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mercoledì 31 luglio 2013

Libya: Nuovo attacco contro una stazione di Polizia a Benghazi

24/7/2013.
Ennesimo attacco contro una sede della Polizia nella citta' di Benghazi.

Una potente esplosione ha in parte distrutto la sede di Birkah, gia' in passato teatro di altri attacchi simili.

Il bilancio dell'attacco contro la postazione governativa non e' chiaro: sembra che almeno tre persone siano rimaste ferite.

La potenza dell'esplosione ha dannegiato anche diverse automobili e molti vetri degli edifici circostanti sono andati in frantumi.

martedì 30 luglio 2013

Fuga all' inferno ed altre storie- un brano 2

3. Fuga all’inferno e altre storie è indubbiamente un’opera letteraria e, io credo, di apprezzabile qualità. Ma si tratta di un’opera letteraria che insieme al più noto, istituzionale e utopico Libro verde7 costituisce il corpus del pensiero politico di Gheddafi. Il pastore del deserto – così talvolta si autodefinisce – parla di politica al suo popolo nella forma della favola, dell’apologo. I racconti hanno sempre un contenuto politico: si tratti dei problemi del potere e del difficile rapporto con le masse, dell’urbanesimo e del progresso, dell’alienazione della persona di fronte alla prepotenza della modernità. Il leader Gheddafi, come è versatile nell’abbigliamento, parla più di una lingua: quella asserverativa e utopica del Libro Verde, quella fluviale dei suoi discorsi e del suo sito (www.algathafi.org/akrad-fr.htm) e quella poetica di questi racconti, spesso drammatici, nei quali assume la semplicità di un nomade pastore del deserto. «Benedetta sia tu, oh carovana» esclama scaraventato dalle circostanze al cospetto di problemi ardui e terrificanti.
Tutto questo invita a sforzarsi di capire la personalità dell’autore: non sono frequenti i capi di stato che scrivano racconti e si concedano alla letteratura non per vanità salottiera. Dobbiamo partire dal dato di fatto che Gheddafi è un capo di stato a tutti gli effetti, sperimentato nelle avversità (oltre l’embargo, l’accusa di «stato canaglia» e anche un bombardamento Usa) e tra i più longevi (in durata credo lo batte solo Fidel Castro), ha trasformato la Libia in una nazione e governa senza alcun incarico ufficiale: è soltanto il leader, el quaid, ma qui il soltanto è più di un tutto. Ma proprio per questo diventa più stringente la domanda: perché scrive racconti? La risposta la si deve cercare nella personalità di Gheddafi, utopica e realista, capace di avere tutto il cinismo del potere e di soffrirne l’angoscia, al punto di scrivere che vorrebbe fuggire all’inferno, per essere più sereno, riposare dalle fatiche di quel vero inferno che si trova nell'aldiquà.
A chi voglia saperne di più raccomando la lettura di Gheddafi, una sfida dal deserto di Angelo Del Boca e anche Di fronte a Gheddafi di Luciana Anzalone 8. Del Boca dice a Gheddafi che dovrebbe essere deluso dall’accoglienza debole che il suo popolo ha riservato al Libro Verde. La risposta di Gheddafi è secca e di verità. «La sua interpretazione – dice – è corretta. Certamente, sono deluso. I principi contenuti nel Libro Verde sono, ovviamente, principi utopistici. Se però la mia gente li avesse adottati, oggi vivremmo in un mondo più felice, più verde. Ma è difficile, con la gente di oggi, conseguire tali risultati. Di conseguenza il nostro mondo è ancora, purtroppo, di colore nero». L’uomo è utopista e realista: nello stesso Libro verde nel quale esalta la democrazia attraverso il potere del popolo, poi scrive: «Questa è la vera democrazia dal punto di vista teorico; ma nella realtà, sono sempre i più forti che dominano, e la parte più forte nella società è quella che comanda».

lunedì 29 luglio 2013

Fuga all'inferno e altre storie - Un brano 1

 
Copertina
Gheddafi Muhammar
Fuga all'inferno e altre storie
introduzione di Valentino Parlato

2005 pp.128 14,00 €

Conoscevamo il Gheddafi provocatore, arringatore di folle, profeta; qui ci si rivela, in una dozzina di sorprendenti novelle, un Gheddafi scrittore e poeta, dalla personalità complessa e profondamente riflessiva. In queste storie, tra la favola moderna e la parabola morale, emerge, forse più che nei suoi interventi politici, il carattere particolarissimo di questo personaggio del nostro tempo, tanto attento alle trasformazioni portate dalla modernità quanto legato all’antica cultura beduina con le sue radici nomadi e con il suo attaccamento alla natura solitaria del deserto. Lontani dall’immediatezza della politica, questi racconti non mancano tuttavia, in forma metaforica e visionaria, di bersagli polemici come certi potentati musulmani legati mani e piedi agli Stati Uniti o come gli integralisti, cui Gheddafi imputa un carattere retrogrado e criminale. Alla fine di questa lettura avremo scoperto un personaggio davvero fuori dal comune.


INTRODUZIONE
Valentino Parlato

1. Questa è la prima edizione in lingua italiana (tradotta direttamente dall’arabo) di Fuga all’inferno e altre storie, una raccolta di scritti letterari di Muhammar Gheddafi, il discusso leader che dal 1969 regge le sorti della Libia. Qualche parola su questa Libia, che è sfondo e materia dei racconti e che è anche il paese dove sono nato e vissuto fino all’età di vent’anni.

domenica 28 luglio 2013

GHEDDAFI E GLI ALTRI.

5 Marzo 2011
http://fulviogrimaldi.blogspot.com/
La terra è tua madre, lei ti diede la nascita dal suo ventre. E’ colei che ti allattò e ti alimentò. Non disubbidire a tua madre e non tosare i suoi capelli, tagliare le sue membra, lacerare la sua carne, o ferire il suo corpo. Devi solamente aggiustare le sue unghie, fare che il suo corpo sia pulito da ogni lordura. Darle la medicina per curare ogni sua malattia. Non mettere pesi gravosi sopra la sua mammella, fango o cemento sopra le sue costole. Rispettala e ricorda che se sei troppo aspro con lei, non ne troverai un’altra. Non distruggere la tua dimora, il tuo rifugio, o ti perderai.
(Muammar Gheddafi).
Forse è per questo che gira con una tenda. Mentre il nostro viaggia da Arcore in Grazioli in Certosa in castelli in Santa Lucia e costruisce Milano 2 e C.A.S.E.

sabato 27 luglio 2013

Gheddafi attraverso i suoi scritti.

Comprendere Muhammar Gheddafi non era certo compito facile, sia per la complessità del personaggio, sia perché nel corso della sua vita egli ha attraversato diverse fasi personali e politiche. A un anno dalla sua morte nel mondo si registrano varie opinioni sul suo conto e non mancano quelle positive, soprattutto in Africa1. Tuttavia, in Europa e negli Stati Uniti il Colonnello non ha mai goduto di buona fama e la sua 2. Riflettendo su tale tendenza, negli anni ’80 Giulio Andreotti osservava: " io non penso davvero che gheddafi sia un cherubino, ma non mi piace il sistema di creare una specie di diavolo di turno, su cui riversare anche le colpe che non ha
immagine è stata abitualmente riassunta nei prototipi del terrorista o del buffone

venerdì 26 luglio 2013

LO SPORT, L’EQUITAZIONE E GLI SPETTACOLI.

Lo sport può essere privato, come la preghiera che la persona recita da sola e
per proprio conto, anche dentro una stanza chiusa; oppure può essere
pubblico, quale è praticato collettivamente nei campi sportivi, come la
preghiera cui si adempie collettivamente nei luoghi di culto. Il primo tipo di
sport interessa personalmente il singolo individuo; il secondo riguarda tutto il
popolo, il quale lo pratica senza lasciare che nessuno lo faccia in sua vece.
Sarebbe irrazionale che le masse (gamàhìr) entrassero nei luoghi di culto,
senza pregare, solo per stare a guardare una persona o un gruppo che prega.
Allo stesso modo è irrazionale che esse entrino negli stadi e nei campi senza
praticare lo sport, solo per stare a guardare uno o più individui che giocano. Lo
sport è come il pregare, il mangiare, il riscaldare ed il ventilare. Sarebbe
sciocco che le masse entrassero in un ristorante per stare a guardare una
persona o un gruppo che mangia! Oppure che la gente lasciasse che una
persona o un gruppo godessero fisicamente del riscaldamento e dell’aria in
sua vece! Allo stesso modo è irrazionale che si permetta ad un individuo o ad
una squadra di monopolizzare lo sport escludendo la società, mentre essa
sopporta gli oneri di tale monopolizzazione a vantaggio di detto individuo o
detta squadra. Proprio come democraticamente non dovrebbe essere
permesso che il popolo autorizzi un individuo, un gruppo, fosse pure un
partito, una classe, una confessione religiosa, una tribù o un’assemblea, a
decidere del suo destino in sua vece o a sentire i suoi bisogni in sua vece. Lo
sport privato interessa solo chi lo pratica su sua responsabilità e a sue spese.
Lo sport pubblico è una necessità pubblica per la gente.

giovedì 25 luglio 2013

L' ISTRUZIONE, LA MUSICA E LE ARTI.

La scienza e l’apprendimento non consistono solo nel programma sistematico
e nelle materie ben classificate che i giovani sono costretti a imparare in libri
stampati durante determinate ore, mentre stanno seduti in fila. Questo tipo di
istruzione, che attualmente prevale in tutto il mondo, è un metodo contrario
alla libertà. L’istruzione coercitiva, di cui vanno fiere le nazioni al mondo ogni
volta che riescono a imporla ai giovani, è uno dei metodi repressivi della
libertà. E’ una soppressione forzata delle doti dell’essere umano, ed è altresì
un modo forzato di orientarne le scelte. E’ un atto dispotico, fatale alla libertà,
perché impedisce alla persona la libera scelta, l’originale inventiva e la
possibilità di brillare per il proprio talento. E’ dispotismo che la persona sia
costretta ad apprendere un siffatto programma. E’ dispotismo che vengano
imposte materie specifiche per indottrinare la gente. L’istruzione di tipo
coercitivo, l’istruzione metodizzata e sistematizzata, in realtà è un
abbrutimento forzato delle masse.

mercoledì 24 luglio 2013

LE MINORANZE, I NERI.

Che cos’è una minoranza (aqualliyyah)? Quali sono i suoi vantaggi e gli
svantaggi? Come va risolta la questione delle minoranze in accordo ai diversi
problemi dell’uomo alla luce de "La Terza Teoria Universale"? La minoranza è
solo di due tipi, non ve n’è terzo: uno è quello che fa parte di una nazione, che
la inquadra socialmente; l’altro è quello senza nazione, e senz’altro quadro
sociale tranne il proprio. Questo secondo tipo è quello che forma una delle
accumulazioni storiche che finiscono per costituire una nazione, in forza della
appartenenza e del destino comune. Tale minoranza - come è evidente - ha
diritti sociali propri, ed è sopruso che qualunque maggioranza abbia a
usurparli. Infatti la connotazione sociale è intrinseca, e non risulta possibile di
venire assegnata né tolta. I problemi politici ed economici della minoranza si
possono risolvere solo nell’ambito della società delle masse (mugtamà
gamàhìrì), nelle cui mani devono trovarsi il potere, la ricchezza e le armi. E’
dispotismo e ingiustizia considerare la minoranza solo in base al fatto che essa
è tale sotto l'aspetto politico ed economico.

martedì 23 luglio 2013

LA DONNA 2

Sono egualmente l’abuso e il dispotismo che obbligano la donna a espletare il
suo ruolo naturale in circostanze innaturali, mettendola in una situazione di
contrasto intrinseco. Se la donna rinuncia al suo ruolo naturale del parto e
della maternità essendovi costretta, sono esercitate su di lei tirannia e
dispotismo. La donna bisognosa di un lavoro, che la renda incapace di
assolvere alla sua missione naturale, non è libera essendovi costretta dal
bisogno, perché nel bisogno la libertà scompare. Vi sono circostanze
appropriate e anche necessarie perché sia agevolato alla donna
l’adempimento della sua missione naturale, diversa da quella dell’uomo.

lunedì 22 luglio 2013

LA DONNA 1

La donna è un essere umano e l’uomo è un essere umano. Su ciò non esiste
disaccordo né dubbio alcuno. La donna e l’uomo, dal punto di vista umano,
ovviamente sono uguali. Fare una discriminazione tra uomo e donna sul piano
umano è un’ingiustizia clamorosa e senza giustificazione. La donna mangia e
beve come mangia e beve l’uomo. La donna odia e ama come odia e ama
l’uomo. La donna pensa, apprende e capisce come pensa, apprende e capisce
l’uomo. La donna ha bisogno di alloggio, di vestiario e di mezzo di trasporto
come ha bisogno l’uomo. La donna ha fame e ha sete come ha fame e ha sete
l’uomo. Ma allora perché esiste l’uomo e perché esiste la donna? Certo la
società umana non è formata soltanto da uomini o soltanto da donne, ma da
entrambi, ossia da uomo e donna assieme per legge di natura. Perché non
sono stati creati solo uomini oppure solo donne? Qual’è inoltre la differenza
tra uomini e donne, ossia fra l’uomo e la donna? Perché il creato ha richiesto
la creazione dell’uomo e della donna, il che si realizza con l’esistenza di
entrambi, e non dell’uomo soltanto, o della donna soltanto? Deve
assolutamente esservi una necessità naturale a favore dell’esistenza di
entrambi, e non soltanto dell’uno, o soltanto dell’altra.

domenica 21 luglio 2013

Prostituzione: tratta di donne da Libia a Italia, presa la 'boss'

13:26 15 LUG 2013

(AGI) - Caltanissetta, 15 lug. - Insieme ad altri sette criminali, fra libici e nigeriani, avrebbe gestito un traffico di donne poi destinate alla prostituzione. Nike Adam, una donna di 36 anni, era a capo dell'organizzazione e aveva il compito di smistare le "squillo" in Italia. La donna e' stata arrestata dalla Squadra mobile di Caltanissetta, coordinata dal dirigente Marzia Giustolisi. Deve rispondere di traffico di esseri umani, tratta di persona e riduzione in schiavitu' di giovani donne avviate alla prostituzione.

sabato 20 luglio 2013

LA NAZIONE.

La nazione (ummah) per l’individuo è un riparo politico nazionale, più distante
da quello sociale che la tribù fornisce ai suoi membri. Lo spirito tribale
(qabaliyyah) è la rovina della coscienza nazionale (qawmiyyah), poiché la
fedeltà (walà’) tribale indebolisce e danneggia quella nazionale, così come la
fedeltà familiare danneggia e indebolisce quella tribale. Il particolarismo
(ta’assub) nazionale, nella stessa misura in cui è necessario alla nazione, è
minaccevole per l’umanità. La nazione nella società umana è come la famiglia
nella tribù. Ogni qualvolta le famiglie di una stessa tribù si azzuffano
sostenendo ciascuna la propria causa, la tribù viene ovviamente minacciata.
Così quando i membri di una stessa famiglia si trovano in conflitto fra loro ed
ognuno parteggia a proprio vantaggio, la famiglia viene minacciata. E se le
tribù di una nazione si combattono fra loro sostenendo ciascuna i propri
interessi, quella nazione viene minacciata. Allo stesso modo sono male e
detrimento all’umanità il particolarismo nazionale e l’uso della forza nazionale
contro le nazioni deboli; oppure il progresso nazionale conseguito
appropriandosi di ciò che appartiene ad altra nazione. Però l’individuo forte,
rispettoso di se stesso, consapevole delle sue responsabilità personali è
importante ed utile alla famiglia; la famiglia rispettosa, forte, consapevole
della sua importanza è socialmente e materialmente utile alla tribù; la nazione
progredita, produttiva e civilizzata è utile al mondo intero.

venerdì 19 luglio 2013

LA FAMIGLIA, LA TRIBU'

La famiglia (usrah), rispetto ad ogni singolo individuo, è più importante dello stato. L’umanità conosce l’individuo (l’essere umano) e l’individuo (l’essere
umano) normale conosce la famiglia. La famiglia è la sua culla, la sua origine
ed il suo riparo sociale. Per natura l’umanità è l’individuo e la famiglia, e non è
lo stato. L’umanità non conosce ciò che si definisce "stato". Lo stato è un
ordinamento (nizàm) politico ed economico artificiale, e volte militare, con cui
l’umanità non ha rapporto né ha nulla a che vedere. La famiglia è esattamente
come la pianta singola nella natura che sta all’origine di tutte le altre. Invece il
trasformare la natura in colture, giardini etc. è un procedimento artificiale
senza alcun rapporto con la natura vera della pianta, formata da un certo
numero di rami, di foglie e di fiori. Analogicamente per la famiglia: che i fattori
politici, economici e militari abbiano finito per ridurre insiemi di famiglie a
forma di stato, non ha nulla a che vedere con l’umanità. Perciò qualunque
situazione, circostanza o procedimento che conduca allo smembramento della
famiglia, o alla sua dispersione e alla sua rovina è inumana ed innaturale; anzi,
è arbitraria. Esattamente come qualunque atto, circostanza o procedimento
che porta all’uccisione della pianta, allo smembramento dei suoi rami, al
danneggiamento e all’avvizzimento dei suoi fiori o delle sue foglie. La società
ove per qualsiasi circostanza vengono minacciate l’esistenza e l’unità della
famiglia, sono come un campo le cui piante vengono minacciate dall’erosione
delle acque, oppure dall’arsura o dall’incendio, dall’avvizzimento e dalla
siccità. Il giardino o il campo fiorente sono quelli le cui piante crescono in
modo naturale, fioriscono, impollinano e si radicano saldamente. Lo stesso è
per la società umana. La società fiorente è quella ove l’individuo si radica nella
famiglia in modo naturale ed ove fiorisce la famiglia. Infatti l’individuo si
radica nella famiglia umana come la foglia sul ramo o il ramo sull’albero, che
non ha significato né vita materiale qualora se ne stacchi. Come non ne ha
l’individuo se si stacca dalla famiglia, nel senso che senza questa è privo di
significato e di vita sociale. Se la società dovesse giungere a far esistere
l’essere umano all’infuori della famiglia, diverrebbe allora una società di
emarginati (sa’àlìk), paragonabile alle piante artificiali.

giovedì 18 luglio 2013

Addestramento britannico per le nuove leve dell’esercito libico

11 luglio 2013 - 10:00
Addestramento britannico per le nuove leve dell’esercito libico
Il ministero della Difesa britannico ha annunciato che entro fine anno 2.000 soldati libici verranno addestrati nella base militare di Cambridgeshire
Presto le forze di sicurezza libiche riceveranno una mano dai governi occidentali.

Dopo le recenti dichiarazioni del premier Ali Zeidan, che il 7 luglio aveva affermato che oltre l’Italia anche Francia e Stati Uniti manteranno l’impegno di addestrare i soldati e i poliziotti libici, ieri un segnale rassicurante è arrivato anche da Londra.

mercoledì 17 luglio 2013

Libia: Berberi invitano a boicottare elezioni costituente.

17:43 12 LUG 2013

(AGI) - Tripoli - Il Comitato Supremo degli Amazigh, la minoranza berbera in Libia, ha invitato a boicottare le elezioni per l'Assemblea che dovra' redigere la nuova Costituzione libica, previste entro la fine dell'anno. La decisione e' dovuta all'insoddisfazione dei berberi per la legge elettorale in discussione all'Assemblea Nazionale Libica che, secondo loro, non garantirebbe una sufficiente rappresentanza alla loro etnia. Tra le richieste dei berberi, vi e' il riconoscimento della loro lingua come idioma ufficiale, insieme all'arabo, nella nuova Costituzione.

martedì 16 luglio 2013

La Libia nelle mani dei signori della guerra.

9 luglio 2013.
Formazioni paramilitari e brigate di ex ribelli tengono sotto scacco interi quartieri della capitale Tripoli, di Bengasi e di altre importanti città. Dalla politica nessuna soluzione per garantire la sicurezza nel Paese.
Se l’Egitto vive i giorni più difficili dalla caduta di Hosni Mubarak, in Libia dalla destituzione del colonnello Gheddafi praticamente non è mai stata raggiunta. Tripoli continua a essere in balia di formazioni paramilitari che si sottraggono a ogni controllo, spesso equipaggiate meglio dell’esercito e dei corpi di polizia.



Di fatto in alcuni quartieri della capitale, ma anche in altre città libiche, sono proprio queste milizie e brigate a detenere il potere. Si tratta di formazioni costituite perlopiù da ex ribelli che dopo la battaglia contro il deposto regime non si sono più reinseriti nella società, rifiutando in molti casi anche l’arruolamento nelle forze di sicurezza. Altri gruppi armati sono invece dei veri e propri eserciti privati al soldo di signori della guerra, e che pertanto non hanno alcun interesse a deporre le armi.

lunedì 15 luglio 2013

Libia, quello che resta di una "rivoluzione".

Questo articolo è tratto dal sito di Nigrizia. Il silenzio che circonda le vicende libiche fa pensare ad una raggiunta "normalità" e che i fatti di violenza siano effetti collaterali della transizione. Questa "normalità" è invece simile a quella dell'Iraq, dove regna il caos e si continua a morire. Il paese è devastato dai jihadisti e gli attentati sono registrati come fatti di cronaca. Le brigate che governano le prigioni

TRIPOLI - Pochi mesi fa è stato celebrato in sordina il secondo anniversario della "rivoluzione" del 17 febbraio che ha provocato la caduta del regime di Gheddafi. E poco meno di un anno fa sono state indette le prime elezioni "libere" in Libia. Oggi, da come viene trattata la questione libica nei media mainstream, si potrebbe pensare che il paese sia entrato nella "normalità" e che i vari episodi di violenza siano effetti collaterali della fase di transizione verso la democrazia. In realtà, questa "normalità" è un po' simile a quella dell'Iraq, che sta durando da 10 anni, dove regna il caos totale e dove si continua a morire nell'indifferenza della "comunità internazionale". Il paese è devastato dai jihadisti e gli attentati mortali vengono registrati dai media come fatti di cronaca. Ed è questa la "normalità" drammatica nella quale si trova la Libia.

I guasti dopo la guerra della Nato. Prima della cosiddetta "rivoluzione", in Libia vivevano 6,5 milioni di persone, di cui più di 2 milioni erano immigrati (lavoratori con famiglie). Oggi quasi tutti gli immigrati e più di un milione di libici ha lasciato il paese. La guerra della Nato del 2011 ha distrutto gran parte delle infrastrutture, l'economia è regredita drasticamente ed ecco povertà e disoccupazione in un paese che fino a ieri era il più ricco dell'Africa. Le tribù, armate fino ai denti, si ammazzano tra di loro per accaparrarsi "l'appalto" per la protezione di pozzi di petrolio e di gas naturale e cercano di imporre il pizzo al "governo" libico e alle multinazionali. Qualche mese fa, ci fu uno scontro mortale a Zintan e Zuara per aggiudicarsi la "protezione" dell'impianto di petrolio e gas di proprietà della Mallitah, una joint-venture tra la National Oil Company libica e l'Eni.

domenica 14 luglio 2013

Profughi della guerra libica, dall’Italia in Germania: indesiderati, protestano ad Amburgo.

09 luglio 2013
Profughi della guerra libica, dall’Italia in Germania: indesiderati, protestano ad Amburgo.
Circa 300 immigrati fuggiti dalla Libia vivono in un limbo legale divisi tra Germania e Italia; proteste della società civile e dell’opposizione in loro favore.


Quando due anni fa è scoppiata la rivoluzione in Libia, in migliaia sono fuggiti dal Paese in cerca di sicurezza e di occupazione altrove. Molti profughi si sono diretti verso l’isola di Lampedusa, ma le autorità italiane hanno poi chiuso le strutture di accoglienza, dando agli immigranti qualche centinaio di euro per andarsene.
Circa 300 africani provenienti da Togo, Ghana e Costa d’Avorio sono giunti ad Amburgo due mesi fa e almeno 80 di loro si sono stanziati presso una chiesa. I corrispondenti di France24 li hanno intervistati in una chiesa di Amburgo dove organizzazioni non governative hanno improvvisato un centro di accoglienza dove gli immigrati possono alloggiare. Ma la legge non è dalla loro parte, in quanto secondo le autorità tedesche spetterebbe all’Italia occuparsi di loro. Il permesso temporaneo, che le autorità italiane hanno fornito per poter lasciare l’Italia, permette loro di muoversi entro l’Unione europea ma non di stabilirsi e lavorare in uno dei Paesi Shengen. La chiesa di San Pietro ad Amburgo ha deciso quindi di aprire le porte a questi immigrati anche in protesta contro la durezza delle autorità tedesche. Sieghard Wilm, prete di San Pietro, dichiara: “Chiudere gli occhi su questo problema non è in alcun modo una soluzione […] le autorità tedesche stanno facendo come le tre scimmiette: non vedo, non parlo, non sento. È inaccettabile”.

sabato 13 luglio 2013

BASE SOCIALE DELLA TERZA TEORIA UNIVERSALE.

Motore della storia umana è il fattore associativo delle Genti (igtimà’ì ay
qawm). La base della dinamica della storia è il vincolo associativo che tiene
legati i diversi gruppi umani, ciascuno singolarmente, dalla famiglia alla tribù
sino alla nazione (ummah). Gli eroi della storia sono individui che si sacrificano
per delle cause. Non esiste in merito altra possibile definizione. Ma quali
cause? Gli eroi sacrificano se stessi per amore degli altri. Ma quali altri? Quelli
che hanno un legame con loro. Il legame fra singolo e gruppo è di natura
associativa, ossia intercorrere fra individui di una stessa etnia (o Gente:
qawn). La base su cui si è formata l’etnia è la coscienza della nazione
(qawmityyah). Perciò quelle sono cause nazionali, ed il legame nazionale è
legame associativo: quello associativo deriva dal gruppo (gamà’ah), è cioè il
legame interno al gruppo; quello nazionale deriva dalla etnia, è cioè il legame
interno all’etnia. Il legame associativo è legame nazionale, e viceversa; dato
che il gruppo è etnia e che l’etnia è gruppo, anche se quest’ultimo può esserle
numericamente inferiore. Tralasciando qui la definizione particolare che
concerne il gruppo transitorio (gamà’ah muwaqqatah), che non ha legami
gentilizi fra i suoi membri. Infatti ciò che qui si intende per gruppo (gamà’ah) è
il gruppo perenne (gamà’ah dà’imah) in virtù dei legami della nazione [ovvero
è l’associatività nazionale].

venerdì 12 luglio 2013

L'ACCUMULAZIONE DI RICCHEZZA

Ciò di cui abbisogna un individuo per soddisfare i propri bisogni è una unità della ricchezza complessiva della società. Ora, l’individuo che possiede più di
una unità di questa ricchezza è in realtà responsabile di avere limitato il diritto
di altri individui alla loro parte di ricchezza e non ha fatto altro che accumulare
realizzando ciò in danno dei bisogni altrui. Tutto ciò è alla base dell’attività di
coloro che accumulano risparmio senza consumare, cioè che risparmiano in
una misura superiore a quanto dovuto per il soddisfacimento dei loro bisogni.
Da qui scaturisce la formazione di nuclei di persone che chiedono di soddisfare
i propri bisogni e rivendicano il loro diritto alla propria quota di ricchezza nella
società di cui fanno parte, senza ottenere nulla. La privazione della loro quota
di ricchezza è un vero furto, anche se fatto allo scopo e legale, secondo le
norme inique e sfruttatrici che governano la società. Tutto quanto va oltre il
soddisfacimento dei propri bisogni rimane in definitiva proprietà di tutti i
membri della collettività. A ciascun individuo è consentito di risparmiare ciò
che vuole, soltanto nell’ambito del proprio fabbisogno, in quanto l’accumulo
di risparmio in misura maggiore, è a detrimento della ricchezza collettiva. La
gente abile e intelligente non ha il diritto di appropriarsi delle unità di
ricchezza altrui per via della propria abilità e intelligenza, tuttavia può
utilizzare quelle qualità per soddisfare i deficienti e gli incapaci non perciò
devono essere privati di quella stessa parte della ricchezza sociale di cui
godono i sani.

giovedì 11 luglio 2013

IL BISOGNO, LA CASA, IL LAVORO.

[ Il bisogno ]
La libertà dell’uomo è incompleta se da un altro uomo dipendono i suoi
bisogni. Lo stato di necessità può far diventare l’uomo schiavo di un altro
uomo. Lo sfruttamento è motivato dal bisogno, che è un problema reale. Il
conflitto ha inizio quando qualche altra parte è arbitra dei bisogni dell’uomo.
[ La casa ]
La casa è una necessità per l’individuo e la sua famiglia. Pertanto deve essere
di proprietà di chi la abita. Non vi è libertà alcuna per l’uomo che vive in una
casa appartenente ad un altro sia che paghi o no il canone. I tentativi operati
dai governi allo scopo di risolvere il problema dell’alloggio non costituiscono
una soluzione del problema perché non mirano ad una soluzione radicale e
definitiva, in quanto non tengono conto della necessità primordiale dell’uomo
di possedere un alloggio proprio. Al contrario detti tentativi si limitano a
trattare semplicemente sull’entità del canone al fine di diminuirlo, aumentarlo
o comunque ristrutturarlo sia che il rapporto di locazione si intrattenga con un
privato sia che si intrattenga con un ente pubblico. Nella comunità socialista
non è ammesso che i bisogni dell’uomo siano alla mercé di alcuno, anche se
questi sia la collettività stessa. Nessuno ha il diritto di costruire una casa in più
della propria e di quella dei suoi eredi, allo scopo di cederla in locazione.
Quella casa non è altro che un bisogno di un altro uomo, e costruirla allo scopo
di cederla in affitto è un inizio di sopraffazione del bisogno altrui: significa
conculcare un bisogno di quell’uomo stesso. Nel bisogno scompare la libertà.

mercoledì 10 luglio 2013

LA NORMA NATURALE.

Le norme naturali sono l’unità di misura, il punto di riferimento, e l’unica fonte
dei rapporti umani. Da queste norme naturali è scaturito un socialismo
naturale fondato sulla eguaglianza tra gli elementi che concorrono alla
produzione economica. L’applicazione di questo principio ha consentito di
distribuire quasi equamente tra gli individui i prodotti della natura. Al
contrario lo sfruttamento del proprio simile da parte dell’individuo, il possesso
di beni in misura superiore al proprio fabbisogno costituiscono l’abbandono
della norma naturale, l’inizio della corruzione e della deviazione dai valori
fondamentali e segna il sorgere della società dello sfruttamento.

martedì 9 luglio 2013

BASE ECONOMICA DELLA TERZA TEORIA UNIVERSALE

Importanti e storiche evoluzioni si sono certo verificate per quanto concerne
la soluzione del problema del lavoro e del costo del lavoro (cioè la soluzione
del rapporto fra lavoratore e datore di lavoro, fra proprietari e lavoratori -
produttori -, come ad esempio la limitazione delle ore lavorative, la
retribuzione del lavoro straordinario, il diritto alle ferie, il riconoscimento di
una paga base, la partecipazione del lavoratore agli utili e all’amministrazione,
il divieto di licenziamento arbitrario, il diritto all’assistenza sociale, il diritto
allo sciopero e quant’altro contenuto nelle leggi del lavoro e presente in quasi
tutte le legislazioni contemporanee); rispetto ai precedenti si sono avuti anche
nella concezione della proprietà, in quanto sono state elaborate norme che
limitano il reddito ed altre che vietano la proprietà privata trasferendola allo
stato. Malgrado però tutte queste evoluzioni, di evidente rilievo, nel
susseguirsi delle problematiche economiche, il problema sostanzialmente
persiste ancora, nonostante tutti i ritocchi, i miglioramenti, gli emendamenti e
tutti gli altri sforzi che lo hanno reso meno pressante, rispetto a come si era
manifestato nei secoli scorsi, tuttavia, pur realizzando molte delle aspettative
dei lavoratori, il problema economico non è stato ancora risolto nel mondo. I
tentativi compiuti per risolvere il problema delle proprietà non hanno risolto
quello dei lavoratori in quanto produttori, che permangono ancora dei
salariati, "anche se" la concezione della proprietà attraverso varie tappe
intermedie, si è spostata dalla estrema destra alla estrema sinistra, con
diverse posizioni intermedie.

lunedì 8 luglio 2013

Gravemente ferito il capo militare dei separatisti di Benghazi

5/7/2013
Hamid Al Hassi, capo militare dei separatisti di Benghazi, gravemente ferito allo stomaco


Il capo dell'ala militare dei seperatisti della Cirenaica, Hamid Al Hassi, e' stato gravemente ferito la sera del 4 Luglio a Benghazi.
Dalle prime ricostruzioni sembra che Al Hassi avesse appena lasciato gli studi di una emittente televisiva dove aveva rilasciato un intervista quando un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro di lui e i suoi accompagnatori.
Hamid Al Hassi, capo militare dei separatisti di Benghazi, gravemente ferito allo stomaco.

domenica 7 luglio 2013

LA STAMPA.

Ogni persona fisica ha il diritto di esprimere se stessa, e fin’anche se pazza di
esprimere la propria pazzia. Anche ogni persona giuridica ha il diritto di
esprimere la sua personalità. Nel primo caso la persona fisica rappresenta
soltanto se stessa, nel secondo la persona giuridica rappresenta il gruppo di
persone fisiche che la costituiscono. La società è costituita da numerose
persone fisiche e da varie persone giuridiche. Di conseguenza, quando una
persona fisica, per esempio, esprime la propria pazzia, ciò non significa che
tutti gli altri membri della società siano del pari pazzi. L’opinione di una
persona fisica è l’espressione di quella singola persona, quella della persona
giuridica è l’espressione degli interessi o dei punti di vista dei suoi
componenti. Per esempio, una società di produzione e vendita del tabacco
rappresenta soltanto gli interessi di quella società, vale a dire, di quelli che
traggono profitto della produzione o dalla vendita del tabacco, sebbene
questo sia nocivo alla salute degli altri. La stampa è il mezzo di espressione
della società e non il mezzo di espressione di una persona fisica o giuridica.

sabato 6 luglio 2013

CHI CONTROLLA IL CAMMINO DELLA SOCIETA’ ?

LA LEGGE DELLA SOCIETA’
Il problema della legge - problema parallelo a quello del sistema di governo -
no ha ancora trovato la sua soluzione nei tempi moderni, anche se è stato
risolto in alcuni periodi della storia. E’ ingiusto e non democratico che un
comitato o un parlamento abbia il diritto di legiferare per la società. E’,
inoltre, ingiusto e non democratico che un individuo, un comitato o un
parlamento emendi o abroghi la legge della società. Qual’è, dunque, la legge
della società? Chi la elabora? Qual’è la sua importanza in rapporto alla
democrazia? La legge naturale di una società è costituita dalla tradizione o
dalla religione. Ogni tentativo di elaborarla al di fuori di queste due fonti è
inutile ed illogico. Le costituzioni non sono la legge della società. La
costituzione è una legge statuaria elaborata dall’uomo. Essa ha bisogno di una
base su cui fondersi per trovare la sua giustificazione. Il problema della libertà
nei tempi moderni consiste nel fatto che le costituzioni sono divenute la legge
della società e che esse si fondano unicamente sulle diverse concezioni dei
sistemi di governo dittatoriali attuati nel mondo, dall’individuo al partito.

venerdì 5 luglio 2013

I CONGRESSI POPOLARI ED I COMITATI POPOLARI.

I congressi popolari sono l’unico mezzo per mettere in atto la democrazia
popolare. Ogni altro sistema è una forma non democratica di governo. Tutti i
sistemi di governo dominanti oggi nel mondo non saranno democratici fino a
quando non avranno adottato questo mezzo. I congressi popolari sono
l’approdo finale del movimento dei popoli verso la democrazia. I congressi
popolari e i comitati popolari sono il frutto della lotta dei popoli per la
democrazia. I congressi popolari ed i comitati popolari non sono invenzione
dell’immaginazione, in quanto sono il prodotto del pensiero umano, che ha
assimilato a fondo le diverse esperienze dei popoli per giungere alla
democrazia. La democrazia diretta, se messa in atto, è innegabilmente ed
indiscutibilmente il metodo ideale di governo. Le società si sono allontanate
dalla democrazia diretta dato che era impossibile riunire tutto il popolo, in
una volta sola qualunque fosse il suo numero, per discutere, per esaminare e
decidere la sua politica.

giovedì 4 luglio 2013

LA CLASSE, IL REFERENDUM.

LA CLASSE
Il sistema politico di classe è identico a quello dei partiti, delle tribù o delle
sette. Che una società politica sia denominata da una classe o da un partito,
da una tribù o da una setta è essenzialmente la stessa cosa. La classe, come il
partito, la setta e la tribù, è un gruppo di individui che hanno gli stessi interessi
in comune. Questi interessi comuni nascono dalle esistenza di un gruppo di
persone unite insieme da vincoli di parentela, di ideologia, di cultura, di luogo
di origine o di livello di vita. La classe, il partito, la setta e la tribù nascono da
cause identiche e portano allo stesso risultato, vale a dire, che i vincoli di
parentela, di ideologia, di livello di vita, di cultura, di luogo di origine, creano
le stesse idee per raggiungere lo stesso scopo. La forma sociale del gruppo si
manifesta, quindi sotto l’aspetto di una classe, di un partito, di una tribù o di
una setta che attuerà un sistema politico avente come fine la realizzazione
delle idee e degli interessi del gruppo. In ogni caso, il popolo non è né la
classe, né il partito, né la tribù, né la setta; ognuno di questi non è altro che
una parte del popolo e costituisce una minoranza. Quando una classe, un
partito, una tribù o una setta domina la società, ci troviamo di fronte ad un
regime dittatoriale.

mercoledì 3 luglio 2013

IL PATRITO.

Il partito è la dittatura contemporanea. E’ lo strumento di governo delle
moderne dittature poiché rappresenta il potere di una parte sul tutto. E’ il più
recente sistema dittatoriale. Poiché il partito non è un individuo, esso da
luogo a un’apparente democrazia, formando assemblee e comitati senza
contare la propaganda svolta dai suoi membri. Il partito non è affatto un
organo democratico poiché è composto da individui che hanno o gli stessi
interessi o le stesse opinioni o la stessa cultura o che appartengono alla stessa
regione o che hanno la stessa ideologia. Essi formano un partito per realizzare
i loro interessi o per imporre le loro opinioni o per estendere il potere della
loro dottrina a tutte le società. Il loro obbiettivo è giungere al potere con il
pretesto di attuare i loro programmi. Non è democraticamente ammissibile
che uno qualsiasi di questi gruppi governi l’intero popolo, che è formato da
numerosi interessi, idee, temperamenti, luoghi di provenienza e credi.

martedì 2 luglio 2013

I PARLAMENTI.

LO STRUMENTO DI GOVERNO
Il problema dello "strumento di governo" è il primo tra i problemi politici che
si pongono alle società umane. Perfino il conflitto che sorge in seno alla
famiglia deriva, spesso, da questo problema. Tale problema è divenuto molto
grave fin dal sorgere delle società moderne. Oggi i popoli si trovano di fronte a
questo persistente problema e le comunità sopportano i numerosi rischi e le
gravi conseguenze che ne derivano. Non si è ancora riusciti a risolverlo in
modo definitivo e democratico. Il "Libro Verde" presenta la soluzione
definitiva del "problema dello strumento di governo". Tutti i sistemi politici
del mondo odierno sono il risultato della lotta tra i vari apparati per giungere
al potere. La lotta può essere pacifica o armata , come la lotta delle classi,
delle sette, delle tribù, dei partiti, o degli individui. Il suo risultato è sempre la
vittoria di uno strumento di governo, sia esso un individuo, un gruppo, un
partito, o una classe, e la sconfitta del popolo, in altri termini la sconfitta della
vera democrazia.

lunedì 1 luglio 2013

Eliminato Wissam Ismail Smeida

Il capo della prigione di Tripoli ucciso questa mattina (26/6/2013).


Un altro pezzo grosso del regime di occupazione della Libia e' stato eliminato oggi.

Wissam Ismail Smeida era il capo della prigione Al - Ruiymi in Ain Zara, uno dei luoghi in cui gli illeggittimi occupanti della Jamahiriya Araba Socialista di Libia rinchiudono il popolo Libico che ha difeso, difende e difendera' le idee della Jamahiriya.