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venerdì 18 settembre 2015

Libia, il sedicente ‘governo di Tripoli’ getta la maschera: donne in ufficio solo col velo dalla testa ai piedi

di / il 11 settembre 2015 alle 17:07

A imporre il nuovo dress code all’autoproclamato ministero degli Esteri occupato dai movimenti islamisti, imprecisati ‘consulenti’ religiosi, che hanno scandagliato per una settimana gli uffici per studiare le nuove misure. Non più sufficienti sciarpe o l’hijab. Imposta la segregazione di genere: uomini e donne non potranno più lavorare insieme. Norme sul vestiario imposte anche nelle scuole, dalle primarie all’università. Era questo che intendeva dire Federica Mogherini con “dialogo”?
Khalifa al-Ghwell, sedicente primo ministro del cosiddetto 'governo di Tripoli'
Khalifa al-Ghwell, sedicente primo ministro del cosiddetto ‘governo di Tripoli’

Roma – In Libia il sedicente ‘governo di Tripoli’ – che in realtà è un gruppo insurrezionale islamista legato alla ‘Fratellanza Musulmana’ egiziana (dichiarata terrorista e sciolta dalla magistratura del Cairo, ndr) ha gettato la maschera e abbandonato ogni moderazione, imponendo una svolta fondamentalista alle impiegate del ‘ministero degli Esteri‘. 
Alle dipendenti dell’organo di governo – non riconosciuto dalla comunità internazionale – è stato imposto l’obbligo di indossare sul posto di lavoro il ‘khimar’, un mantello che copre dalla testa ai piedi il corpo delle donne. Un tipo di vestiario islamico che varia a seconda della tradizione locale, potendo arrivare a coprire anche il viso.
Per le donne in servizio in quegli uffici non sarà più sufficiente indossare solo una sciarpa o l’hijab, il velo sul capo, come previsto finora dal dress code interno.
Alcune versioni di 'khimar'. Le foto sono attinte da un sito di vendite online e, come si vede, le 'modelle' coprono il viso per non esporsi alle ritorsione dei fondamentalisti islamici. Federica Mogherini queste cose le sa? Sì, le sa, le conosce. Per lei la libertà delle donne deve essere questa.
Alcune versioni di ‘khimar’. Le foto sono attinte da un sito di vendite online e, come si vede, le ‘modelle’ coprono il viso per non esporsi alle ritorsione dei fondamentalisti islamici. Federica Mogherini queste cose le sa? Sì, le sa, le conosce. Per lei la libertà delle donne deve essere questa.
La notizia è stata diffusa dal quotidiano ‘Libya Herald’, che cita fonti interni al cosiddetto ‘ministero degli Esteri’ di Tripoli, e non sarebbero state decise dalle autorità ‘di governo’, ma da imprecisati “consulenti” esterni, di chiara matrice islamista, recatisi presso la sede del ministero la scorsa settimana.
Il ‘nuovo’ dress code non è l’unica novità imposta. Agli impiegati è stato imposto anche un rigido sistema di separazione e segregazione di genere, in forza del quale uomini e donne non potranno più lavorare insieme e dovranno lavorare in ambienti separati. La sanzione per chi infrangerà queste regole (almeno per ora: in attesa della prossima puntata dell’orrore jihadista) sarà il licenziamento.
Nelle prossime settimane, secondo la testata libica, queste norme saranno estese ad altri ministeri, ma la svolta fondamentalista non risparmierà anche le scuole, in cui sarà imposta la segregazione e la separazione di genere, con l’obbligo di indossare l’hijab per le studentesse di ogni ordine e grado, dalla scuola primaria all’università.
Alla signora Federica Mogherini, Alto Rappresentante PESC dell’Unione Europea e degna rappresentante di istituzioni europee senza colonna vertebrale e senza midollo spinale, vorremmo chiedere: è questo il tipo di ‘dialogo’ che lei sostiene debba essere alla base per ricostituire un governo di unità nazionale in Libia? È così che l’UE – e gli Stati membri più influenti (tra i quali NON C’È L’ITALIA…) – intendono promuovere di diritti umani, sostenendo indirettamente i criminali islamisti anti-libertari?


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