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sabato 26 dicembre 2015

Libia: nuovo governo travolto dalle polemiche tra Isis e corsa al petrolio

di Teresa Potenza
  Libia: nuovo governo travolto dalle polemiche tra Isis e corsa al petrolio
(Il Ghirlandaio) Roma, 21 dic. - L'accordo che tutti si aspettavano dalla Libia – ma in molti mettevano ormai in dubbio – è stato firmato: i due parlamenti rivali hanno firmato, la settimana scorsa a Skhirat (Marocco), un patto che prevede la formazione di un governo di unità nazionale. Accordo che l'Onu ha definito come il “primo passo” verso la fine del conflitto nel Paese, a dispetto delle opposizione sempre presenti all'interno delle due parti principali.

Eppure, il cammino è tutt'altro che in discesa. Come ha fatto notare l'Observer (cioè il domenicale dell'inglese Guardian), l'accordo raggiunta in Marocco “potrebbe, nella pratica, esacerbare le divisioni poiché e i leader delle rispettive fazioni lo hanno fermamente rifiutato”. È dunque arrivato il momento di fermarsi davvero a riflettere. Soprattutto sui motivi che hanno riportato la Libia, dopo quattro anni di caos, fra le priorità delle agende internazionali: non perché la sua popolazione stia soffrendo, sottolinea ancora l'Observer, ma per tre motivi principali.
Primo fra tutti: la presenza sempre più importante del cosiddetto Stato islamico e la sovrapposizione delle sue attività in Siria. Libia e Siria, insomma, sono ormai diventati inscindibili quando si parla di lotta al terrorismo. E poi il traffico di esseri umani, fra i quali si possono nascondere anche potenziali estremisti, considerato l'accesso tutto sommato facile alle coste europee. E infine, le questioni economiche. L'Europa ha grossi interessi nei confronti delle riserve petrolifere libiche e, naturalmente, anche della “futura proprietà dei ricchi fondi sovrani” la cui ricchezza stimata supera 100 miliardi di dollari, ricorda il settimanale britannico.
Se la stampa inglese in generale – l'Observer è solo un esempio – sta seguendo da molto vicino le vicende libiche, il motivo è legato agli imminenti interventi militari nel Paese da parte della comunità internazionale, Londra compresa. Che sancirebbero, fra l'altro, l'apertura di un terzo fronte della guerra al terrorismo: la Libia appunto, dopo Iraq e Siria. L'inizio di questa settimana sarà cruciale, perché i Paesi occidentali sono in attesa di un'autorizzazione per dare il via ai raid aerei. Intervento che, però, può cominciare solo previo invito del governo libico: di qui, un altro motivo dell'importanza dell'accordo firmato in Marocco. Perché solo un governo riconosciuto a livello internazionale può avere una tale autorità. E che questa approvazione sia vitale lo dimostra le critiche che ha suscitato la scoperta, grazie ad alcune immagini pubblicate online, di un gruppo di forze speciali americane, costrette a uscire dal Paese perché la loro missione non era stata autorizzata.
Eppure, secondo esperti e diplomatici, questo passo è fondamentale per la lotta al terrorismo. Tanto più, ha fatto notare il Guardian di recente, se si considera che nelle ultime settimane le milizie dell'Isis non si sono soltanto andate rafforzando, ma anche riconfigurando grazie a nuovi volontari che raggiungono la Libia e provengono soprattutto da Sudan, Tunisia, Siria e Yemen. E stanno diventando sempre più forti e dotati di armi letali: basti pensare che in una intervista a Rt Arabic della scorsa settimana, il cugino di Gheddafi ha dichiarata di essere venuto a conoscenza del fatto che l'Isis non solo sarebbe in possesso di armi chimiche, rubate da riserve libiche nascoste nel deserto, ma che le avrebbe già utilizzat sul campo.
L'intervento sui tre fronti, dunque, sembra il modo migliore per arrestare la crescita dello Stato islamico, e a crederlo è anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, secondo il quale una coalizione guidata da Whashington potrebbe sconfiggere i gruppi dell'Isis “schiacciandoli sistematicamente”. Ecco allora che jet, droni e aerei da combattimento britannici, americani e francesi sono pronti, in attesa di decollare dalle basi del Mediterraneo.

Fonte: http://www.ilghirlandaio.com/copertine/134848/libia-nuovo-governo-travolto-dalle-polemiche-tra-isis-e-corsa-al-petrolio/

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