17 marzo 2015
"Se il governo dovesse dare il via" a un intervento in Libia, "noi siamo pronti". Lo assicura il neocapo di stato maggiore dell' Esercito, gen.Danilo Errico, che intervistato dal Corriere della Sera però precisa: "ci sono azioni diplomatiche in corso, la situazione è complessa, si sta cercando la costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo consenso". Alla domanda su quali forze l'Italia potrebbe mettere in campo, il generale risponde: "il tipo di intervento determinerà impiego, armamento, addestramento e composizione delle forze".
"Io posso solo assicurare che cercheremo di fare ciò che ci sarà chiesto". Errico si sofferma anche sull'impegno per Strade Sicure ed Expo: "in questo momento impieghiamo 3.500 uomini, di cui 200 che pattugliano la Terra dei fuochi in Campania. Si prevede di arrivare a 4.800 uomini e per l'Expo ci saranno altri 600 uomini dedicati solo alla manifestazione milanese". E alla domanda se ritenga adeguate le regole di ingaggio risponde: "le modalità di intervento dipendono dalle prefetture e non sono tutte uguali, variano da presidio a presidio e sono concordate con le autorità di pubblica sicurezza. Se il Giubileo richiederà un impegno supplementare, - afferma il generale - siamo pronti a fare ciò che ci verrà chiesto". I tagli alle forze armate? "Confido nel fatto che, se ci assegnano un compito, mi daranno le risorse necessarie per svolgerlo, anche in questo momento di crisi".
Le richieste di Tobruk. L'Italia deve levare l'embargo imposto all'esportazione" legale "di armi verso la Libia. L'Italia deve sostenere la Libia nell'addestramento del suo esercito e assicurare sostegno militare alla Libia": lo ha detto il presidente del parlamento di Tobruk, Aqila Saleh. "Ci attendiamo che l'Italia giochi il suo ruolo nel levare l'embargo sull'esportazione di armi verso la Libia e nell'addestrare le nostre forze armate e i servizi di sicurezza", ha detto Saleh in dichiarazioni all'ANSA al Cairo. All'obiezione che una consegna di armi potrebbe scatenare un conflitto ancora maggiore tra Tobruk e Tripoli, il presidente del Parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale ha sostenuto che "non c'è una guerra fra libici, non bisogna temere che scoppi una guerra inter-libica". "I libici non si fanno la guerra - ha insistito - Sono tribù che cooperano. Una volta che i terroristi lasceranno il paese, saranno di nuovo amiche".
"Quello che sta avvenendo in Libia non è una guerra inter-libica ma - ha sottolineato Saleh - è una guerra tra l'esercito libico e il terrorismo". "Il nostro è un esercito legittimo che risponde e obbedisce al Capo delle Forze armate, il quale è il presidente della Camera dei rappresentanti", ha ricordato Saleh riferendosi a se stesso.
Saleh ha auspicato che "l'Italia giochi un ruolo importante" in un eventuale pattugliamento del Mediterraneo per impedire che armi giungano a gruppi terroristici. "Auspichiamo che l'Italia giochi un ruolo importante nella proibizione e il contrasto dell'arrivo illegale di armi in Libia", ha detto Saleh incontrando l'ANSA al Cairo. "Auspichiamo un atteggiamento serio e chiaro dell'Italia e siamo stati rassicurati in questo senso quando il ministro degli Esteri italiano a ricevuto il suo omologo libico", ha detto il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk (Hor) riferendosi implicitamente all'incontro di sabato scorso a Roma fra Paolo Gentiloni e il collega libico Mohamed al-Dairy.
"Quando il primo ministro italiano ha parlato a Sharm el Sheikh", ha detto Saleh riferendosi all'intervento di Matteo Renzi alla Conferenza sullo sviluppo economico dell'Egitto di venerdì scorso, "ha detto che l'Italia sostiene l'Egitto nella sua politica sulla Libia e ciò significa che anche l'Italia sostiene la Libia nella sua lotta contro il terrorismo". "C'è un consenso internazionale che il terrorismo è un pericolo per tutto il mondo: se i terroristi entrano in Libia andranno anche a Roma e in Egitto e dappertutto", ha sostenuto il capo del parlamento di Tobruk.
Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2015/03/17/libia-governo-intervento-_n_6883732.html
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