dimissioni del suo successore Abdullah Al Thinni, ieri sembrava la volta buona per la nomina di un nuovo premier. Al momento del voto decisivo, però, la sede del Congresso Generale Nazionale a Tripoli è stata presa d’assalto da uomini armati che hanno iniziato a sparare in aria ordinando ai deputati di abbandonare l’aula.
30 aprile 2014
Scotta sempre di più la poltrona di primo ministro in Libia. Dopo la sfiducia di Ali Zeidan e l’annuncio delle dimissioni del suo successore Abdullah Al Thinni, ieri sembrava la volta buona per la nomina di un nuovo premier. Al momento del voto decisivo, però, la sede del Congresso Generale Nazionale a Tripoli è stata presa d’assalto da uomini armati che hanno iniziato a sparare in aria ordinando ai deputati di abbandonare l’aula.
giovedì 8 maggio 2014
Assaltata la sede del GNC a Tripoli
Posted: 2014-04-29
From: Mathaba
Uomini armati hanno fatto irruzione nel parlamento libico durante una votazione per eleggere il nuovo Premier, diversi feriti.
Non esiste un posto sicuro nella Libia occupata di oggi.
From: Mathaba
Uomini armati hanno fatto irruzione nel parlamento libico durante una votazione per eleggere il nuovo Premier, diversi feriti.
Non esiste un posto sicuro nella Libia occupata di oggi.
mercoledì 7 maggio 2014
Caos Libia, urne a rischio
30 - 04 - 2014Francesco De Palo
Fermato voto sul prossimo premier, irruzione armata nel Parlamento, feriti e tensione alle stelle. Precipita nuovamente la situazione in Libia, dopo che alcuni uomini armati hanno interrotto la votazione sul prossimo premier, provocando la fuga in massa dei deputati. Mentre non si ha ancora contezza del numero dei feriti, ecco che spiccano nuovi ed inquietanti dubbi sulla stabilità del paese, dopo che lo scorso 13 aprile l’attuale premier Abdullah al Thani aveva annunciato le dimissioni, da soli 5 giorni in carica.
ATTACCO
Mentre all’interno del Parlamento i deputati erano intenti ad esprimere il proprio voto sul prossimo premier, un gruppo di combattenti vicini ad uno dei candidati non eletti ha fatto irruzione ferendo alcuni presenti e provocando un fuggi fuggi generale per le strade della capitale libica. Alcune fonti giornalistiche riconducono l’attacco al gruppo di Mohammed al Orabi in contrasto con l’altro candidato Ahmet Maiteeq. La situazione è precipitata quando all’estero della Camera il focolaio di disordini si è tramutato in attacco vero e proprio con l’irruzione armata.
Fermato voto sul prossimo premier, irruzione armata nel Parlamento, feriti e tensione alle stelle. Precipita nuovamente la situazione in Libia, dopo che alcuni uomini armati hanno interrotto la votazione sul prossimo premier, provocando la fuga in massa dei deputati. Mentre non si ha ancora contezza del numero dei feriti, ecco che spiccano nuovi ed inquietanti dubbi sulla stabilità del paese, dopo che lo scorso 13 aprile l’attuale premier Abdullah al Thani aveva annunciato le dimissioni, da soli 5 giorni in carica.
ATTACCO
Mentre all’interno del Parlamento i deputati erano intenti ad esprimere il proprio voto sul prossimo premier, un gruppo di combattenti vicini ad uno dei candidati non eletti ha fatto irruzione ferendo alcuni presenti e provocando un fuggi fuggi generale per le strade della capitale libica. Alcune fonti giornalistiche riconducono l’attacco al gruppo di Mohammed al Orabi in contrasto con l’altro candidato Ahmet Maiteeq. La situazione è precipitata quando all’estero della Camera il focolaio di disordini si è tramutato in attacco vero e proprio con l’irruzione armata.
martedì 6 maggio 2014
Occhio alla Libia, per cortesia
30/4/2014
La crisi in Libia si acuisce. Il silenzio dei media occidentali ed europei in particolare – apparentemente disinteressati a quanto accade poco oltre i loro confini – contrasta con l’escalation di violenza nel Paese.
VIOLENZE SENZA SOSTA
Eppure le cronache di queste ore sono piene di avvenimenti degni di nota. Ieri sera uomini armati hanno fatto irruzione nella sede del Congresso generale nazionale, il Parlamento libico, a Tripoli, costringendo l’Assemblea a interrompere i lavori. L’Aula stava votando per designare il nuovo premier (la scelta era tra l’imprenditore 40enne di Misurata, Ahmed Mitig, e l’accademico di Bengasi, Omar Al Hassi). Durante la sparatoria diverse persone sono rimaste ferite, mentre i deputati sono fuggiti dall’edificio.
La crisi in Libia si acuisce. Il silenzio dei media occidentali ed europei in particolare – apparentemente disinteressati a quanto accade poco oltre i loro confini – contrasta con l’escalation di violenza nel Paese.
VIOLENZE SENZA SOSTA
Eppure le cronache di queste ore sono piene di avvenimenti degni di nota. Ieri sera uomini armati hanno fatto irruzione nella sede del Congresso generale nazionale, il Parlamento libico, a Tripoli, costringendo l’Assemblea a interrompere i lavori. L’Aula stava votando per designare il nuovo premier (la scelta era tra l’imprenditore 40enne di Misurata, Ahmed Mitig, e l’accademico di Bengasi, Omar Al Hassi). Durante la sparatoria diverse persone sono rimaste ferite, mentre i deputati sono fuggiti dall’edificio.
lunedì 5 maggio 2014
Libia: una nuova Somalia nel Mediterraneo…
13 marzo 2014
In Libia regna il caos e il paese sta esplodendo.
Ho spiegato, nel mio editoriale del 12 marzo, come un nuovo colpo di Stato strisciante attivato dal Parlamento libico abbia liquidato Zeidan (*), uno degli uomini chiave incaricato dagli Stati Uniti di governare la “nuova Libia” made in NATO, brutalmente scacciato dal potere e fuggito…
Dopo la distruzione della prospera Jamahiriya di Gheddafi, Washington ha tentato di applicare il ‘Piano A’ della cosiddetta “primavera araba”: l’associazione degli islamisti e dei Fratelli Musulmani in un potere militarizzato, quello del trio libico della CIA, Megaryef – Zeidan – Hifter.
La potenza di molte truppe islamiste e delle città-milizie, tutte derivanti dalle katiba del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) organizzate dalla NATO – ha reso questo scenario impossibile.
Rimane il ‘Piano B’, la somalizzazone della Libia, la teoria geostrategica del Caos messa in applicazione.
In Libia regna il caos e il paese sta esplodendo.
Ho spiegato, nel mio editoriale del 12 marzo, come un nuovo colpo di Stato strisciante attivato dal Parlamento libico abbia liquidato Zeidan (*), uno degli uomini chiave incaricato dagli Stati Uniti di governare la “nuova Libia” made in NATO, brutalmente scacciato dal potere e fuggito…
Dopo la distruzione della prospera Jamahiriya di Gheddafi, Washington ha tentato di applicare il ‘Piano A’ della cosiddetta “primavera araba”: l’associazione degli islamisti e dei Fratelli Musulmani in un potere militarizzato, quello del trio libico della CIA, Megaryef – Zeidan – Hifter.
La potenza di molte truppe islamiste e delle città-milizie, tutte derivanti dalle katiba del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) organizzate dalla NATO – ha reso questo scenario impossibile.
Rimane il ‘Piano B’, la somalizzazone della Libia, la teoria geostrategica del Caos messa in applicazione.
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domenica 4 maggio 2014
I virus del pensiero: come difendersi dalla manipolazione delle informazioni
Nel passato – come hanno puntualizzato Francesco Arduini e Cristian Puliti in un loro articolo sulla rivista Fenix – un’informazione aveva pochi supporti analogici nei quali veicolare le proprie speranze evolutive. Ma oggi, grazie alla digitalizzazione e alla globalizzazione, ogni singola informazione, se ben indirizzata, può potenzialmente divenire un veicolo d’innesco e d’innesto disponibile simultaneamente a milioni di menti. Ma Arduini e Puliti mettono anche in guardia – e non a torto – i fruitori dell’informazione dal “meme”. Per meme si intende un’entità di informazione che si propaga come un virus da una mente ad un’altra o, nell’eccezione dawkinsiana, un’unità auto-replicante di informazione culturale. E quando una determinata forma di meme prende corpo in una precisa notizia o in una semplice idea, questa, se ben veicolata, attecchisce nella mente di una moltitudine di persone e crea modelli di pensiero, divenendo in grado di determinare azioni che si ripercuotono nella quotidianità e di influenzare i comportamenti dei popoli e, più in generale, l’opinione pubblica.
sabato 3 maggio 2014
Nuova udienza al processo farsa alla Jamahiriya
Posted: 2014-04-27
From: Mathaba
Saif Gaddafi in videoconferenza da Zintan dichiara che il suo avvocato é Dio, Sanussi richiede un avvocato non libico, la corte ne assegna di ufficio. Alle giornaliste presenti in aula é stato imposto l'obbligo del copricapo.
ICC e varie organizzazioni umanitarie dichiarano che il processo non é regolare.
Dio é il mio avvocato.
From: Mathaba
Saif Gaddafi in videoconferenza da Zintan dichiara che il suo avvocato é Dio, Sanussi richiede un avvocato non libico, la corte ne assegna di ufficio. Alle giornaliste presenti in aula é stato imposto l'obbligo del copricapo.
ICC e varie organizzazioni umanitarie dichiarano che il processo non é regolare.
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venerdì 2 maggio 2014
DIETRO LE GUERRE CI SONO I BANCHIERI
24 aprile 2014
FONTE: WASHINGTONBLOG.COM
Tutte le guerre sono guerre di banche
L’ex amministratore delegato di Goldman Sachs – e capo del gruppo di analisti internazionali presso la Bear Stearns a Londra (Nomi Prins) – sostiene che: “Per tutto il secolo che ho esaminato, che ha avuto inizio con il Panico del 1907 … quello che ho rilevato, accedendo agli archivi di ogni presidenza, è che nel corso di numerosi eventi e periodi particolari i banchieri sono sempre stati in costante comunicazione con la Casa Bianca – e non solo riguardo a temi finanziari e di politica economica, e quindi di politica commerciale, ma anche riguardo ad argomenti strettamente legati alla I Guerra Mondiale, alla II Guerra Mondiale e poi alla Guerra Fredda, in termini di piani di espansione politica dell’America come superpotenza del mondo, alimentata dalla sua espansione finanziaria attraverso lo sviluppo della sua comunità bancaria.”
FONTE: WASHINGTONBLOG.COM
Tutte le guerre sono guerre di banche
L’ex amministratore delegato di Goldman Sachs – e capo del gruppo di analisti internazionali presso la Bear Stearns a Londra (Nomi Prins) – sostiene che: “Per tutto il secolo che ho esaminato, che ha avuto inizio con il Panico del 1907 … quello che ho rilevato, accedendo agli archivi di ogni presidenza, è che nel corso di numerosi eventi e periodi particolari i banchieri sono sempre stati in costante comunicazione con la Casa Bianca – e non solo riguardo a temi finanziari e di politica economica, e quindi di politica commerciale, ma anche riguardo ad argomenti strettamente legati alla I Guerra Mondiale, alla II Guerra Mondiale e poi alla Guerra Fredda, in termini di piani di espansione politica dell’America come superpotenza del mondo, alimentata dalla sua espansione finanziaria attraverso lo sviluppo della sua comunità bancaria.”
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giovedì 1 maggio 2014
Camp 27, il covo di Al Qaeda alle porte di Tripoli
Posted: 2014-04-23
From: Mathaba
A meno di 30km dalla capitale libica i terroristi di Al Qaeda controllano una base militare.
Camp 27 rappresenta a pieno il caos che imperversa nella Libia occupata di oggi.
Questa ex base militare del governo libico prende il suo nome dalla distanza che la divide dalla capitale Tripoli, sono infatti solo 27 i chilometri di distanza.
Nell'estate del 2012 fu occupata dai Berretti Verdi dell'esercito degli Stati Uniti con lo scopo di creare in quel sito strategico un accademia per addestrare un corpo d'elite dell'esercito libico.
From: Mathaba
A meno di 30km dalla capitale libica i terroristi di Al Qaeda controllano una base militare.
Camp 27 rappresenta a pieno il caos che imperversa nella Libia occupata di oggi.
Questa ex base militare del governo libico prende il suo nome dalla distanza che la divide dalla capitale Tripoli, sono infatti solo 27 i chilometri di distanza.
Nell'estate del 2012 fu occupata dai Berretti Verdi dell'esercito degli Stati Uniti con lo scopo di creare in quel sito strategico un accademia per addestrare un corpo d'elite dell'esercito libico.
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