Libia, l’operazione per portare il governo di unità a Tripoli
La diplomazia italiana, assieme agli alleati, lavora per insediare il premier Serraj forse già oggi. Il passo successivo sarebbe una risoluzione delle Nazioni Unite che apra la strada a una missione internazionale
Seguita
da vicino da Palazzo Chigi, condivisa con gli alleati, da Mosca a
Washington, coordinata dal generale italiano Paolo Serra, consigliere
militare di Martin Kobler, rappresentante speciale Onu per la crisi in
Libia, è in corso un’operazione per far insediare il nucleo del nuovo
governo di unità nazionale libico, presieduto dal primo ministro
designato Faiez Serraj, a Tripoli.
Nella giornata di oggi si saprà se realmente Serraj è
riuscito ad arrivare a Tripoli, e a insediarsi all’interno di una base
navale alle porte della città. Di certo sarebbero i primi frutti
concreti di un negoziato per la formazione di un governo di unità
nazionale, sotto l’egida dell’Onu, che va avanti ormai da due anni. Il
prossimo passo, come hanno riconosciuto insieme Paolo Gentiloni, il
nostro ministro degli Esteri e il ministro degli Esteri russo, Sergej
Lavrov, pochi giorni fa a Mosca, è quello di approvare un nuova
risoluzione dell’Onu che riconosca quello di Serraj come unico governo e
gli dia dunque la legittimità per richiedere l’intervento di una
missione internazionale di supporto alla ricostruzione del Paese e
all’addestramento di un esercito unitario.
L’operazione in corso deve fronteggiare diversi ostacoli:
il capo del governo non riconosciuto di Tripoli, Khalifa Ghwell, dopo
le indiscrezioni sull’arrivo dei quattro vicepremier designati, ha
dichiarato lo stato di emergenza e allertato le brigate che a lui
rispondono, minacciando che un’operazione di questo tipo non avrebbe
altri effetti che «aggiungere caos nel nostro Paese». L’indiscrezione
sull’arrivo dei quattro vicepremier, mai confermato e che avrebbe
anticipato quello di Serraj, sembra sia stato un modo di saggiare la
reazione e la reale forza di contrasto di Ghwell, che nei giorni scorsi
ha impedito a Kobler di fare un visita a Tripoli, ufficialmente perché
«il protocollo della visita non era stato inviato». Insomma
l’accelerazione della comunità internazionale, e la decisione di
procedere con l’arrivo di Serraj, sembra sia stata preceduta da
un’attenta verifica delle forze in campo e dei rischi logistici di un
passo di questo tipo. Fonti interpellate dal Corriere
ritengono che ormai il consenso, anche militare, di Serraj, sia in
grado di proteggere i primi passi del Consiglio presidenziale.
Serraj nei giorni scorsi ha dichiarato che sarebbe
arrivato a Tripoli dopo la messa a punto di un piano di sicurezza
concordato con la polizia locale e i diversi gruppi militari che
controllano la città. Sembra che questo piano sia stato definito e
approvato nonostante la situazione rimanga molto confusa: appena due
giorni fa il capo della polizia diplomatica di Tripoli, Faraj Swaihili,
sarebbe uscito illeso da un tentativo di assassinio da parte di non
precisate forze armate. Nelle ultime ore gli scontri armati fra diverse
brigate militari si sono accentuati e non è chiaro se la tendenza sia da
mettere in relazione con gli sviluppi politici e l’imminente arrivo di
Serraj.
Preso da: http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_26/libia-l-operazione-portare-governo-unita-tripoli-7b24bd26-f392-11e5-aa73-ceab61eba560.shtml
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