Dopo i negoziati tra le parti libiche,( tanto lunghi quanto inutili) voluti dall' inviato ONU, Bernardino Leon, adesso è stata sparata la "soluzione",proprio ora che le tribù libiche stanno ripulendo il paese dai vari terroristi, fratelli musulmani, ISIS e psicopatici dai tranti nomi. sembra di assistere ad un film comico, o ad una farsa, dipende dai punti di vista.
Il piano dell'Onu per la Libia
Scritto da: Andrea Signorelli - mercoledì 25 marzo 2015
Un consiglio di presidenza a tre, che coinvolga tutte le parti e che riporti il paese sulla strada dell'unità.
Bernardino Leon, il mediatore Onu per la Libia, sta mettendo a punto che possa ridare qualche speranza a un paese sull'orlo della guerra civile e spaccato in più parti. Già lunedì scorso aveva fatto sapere di ritenere possibile arrivare a un governo di unità nazionale entro la fine della settimana, adesso diventa più chiaro quale sia la strada per arrivare a un risultato di questo tipo.
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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martedì 31 marzo 2015
lunedì 30 marzo 2015
Perché in Libia stiamo (ancora) sbagliando tutto
Noi, la Francia e l'Onu, invece che appoggiare il governo "legittimo" di Tobruk nella sua offensiva militare, vorremmo che coabitasse con chi lo cacciò da Tripoli con le armi. Ovvero, quelli che dicono "il jihad è la nostra via"...
di Magdi Cristiano Allam
In Libia l’esercito regolare del governo riconosciuto internazionalmente sta dando l’assalto alla capitale Tripoli, da dove fu costretto ad andarsene dalle milizie dei Fratelli Musulmani, presenti con il nome Fajr Libia, l’Alba della Libia. Per Mohamed El Hejazi, portavoce del governo lealista di Tobruk guidato dal premier Abdullah Al Thinni, l’attacco rientra nella «guerra al terrorismo destinata a continuare fino alla liberazione dell’intera Libia». L’altro giorno il governo di Tobruk aveva annunciato «l’inizio della liberazione di Tripoli». Il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale libico, Abdel Razek Al-Nazouri, ha annunciato che «la liberazione della capitale avrà luogo nelle prossime ore». L’alto militare ha precisato che le forze armate sono alle porte di Tripoli, dove controllano 5 centri periferici nell’ovest e sono impegnate a neutralizzare sacche di resistenza dei miliziani filo-islamici di Fajr Libia.
di Magdi Cristiano Allam
In Libia l’esercito regolare del governo riconosciuto internazionalmente sta dando l’assalto alla capitale Tripoli, da dove fu costretto ad andarsene dalle milizie dei Fratelli Musulmani, presenti con il nome Fajr Libia, l’Alba della Libia. Per Mohamed El Hejazi, portavoce del governo lealista di Tobruk guidato dal premier Abdullah Al Thinni, l’attacco rientra nella «guerra al terrorismo destinata a continuare fino alla liberazione dell’intera Libia». L’altro giorno il governo di Tobruk aveva annunciato «l’inizio della liberazione di Tripoli». Il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale libico, Abdel Razek Al-Nazouri, ha annunciato che «la liberazione della capitale avrà luogo nelle prossime ore». L’alto militare ha precisato che le forze armate sono alle porte di Tripoli, dove controllano 5 centri periferici nell’ovest e sono impegnate a neutralizzare sacche di resistenza dei miliziani filo-islamici di Fajr Libia.
domenica 29 marzo 2015
La strage di italiani in Tunisia fu strumento per spingere l’Italia ad intervenire sotto l’ombrello NATO/ONU in Libya? Cosa c’è dietro…
23 marzo 2015
I ben informati – pochi e sempre i soliti – che ruotano attorno alla Farnesina (non nella Farnesina, ben inteso…) non hanno dubbi: l’attacco del Bardo di Tunisi era mirato a fare una strage di italiani, nulla d’altro. Finalmente questa triste verità sta emergendo anche dai giornali nazionali a partire da La Stampa di Torino, non a caso testata vicinissima agli apparati USA. L’obiettivo, molti temono, parrebbe essere quello di spingere l’Italia all’intervento militare in Libia per mettere ordine, evidentemente chi lo ha commissionato ha sottovalutato l’ignavia italica, gli italiani non ci pensano nemmeno ad intervenire. Infatti, per “vendere” alla gente dello Stivale un intervento armato bisogna comprarsi la politica, che decida per loro… Non che non sia mai successo in passato e nemmeno che non sia successo ora ma evidentemente anche se fosse il caso chi oggi comanda sa che sarebbe una polpetta avvelenata che deraglierebbe quel minimo di crescita che si può sperare di avere nei prossimi 9 mesi.
I ben informati – pochi e sempre i soliti – che ruotano attorno alla Farnesina (non nella Farnesina, ben inteso…) non hanno dubbi: l’attacco del Bardo di Tunisi era mirato a fare una strage di italiani, nulla d’altro. Finalmente questa triste verità sta emergendo anche dai giornali nazionali a partire da La Stampa di Torino, non a caso testata vicinissima agli apparati USA. L’obiettivo, molti temono, parrebbe essere quello di spingere l’Italia all’intervento militare in Libia per mettere ordine, evidentemente chi lo ha commissionato ha sottovalutato l’ignavia italica, gli italiani non ci pensano nemmeno ad intervenire. Infatti, per “vendere” alla gente dello Stivale un intervento armato bisogna comprarsi la politica, che decida per loro… Non che non sia mai successo in passato e nemmeno che non sia successo ora ma evidentemente anche se fosse il caso chi oggi comanda sa che sarebbe una polpetta avvelenata che deraglierebbe quel minimo di crescita che si può sperare di avere nei prossimi 9 mesi.
sabato 28 marzo 2015
Soros: L'Europa deve diventare come l'Ucraina!
L'Ucraina sembra diventare un terreno di prova per i Paesi che costituiscono l'Unione Europea. [Olivier Renault]
giovedì 19 marzo 2015 19:26
di Olivier Renault
Alla conferenza della sicurezza di Monaco del mese di febbraio 2015, George Soros ha fatto delle rivelazioni su ciò che devono diventare i Paesi della zona euro. A fine febbraio in Ucraina é stata proposta una legge per vietare agli abitanti di criticare o di emettere dichiarazioni contrarie alla politica condotta dal paese. L'Ucraina sembra diventare un terreno di prova per i Paesi che costituiscono l'Unione Europea. L'avvenire della UE con il TTIP (il Partnenariato transatlantico del commercio e dell'investimento), che deve passare di forza senza un referendum popolare sotto la presidenza lettone del Consiglio dell'Unione europea nel 2015, sarà simile a ciò che l'Ucraina é oggi.
giovedì 19 marzo 2015 19:26
di Olivier Renault
Alla conferenza della sicurezza di Monaco del mese di febbraio 2015, George Soros ha fatto delle rivelazioni su ciò che devono diventare i Paesi della zona euro. A fine febbraio in Ucraina é stata proposta una legge per vietare agli abitanti di criticare o di emettere dichiarazioni contrarie alla politica condotta dal paese. L'Ucraina sembra diventare un terreno di prova per i Paesi che costituiscono l'Unione Europea. L'avvenire della UE con il TTIP (il Partnenariato transatlantico del commercio e dell'investimento), che deve passare di forza senza un referendum popolare sotto la presidenza lettone del Consiglio dell'Unione europea nel 2015, sarà simile a ciò che l'Ucraina é oggi.
venerdì 27 marzo 2015
Mondiali di calcio in Qatar, nuova denuncia: nei cantieri morti senza sosta
19 marzo 2015
«Il 16 maggio 2014 ed il 21 gennaio 2015 abbiamo inviato due lettere alla Federazione italiana gioco calcio e all’Associazione Italiana Calciatori, ma fino ad ora non abbiamo avuto alcuna risposta. Intanto continua a scorrere sangue innocente nei cantieri degli stadi del mondiale di calcio 2022 del Qatar». È quanto dichiarano Vito Panzarella, Domenico Pesenti, Walter Schiavella, segretari generali di Feneal, Filca, Fillea, i sindacati delle costruzioni di Cgil Cisl Uil, che da oltre un anno, insieme alle Federazioni dei Lavoratori delle Costruzioni e del Legno a livello internazionale (Bwi) ed europeo (Fetbb) sono impegnati in una Campagna di sensibilizzazione volta a promuovere il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori dei cantieri in Qatar.
«Il 16 maggio 2014 ed il 21 gennaio 2015 abbiamo inviato due lettere alla Federazione italiana gioco calcio e all’Associazione Italiana Calciatori, ma fino ad ora non abbiamo avuto alcuna risposta. Intanto continua a scorrere sangue innocente nei cantieri degli stadi del mondiale di calcio 2022 del Qatar». È quanto dichiarano Vito Panzarella, Domenico Pesenti, Walter Schiavella, segretari generali di Feneal, Filca, Fillea, i sindacati delle costruzioni di Cgil Cisl Uil, che da oltre un anno, insieme alle Federazioni dei Lavoratori delle Costruzioni e del Legno a livello internazionale (Bwi) ed europeo (Fetbb) sono impegnati in una Campagna di sensibilizzazione volta a promuovere il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori dei cantieri in Qatar.
giovedì 26 marzo 2015
Libia: le manipolazioni della Clinton (e di Luttwak)
21 marzo 2015
IL SIMPATICO LUTTWAK
Il prof. Edward Luttwak, politologo e analista americano più conosciuto a Roma che a Washington, da tempo presenzia tutti gli spazi mediatici del nostro Paese; da Vespa a Formigli, da Lilli Gruber alla Zanzara, Luttwak è intervistato da tutti su tutto e dispensa consigli agli italiani sull’intero scibile umano; alcuni geniali (come quando propose di dare in gestione il sito di Pompei alla Disney), altri un po’ meno, soprattutto quando parla di politica estera e si abbandona alla strenua e difesa a prescindere della Casa Bianca.
Qualche tempo fa, a Piazza Pulita, l’ha detta grossa; parlando della Libia ha spiegato che con la disastrosa guerra del 2011, gli Usa non c’entravano nulla: “L’intervento è stato fatto dai francesi e gli inglesi” ha esclamato; e ancora “Responsabili sono Cameron e Sarkozy, erano loro gli entusiasti”.
Un’enormità di questo tipo non si perdona neanche al simpatico Luttwak.
IL SIMPATICO LUTTWAK
Il prof. Edward Luttwak, politologo e analista americano più conosciuto a Roma che a Washington, da tempo presenzia tutti gli spazi mediatici del nostro Paese; da Vespa a Formigli, da Lilli Gruber alla Zanzara, Luttwak è intervistato da tutti su tutto e dispensa consigli agli italiani sull’intero scibile umano; alcuni geniali (come quando propose di dare in gestione il sito di Pompei alla Disney), altri un po’ meno, soprattutto quando parla di politica estera e si abbandona alla strenua e difesa a prescindere della Casa Bianca.
Qualche tempo fa, a Piazza Pulita, l’ha detta grossa; parlando della Libia ha spiegato che con la disastrosa guerra del 2011, gli Usa non c’entravano nulla: “L’intervento è stato fatto dai francesi e gli inglesi” ha esclamato; e ancora “Responsabili sono Cameron e Sarkozy, erano loro gli entusiasti”.
Un’enormità di questo tipo non si perdona neanche al simpatico Luttwak.
mercoledì 25 marzo 2015
Il Dr. Mussa Ibrahim risponde alla Propaganda che i sostenitori della Rivoluzione di Al Fateh sono in lotta con Da'esh in Libia
18 marzo 2015 (ita+eng)
Dr. Moussa Ibrahim
Non è sorprendente che i media occidentali di supporto alla NATO stanno continuando le loro invenzioni e menzogne palesi contro la rivoluzione di Al-Fatah e dei milioni di libici che sono ancora fedeli ai suoi principi e ideali. Eppure, per un giornale, come l'Independent il rivendicare che i sostenitori di Muammer al Gaddafi stanno combattendo con la IS ( ISIS) in Libia contro altre bande della NATO sta entrando nel regno dell'assurdo. Le masse che sostengono Gheddafi sono il nemico numero uno del fondamentalismo religioso - non solo in Libia, ma in tutta la regione.
Per quattro decenni noi, i libici verdi, abbiamo impedito che tutto il Nord Africa diventi una base avanzata per il terrorismo islamico finanziato dall' occidente , e creato dall' occidente . Non appena la NATO condusse la sua guerra imperialista contro di noi e installato un regime fantoccio di criminali e agenti occidentali, la si trova un terreno fertile in molte città libiche per le sue brutte idee e pratiche orribili. In effetti, la caccia è, in molti nomi in codice, sono stati i principali leader efficaci on-the-ground della lotta controla Jamahariya libica.
Il rapporto del quotidiano Independent non è che un altro tentativo di gettare le basi per il nuovo intervento militare in Libia a favore di gruppi criminali della NATO dopo che l'Occidente si rese conto che la Libia sta per essere lentamente ma costantemente ripresa dal suo popolo e gli uomini e donne libere, della rivoluzione di Al-Fateh.
Chiediamo alla comunità internazionale di riconoscere questi fatti e non farsi ingannare ancora una volta dalle stesse menzogne e invenzioni dei media occidentali. Chiediamo anche una soluzione pacifica immediata alla crisi libica che include tutti i libici, ed esclude l'intervento straniero nel decidere del presente e del futuro della Libia.
Traduzione dall' originale inglese: https://jamahiriyanewsagency.wordpress.com/2015/03/17/dr-ibrahim-responds-to-propaganda-that-supporters-of-the-al-fateh-revolution-are-fighting-with-daesh-in-
libya/
Dr. Ibrahim Responds to Propaganda that Supporters of the Al Fateh Revolution are Fighting With Da’esh in Libya
Dr. Moussa Ibrahim
It is not surprising that the Western NATO-supporting media is continuing its fabrications and blatant lies against the Al-fateh revolution and the millions of Libyans who are still faithful to its principles and ideals. Still, for a newspaper such as the Independent to claim that Mummer al-Qaddafi’s supporters are now fighting with the IS in Libya against NATO’s other gangs is entering the realm of the absurd. The masses supporting Qaddafi are the number one enemy of religious fundamentalism – not just in Libya but in the whole region.
For four decades we, the Green Libyans, prevented the whole of North Africa from becoming an advanced base for the Western-created, Western-funded Islamist terrorism. As soon as NATO waged its imperialist war against us and installed a puppet regime of criminals and western agents, the IS found a breeding ground in many Libyan cities for its ugly ideas and horrible practices. in Fact the IS fighters, under many code names, were the main on-the-ground effective leaders of the fighting against the Libyan Jamahariya.
The Independent newspaper report is but another attempt at laying the ground for new military intervention in Libya in favour of NATO’s criminal gangs after the West realised that Libya is slowly but steadily being regained by its people and the free men and women of the Al-fateh revolution.
We call upon the international community to recognise these facts and not to be fooled again by the same lies and fabrications of Western media. We also call for an immediate peaceful solution to the Libyan crisis that includes all Libyans and excludes foreign intervention in the deciding of Libyan present and future.
Dr. Moussa Ibrahim
Non è sorprendente che i media occidentali di supporto alla NATO stanno continuando le loro invenzioni e menzogne palesi contro la rivoluzione di Al-Fatah e dei milioni di libici che sono ancora fedeli ai suoi principi e ideali. Eppure, per un giornale, come l'Independent il rivendicare che i sostenitori di Muammer al Gaddafi stanno combattendo con la IS ( ISIS) in Libia contro altre bande della NATO sta entrando nel regno dell'assurdo. Le masse che sostengono Gheddafi sono il nemico numero uno del fondamentalismo religioso - non solo in Libia, ma in tutta la regione.
Per quattro decenni noi, i libici verdi, abbiamo impedito che tutto il Nord Africa diventi una base avanzata per il terrorismo islamico finanziato dall' occidente , e creato dall' occidente . Non appena la NATO condusse la sua guerra imperialista contro di noi e installato un regime fantoccio di criminali e agenti occidentali, la si trova un terreno fertile in molte città libiche per le sue brutte idee e pratiche orribili. In effetti, la caccia è, in molti nomi in codice, sono stati i principali leader efficaci on-the-ground della lotta controla Jamahariya libica.
Il rapporto del quotidiano Independent non è che un altro tentativo di gettare le basi per il nuovo intervento militare in Libia a favore di gruppi criminali della NATO dopo che l'Occidente si rese conto che la Libia sta per essere lentamente ma costantemente ripresa dal suo popolo e gli uomini e donne libere, della rivoluzione di Al-Fateh.
Chiediamo alla comunità internazionale di riconoscere questi fatti e non farsi ingannare ancora una volta dalle stesse menzogne e invenzioni dei media occidentali. Chiediamo anche una soluzione pacifica immediata alla crisi libica che include tutti i libici, ed esclude l'intervento straniero nel decidere del presente e del futuro della Libia.
Traduzione dall' originale inglese: https://jamahiriyanewsagency.wordpress.com/2015/03/17/dr-ibrahim-responds-to-propaganda-that-supporters-of-the-al-fateh-revolution-are-fighting-with-daesh-in-
libya/
Dr. Ibrahim Responds to Propaganda that Supporters of the Al Fateh Revolution are Fighting With Da’esh in Libya
Dr. Moussa Ibrahim
It is not surprising that the Western NATO-supporting media is continuing its fabrications and blatant lies against the Al-fateh revolution and the millions of Libyans who are still faithful to its principles and ideals. Still, for a newspaper such as the Independent to claim that Mummer al-Qaddafi’s supporters are now fighting with the IS in Libya against NATO’s other gangs is entering the realm of the absurd. The masses supporting Qaddafi are the number one enemy of religious fundamentalism – not just in Libya but in the whole region.
For four decades we, the Green Libyans, prevented the whole of North Africa from becoming an advanced base for the Western-created, Western-funded Islamist terrorism. As soon as NATO waged its imperialist war against us and installed a puppet regime of criminals and western agents, the IS found a breeding ground in many Libyan cities for its ugly ideas and horrible practices. in Fact the IS fighters, under many code names, were the main on-the-ground effective leaders of the fighting against the Libyan Jamahariya.
The Independent newspaper report is but another attempt at laying the ground for new military intervention in Libya in favour of NATO’s criminal gangs after the West realised that Libya is slowly but steadily being regained by its people and the free men and women of the Al-fateh revolution.
We call upon the international community to recognise these facts and not to be fooled again by the same lies and fabrications of Western media. We also call for an immediate peaceful solution to the Libyan crisis that includes all Libyans and excludes foreign intervention in the deciding of Libyan present and future.
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martedì 24 marzo 2015
Libia, Il generale Danilo Errico: "Se il Governo vuole, siamo pronti a partire". Da Tobruk richieste all'Italia
17 marzo 2015
"Se il governo dovesse dare il via" a un intervento in Libia, "noi siamo pronti". Lo assicura il neocapo di stato maggiore dell' Esercito, gen.Danilo Errico, che intervistato dal Corriere della Sera però precisa: "ci sono azioni diplomatiche in corso, la situazione è complessa, si sta cercando la costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo consenso". Alla domanda su quali forze l'Italia potrebbe mettere in campo, il generale risponde: "il tipo di intervento determinerà impiego, armamento, addestramento e composizione delle forze".
"Se il governo dovesse dare il via" a un intervento in Libia, "noi siamo pronti". Lo assicura il neocapo di stato maggiore dell' Esercito, gen.Danilo Errico, che intervistato dal Corriere della Sera però precisa: "ci sono azioni diplomatiche in corso, la situazione è complessa, si sta cercando la costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo consenso". Alla domanda su quali forze l'Italia potrebbe mettere in campo, il generale risponde: "il tipo di intervento determinerà impiego, armamento, addestramento e composizione delle forze".
lunedì 23 marzo 2015
stanno preparando un' altra guerra contro la Libia
stanno preparando un' altra guerra contro la Libia, ma per carità, non lo ammetteranno MAI, lo apprendiamo, ad esempio da questo articolo: Flotte mediterranee contro Pirati Barbareschi
Fabio Caffio
10/03/2015
Si delinea l'azione internazionale contro l'anarchia delle coste libiche ed i connessi traffici illeciti di armi, petrolio ed esseri umani.
L'opzione dell'embargo navale appare non più rinviabile in quanto il controllo del mare è un presupposto necessario dell'intervento sul suolo libico. Parecchi sono tuttavia i problemi tecnico-operativi relativi all'impiego di Forze navali sotto egida dell'Onu, non ultimo quello del salvataggio dei migranti.
Fabio Caffio
10/03/2015
Si delinea l'azione internazionale contro l'anarchia delle coste libiche ed i connessi traffici illeciti di armi, petrolio ed esseri umani.
L'opzione dell'embargo navale appare non più rinviabile in quanto il controllo del mare è un presupposto necessario dell'intervento sul suolo libico. Parecchi sono tuttavia i problemi tecnico-operativi relativi all'impiego di Forze navali sotto egida dell'Onu, non ultimo quello del salvataggio dei migranti.
domenica 22 marzo 2015
Libia, trovato morto il terrorista tunisino Rouissi
16 marzo 2015
TUNISI. Il terrorista super ricercato tunisino Ahmed Rouissi, leader del gruppo Ansar al Charia coinvolto tra l'altro, negli omicidi dei deputati Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, sarebbe stato ritrovato morto sabato scorso in Libia a 70 km da Sirte. Lo rivelano fonti della sicurezza tunisine secondo cui Rouissi sarebbe stato ucciso dalle forze armate libiche nell'assalto finale per la riconquista della città di Sirte, nel quale avrebbero perso la vita almeno 23 uomini dell'Isis.
TUNISI. Il terrorista super ricercato tunisino Ahmed Rouissi, leader del gruppo Ansar al Charia coinvolto tra l'altro, negli omicidi dei deputati Chokri Belaid e Mohamed Brahmi, sarebbe stato ritrovato morto sabato scorso in Libia a 70 km da Sirte. Lo rivelano fonti della sicurezza tunisine secondo cui Rouissi sarebbe stato ucciso dalle forze armate libiche nell'assalto finale per la riconquista della città di Sirte, nel quale avrebbero perso la vita almeno 23 uomini dell'Isis.
sabato 21 marzo 2015
Che cosa serve alla Libia per essere pacificata
ultimamente circolano articoli, dove dei soloni/ so tutto io, ti spiegano cosa bisogna fare in Libia, eccone uno dei tanti.
Che cosa serve alla Libia per essere pacificata
14 - 03 - 2015 Gabriele Iacovino
Difficilmente il percorso negoziale libico potrà raggiungere dei risultati senza un approccio realmente regionale. L'analisi di Gabriele Iacovino, coordinatore degli analisti del Centro Studi Internazionali (CeSi) presieduto da Andrea Margelletti
Che la via diplomatica sia l’unica percorribile per ricercare una soluzione alla guerra civile libica è un punto che è andato rafforzandosi nelle ultime settimane. Lo ha affermato con forza il premier Matteo Renzi, ponendo l’accento sulla chiarezza della posizione italiana, lo hanno ribadito i governi di mezza Europa e lo ha riconosciuto anche l’amministrazione Obama, nelle pochissime dichiarazioni effettuate a riguardo. Troppo pericolosa una missione internazionale in questo momento dove, oltre la minaccia crescente della crescita esponenziale dello Stato Islamico (IS) nel Paese, vi è un aperto conflitto tra fazioni di difficile identificazione.
Che cosa serve alla Libia per essere pacificata
14 - 03 - 2015 Gabriele Iacovino
Difficilmente il percorso negoziale libico potrà raggiungere dei risultati senza un approccio realmente regionale. L'analisi di Gabriele Iacovino, coordinatore degli analisti del Centro Studi Internazionali (CeSi) presieduto da Andrea Margelletti
Che la via diplomatica sia l’unica percorribile per ricercare una soluzione alla guerra civile libica è un punto che è andato rafforzandosi nelle ultime settimane. Lo ha affermato con forza il premier Matteo Renzi, ponendo l’accento sulla chiarezza della posizione italiana, lo hanno ribadito i governi di mezza Europa e lo ha riconosciuto anche l’amministrazione Obama, nelle pochissime dichiarazioni effettuate a riguardo. Troppo pericolosa una missione internazionale in questo momento dove, oltre la minaccia crescente della crescita esponenziale dello Stato Islamico (IS) nel Paese, vi è un aperto conflitto tra fazioni di difficile identificazione.
venerdì 20 marzo 2015
Libia, tutte le tensioni fra Egitto e Turchia
13 - 03 - 2015 Carlo Jean
Il quarto round di negoziati fra le varie fazioni che si combattono da metà del 2014 in Libia sembra aver dato migliori risultati dei precedenti. ( veramente?) I partecipanti si sono accordati su taluni principi-base, su cui dovrebbe fondarsi un governo di unità nazionale. E’ l’unica soluzione possibile per la stabilizzazione del paese. La vittoria di una delle parti, a parte che è improbabile, non la garantirebbe. Verosimilmente, la lotta continuerebbe sotto forma di una guerriglia, invincibile nell’immenso territorio, se non con i metodi impiegati da Graziani fra il 1920 e il 1930. Di riconciliazione è meglio non parlare. Richiederà generazioni.
La costituzione di un’unità nazionale presuppone che la comunità internazionale cessi di riconoscere come unico governo legittimo quello di Tobruk. Deve farlo anche con quello di Tripoli. Non può appoggiare solo una delle parti. Presuppone anche che i due raggruppamenti principali delle milizie non estremiste – “Dignità” di Tobruk e “Alba” di Tripoli – mantengano il controllo sulle variegate e complesse realtà di cui, formalmente, sono a capo e eliminino le fazioni più radicali. La loro frammentazione aumenta il caos rilevante, anche perché i vari gruppi continuano a mutare alleanze e programmi.
Il quarto round di negoziati fra le varie fazioni che si combattono da metà del 2014 in Libia sembra aver dato migliori risultati dei precedenti. ( veramente?) I partecipanti si sono accordati su taluni principi-base, su cui dovrebbe fondarsi un governo di unità nazionale. E’ l’unica soluzione possibile per la stabilizzazione del paese. La vittoria di una delle parti, a parte che è improbabile, non la garantirebbe. Verosimilmente, la lotta continuerebbe sotto forma di una guerriglia, invincibile nell’immenso territorio, se non con i metodi impiegati da Graziani fra il 1920 e il 1930. Di riconciliazione è meglio non parlare. Richiederà generazioni.
La costituzione di un’unità nazionale presuppone che la comunità internazionale cessi di riconoscere come unico governo legittimo quello di Tobruk. Deve farlo anche con quello di Tripoli. Non può appoggiare solo una delle parti. Presuppone anche che i due raggruppamenti principali delle milizie non estremiste – “Dignità” di Tobruk e “Alba” di Tripoli – mantengano il controllo sulle variegate e complesse realtà di cui, formalmente, sono a capo e eliminino le fazioni più radicali. La loro frammentazione aumenta il caos rilevante, anche perché i vari gruppi continuano a mutare alleanze e programmi.
giovedì 19 marzo 2015
Verso una missione dell’Unione europea in Libia
13 marzo 2015 Letizia Pascale
Nel corso della riunione di lunedì i ministri degli esteri dei Ventotto dovrebbero incaricare Mogherini di fare proposte concrete per il dispiegamento di forze in Libia. A condizione che i negoziati per la soluzione politica procedano nella giusta direzione
Per ora si parla ancora di “iniziative”, si stenta ad usare il termine “missione”, ma con ogni probabilità i ministri degli Esteri dei Ventotto, nel corso della riunione di lunedì, daranno mandato all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, di avanzare “il prima possibile” proposte concrete per un impegno di forze europee in Libia. Nella bozza di conclusioni del Consiglio Esteri a cui si sta lavorando si sottolinea che servono “condizioni minime” affinché si possa mettere davvero in atto questa ipotesi: il buon esito dei negoziati in corso sotto la guida dell’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino Leon e la formazione di un governo di unità nazionale.
Nel corso della riunione di lunedì i ministri degli esteri dei Ventotto dovrebbero incaricare Mogherini di fare proposte concrete per il dispiegamento di forze in Libia. A condizione che i negoziati per la soluzione politica procedano nella giusta direzione
Per ora si parla ancora di “iniziative”, si stenta ad usare il termine “missione”, ma con ogni probabilità i ministri degli Esteri dei Ventotto, nel corso della riunione di lunedì, daranno mandato all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, di avanzare “il prima possibile” proposte concrete per un impegno di forze europee in Libia. Nella bozza di conclusioni del Consiglio Esteri a cui si sta lavorando si sottolinea che servono “condizioni minime” affinché si possa mettere davvero in atto questa ipotesi: il buon esito dei negoziati in corso sotto la guida dell’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino Leon e la formazione di un governo di unità nazionale.
mercoledì 18 marzo 2015
La Libia alla mercè dei trafficanti improvvisati
Sempre più criminali senza alcuna esperienza organizzano partenze con cattivo tempo, su gommoni sgonfi e con motore logoro.
giovedì 12 marzo 2015
di Nancy Porsia
Lo avevamo conosciuto lo scorso dicembre nel centro di detenzione di Zawiya, con un martello in mano riverso sulle ginocchia, ai piedi dell'enorme serbatoio d'acqua che stava mettendo in piedi sul tetto di uno dei centri di detenzione per migranti illegali in Libia. Aveva bussato alle porte della prigione per recuperare suo fratello minore Ibrahim disperso da due mesi, che altri ragazzi del Gambia gli avevano detto essere lì.
giovedì 12 marzo 2015
di Nancy Porsia
Lo avevamo conosciuto lo scorso dicembre nel centro di detenzione di Zawiya, con un martello in mano riverso sulle ginocchia, ai piedi dell'enorme serbatoio d'acqua che stava mettendo in piedi sul tetto di uno dei centri di detenzione per migranti illegali in Libia. Aveva bussato alle porte della prigione per recuperare suo fratello minore Ibrahim disperso da due mesi, che altri ragazzi del Gambia gli avevano detto essere lì.
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martedì 17 marzo 2015
Libia, l’Isis distrugge un tempio sufi, si tme per la preziosa Leptis Magna
Nel mirino dei miliziani tutti i siti blasfemi o pre-islamici. L’Unesco ha chiesto alle milizie di avere almeno un elenco dei siti danneggiati: da Tripoli non hanno risposto
di Francesco Battistini
All’arti siam sfascisti. Se non altro, fino a qualche mese fa se ne vergognavano un po’. E se dovevano fare sparire la “Gazzella” del nostro Vannetti, la statua nuda ereditata dagli anni Trenta italiani, l’indecente fontana spartitraffico che dominava una rotonda di Tripoli, la rapivano senza testimoni prima dell’alba e buonanotte. Adesso, no: va di moda decapitare sul posto le opere d’arte come gli uomini, da Mosul a Ninive, e meglio ancora filmare quelle per terrorizzare questi. Da un angolo imprecisato della Tripolitania, da un giorno che non si sa, arrivano le foto d’un mausoleo sufi preso a mazzate, ruspato da un bulldozer, ridotto in macerie. Vandalismo by Isis, certificano le dide.
di Francesco Battistini
All’arti siam sfascisti. Se non altro, fino a qualche mese fa se ne vergognavano un po’. E se dovevano fare sparire la “Gazzella” del nostro Vannetti, la statua nuda ereditata dagli anni Trenta italiani, l’indecente fontana spartitraffico che dominava una rotonda di Tripoli, la rapivano senza testimoni prima dell’alba e buonanotte. Adesso, no: va di moda decapitare sul posto le opere d’arte come gli uomini, da Mosul a Ninive, e meglio ancora filmare quelle per terrorizzare questi. Da un angolo imprecisato della Tripolitania, da un giorno che non si sa, arrivano le foto d’un mausoleo sufi preso a mazzate, ruspato da un bulldozer, ridotto in macerie. Vandalismo by Isis, certificano le dide.
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lunedì 16 marzo 2015
L’ONU predispone il piano per il “ripopolamento” dell’Italia
17 novembre 2014
di Luciano Lago
E’ stato pubblicato il recente piano dell’ONU che si presenta come un apparente studio: «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?».
Redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu, in questo studio vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che prevedono per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 immigrati, principalmente dall’Africa, per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3).
di Luciano Lago
E’ stato pubblicato il recente piano dell’ONU che si presenta come un apparente studio: «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?».
Redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu, in questo studio vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che prevedono per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 immigrati, principalmente dall’Africa, per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3).
domenica 15 marzo 2015
Piano choc dell’Onu per l’Italia: 35 milioni di immigrati entro il 2050
1 dicembre 2014
La popolazione italiana è destinata all’estinzione? Vengono i brividi a leggere il Piano di “ripopolamento” preparato dall’Onu per l’Italia: entro il 2050 dovremo accogliere, secondo i “cervelloni” delle Nazioni Unite, 35 milioni di stranieri. Se ci va bene. Non si tratta di uno studio “neutrale”, ma di un progetto che si inserisce nella strategia di mondializzazione portata avanti dal potere globale. La denuncia viene dal sito Controinformazione.info. «I cittadini italiani non sono ancora consapevoli di cosa si stia preparando alle loro spalle», denuncia Luciano Lago. Ma vediamo, nel dettaglio, di che si tratta.
La popolazione italiana è destinata all’estinzione? Vengono i brividi a leggere il Piano di “ripopolamento” preparato dall’Onu per l’Italia: entro il 2050 dovremo accogliere, secondo i “cervelloni” delle Nazioni Unite, 35 milioni di stranieri. Se ci va bene. Non si tratta di uno studio “neutrale”, ma di un progetto che si inserisce nella strategia di mondializzazione portata avanti dal potere globale. La denuncia viene dal sito Controinformazione.info. «I cittadini italiani non sono ancora consapevoli di cosa si stia preparando alle loro spalle», denuncia Luciano Lago. Ma vediamo, nel dettaglio, di che si tratta.
sabato 14 marzo 2015
Allarme degli esperti, Libia: dopo Mosul è allarme per patrimonio storico archeologico
Irina Bokova (Unesco), ‘Difenderlo è importante per l’intera umanità'. A essere minacciate sono soprattutto, tra la Tripolitania e la Cirenaica, l'antica città di Gadames, i siti rupestri di Tadrat Acacus e quelli archeologici di Cirene, Leptis Magna e Sabratha, già patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco
Le immagini trasmesse della distruzione delle opere all’interno del Museo di Mosul in Iraq, hanno allarmato, seppure ce ne fosse stato bisogno, gli esperti che da anni si occupano dell’immenso patrimonio culturale, archeologico e storico della Libia. Se fino ad oggi la preoccupazione riguardava soprattutto il traffico illecito di opere, in particolare nella zona della Cirenaica, ora gli occhi sono puntati su quanto può accadere, per la presenza di jihadisti dell’Isis, tagliagole che potrebbero spazzare via secoli di identità culturali di popoli ed etnie con una ecatombe non solo di vite umane, ma anche - come più volte affermato da Mounir Bouchenaki, Direttore del Centro Regionale Arabo per il Patrimonio Mondiale - di testimonianze millenarie, nello stile delle guerre moderne che, “mirano ai simboli culturali perché la distruzione del patrimonio culturale di un popolo, simbolo della sua identità e delle sue tradizioni, equivale al suo annientamento non solo materiale, ma anche morale”.
Le immagini trasmesse della distruzione delle opere all’interno del Museo di Mosul in Iraq, hanno allarmato, seppure ce ne fosse stato bisogno, gli esperti che da anni si occupano dell’immenso patrimonio culturale, archeologico e storico della Libia. Se fino ad oggi la preoccupazione riguardava soprattutto il traffico illecito di opere, in particolare nella zona della Cirenaica, ora gli occhi sono puntati su quanto può accadere, per la presenza di jihadisti dell’Isis, tagliagole che potrebbero spazzare via secoli di identità culturali di popoli ed etnie con una ecatombe non solo di vite umane, ma anche - come più volte affermato da Mounir Bouchenaki, Direttore del Centro Regionale Arabo per il Patrimonio Mondiale - di testimonianze millenarie, nello stile delle guerre moderne che, “mirano ai simboli culturali perché la distruzione del patrimonio culturale di un popolo, simbolo della sua identità e delle sue tradizioni, equivale al suo annientamento non solo materiale, ma anche morale”.
venerdì 13 marzo 2015
Il nuovo leader di ISIS in Libia Abdelhakim Belhadj non è affatto nuovo (a CIA e MI6)
maria grazia bruzzone 07/03/2015
“E’ una grossa notizia quella che arriva dalla Libia, che Abdelhakim Belhadj, già a capo dell’Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) legato ad al-Qaeda e principale protagonista nella destituzione sponsorizzata dagli Usa di Moammar Gadafi, si sarebbe unito allo Stato Islamico/ISIS e starebbe guidando le sue forze nel paese. E’ quel che riferiscono Catherine Herridge, chief intelligence corrispondent di Fox News e Sara Carter, giornalista di guerra di The Blaze National Security”. La prima in un servizio martedì scorso, la seconda con un tweet nello stesso giorno
“E’ una grossa notizia quella che arriva dalla Libia, che Abdelhakim Belhadj, già a capo dell’Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) legato ad al-Qaeda e principale protagonista nella destituzione sponsorizzata dagli Usa di Moammar Gadafi, si sarebbe unito allo Stato Islamico/ISIS e starebbe guidando le sue forze nel paese. E’ quel che riferiscono Catherine Herridge, chief intelligence corrispondent di Fox News e Sara Carter, giornalista di guerra di The Blaze National Security”. La prima in un servizio martedì scorso, la seconda con un tweet nello stesso giorno
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giovedì 12 marzo 2015
Hugo Chávez: le crisi programmate in Libia e Siria
19 febbraio 2015
Era il 2012. Chávez parlava delle ‘crisi programmate e provocate’ in Libia e Siria. Il furto di 200 miliardi di dollari di riserve libiche dopo l’"assassinio" di Gheddafi.
Vi presentiamo l’estratto di una conferenza stampa di Chávez, pochi mesi prima di morire.
Era il 2012. Chávez parlava delle ‘crisi programmate e provocate’ in Libia e Siria. Il furto di 200 miliardi di dollari di riserve libiche dopo l’"assassinio" di Gheddafi.
Vi presentiamo l’estratto di una conferenza stampa di Chávez, pochi mesi prima di morire.
mercoledì 11 marzo 2015
Nuove evidenze confermano l’aiuto militare degli USA al gruppo takfiri dell’ISIS tanto in Libia come in Iraq
18 febbraio 2015
“Come mai gli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense sono arrivati nelle mani dello Stato Islamico?”
Un giorno dopo dall’esecuzione dei 21 cristiani copti egiziani in Libia da parte dell’ISIS, lo scorso Lunedì, vari utilizzatori egiziani delle reti sociali hanno diretto la loro attenzione dei cittadini di tutto il mondo agli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense che utilizzano i componenti dello Stato Islamico.
Si tratta delle baionette che vengono utilizzate dai terroristi dell’ ISIS nel nuovo video in cui decapitano le loro vittime cristiane. Gli utenti egiziani si domandano come questo tipo di pugnali , che appartengono all’Esercito statunitense come armi d’ordinanza, siano arrivati nelle mani dello Stato Islamico.
“Come mai gli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense sono arrivati nelle mani dello Stato Islamico?”
Un giorno dopo dall’esecuzione dei 21 cristiani copti egiziani in Libia da parte dell’ISIS, lo scorso Lunedì, vari utilizzatori egiziani delle reti sociali hanno diretto la loro attenzione dei cittadini di tutto il mondo agli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense che utilizzano i componenti dello Stato Islamico.
Si tratta delle baionette che vengono utilizzate dai terroristi dell’ ISIS nel nuovo video in cui decapitano le loro vittime cristiane. Gli utenti egiziani si domandano come questo tipo di pugnali , che appartengono all’Esercito statunitense come armi d’ordinanza, siano arrivati nelle mani dello Stato Islamico.
martedì 10 marzo 2015
A Prodi scappa la verità su Gheddafi e La Libia.
16 febbraio 2015
L’Isis avanza, si sta prendendo la Libia. L’Italia ora è a portata di missile ed è entrata ufficialmente nella lista di Paesi nemici dello Stato islamico, tanto che Paolo Gentiloni è stato definito ministro “dell’Italia crociata”. L’allarme è rosso, dunque. Ci si trova davanti a una catastrofe.
L’ISIS oggi avanza liberamente in Libia sfruttando la situazione di caos totale che vige nel paese da quando l’Occidente ha "ammazzato" Gheddafi.
L’Isis avanza, si sta prendendo la Libia. L’Italia ora è a portata di missile ed è entrata ufficialmente nella lista di Paesi nemici dello Stato islamico, tanto che Paolo Gentiloni è stato definito ministro “dell’Italia crociata”. L’allarme è rosso, dunque. Ci si trova davanti a una catastrofe.
L’ISIS oggi avanza liberamente in Libia sfruttando la situazione di caos totale che vige nel paese da quando l’Occidente ha "ammazzato" Gheddafi.
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lunedì 9 marzo 2015
“La Libia di Gheddafi non era uno stato”. Re Giorgio riscrive anche il diritto internazionale
21 febbraio 2015
Non gli è bastata la Costituzione italiana…
Dopo aver fatto carta straccia della Costituzione italiana, ora Re Giorgio vuole riscrivere anche il diritto internazionale. Intervenendo in Aula sulla questione libica, Giorgio Napolitano ha dichiarato: “Che si possa parlare di stato fallito suscita in me qualche perplessità, perché ritengo che nel senso moderno dell’espressione uno stato non sia mai esistito in Libia. Non era uno stato l’esercizio autocratico e personale del presidente Gheddafi”. ( che qualcuno gli spieghi che Gheddafi NON era il presidente).
Non gli è bastata la Costituzione italiana…
Dopo aver fatto carta straccia della Costituzione italiana, ora Re Giorgio vuole riscrivere anche il diritto internazionale. Intervenendo in Aula sulla questione libica, Giorgio Napolitano ha dichiarato: “Che si possa parlare di stato fallito suscita in me qualche perplessità, perché ritengo che nel senso moderno dell’espressione uno stato non sia mai esistito in Libia. Non era uno stato l’esercizio autocratico e personale del presidente Gheddafi”. ( che qualcuno gli spieghi che Gheddafi NON era il presidente).
domenica 8 marzo 2015
Verita' scomode
Pubblicato: Venerdì, 27 February 2015 09:22
Scritto da Nicola Gottardi
Sembra impossibile da capire per noi occidentali, ma Al Kattafy e' stato anche "guida" di un governo che ha tentato di dare la Democrazia, con pieni Diritti, a tutti gli abitanti e di risollevare e unire l'Africa .
Cose che i nostri governanti, spacialmente gli oligarchi massonico-finanziari, non gradirono.
Tra i suoi successi , anche l'estrazione ( e la distribuzione) di acqua fossile, trovata sotto il deserto nell'interno della Libia, con conseguente diritto degli abitanti al terreno agricolo. Acquedotto pagato con la nazionalizazione del petrolio, cosa invisa a statunitensi e francesi.
Il governo precedente , infatti, viveva a Roma con i soldi ricevuti dagli USA per sfruttare il sottosuolo Libico.
Scritto da Nicola Gottardi
Sembra impossibile da capire per noi occidentali, ma Al Kattafy e' stato anche "guida" di un governo che ha tentato di dare la Democrazia, con pieni Diritti, a tutti gli abitanti e di risollevare e unire l'Africa .
Cose che i nostri governanti, spacialmente gli oligarchi massonico-finanziari, non gradirono.
Tra i suoi successi , anche l'estrazione ( e la distribuzione) di acqua fossile, trovata sotto il deserto nell'interno della Libia, con conseguente diritto degli abitanti al terreno agricolo. Acquedotto pagato con la nazionalizazione del petrolio, cosa invisa a statunitensi e francesi.
Il governo precedente , infatti, viveva a Roma con i soldi ricevuti dagli USA per sfruttare il sottosuolo Libico.
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sabato 7 marzo 2015
Libia. Non ripetere l'errore, scriveForeign Affairs. Eppure la prima guerra di AFRICOM fu un successo. (Spunta la carta Saif?)
27/2/2015
Si torna a parlare di Libia sull’onda della minacciosa propaganda di Isis/Daesh/Califfato a suon di video hollywoodiani ( alcuni dei quali peraltro cominciano ad essere smascherati come fake , falsi: ma come essere certi allora che non lo siano anche altri? ).
Si riparla di Libia e addirittura di un nuovo intervento armato ma stranamente, ricostruendo la vicenda che portò all’"uccisione" di Gheddafi e all' instabilità e violenza che durano tutt'oggi, si tende a far passare l’intervento occidentale in Libia del 2011come un’ iniziativa della Francia di Sarkozy. Al quale viene imputato l’esito disastroso, la disintegrazione dello stato libico.
Si torna a parlare di Libia sull’onda della minacciosa propaganda di Isis/Daesh/Califfato a suon di video hollywoodiani ( alcuni dei quali peraltro cominciano ad essere smascherati come fake , falsi: ma come essere certi allora che non lo siano anche altri? ).
Si riparla di Libia e addirittura di un nuovo intervento armato ma stranamente, ricostruendo la vicenda che portò all’"uccisione" di Gheddafi e all' instabilità e violenza che durano tutt'oggi, si tende a far passare l’intervento occidentale in Libia del 2011come un’ iniziativa della Francia di Sarkozy. Al quale viene imputato l’esito disastroso, la disintegrazione dello stato libico.
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venerdì 6 marzo 2015
La “primavera araba” ha portato l’Isis in Libia
Paolo Sensini, storico e autore di un saggio sulla guerra contro Gheddafi del 2011, analizza la situazione odierna del Paese risalendo alle radici della crisi.
Roma, 17 Febbraio 2015 (Zenit.org) Federico Cenci
“Avrete Bin Laden alle porte, ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo”. Più che il colpo di coda dialettico di un dittatore ormai braccato, questo avviso che Mu’ammar Gheddafi lanciò nella sua ultima intervista – rilasciata nel 2011, – appare oggi come una profezia. Miliziani che sfilano sotto le insegne dello Stato islamico avanzano nel Paese, mentre giornali italiani titolano preoccupati: “L’Isis è a sud di Roma”. Di cosa accade in Libia e di quali scenari potrebbero aprirsi, ZENIT ne ha parlato con Paolo Sensini, storico e autore dei libri Libia 2011 (ed. Jaca Book) e Divide et Impera – Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente (ed. Mimesis).
Roma, 17 Febbraio 2015 (Zenit.org) Federico Cenci
“Avrete Bin Laden alle porte, ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo”. Più che il colpo di coda dialettico di un dittatore ormai braccato, questo avviso che Mu’ammar Gheddafi lanciò nella sua ultima intervista – rilasciata nel 2011, – appare oggi come una profezia. Miliziani che sfilano sotto le insegne dello Stato islamico avanzano nel Paese, mentre giornali italiani titolano preoccupati: “L’Isis è a sud di Roma”. Di cosa accade in Libia e di quali scenari potrebbero aprirsi, ZENIT ne ha parlato con Paolo Sensini, storico e autore dei libri Libia 2011 (ed. Jaca Book) e Divide et Impera – Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente (ed. Mimesis).
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giovedì 5 marzo 2015
“L’Is sfonda in Libia, ultimatum a milizie di Sirte”.
Il sedicente Stato islamico alla conquista della Libia.
Intervista di ‘Fatti Italiani’ allo storico Paolo Sensini.
Dopo l’ingresso nella città di Sirte, gli uomini di al Baghdadi hanno intimato alle milizie filo-islamiche locali di abbandonare la zona entro domani. E ora si teme per le sorti della capitale Tripoli, mentre l’Italia si dice pronta a un intervento militare. Della situazione nel Paese africano, Eugenio Bonanata ha parlato con Paolo Sensini, storico e autore dei libri “Libia 2011“’ e “Divide et Impera – Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente”:
Intervista di ‘Fatti Italiani’ allo storico Paolo Sensini.
Dopo l’ingresso nella città di Sirte, gli uomini di al Baghdadi hanno intimato alle milizie filo-islamiche locali di abbandonare la zona entro domani. E ora si teme per le sorti della capitale Tripoli, mentre l’Italia si dice pronta a un intervento militare. Della situazione nel Paese africano, Eugenio Bonanata ha parlato con Paolo Sensini, storico e autore dei libri “Libia 2011“’ e “Divide et Impera – Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente”:
mercoledì 4 marzo 2015
INTERVISTA A SALVATORE SANTANGELO: L’ATTUALE SITUAZIONE LIBICA
Di Francesca Lavagna il 24 febbraio 2015
Salvatore Santangelo, giornalista professionista ed esperto di politica internazionale, dal 2009 al 2013 è stato direttore del Centro studi della Fondazione Nuova Italia. Attualmente anima il sito www.geopolitica.info dove cura una rubrica dal titolo Teatri d’operazione su guerra e immaginario e un blog su www.huffingtonpost.it. Ha partecipato a diversi volumi collettivi tra i quali Italia, potenza globale? (Fuoco Edizioni, 2013). Lo abbiamo intervistato in merito all’attuale situazione libica, con particolare riferimento al ruolo dell’Italia nel conflitto in corso.
Alla luce di ciò che sta accadendo in Libia, la situazione appare agli occhi dell’opinione pubblica confusa e incerta. Potrebbe aiutarci a capire qual è lo scenario oggi?
Salvatore Santangelo, giornalista professionista ed esperto di politica internazionale, dal 2009 al 2013 è stato direttore del Centro studi della Fondazione Nuova Italia. Attualmente anima il sito www.geopolitica.info dove cura una rubrica dal titolo Teatri d’operazione su guerra e immaginario e un blog su www.huffingtonpost.it. Ha partecipato a diversi volumi collettivi tra i quali Italia, potenza globale? (Fuoco Edizioni, 2013). Lo abbiamo intervistato in merito all’attuale situazione libica, con particolare riferimento al ruolo dell’Italia nel conflitto in corso.
Alla luce di ciò che sta accadendo in Libia, la situazione appare agli occhi dell’opinione pubblica confusa e incerta. Potrebbe aiutarci a capire qual è lo scenario oggi?
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martedì 3 marzo 2015
La fame nel mondo? Un affare per le banche
24.2.2015
Grazie alla finanziarizzazione dell'agricoltura banche e fondi speculano su grano e mais, alzando i prezzi e affamando i popoli
Lucandrea Massaro
Con due pezzi a firma di Dominique Greiner e di Antoine d'Abbundio sul quotidiano cattolico francese “La Croix” di ieri, si torna a parlare con forza di problema che interessa tutto il mondo, ed in special modo l'Italia che ospita l'Expo 2015 sui temi della fame nel mondo: la speculazione finanziaria sul prezzo delle materie prime alimentari.
Grazie alla finanziarizzazione dell'agricoltura banche e fondi speculano su grano e mais, alzando i prezzi e affamando i popoli
Lucandrea Massaro
Con due pezzi a firma di Dominique Greiner e di Antoine d'Abbundio sul quotidiano cattolico francese “La Croix” di ieri, si torna a parlare con forza di problema che interessa tutto il mondo, ed in special modo l'Italia che ospita l'Expo 2015 sui temi della fame nel mondo: la speculazione finanziaria sul prezzo delle materie prime alimentari.
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lunedì 2 marzo 2015
Calcio e radio, la vita dei profughi in fuga dalla Libia, dall' ISIS ( e dai controlli).
Venerdì sono arrivati da Lampedusa 160 migranti. In tanti sono già scappati. Le storie di chi è rimasto
BOLOGNA - «È passato un anno, nemmeno me lo ricordo più perché sono partito». Hadim (i nomi nell’articolo sono di fantasia per tutelare i richiedenti asilo, ndr) ha gli occhi lucidi e le mani ruvide di chi ha vissuto più dei suoi vent’anni. È alto, magro, indossa un giaccone nero e un paio di jeans. Ha attraversato mezza Africa a piedi prima di arrivare ai barconi. «La mia famiglia è in Gambia, non ho loro notizie da mesi. Sono partito senza soldi: ho camminato». Senegal, Mali, Niger, Libia. La ricerca di una vita migliore che si infrange sulle onde sotto il barcone diretto a Lampedusa. Una traversata che può costare mille, duemila dollari a volte. «Eravamo in 120 sulla barca, il viaggio è durato due notti. È stata dura».
BOLOGNA - «È passato un anno, nemmeno me lo ricordo più perché sono partito». Hadim (i nomi nell’articolo sono di fantasia per tutelare i richiedenti asilo, ndr) ha gli occhi lucidi e le mani ruvide di chi ha vissuto più dei suoi vent’anni. È alto, magro, indossa un giaccone nero e un paio di jeans. Ha attraversato mezza Africa a piedi prima di arrivare ai barconi. «La mia famiglia è in Gambia, non ho loro notizie da mesi. Sono partito senza soldi: ho camminato». Senegal, Mali, Niger, Libia. La ricerca di una vita migliore che si infrange sulle onde sotto il barcone diretto a Lampedusa. Una traversata che può costare mille, duemila dollari a volte. «Eravamo in 120 sulla barca, il viaggio è durato due notti. È stata dura».
domenica 1 marzo 2015
intervento di Ouday Ramadan all' emittente Al Maiadin
21 febbraio 2015
Ouday Ramadan
Pubblico la traduzione del mio intervento sulla emittente Al Maiadin.
Giornalista: Cosa fa la società europea di fronte alle minacce dell’Isis?
Io: Buonasera Signora,
quello che accadde oggi in Libia interessa tutti i mass media europei.
Tutti i popoli europei, generalmente, guardano oggi alla Libia ed in particolare il popolo italiano guarda di più.
Come tu ben sai, l’Italia è una penisola, le sue frontiere sono aperte e vicine alla Libia.
Oggi l’opinione pubblica italiana ha una psicosi oppure una fobia chiamata Isis, mentre la classe politica italiana, in questo caso è totalmente dipendente dagli Usa, e non potrà prendere una decisione all’infuori della comunità europea e soprattutto all’infuori della volontà degli Usa.
Ad ogni modo è bene ricordare che sono stati gli Usa ad istituire oggi l’Isis e prima Al Qaeda ed i suoi militanti.
Gli Usa si trovano lontani ad ogni pericolo terroristico da parte dell’Isis. L'Europa è seriamente minacciata.
Agli Usa non importa niente dalle conseguenze che potrà avere l’Europa.
Per esempio, gli Usa entrarono in conflitto nella seconda guerra mondiale dopo quattro anni dal suo scoppio, ed è stata la forza che ha distrutto di più l’Europa, con la scusa della liberazione, pertanto, agli Usa non importa alcun pericolo che potrà coinvolgere l’Europa.
Ouday Ramadan
Pubblico la traduzione del mio intervento sulla emittente Al Maiadin.
Giornalista: Cosa fa la società europea di fronte alle minacce dell’Isis?
Io: Buonasera Signora,
quello che accadde oggi in Libia interessa tutti i mass media europei.
Tutti i popoli europei, generalmente, guardano oggi alla Libia ed in particolare il popolo italiano guarda di più.
Come tu ben sai, l’Italia è una penisola, le sue frontiere sono aperte e vicine alla Libia.
Oggi l’opinione pubblica italiana ha una psicosi oppure una fobia chiamata Isis, mentre la classe politica italiana, in questo caso è totalmente dipendente dagli Usa, e non potrà prendere una decisione all’infuori della comunità europea e soprattutto all’infuori della volontà degli Usa.
Ad ogni modo è bene ricordare che sono stati gli Usa ad istituire oggi l’Isis e prima Al Qaeda ed i suoi militanti.
Gli Usa si trovano lontani ad ogni pericolo terroristico da parte dell’Isis. L'Europa è seriamente minacciata.
Agli Usa non importa niente dalle conseguenze che potrà avere l’Europa.
Per esempio, gli Usa entrarono in conflitto nella seconda guerra mondiale dopo quattro anni dal suo scoppio, ed è stata la forza che ha distrutto di più l’Europa, con la scusa della liberazione, pertanto, agli Usa non importa alcun pericolo che potrà coinvolgere l’Europa.
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