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domenica 25 ottobre 2015

Libia, i migranti e l’Onu

Giuseppe Paccione, 18 ottobre 2015

L’organo principale delle Nazioni Unite, id est il Consiglio di Sicurezza, deputato al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ha adottato qualche giorno fa la risoluzione n.° 2240/2005/S, che autorizza l’ispezione e il sequestro delle imbarcazioni che potranno essere distrutti, sospettati di essere utilizzati per il traffico illecito dei migranti o per la tratta di esseri umani al largo delle coste libiche. Tenuto conto del fatto che il dibattimento è stato tenuto per alcuni mesi al fine di superare le contraddizioni di alcuni Stati membri del Consiglio di Sicurezza. Questa risoluzione è stata adottata all’unanimità con la sola astensione del Venezuela (seduta S/PV.7531).
Inizialmente, la bozza era stata resa non operativa per il rifiuto del governo libico di dare il proprio assenso all’azione di forze marittime europee impegnate nell’operazione EUNAVFOR MED (operazione di gestione militare della crisi per smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale – Decisione(PESC) 2015/778 del Consiglio dell’Unione Europea). Gli Stati membri dell’UE avevano sperato che tale adozione fosse stata adottata prima della riunione del Consiglio europeo, avvenuto il 26 settembre 2015. Gli ostacoli sono stati superati dopo l’invio di una lettera del governo " legittimo" di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, al Consiglio di Sicurezza. Le prospettive di costituzione di un governo d’unità nazionale hanno avuto senza dubbio in effetto positivo. Mentre alla vigilia del voto i risultati sembravano ancora incerti.
Quali che siano le ragioni avanzate per giustificare le reticenze alla bozza di risoluzione, queste ultime si spiegano dalla singolarità della richiesta formulata dagli Stati membri dell’UE. Questi ultimi non si accontenterebbero di una mera risoluzione ordinaria del Consiglio di Sicurezza che non sarebbe di alcuna utilità, ma reclamerebbero l’applicazione del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite. Tanto è vero che essi chiedevano di essere autorizzati nell’adottare delle misure che sarebbe normalmente non conformi al diritto internazionale. L’azione del Consiglio di Sicurezza, in base al Capitolo VII della Carta, conseguentemente, non aveva altro scopo che quello di validare delle deroghe al diritto internazionale.
Ma i migranti che tentano di attraversare il mare Mediterraneo non costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Le condizioni, in cui questi passaggi sono organizzati, non sono di certo conformi alle esigenze della sicurezza marittima, ma è la sicurezza dei migranti che viene compromessa e non quelle dei terzi. Ciò non rappresenta tanto il carattere dell’attività illecita dei trafficanti di esseri umani che motiva la richiesta di autorizzazione indirizzata al Consiglio di Sicurezza, e il pericolo che presenta questa prassi per la vita umana. È arduo non pensare che accanto a questa preoccupazione di ordine umanitario, gli Stati europei perseguitino in particolar modo l’obiettivo di bloccare l’esodo verso le loro coste. L’approccio è legittimo anche se arduo da ammettere le popolazioni africane se si tratta di meri migranti, ma fare ricorso ad azioni coercitive per fermare il flusso di rifugiati sarebbe da considerare inaccettabile. In definitiva, è solo la situazione in Libia che possa giustificare il ricorso al Capitolo VII della Carta. Ma il problema dei migranti non è che incidentale rispetto alla situazione in Libia, anche se la risoluzione evidenzia che esacerba le tensioni.
La prassi del Consiglio di Sicurezza continua ad evolversi nella direzione di integrare talune forme di criminalità transnazionale nella valutazione della minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali. Eppure il Consiglio di Sicurezza non si è mai discostato da questa direzione. Per dare avvio ad una missione di polizia internazionale contro i trafficanti, gli Stati dell’UE hanno ottenuto due esorbitanti prerogative. In primis, le navi da guerra potranno ispezionare e procedere all’arresto di persone a bordo senza l’autorizzazione dello Stato di bandiera; in secundis, le imbarcazioni utilizzate dai trafficanti potranno essere distrutte.
È chiaro che il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite serve per prevenire le molteplici contestazioni circa la legittimità dell’azione coercitiva armata ossia dell’impiego della forza che la risoluzione copre un manto di immunità, che, questa volta, l’organo, responsabile del mantenimento della pace e della sicurezza, non copre. Dicitur che tenuto conto di quanto stabilisce la risoluzione, non sarà semplice, ad esempio, distruggere le imbarcazioni nel caso in cui si dovessero presentare delle contestazioni. Infine ha accolto con favore la pressione che è stata esercitata sui cittadini europei e il quadro rigoroso che è stato imposto su di loro. E ‘così forte la tentazione di equiparare i due Protocolli alla Convenzione di Palermo, tra il traffico e la tratta di esseri umani.
Il semplice porre in pericolo la vita di altri non caratterizza il traffico. La massima priorità deve naturalmente essere data alla sicurezza dei migranti e di rispetto dei loro diritti. Si dovrebbe rinunciare al consenso dello Stato di bandiera per intervenire, nel momento in cui era incapace di farlo. La meticolosa stesura ha consentito di spogliare l’operazione Sofia dalle ambiguità che essa pareva celare. Tale operazione navale dell’UE, contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, sarà in grado di procedere alla ricerca, al sequestro e al disincentivo delle imbarcazioni sospettate di essere utilizzate per il contrabbando o il traffico umano in alto mare, in linea con il diritto internazionale.
L’UE ha ottenuto quello che voleva già da tempo, ma ci si chiede a quale prezzo? Per il momento si può solo intervenire nelle acque internazionali. L’operazione Sofia,  se non dovesse ottenere l’assenso della Libia di intervenire nel loro mare territoriale e di lanciare operazioni di forze speciali per trarre in arresto a terra i responsabili importanti di traffico di esseri umani, rischierebbe, senza alcun dubbio, di essere compromessa. Ben inteso che l’operazione contro i trafficanti dovrebbe avere conseguenze di tipo giudiziario, di cui l’Italia si farà carico di portare in tribunale i sospettati di traffico di migranti.

Preso da: http://formiche.net/2015/10/18/ecco-lintervento-europeo-il-traffico-migranti-libia/

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