13 marzo 2016
L’avventura sanguinosa che la comunità internazionale apparecchia in Libia, viene giustificata da una martellante campagna di disinformazione: Cancellerie, media, sedicenti esperti e politici disinformati quanto interessati, continuano a diffondere la menzogna che laggiù si debba andare per fermare l’Isis, per impedire che s’impadronisca di quel Paese.
E per verniciare d’ipocrita legittimità quell’intervento, è stata inventata l’incredibile bufala di un Governo di unità nazionale (trascurando volutamente il fatto che è la Nazione a non esistere) che dovrebbe chiedere d’essere aiutato, ovvero che la Libia venga di fatto occupata e spartita fra i Paesi (e le multinazionali di riferimento) che sbavano per le sue risorse. Insomma, la riedizione della sciagurata avventura di cinque anni fa, solo che da allora la situazione è enormemente peggiorata e si sono aggiunti pretendenti alle ricchezze celate sotto la sabbia di quei deserti.
Per chiamare le cose col loro nome, strappando la vergognosa trama di bugie che circonda l’operazione, vogliamo far riflettere su alcune cose; primo: l’Isis, eterna scusa per giustificare ogni intervento armato, non è una minaccia seria e non sta affatto impadronendosi della Libia. Come è arcinoto alla comunità degli esperti e delle Intelligence, fra tutte le milizie presenti sul territorio è una delle più deboli e meno equipaggiate; in realtà, attorno a un nocciolo duro venuto dalla Siria e dall’Iraq, si è andato aggregando un miscuglio di bande criminali, fuoriusciti dalla formazione qaedista di Ansar Al-Sharia, tutti in cerca del denaro e della visibilità che deriva da un “marchio” prestigioso; a questi si stanno aggiungendo sbandati, foreign fighters e fuori legge da tutta l’Africa.