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sabato 13 giugno 2015

Mafia Capitale, tutti i numeri delle tangenti sui profughi

5/6/2015
Secondo le carte dell'inchiesta dal Tavolo nazionale del Viminale, Luca Odevaine avrebbe guidato le scelte verso le strutture gestite dalla cooperativa “La Cascina”, vicina a Cl. Con tanto di "tariffario"
C’era un “tariffario” nel grande affare dell’immigrazione emerso dalle carte della seconda tranche di Mafia Capitale. «Possiamo pure quantificare, guarda. Se me dai cento persone facciamo un euro a perso.. [..] Ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina, 50 là. E le quantifichiamo, poi…», spiegava Luca Odevaine, l’ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni, già finito tra gli arresti nella prima fase dell’inchiesta. Dai 50 centesimi ai 2 euro al giorno di tangente per ogni profugo, ricostruisce anche “Repubblica“, da versare a chi assicura l’assegnazione. Non sono le uniche cifre emerse: c’era anche il compenso di 20 mila euro al mese come stipendio fisso.

ODEVAINE E IL GRANDE AFFARE DELL’IMMIGRAZIONE: «UN EURO A MIGRANTE» -Come emerge dalle carte dell’inchiesta, la presenza di Odevaine all’interno del Tavolo di Coordinamento sull’immigrazione del ministero dell’Interno, è strategica. Può da lì organizzare gli affari intorno al Cara di Mineo, al Centro di accoglienza di San Giuliano di Puglia, al Cara di Castelnuovo di Porto. Ma dalle carte e dall’ordinanza del Gip è emerso come era dalla trattativa con “La Cascina” (il gruppo imprenditoriale il cui amministratore delegato è Salvatore Menolascina, ndr) che riusciva a intascare 20mila euro al mese per favorire la cooperativa vicina a Comunione e Liberazione. Tra i gestori dello stesso Cara di Mineo. Odevaine fa da tramite tra la cooperativa e il Viminale. In una conversazione del 29 maggio 2014 intercettata tra Luca Odevaine e Salvatore Buzzi i due parlando citano anche il nome del sottosegretario agli Interni:

«Senti – chiede Buzzi – a Manzione siete riusciti ad agganciarlo?». «A Manzione sì – risponde Odevaine – ieri però c’ho litigato (sorride), nel senso che c’ho discusso un po’ perché stanno a rompe il ca…., cioè si siede intorno al tavolo gente che non sa di che parla», si legge nelle carte dell’ordinanza.

Come ricostruisce il “Messaggero“, le intercettazioni raccolte dal Ros lasciano capire il giro di denaro che circola nel “grande affare” dei migranti:

Odevaine ne parla di continuo. «Guarda Francesco – dice al vicepresidente de La Cascina – io, questa volta, una volta nella vita, vorrei quantomeno non regalare le cose. Insomma, almeno io da questa roba qua…visto anche che sto finendo di lavorare in Provincia, almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me…Possiamo pure quantificare in base al numero di immigrati ospitati nei centri: guarda se me dai cento persone facciamo un euro a persona, non lo so, per dire, hai capito? Uno ragiona così: ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina, 50 là e le quantifichiamo, arrivando a prospettare un vero e proprio “tariffario per migrante ospitato”».
Tutto questo è possibile, secondo lo stesso Odevaine, proprio «per il lavoro che io gli faccio di collegamento con il ministero dell’Interno». «Insomma, ti spiego gli accordi con La Cascina – sottolinea al commercialista Stefano Bravo, anche lui finito ai domiciliari – sono accordi che riguardano circa 50.000 euro al mese, in teoria io me ne posso andà al mare, fo’ così e mentre (BRAVO ride) m’entrano 50.000 al mese, invece de pagà tutti questi, vaffanculo e vado al mare», si legge.

ODEVAINE E IL DENARO INCASSATO -Come viene riportato dgli atti dell’inchiesta e dall’ordinanza firmata dal gip di Roma Flavia Costantini, Odevaine «riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014», per favorire il gruppo La Cascina nella gestione dell’emergenza profughi. Costantini ha però rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Odevaine, indagato nell’ambito della fase due dell’inchiesta Mafia capitale. Si legge:

«La cifra – spiega il Gip – è il “prezzo per lo stabile asservimento della sua funzione di pubblico ufficiale componente del Tavolo di Coordinamento sull’immigrazione istituito presso il ministero degli Interni” e “per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio come componente delle commissioni di aggiudicazione delle gare indette per la gestione dei servizi presso il Cara di Mineo».

La consegna delle somme pattuite sarebbe confermata dalle intercettazioni ambientali e, «con certezza, in almeno cinque episodi», dalle indagini tecniche. L‘ultimo il 6 ottobre scorso, con mazzetta da 15 mila euro consegnatagli nella sua abitazione. A Odevaine viene contestata «la vendita della sua funzione» e «il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro:

«nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo La Cascina;nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale; nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo La Cascina;

nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina di un punteggio elevato; nel concordare con gli esponenti del gruppo La Cascina il contenuto dei bandi di gara;

nel favorire l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo La Cascina».

Sempre lui ha il controllo del Cara di Mineo. Il “Messaggero” ha riportato quanto emerge dalle intercettazioni:«Il bando – afferma ridendo – diciamo che è abbastanza blindato, è impossibile che possa aggiudicarselo qualcun altro». Poi chiama in causa anche Gianni Letta che, quando si decise di aprire il Cara, «fece un piacere a Pizzarotti, dandogli un sacco di soldi, gli pagavano più di 6 milioni l’anno di affitto». La gestione, inoltre, fu affidata «alla Croce rossa direttamente, senza gara senza niente» anche se «costava il doppio di qualunque altro centro in Italia»: 90 euro invece che 45 euro a migrante. Questo perché, è la sua tesi, nella Cri «c’è la moglie de Letta». In realtà, annotano gli investigatori, Odevaine fa probabilmente riferimento a Maria Teresa Letta, sorella di Gianni Letta e vice presidente della Cri Lombardia. È l’allora capo della protezione civile Franco Gabrielli, però, a volerci vedere chiaro e a chiedere di concludere l’accordo. Raccontando, poi, la vicenda di Mineo Odevaine parla del Nuovo centro destra, e sostiene che «Comunione e liberazione lo appoggia, che è tra i principali finanziatori». Ma la replica del partito è secca: «Mai avuto finanziamenti da Cl».

Preso da:



http://www.giornalettismo.com/archives/1827371/mafia-capitale-tutti-i-numeri-delle-tangenti-sui-profughi/

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