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martedì 17 marzo 2015

Libia, l’Isis distrugge un tempio sufi, si tme per la preziosa Leptis Magna

Nel mirino dei miliziani tutti i siti blasfemi o pre-islamici. L’Unesco ha chiesto alle milizie di avere almeno un elenco dei siti danneggiati: da Tripoli non hanno risposto
di Francesco Battistini

All’arti siam sfascisti. Se non altro, fino a qualche mese fa se ne vergognavano un po’. E se dovevano fare sparire la “Gazzella” del nostro Vannetti, la statua nuda ereditata dagli anni Trenta italiani, l’indecente fontana spartitraffico che dominava una rotonda di Tripoli, la rapivano senza testimoni prima dell’alba e buonanotte. Adesso, no: va di moda decapitare sul posto le opere d’arte come gli uomini, da Mosul a Ninive, e meglio ancora filmare quelle per terrorizzare questi. Da un angolo imprecisato della Tripolitania, da un giorno che non si sa, arrivano le foto d’un mausoleo sufi preso a mazzate, ruspato da un bulldozer, ridotto in macerie. Vandalismo by Isis, certificano le dide.


Attacco ai moderati
L’Islam puro chiamato a spazzare via quei “debosciati” dei musulmani più moderati di tutti, i mistici sufisti, che pure hanno fatto la storia della Libia: «Abbiamo ripulito il governatorato di Tripoli dai santuari e dai luoghi di politeismo», è l’annuncio, laddove la pulizia etica sta in realtà durando da un po’ e i guardiani dell’Hisba, la polizia preposta da Al Baghdadi a brandire la spada del Profeta, sono mesi che scalpellano, rimuovono, sfasciano quel che vogliono. «C’è un’operazione sistematica e ben organizzata di cancellazione della memoria», denunciava già a settembre sul Libya Herald un anonimo storico dell’arte tripolino: «Ma queste demolizioni non si possono improvvisare: richiedono tempo e soprattutto il consenso delle autorità».

Leptis Magna in pericolo
Tutta colpa dell’Isis? Lo sfascio è cominciato l’anno scorso con la presa di potere delle milizie di Misurata e di Alba libica, i Fratelli musulmani locali, che negli ultimi mesi hanno tollerato sventolassero le prime bandiere nere. L’ordine è stato subito quello d’abbattere tutto ciò che sa di blasfemo o di preislamico. A Tripoli sono sfregiate le sure sulla moschea di Mizran, si cancellano i sepolcreti ottomani di Karamanli e Gurgi, si fanno a pezzi gli antichi mimbar di legno e di marmo, i pulpiti in stile andaluso di Basha e di Draghut.
A Leptis Magna, meravigliosa città romana sul mare, conservata come poche o ormai poco custodita, qualcuno già invita a prendersela con metope e capitelli. Nel profondo Sud che nessuno può più raggiungere, perché i tagliagole sono troppi, un coraggioso giornalista locale ha fotografato e censito i disastri a colpi d’acido e di solventi sulle pitture neolitiche di Tadrart Acacus. Capolavori sopravvissuti al deserto per dodicimila anni. L’Unesco ha chiesto alle milizie d’avere almeno un elenco dei siti danneggiati: da Tripoli, non hanno neanche risposto.
11 marzo 2015 | 21:09
Preso da: http://www.corriere.it/esteri/15_marzo_11/libia-l-isis-distrugge-tempio-sufi-si-teme-la-preziosa-leptis-magna-5a7949fe-c826-11e4-a75d-5ec6ab11448e.shtml

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