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domenica 14 giugno 2020

Auto di lusso sparite in Canada: finivano in Turchia e Libia passando da Gioia Tauro

 
Chevrolet Camaro, Mercedes Glc 4.3 Amg e coupé, ma anche Suv, Jeep della Land Rover, Hyundai ed altre ancore: tutte auto di lusso dai costi che vanno dai 50 agli oltre 100 mila euro.
Vetture di “categoria”, rubate in nord America, e che dopo essere partite da Montreal, in Canada, in dei container e via nave passavano dall’Italia per arrivare in Turchia ed in Libia, rispettivamente nei porti di Mersin e Khoms, per essere rivendute a persone facoltose ed a cifre che, seppur elevate, erano comunque convenienti rispetto ai normali prezzi di mercato.

Insomma, una vasto traffico internazionale di auto rubate quello scoperto dagli uomini della Polizia di Frontiera di Fiumicino, Salerno e Gioia Tauro, insieme con la Polizia canadese che hanno fatto luce sulla rotta dei traffici illeciti che collegava il Canada alla Turchia, con breve scalo nel porto salernitano, e un corridoio illecito - e più consistente - per il trasferimento dei veicoli che passava invece attraverso lo scalo di Gioia Tauro per poi giungere sulle coste libiche.
Ed è proprio a Gioia Tauro che la Polizia di Frontiera locale ha intercettato e richiesto all’Ufficio delle Dogane di bloccare un intero carico dello spedizioniere canadese, che viaggiava su quattro diverse navi cargo.
Ben 25 container sono stati così controllati con gli scanner mentre parallelamente si è eseguita una minuziosa analisi dei relativi documenti commerciali di transito.
Dentro gli stessi container gli agenti vi hanno trovato oltre 100 auto che sono state ispezionate una ad una, rimanendo costantemente in contatto con la polizia canadese e con l’aiuto, in caso di dubbi sull’autenticità dei numeri di telaio, del personale della Stradale di Palmi. Alla fine 30 sono quelle sequestrate e del valore complessivo di oltre un milione di euro.
Gli investigatori di Gioia Tauro, in collaborazione con gli agenti dello scalo romano, sono tuttavia impegnati in delle complesse verifiche su altri veicoli e container così da reperire una serie di informazioni necessarie per stabilire con esattezza i luoghi nei quali siano avvenuti i furti.
Questo perché l’area canadese presa di mira dai criminali per attuare i “colpi”, spesso avvenuti anche in zone rurali remote, è estremamente vasta.
Le indagini, peraltro, hanno dimostrato come, malgrado i recenti disagi causati a livello globale dalla pandemia da Covid-19, e per quelli noti di natura geopolitica che riguardano l’area del Mediterraneo, le organizzazioni criminali internazionali abbiamo comunque continuato lo stesso a portare avanti i loro i traffici, utilizzando sia le consuete rotte aeree e navali che di nuove. Proprio lo scorso febbraio, infatti, è nata una nuova linea di trasporto marittimo di carichi rotabili fra l’Italia e la Libia, che già prevede un ulteriore allargamento anche lungo le coste turche.
Secondo gli inquirenti, quindi, non è da escludere che anche questa nuova via marittima possa essere potenzialmente scelta, in futuro, dalle stesse organizzazioni criminali per gestire un business illegale e redditizio che non conosce mai crisi.

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