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venerdì 21 dicembre 2018

Verso chi è debitore Emmanuel Macron?

Il presidente Macron viene spesso presentato come un Rothschild Boy. È giusto, ma è una prerogativa secondaria. Thierry Meyssan dimostra come Macron sia debitore per la sua campagna elettorale soprattutto a Henry Kravis, proprietario di una delle più grandi società finanziarie globali, e alla NATO; un pesante fardello che ora condiziona la risoluzione della crisi dei Gilet Gialli.
| Damasco (Siria)
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Emmanuel Macron non era orientato verso la politica: giovane uomo, si augurava di diventare prima filosofo, poi alto funzionario, infine banchiere d’affari. Per raggiungere i suoi scopi, ha frequentato i numi tutelari dello Zio Sam: la French-American Foundation e il German Marshall Fund of the United States.

Ed è in questo ambito che ha incontrato nella loro residenza di Park Avenue a New York Henry e Marie-Josée Kravis [1]. I Kravis, sostegno indefettibile del Partito Repubblicano USA, appartengono al novero dei grandi patrimoni mondiali che fanno politica lontano dalle telecamere. La loro società, KKR, è, con Blackstone e Carlyle Group, uno dei principali fondi d’investimento a livello mondiale.
«L’interesse di Emmanuel Macron per il can do attitude, la capacità di dire a se stessi che se si vuole si può, era affascinante. Ma la sua volontà di sapere, la sua capacità di cogliere ciò che funziona, senza tuttavia imitarlo o copiarlo, fa sì che continui a essere molto francese» dichiara ora Marie-Josée Drouin (la signora Kravis) [2].
Con la duplice raccomandazione dei Kravis e di Jean-Pierre Jouyet [3], Macron entra nell’esclusiva cerchia dello staff della campagna elettorale di François Hollande. In una e-mail alla segretaria di Stato USA, Hillary Clinton, il direttore della Programmazione Politica, Jake Sullivan, descrive i quattro membri più importanti dell’équipe del candidato socialista, uno dei quali è lo sconosciuto Emmanuel Macron che, precisa Sullivan, dovrebbe diventare direttore generale del Tesoro («the top civil servant of Finance Ministry») [4].
Invece, dopo l’elezione di Hollande, Macron è nominato vice del segretario generale dell’Eliseo, una funzione sicuramente più politica. Sembra che ambisse succedere a Jean-Pierre Jouyet alla direzione della Cassa Depositi e Prestiti, poltrona che a maggio 2014 si aggiudicò invece il segretario generale dell’Eliseo. Pochi giorni dopo Macron, su proposta dei coniugi Kravis, è invitato al Club Bilderberg, dove, in un inglese perfetto, tiene un violento discorso contro il proprio capo, Hollande. Tornato a Parigi Macron si dimette.
I coniugi Kravis sono tra i principali pilastri del Gruppo Bilderberg, di cui Marie-Josée Drouin-Kravis è amministratrice. Diversamente da quanto si crede, il Bilderberg non è un luogo in cui si prendono decisioni. I suoi archivi attestano che fu creato da CIA e MI6 per poi diventare strumento d’influenza della NATO, che ne garantisce direttamente la sicurezza [5]. L’intervento contro Hollande fu ben accolto e Macron divenne uno degli uomini NATO in Francia.
Macron lascia la politica e non desidera ritornarci. Spiega più volte al proprio entourage che ambisce diventare docente universitario. Con l’aiuto del saggista Alain Minc (che nel 2008 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg) ottiene un posto all’università di Berlino e uno alla London School of Economics, senza però riuscire a entrare ad Harvard.
Tuttavia, ad agosto 2014, dopo soli tre mesi dall’abbandono della politica, Macron è nominato da Hollande, su proposta di Jouyet (che nel 2009 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg), ministro dell’Economia, dell’Industria e dell’Informatica.
In un libro pubblicato nel 2018, Hollande assicura che la nomina fu una sua scelta personale [6]. Può darsi. Se così fosse però non deve essere stato al corrente dell’intervento di Macron al Bilderberg. Eppure alla riunione era presente uno dei suoi ministri, nonché amica, Fleur Pélerin.
A dicembre 2014 Henry Kravis fonda una propria agenzia d’intelligence, il KKR Global Institute, al cui vertice mette l’ex direttore della CIA, generale David Petraeus. Costui porterà avanti con i mezzi finanziari di Kravis (i fondi d’investimento KKR) e senza riferirne al Congresso, l’operazione Timber Sycamore, iniziata dal presidente Barack Obama. È il più importante traffico d’armi della storia: 17 Stati coinvolti, un volume d’affari di diverse decine di migliaia di tonnellate di armi per un valore di diversi miliardi di dollari [7]. Sicché Kravis e Petraeus sono i principali fornitori di Daesh [8].
Il presidente del Bilderberg, il francese Henri de Castries, invita il deputato-sindaco di Le Havre, Édouard Philippe, alla riunione annuale del 2015 in Austria. Philippe sarà nuovamente invitato alla riunione del 2016, in Germania. Nella campagna per le presidenziali francesi, de Castries e Philippe sosterranno François Fillon. Lo abbandoneranno per unirsi a Macron quando Jouyet [9] farà avere al Canard enchaîné i documenti finanziari sui discutibili ingaggi della signora Fillon, raccolti dall’Ispettorato delle Finanze [10].
Ad aprile 2016 Macron fonda la propria formazione politica, En Marche!, il cui marketing ricalca quello di Kadima!, il partito che pretende non essere né di destra né di sinistra di Ariel Sharon. Quanto al programma, il nuovo partito declina le note dell’OCSE [11] e quelle dell’Istituto Montaigne, di cui de Castries è presidente. Del resto, è nei locali dell’istituto che avviene la fondazione di En Marche! Ma de Castries convince Fillon che si tratta di una pura coincidenza e che non sostiene Macron. Nei mesi successivi continuerà a fargli credere di essere disposto a fare il suo primo ministro.
All’inizio, il finanziamento di En Marche! non è sottoposto a controlli: si tratta di una semplice associazione cui è consentito ricevere donazioni anche dall’estero. Il nome dei benefattori non deve essere comunicato al fisco. Fra questi c’è l’ultramiliardario Kravis.
Durante la campagna elettorale Macron incontra regolarmente l’ex presidente dell’FMI, Dominique Strauss-Kahn (DSK). Queste sedute di lavoro saranno smentite ma saranno rivelate da Le Parisien molto tempo dopo, quando l’eco della reputazione di pervertito sessuale di DSK si sarà smorzata. DSK (che nel 2000 ha ricevuto l’investitura del Bilderberg) è latore del sostegno sia dell’alta funzione pubblica sia del padronato francese; di quell’alleanza sociologica che aveva osannato il regime collaborazionista di Philippe Pétain e che negli anni Ottanta si è ricostituita attorno alla Fondazione Saint-Simon.
A giugno 2018 il ministro dell’Educazione Nazionale e della Gioventù, Jean-Michel Blanquer, è invitato, su proposta di de Castries, alla riunione annuale del Bilderberg, che questa volta si tiene in Italia. Questo giurista, specialista di diritto costituzionale, ha sempre collegato scienza politica e pedagogia. È stato uno dei tre direttori centrali del ministero dell’Educazione, poi direttore della prestigiosa Scuola Superiore di Scienze Economiche e Commerciali (ESSEC). Conosceva da tempo de Castries, che aveva frequentato all’Istituto Montaigne.
Sin dall’inizio della crisi dei Gilet Gialli [12] è risultato subito evidente che il problema ha radici profonde e non potrà essere risolto senza rimettere in causa la globalizzazione finanziaria, cosa che Macron non può permettersi di fare. In campagna elettorale, durante una cena a New York, Macron aveva sorpreso i propri benefattori facendo il processo alla finanziarizzazione dell’economia. Era solo retorica elettorale, però i Kravis l’avevano subito ricondotto all’ordine: la finanziarizzazione dell’economia consente le «acquisizioni tramite leva finanziaria» (leveraged buy-out) che hanno loro permesso di diventare la potenza che sono.
Di fronte ai Gilet Gialli, alle prossime elezioni europee di maggio 2019, che sicuramente perderà, a Macron conviene fare del proprio primo ministro, Philippe, il capro espiatorio. Ma, oltre al fatto che dovrà resistere altri cinque mesi, con chi Macron potrà sostituirlo? Quando si deve il finanziamento della propria campagna elettorale e la scelta del primo ministro alla NATO, non è pensabile sostituirlo prescindendo da quest’ultima. Il candidato ideale dovrebbe perciò essere Jean-Michel Blanquer.
[1] L’incontro si è tenuto probabilmente nel 2007. In seguito, ogni volta che si è recato negli Stati Uniti Emmanuel Macron ha regolarmente fatto visita ai Kravis; a sua volta Henry Kravis ogni volta che veniva a Parigi riceveva Macron negli uffici di avenue Montaigne.
[2] «Quand Emmanuel Macron découvrait l’Amérique à 29 ans», François Clemenceau, Le Journal du Dimanche, 22 avril 2018.
[3] Jean-Pierre Jouyet è amico personale di François Hollande e di Nicolas Sarkozy. Ha diretto l’Ispettorato Generale delle Finanze dal 2005 al 2007. Era quindi il superiore gerarchico di Emmanuel Macron.
[4] «Hollande Team», e-mail by Jake Sullivan, May 10, 2012. Source : Wikileaks.
[5] “Quel che non sapete del Gruppo Bilderberg”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 10 aprile 2011.
[6] Les leçons du pouvoir, François Hollande, Stock, 2018.
[7] «Miliardi di dollari in armi contro la Siria», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 21 luglio 2017, traduzione di Matzu Yagi.
[8] “Rivalersi sulle società transnazionali per ricostruire la Siria?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 agosto 2018.
[9] Jean-Pierre Jouyet è amico di Henri de Castries sin dal tempo degli studi all’École Nationale d’Administration (ENA, Promotion Voltaire), dove entrambi hanno conosciuto François Hollande.
[10] Diversamente dalla versione ufficiale, le informazioni di Canard enchaîné non sono frutto di un’investigazione giornalistica. L’intero dossier è stato fornito al settimanale in una sola volta da Jean-Pierre Jouyet, in violazione del segreto fiscale.
[11] L’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) è uno dei due organismi nati dal Piano Marshall. L’altro è la NATO.
[12] “Così l’Occidente divora i propri figli”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 dicembre 2018.
 

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