Dalla Libia alla Siria, la strana storia di un giornalista free-lance finanziato da un miliardario
I media mainstream italiani stanno dando grande enfasi in queste ore alla storia eroica di Gabriele Del Grande,
35 anni, giornalista mai iscrittosi all’Ordine dei Giornalisti
italiano, originario di Lucca. E’ stato fermato in Turchia nella
provincia sud-orientale di Hatay, al confine con la Siria e sarà espulso
dal Paese. Fonti giornalistiche occidentali affermano che Del Grande
sia stato preso in consegna dalle autorità turche perché sprovvisto del
necessario permesso stampa, senza il quale non puoi esercitare come
giornalista. Ma, forse, c’è dell’altro…














Secondo le ultime notizie che arrivano dalla Russia, il responsabile dell’attentato nella metropolitana di San Pietroburgo sarebbe un 23enne kirghiso che avrebbe fatto saltare l’ordigno portato in uno zaino. È presto per trarre conclusioni affrettate, ma sembra proprio che la matrice vada ricercata là dove sin da subito si è sospettato: nel ventre molle caucasico, dove islam fondamentalista, criminalità organizzata e istanze indipendentiste si sovrappongono.
Quando si parla di Russia, Asia centrale e terrorismo islamico,
tuttavia, non possiamo non pensare alla questione cecena, che è stata un
po’ il catalizzatore di tutto il fondamentalismo dell’area: è lì che i
terroristi hanno combattuto, si sono conosciuti, si sono organizzati,
hanno fatto rete, per poi finire a combattere in Siria o a farsi saltare
su un vagone della metropolitana a San Pietroburgo. E non possiamo dimenticare come la Cecenia abbia avuto un sostegno continuo, sistematico, da parte occidentale. 
I Rothschild controllano anche Ministeri della Giustizia nei paesi occidentali.


