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venerdì 8 novembre 2019

La vera Storia della bomba atomica – la Russia desecreta nuovi documenti e...

2/11/19. Alessio Trovato
Cosa ci viene insegnato a scuola sulla Storia della bomba atomica? Siamo sicuri che sia andata proprio così?
Forse la Storia che abbiamo studiato finora è tutta sbagliata o, per lo meno, una grossolana semplificazione. In ogni caso i documenti desecretati recentemente dalla Rosatom, la compagnia di Stato per l’Energia Atomica russa, sono di quelli destinati a suggerire una profonda rilettura di quanto accaduto il secolo scorso.
In occasione del 75° anniversario della nascita dell’industria nucleare russa, l’azienda di Stato per l’energia atomica ha deciso di festeggiare desecretando man mano i ‘pezzi forti’ del proprio archivio storico, ora che tanto tempo è passato e la legge russa finalmente lo permette. Aveva iniziato qualche giorno fa con pubblicare l’ordine originale di creazione della prima bomba atomica sovietica risalente al giugno del 1946. Adesso pubblica qualcosa di ancora più ‘succoso’ e che, pur esposto come un candido revival dei primi tempi sul sito della corporate, ha in realtà il valore di qualcosa capace di costringere a ripensare l’intera narrazione del dopoguerra.
Bomba Atomica - rappresentazione artistica


Come ci hanno spiegato a scuola la Storia della Bomba Atomica?

Elementari, medie, superiori, università, la narrazione che hanno conosciuto quelli della mia generazione è stata pressoché sempre la stessa: in Europa imperversava la guerra e serviva un’arma definitiva per vincerla, gli Stati Uniti invitarono i migliori scienziati dell’epoca al Progetto Manhattan e giunsero alla realizzazione delle prime armi nucleari che non si fecero scrupolo di sganciare sul Giappone sì, ma per evitare ulteriori dolorosi prolungamenti sul fronte del Pacifico quando in Europa la guerra era invece già finita. Poi lo spionaggio russo riuscì ad impadronirsi dei segreti degli americani e l’equilibrio tra le due superpotenze venne ristabilito ma a costo della successiva Guerra Fredda, di fatto mai terminata.
La maggior parte dei libri di testo per altro non indugia moltissimo sul tema dello spionaggio perché la storia dei coniugi Rosemberg, accusati, condannati e giustiziati nel carcere di Sing Sing in pieno clima di maccartismo, nonostante gli appelli persino del Papa, non sono tra gli episodi più gloriosi da raccontare al sensibile pubblico giovanile né tra quelli capaci di infondere particolare entusiasmo e fiducia nel nostro ‘superiore’ sistema democratico occidentale. Ad ogni modo la versione dominante è quella – i sovietici arrivarono alla bomba atomica grazie principalmente allo spionaggio, in particolare a quelle informazioni che gli passarono i signori Rosemberg per magnanime motivazioni ideologiche e trafugate dai laboratori di Los Alamos. Il ruolo degli scienziati tedeschi che collaborarono al progetto atomico sovietico dopo la guerra sono sempre stati minimizzati.

I nuovi documenti desecretati

Ebbene, i documenti recentemente pubblicati dalla Rosatom riguardano proprio gli specialisti tedeschi che erano coinvolti nel programma di sviluppo atomico nella Germania nazista e che dopo la guerra arrivarono in URSS e parteciparono alla creazione della prima bomba atomica sovietica.
Secondo la Rosatom entro la fine della guerra mondiale la Germania aveva già tutto il potenziale per creare le proprie armi atomiche. Negli istituti di ricerca delle principali città del Paese erano stati condotti esperimenti con reattori nucleari, studiata la separazione degli isotopi e infervoravano i progetti per la realizzazione concreta dalla bomba. I sovietici questo lo sapevano e quando nel 1945 l’Armata Rossa entrò a Berlino, su specifica istruzione della leadership sovietica, la prima cosa che fece fu intraprendere la ricerca degli specialisti tedeschi al fine di arricchirsi della loro esperienza nel campo dello sviluppo delle armi nucleari. Da notare che i sovietici entrarono a Berlino a maggio, mentre la prima bomba atomica venne annunciata al mondo solo in agosto – Hiroshima. La ricerca quindi iniziò prima, perché evidentemente sapevano già cosa cercare anche se ancora nessuno lo aveva mai visto.
Oltre 300 specialisti tedeschi, comprese famiglie, accettarono di partecipare a quello che sarebbe stato il corrispettivo del progetto Manhattan ma in Unione Sovietica. Lì poterono lavorare, ricevere uno stipendio, seppur modesto, e vivere in maniera dignitosa nonostante i tempi e la sconfitta. Più tardi, negli anni ’50, venne concesso loro anche di tornare a casa nella RDT o nella Repubblica Federale Tedesca. All’Unione Sovietica non serviva vendetta, servivano piuttosto collaboratori volenterosi e capaci di aiutare benvolentieri a vincere la corsa al nucleare. Tutto l’interesse era quindi rivolto a mettere i collaboratori nelle condizioni migliori.
I documenti più interessanti pubblicati dalla Rosatom riguardano i questionari compilati da sei specialisti tedeschi particolarmente qualificati ed importanti: il premio Nobel Gustav Hertz, Nikolaus Riehl, Manfred von Ardenne, Peter Thyssen, Heinz Pose e Robert Depel. Ogni documento contiene le risposte a quasi cinquanta domande diverse e dimostrano che questi scienziati lavorarono e collaborarono attivamente al programma atomico sovietico.
Nikolaus Riehl - documento Rosatom
Nikolaus Riehl - documento Rosatom
Addirittura nell'ottobre del 1949, Nikolaus Riehl, due mesi dopo aver testato con successo la prima carica atomica, unico degli stranieri tra 36 specialisti di spicco, ricevette il titolo di Eroe del lavoro socialista nonché anche il premio Stalin di primo grado - il più alto riconoscimento statale dell'URSS nel campo delle scienza e tecnologia a quei tempi.
Hertz, a sua volta, ricevette il Premio Stalin di secondo grado mentre Manfred von Ardenne divenne direttore scientifico dell'Istituto di Sinop in Abkhazia (laboratorio ‘A’) dove anch’egli venne premiato - nel 1947 per l'invenzione del microscopio elettronico e nel 1953 per la separazione elettromagnetica degli isotopi e la produzione dell'isotopo al litio-6, necessario per creare cariche termonucleari.
A Peter Thyssen fu assegnato il Premio Stalin di primo grado e l'Ordine di Lenin, nonché il Premio di Stato dell'URSS e l'Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro.
Heinz Pose invece prima della guerra lavorava alla ricerca nucleare in Germania e nei primi anni '40 partecipò alla creazione di un reattore nucleare sperimentale ad acqua pesante, che però crollò a seguito dell'incidente del 1942. In URSS, Pose lavorò nel laboratorio ‘B’ nella regione di Kaluga che trasformò nel più completo centro di ricerca sperimentale e teoria dei processi e reazioni nucleari.
Infine, Robert Depel, che anche aveva partecipato alla creazione di un reattore nucleare sperimentale in Germania, contribuì ad avviare la produzione di acqua pesante in Unione Sovietica, cosa indispensabile al corretto funzionamento di un reattore nucleare ad uranio naturale non arricchito. Depel diresse il Dipartimento di Fisica sperimentale e nucleare dell'Università di Voronezh, dopo di che tornò nella Repubblica Democratica Tedesca.

Cosa suggeriscono questi nuovi documenti?

Questa storia ci insegna prima di tutto che molto probabilmente i coniugi Rosemberg vennero semplicemente assassinati per ragioni puramente politiche. Quando frequentava il City College di New York, Julius Rosemberg divenne uno dei leader della Lega dei giovani comunisti statunitensi e quando al cognato David Greenglass, militare che lavorava a Los Alamos, venne contestato il reato di aver trafugato documenti sensibili sulla bomba atomica, questi, per evitare di coinvolgere piuttosto la moglie e costretto comunque a fare nomi nel contesto del clima di caccia alle streghe del maccartismo, tirò in ballo il marito della sorella il quale, per altro, quand’anche l’accusa fosse stata reale, non avrebbe comunque potuto fornire ai sovietici informazioni tanto più avanzate di quelle che con ogni probabilità avevano già. Il 6 marzo del 1951 la denuncia, il 29 marzo l’arresto, il 5 aprile la condanna a morte, il 19 giugno del 1953 la sedia elettrica a Sing Sing nonostante l’appello di grazia persino di Pio XII. Ancora oggi i sionisti filo americani considerano i Rosemberg dei traditori (erano ebrei) mentre i sionisti filo russi degli eroi che si sacrificarono per l’equilibrio mondiale. Probabilmente in realtà furono solo pedine sacrificate durante la folle caccia alle streghe di quei tempi ed utili a giustificare gli straordinari successi dei concorrenti che agli inizi degli anni ’50 avevano già azzerato lo svantaggio.
Altra cosa che ci insegna è che i tedeschi erano molto più avanti nella ricerca nucleare di chiunque altro prima della guerra e sia americani che sovietici iniziarono la loro corsa al nucleare con intelligence e spie prima ancora che con gli scienziati. Spionaggio per altro, rivolto da entrambi prima di tutto contro la Germania e solo in secondo luogo contro le rispettive intelligence concorrenti.
La bomba atomica USA e quella URSS – due storie ‘diversamente’ identiche
Elemento di riflessione ancora più interessante è quello delle straordinarie similitudini, pur nei contesti del tutto differenti, nell’evoluzione dei progressi atomici americani e sovietici.
La storia della bomba atomica inizia comunque per tutti nell’Europa continentale e non negli Stati Uniti o Unione Sovietica. Il punto di partenza fu il concetto di equivalenza massa energia scoperto agli inizi del secolo (E=mc2). Da lì partì l’intuizione che la massa dell’atomo potesse essere convertita in energia e dalle osservazioni del comportamento di alcuni elementi, capaci di rilasciare energia di per sé (radioattività) si arrivò a capire le potenzialità dell’atomo. Einstein, Fermi e le altre principali menti di inizio secolo, provenivano tutte dall’Europa continentale. In America al tempo non esistevano grandi ricerche né interesse in materia mentre in Unione Sovietica l'Istituto Radiologico di Leningrado del professor Abram Ioffe, pur avendo già intrapreso la strada giusta dello studio dell’energia proveniente dall’atomo, con l’inizio degli anni ’40 ebbe ben altri problemi da risolvere.
vacuazioni, spostamenti, logistica, se non addirittura sopravvivenza, l’Unione Sovietica non era certo nelle condizioni migliori per eseguire il salto di qualità definitivo sotto attacco nazista. Eppure, sia USA che URSS, praticamente in contemporanea, vedevano i propri scienziati rivolgere accorati appelli ai propri leaders politici avvertendoli che la Germania nazista sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro alla realizzazione della bomba perfetta che avrebbe condannato tutti gli altri alla sconfitta. Se da una parte la famosa lettera Einstein-Szilárd venne inviata al Presidente americano Roosevelt nell’agosto del 1939, con l’avvertimento del pericolo che la Germania potesse cogliere il potere nucleare, dall’altra parte, due soli anni dopo, il fisico Georgij Flërov scriveva a Stalin per spiegare la stessa identica cosa e sollecitare il Governo a lavorare sull’uranio. Se da una parte ci fu il progetto Manhattan quindi, con le migliori menti dell’epoca incoraggiate ad andare in America, dall’altra ci furono gli scienziati tedeschi rimasti in Europa e cooptati dai sovietici nel conseguente progetto K-11 desecretato dalla Rusatom.
Hans Kammler e i labirinti di Gusen
Ma le similitudini tra la storia della bomba atomica sovietica e quella americana non si fermano qui. Se infatti i primi vennero accusati di aver spiato, rubato e carpito in ogni modo possibile qualsiasi informazione utile all’obiettivo nucleare durante la liberazione, i secondi a loro volta, non da minori sospetti sono gravati riguardo a ciò che fecero nei territori di loro competenza. Le indagini pubblicate dal giornalista Roberto Brunelli sul Generale Hans Kammler e i labirinti sotterranei di Gusen non riversano accuse minori agli USA di quante ne siano state riversate sull’URSS in materia di spionaggio, furto di informazioni, sottrazioni di materiali utili.
E’ vero che Kammler, l’ingegnere gerarca delle SS definito da Goebbels ‘l’ultima grande speranza’, l’uomo responsabile di tutti i principali programmi missilistici e progetti di armi avanzate, dichiarato ufficialmente morto suicida, in realtà si accordò con i servizi segreti alleati per avere salva la vita in cambio dei preziosi segreti e persino dell’uranio rimasto nella ‘dispensa’ del Reich come scrive non solo Brunelli ma anche lo storico Frank Döbert ed il giornalista Rainer Karlsch sull’organo di informazione del Woodrow Wilson Center di Washington?
E’ vero che i labirinti sotterranei del campo di concentramento di Gusen in Austria, che appunto erano sotto il controllo di Kammler, vennero ricoperti di calcestruzzo dagli americani prima di abbandonarli e che nel 2012 presso la cittadina Sankt Georgen an der Gusen i livelli di radioattività erano ancora 26 volte la norma? Perché affogare nel cemento dei labirinti sotterranei che, per altro, sarebbero stati anche reperto storico?
Sono veri i sospetti pubblicati persino da giornali notoriamente mainstream, secondo i quali Kammler per salvarsi avrebbe consegnato poco meno di circa 70 chili di uranio all’agente dei servizi segreti americano Donald Richardson? Ed è vero che per fare la bomba di Hiroschima sono serviti 38 chili e mezzo circa di uranio per il proiettile e altri 25 e mezzo circa per il cilindro bersaglio per un totale, guardacaso, di circa 64 chilogrammi di uranio arricchito?
La vera differenza
Ecco quindi che la Storia della Bomba Atomica sovietica non sembra essere poi molto differente da quella americana. Nate entrambe prima di tutto dallo spionaggio e solo in un secondo momento dalla scienza, le uniche vere differenze sostanziali, e speriamo che uniche rimangano, sono Hiroshima e Nagasaki. Due esperimenti sulla carne viva assolutamente inutili che devastarono una potenza già a pezzi per dare un avvertimento ad un’altra invece emergente. Quelle bombe dissero al mondo – guardate che non solo ce le abbiamo, ma se il caso abbiamo anche il coraggio di usarle. In questo per ora la tradizione russa è superiore a quella americana e la Rusatom prima di tutto questo avrà occasione di festeggiare in occasione del suo 75.mo – guardate che pure noi ce le abbiamo, ma non le abbiamo mai usate, potrà dire.
I punti di vista e le opinioni espressi nell'articolo non necessariamente coincidono con quelli di Sputnik. 


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