Postato il Mercoledì, 20 gennaio @ 11:56:33 GMT di davide
DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info
“Fondi e trust stranieri hanno deciso di comprarsi ( tra qualche
mese) il resto delle nostre banche e i loro immobili posti a garanzia
dagli italiani, per quattro soldi…”
Dopo gli ultimi crolli in borsa, sulle rovine fumanti del Sistema
bancario italiano, riempito di sofferenze, decotto, e grazie a
ciò oramai interamente svenduto alla grande finanza imperialista, che
ormai possiede al 95% anche la Banca d’Italia, ora Renzi può raccogliere
il frutto dell’azione dei suoi predecessori filobancari da Veltroni in
poi, e annunciare al suo patron americano il fatidico “Mission
accomplished!”
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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domenica 31 gennaio 2016
sabato 30 gennaio 2016
Libia: crollo della produzione petrolifera, i conti non tornano e regna ancora il caos
Scritto il 25 gennaio 2016 alle 7:02.
Sono almeno 68 i miliardi di dollari che la Libia ha perso dal 2013 in poi in mancate rimesse petrolifere. Il dato è stato diffuso dalla National Oil Corporation (Noc), la società libica che gestisce il settore petrolifero, e fa riferimento in particolare alla chiusura nel corso di questo periodo di 75 campi e ai blocchi portuali. Esso dà anche la misura del caos e dell’anarchia che regnano in tante zone del paese e che stanno consentendo all’Isis di avanzare dalla roccaforte di Sirte verso zone stratregiche come i terminal petroliferi di Ras Lanuf e Sidra.
“L’economia è a punto molto critico – ha detto al Finanzial Times, Mustafa Sanalla, presidente della Noc – e le relazioni tra i due governi (quello di Tripoli e quello di Tobruk, ndr) sono molto tese. Tutto ciò ha avuto effetti sull’industria petrolifera”.
Sono almeno 68 i miliardi di dollari che la Libia ha perso dal 2013 in poi in mancate rimesse petrolifere. Il dato è stato diffuso dalla National Oil Corporation (Noc), la società libica che gestisce il settore petrolifero, e fa riferimento in particolare alla chiusura nel corso di questo periodo di 75 campi e ai blocchi portuali. Esso dà anche la misura del caos e dell’anarchia che regnano in tante zone del paese e che stanno consentendo all’Isis di avanzare dalla roccaforte di Sirte verso zone stratregiche come i terminal petroliferi di Ras Lanuf e Sidra.
“L’economia è a punto molto critico – ha detto al Finanzial Times, Mustafa Sanalla, presidente della Noc – e le relazioni tra i due governi (quello di Tripoli e quello di Tobruk, ndr) sono molto tese. Tutto ciò ha avuto effetti sull’industria petrolifera”.
venerdì 29 gennaio 2016
La guerra in Libia è questione di settimane, coinvolta anche l’Italia
25 gennaio 2016
Joseph Dunford, il capo degli Stati Maggiori Riuniti Americani, ha assicurato che la guerra in Libia è questione di settimane.
Dunford, in particolare, ha specificato anche le intenzioni dell’amministrazione Obama:
Joseph Dunford, il capo degli Stati Maggiori Riuniti Americani, ha assicurato che la guerra in Libia è questione di settimane.
Dunford, in particolare, ha specificato anche le intenzioni dell’amministrazione Obama:
“In Libia servono azioni militari risolute per fermare l’espansione dell’Isis, condotte in maniera da sostenere il processo politico di lungo termine.Non parliamo di ore, ma settimane”.
giovedì 28 gennaio 2016
CI SONO LE PROVE: IL GOVERNO DEGLI STATI UNITI E' L'ORGANIZZAZIONE CRIMINALE PEGGIORE DELLA STORIA DELL'UMANITA'
Postato il Lunedì, 18 gennaio @ 23:10:00 GMT di davide
DI PAUL CRAIG ROBERTS
paulcraigroberts.org
Unico tra le Nazioni della terra, il governo americano insiste che le proprie leggi e i propri dettami abbiano la precedenza sulla sovranità delle altre Nazioni. Washington sostiene il potere dei tribunali degli Stati Uniti nei confronti dei cittadini stranieri e rivendica la giurisdizione extraterritoriale dei tribunali USA su attività estere che Washington o gruppi di interesse americani non approvano. Forse la peggiore dimostrazione dello sprezzo che Washington prova per la sovranità degli altri Paesi è l'aver dimostrato il potere degli USA su cittadini stranieri basato esclusivamente su accuse infondate di terrorismo.
Vediamo alcuni esempi.
DI PAUL CRAIG ROBERTS
paulcraigroberts.org
Unico tra le Nazioni della terra, il governo americano insiste che le proprie leggi e i propri dettami abbiano la precedenza sulla sovranità delle altre Nazioni. Washington sostiene il potere dei tribunali degli Stati Uniti nei confronti dei cittadini stranieri e rivendica la giurisdizione extraterritoriale dei tribunali USA su attività estere che Washington o gruppi di interesse americani non approvano. Forse la peggiore dimostrazione dello sprezzo che Washington prova per la sovranità degli altri Paesi è l'aver dimostrato il potere degli USA su cittadini stranieri basato esclusivamente su accuse infondate di terrorismo.
Vediamo alcuni esempi.
mercoledì 27 gennaio 2016
Libia: manifestazioni pro Gheddafi nella città di Ghat
Siamo nel 2016, esattamente il 18 gennaio 2016, a quasi 5 anni dall' invasione e successiva completa distruzione della Libia, da parte della NATO e degli stati del golfo, ed ancora adesso il popolo libico ha il coraggio e la forza di scendere in strada, nella città di Ghat,nel distretto di Wadi al Hayaa, i cittadini fasciati nelle bandiere verdi, con in mano il ritratto del Leader Muammar Ghedafi, e di Saif Al islam, chiedono la promulgazione della legge di amnistia generale, il rilascio di tutti i prigionieri, ingiustamente detenuti nelle prigioni del regime delle tenebre, ed il rilascio di Saif.
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martedì 26 gennaio 2016
A cosa servono 250 milioni di migranti entro il 2060
Pubblicato 12 gennaio 2016 - 21.09 - Da Claudio Messora
Gli “esperti” della materia insistono che avremmo bisogno di oltre 250 milioni di europei in più nel 2060, ovviamente da trovare grazie all’immigrazione. Gli oltre 24 milioni di disoccupati però, senza contare gli inattivi che solo in Italia sono 14 milioni, sembrano essere dimenticati da Dio. Ma non dall’Eurostat.
lunedì 25 gennaio 2016
Libia: la piazza chiede diplomazia; la Germania chiede le bombe – e l'Italia, chi ascolterà?
Dopo le manifestazioni
riuscite di sabato contro la guerra permanente, urge ora incalzare di
continuo il governo, sollecitato da più parti a mandare l'Italia in una
nuova e catastrofica avventura militare in Libia.
19 gennaio 2016 - Patrick Boylan
domenica 24 gennaio 2016
Libia, Roma schiera i «supercaccia» Amx: proteggere il terminal del gas
di Gianandrea Gaiani 18 gennaio 2016
Lo schieramento di 4 cacciabombardieri ricognitori Amx dalla base
trevisana di Istrana a Trapani-Birgi, l’aeroporto siciliano che nella
guerra del 2011 rappresentò la base più importante per le operazioni
sulla Libia, apre qualche interrogativo.
sabato 23 gennaio 2016
La guerra di Sarkozy a Gheddafi e all’Italia
15 gennaio 2016
In una recente intervista sul Fatto Quotidiano, Valentino Zeichen, uno dei più grandi poeti italiani viventi, fa questa considerazione: «Berlusconi sarebbe stato un grande statista, ma quando quegli stronzi degli inglesi e dei francesi decisero di aggredire la Libia, defenestrare Gheddafi e lasciarci fuori da tutto, sarebbe dovuto andare in Parlamento e avrebbe dovuto dimettersi. Non lo fece e perse l’occasione di passare alla storia».
[di
Elido Fazi] In un’email declassificata della Clinton, le vere ragioni
dell’attacco alla Libia del 2011: sabotare i piani di Gheddafi per una
nuova moneta alternativa al franco francese e indebolire i rapporti tra
Libia e Italia. Una rivelazione scioccante, che segna definitivamente il
tramonto dell’Europa così come l’avevamo immaginata.
di Elido Fazi In una recente intervista sul Fatto Quotidiano, Valentino Zeichen, uno dei più grandi poeti italiani viventi, fa questa considerazione: «Berlusconi sarebbe stato un grande statista, ma quando quegli stronzi degli inglesi e dei francesi decisero di aggredire la Libia, defenestrare Gheddafi e lasciarci fuori da tutto, sarebbe dovuto andare in Parlamento e avrebbe dovuto dimettersi. Non lo fece e perse l’occasione di passare alla storia».
venerdì 22 gennaio 2016
Ecco perchè Gheddafi doveva essere eliminato e la Libia distrutta
Ecco perché hanno ammazzato Gheddafi. Le email Usa che non vi dicono.
Pubblicato 9 gennaio 2016 - 14.41 - Da Claudio Messora
Il 31 dicembre scorso, su ordine di un tribunale, sono state pubblicate 3000 email tratte dalla corrispondenza personale di Hillary Clinton,
transitate sui suoi server di posta privati anziché quelli
istituzionali, mentre era Segretario di Stato. Un problema che rischia
di minare seriamente la sua corsa alla Casa Bianca. I giornali parlano
di questo caso in maniera generale, senza entrare nel dettaglio, ma
alcune di queste email delineano con chiarezza il quadro geopolitico ed
economico che portò la Francia e il Regno Unito alla decisione di
rovesciare un regime stabile e tutto sommato amico dell’Italia, come la Libia di Gheddafi.
giovedì 21 gennaio 2016
Le email della Clinton svelano i motivi della guerra contro la Libia
SCOPERTE NUOVE EMAIL DI HILLARY CLINTON CHE SVELANO I VERI MOTIVI DELLA GUERRA CONDOTTA DALLA FRANCIA CONTRO LA LIBIA DI GHEDDAFI
gennaio 09, 2016
Secondo un articolo apparso sul sito pacifista ANTIWAR.COM sono state
scoperte delle nuove email di tipo confidenziale inviate da Hillary
Clinton a Sarkozy che rivelano le vere ragioni della guerra sferrata da
Sarkozy contro la Libia di Gheddafi.
La email UNCLASSIFIED U.S. Department of State Case No. F-2014-20439 Doc No. C05779612 Date: 12/31/2015 inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill Clinton e poi di Hillary) a Hillary Clinton, dall’eloquente titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, racconta i retroscena dell’intervento franco-inglese.
La posta in gioco, l’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona dal momento che lo stesso Gheddafi aveva lo scopo di sostituire il FRANC CFA, una valuta utilizzata da 14 ex colonie francesi(creata nel 1945) che comportava una serie di obblighi nei confronti del tesoro francese.
La email UNCLASSIFIED U.S. Department of State Case No. F-2014-20439 Doc No. C05779612 Date: 12/31/2015 inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill Clinton e poi di Hillary) a Hillary Clinton, dall’eloquente titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, racconta i retroscena dell’intervento franco-inglese.
La posta in gioco, l’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona dal momento che lo stesso Gheddafi aveva lo scopo di sostituire il FRANC CFA, una valuta utilizzata da 14 ex colonie francesi(creata nel 1945) che comportava una serie di obblighi nei confronti del tesoro francese.
mercoledì 20 gennaio 2016
È cominciata la nuova guerra di Libia. Anche se non si deve dire.
La Libia, l’Italia
e la guerra
di Cristofaro Sola
15 gennaio 2016 EDITORIALI
martedì 19 gennaio 2016
Quella strana attività militare in Libia
Andrea Purgatori 13/1/2016
Voli fantasma di aerocisterne per il rifornimento dei caccia sul Canale di Sicilia. Segnalazioni di bombardamenti mirati su alcune roccaforti dell'Isis. Un attacco armato non confermato ufficialmente ai cancelli dell'hub Eni a Mellitah, respinto dalle forze di sicurezza dell'impianto (ma quali?). Un blitz italiano con un aereo militare a Misurata per raccogliere alcuni feriti gravi dell'attentato kamikaze di qualche giorno fa a Zliten (74 morti). I segnali di una vigilia di guerra in Libia si moltiplicano, mentre è partito il conto alla rovescia per il varo del Governo di unità nazionale, e sul campo procede la mappatura degli obiettivi Isis da colpire.
Voli fantasma di aerocisterne per il rifornimento dei caccia sul Canale di Sicilia. Segnalazioni di bombardamenti mirati su alcune roccaforti dell'Isis. Un attacco armato non confermato ufficialmente ai cancelli dell'hub Eni a Mellitah, respinto dalle forze di sicurezza dell'impianto (ma quali?). Un blitz italiano con un aereo militare a Misurata per raccogliere alcuni feriti gravi dell'attentato kamikaze di qualche giorno fa a Zliten (74 morti). I segnali di una vigilia di guerra in Libia si moltiplicano, mentre è partito il conto alla rovescia per il varo del Governo di unità nazionale, e sul campo procede la mappatura degli obiettivi Isis da colpire.
lunedì 18 gennaio 2016
Eni, ecco come il terminal di Mellitah in Libia è stato attaccato
di Emanuele Rossi 13/1/2016
Un gruppo di ignoti uomini armati ha attaccato il Mellitah Oil and Gas Complex nell’ovest della Libia, terminal energetico che l’italiana Eni condivide con la società nazionale del petrolio (Noc): una fonte che ha scelto l’anonimato, ha raccontato che intorno alle tre della notte tra lunedì e martedì, c’è stata una sparatoria nei pressi del principale cancello d’ingresso del compound. Alcuni colpi sembra siano stati sparati da una mitragliatrice montata su un pick up.
La calma, secondo la fonte, sarebbe tornata abbastanza velocemente, grazie all’intervento delle guardie del complesso e all’arrivo di uomini di rinforzo alla sicurezza dell’impianto, che sembrerebbero giunti da Sabratha (pochi chilometri a est) con il compito innanzitutto di mettere in salvo il personale straniero dell’impianto.
Un gruppo di ignoti uomini armati ha attaccato il Mellitah Oil and Gas Complex nell’ovest della Libia, terminal energetico che l’italiana Eni condivide con la società nazionale del petrolio (Noc): una fonte che ha scelto l’anonimato, ha raccontato che intorno alle tre della notte tra lunedì e martedì, c’è stata una sparatoria nei pressi del principale cancello d’ingresso del compound. Alcuni colpi sembra siano stati sparati da una mitragliatrice montata su un pick up.
La calma, secondo la fonte, sarebbe tornata abbastanza velocemente, grazie all’intervento delle guardie del complesso e all’arrivo di uomini di rinforzo alla sicurezza dell’impianto, che sembrerebbero giunti da Sabratha (pochi chilometri a est) con il compito innanzitutto di mettere in salvo il personale straniero dell’impianto.
domenica 17 gennaio 2016
Libia, quel volo anomalo e l’ipotesi di un blitz partito dalla Francia
La
strana traiettoria di un Boeing da rifornimento militare martedì è
stata registrata anche dal web. È la probabile conferma di raid
occidentali in corso sul territorio libico
di Marco Galluzzo
Il tracciato del volo FAF470 martedì mattina, ripercorso da Flightradar24
ROMA
Si alza in volo alle 7.09, ora di Greenwich, dalla base militare
francese di Istres, a sud di Arles, in Provenza. Con il suo carico di
carburante, più di un migliaio di ettolitri, il massiccio Boeing
Stratotanker 135, pochi minuti dopo raggiunge una velocità di crociera
che manterrà quasi costante, con punte di oltre 900 chilometri orari.
Dopo mezz’ora, alle otto e trenta del mattino, ora italiana, quando
a Palazzo Chigi ci si prepara per iniziare una riunione ai massimi
livelli sulla Libia, alla quale partecipano il presidente del Consiglio,
il ministro della Difesa, i vertici della nostre forze armate e dei
nostri servizi segreti, l’aereo cisterna francese è già sopra la
Sardegna, segue una rotta che nello spazio aereo italiano traccia una
linea retta fra Sassari e Villasimius.
Un’ora dopo il decollo i due piloti francesi si sono già lasciati alle spalle le coste settentrionali della Sicilia,
sopra il golfo di Castellammare, puntano su Lampedusa. Il tracciato
radar lambisce appena l’isola siciliana, l’altitudine del volo FAF470,
la sigla tecnica dello Stratotanker, è costante sopra gli 8 mila metri.
Poi la virata verso Malta, quindi un’altra curva a 90 gradi in direzione
delle coste libiche, a largo di Bengasi, in un punto di Mediterraneo
che è mare di nessuno, acque internazionali, ma di fronte al golfo di
Sirte.
E a questo punto l’aereo militare
francese comincia a girare su se stesso, almeno otto volte, ogni ellisse
almeno 300 chilometri, riducendo gradualmente la velocità, sino
quasi ad arrestarla. Dai suoi 933 chilometri orari di velocità massima,
il Boeing militare di Parigi scende gradualmente a poco più di 100
chilometri orari, quasi si ferma: il tracciato non lo dice, ma appare
plausibile che stia rifornendo di carburante dei caccia.
La cronaca si desume dai tracciati di Flightradar 24
di martedì mattina, 7.000 ripetitori in tutto il mondo, il sito
internet più attendibile in materia di aviazione internazionale, una
sorta di «occhio» digitale globale, autorizzato dalle autorità americane
e dalle linee aree di tutto il mondo, su quanto avviene nei cieli dei
cinque Continenti.
Alcuni blogger italiani, più o meno a mezzogiorno, notano l’anomalia,
segnalano il velivolo militare francese sopra lo spazio aereo italiano,
chiedono consigli a esperti militari, si chiedono se quello che segnala
il sito di tracciamento radar migliore del mondo, basato in Svezia, sia
una spia di quanto sta avvenendo sopra i cieli della Libia: due giorni
fa alcuni caccia non identificati hanno bombardato territori intorno a
Sirte, il governo francese ha smentito che fossero suoi, ma secondo una
rete televisiva libica americani e francesi sarebbero ormai pronti a
scatenare un grande attacco contro le postazioni dell’Isis.
Interrogate dal Corriere della Sera, fonti governative italiane ammettono
che se il volo militare francese è passato sopra la Sardegna, ha
puntato su Palermo, ha attraversato la Sicilia, ha lambito Lampedusa, è
stato certamente autorizzato dalle nostre autorità. Magari è un dato non
ufficialmente comunicabile, e magari fa parte di un’attività di
ricognizione, di informazione, che in questi giorni le aviazioni di
diversi Paesi stanno compiendo sopra il territorio della Libia.
Da almeno quarantotto ore sono stati segnalati cacciabombardieri non identificati nei cieli libici,
in volo sopra Sirte e Bengasi, la nostra intelligence non si mostra
sorpresa: francesi, americani e anche inglesi hanno in corso operazioni,
o in territorio tunisino o sui cieli della Libia, che potranno tornare
utili nelle prossime settimane, quando secondo le aspettative
occidentali decollerà il governo nazionale libico e ci sarà una
richiesta ufficiale di intervento, di supporto militare, alla
"ricostruzione" del Paese.
Poco dopo mezzogiorno il grande aereo cisterna dell’aviazione militare francese è già sulla rotta di ritorno,
passa alla sinistra di Palermo, alle 13 è sopra la Sardegna e sorvola
Alghero, un’ora dopo atterra sulla pista militare che lambisce il parco
naturale della Camargue, pochi chilometri a nord della foce del Rodano.
In serata le agenzie di stampa, su fonti egiziane, scrivono che le forze armate libiche fedeli
al governo di Tobruk hanno riconquistato una postazione di Ajdabiya,
città dell’est della Libia, 150 km a sud di Bengasi. Una coincidenza?
13 gennaio 2016
Preso da: http://www.corriere.it/esteri/16_gennaio_13/libia-volo-anomalo-tracciato-web-ipotesi-raid-partito-francia-44a5a888-b9c6-11e5-b643-f344dc24c117.shtml
sabato 16 gennaio 2016
Isis, Cia, Mossad e gli altri gangster al potere con Obama
8 gennaio 2016
Perché il mondo dovrebbe preoccuparsi della politica estera americana? La risposta è piuttosto semplice: se morirete mentre siete a casa vostra, se sarete fatti a pezzi insieme alla vostra famiglia, probabilmente sarà stata l’America ad uccidervi.
Gli americani sono consapevoli di tutto questo. La maggioranza della popolazione non approva la folle politica estera americana, ma l’’opposizione’ costituita dalla destra repubblicana non solo la sostiene, ma crede che Obama non stia ammazzando a sufficienza – e certamente non ovunque sia necessario.
Il mondo, di conseguenza, è costretto a vivere e a morire all’ombra della politica di Washington, minacciato dalle spaventose politiche di Obama (che rappresenta, oltretutto, il punto di vista ‘moderato’) e da una dozzina di pazzi che, dietro le quinte, è in attesa sia degli eserciti promessi dagli americani in Africa e in Medio Oriente che dell’imposizione dell’egemonia statunitense in tutta l’Asia – oltre che dell’annientamento nucleare di tutti coloro che osassero disapprovare.
Perché il mondo dovrebbe preoccuparsi della politica estera americana? La risposta è piuttosto semplice: se morirete mentre siete a casa vostra, se sarete fatti a pezzi insieme alla vostra famiglia, probabilmente sarà stata l’America ad uccidervi.
Gli americani sono consapevoli di tutto questo. La maggioranza della popolazione non approva la folle politica estera americana, ma l’’opposizione’ costituita dalla destra repubblicana non solo la sostiene, ma crede che Obama non stia ammazzando a sufficienza – e certamente non ovunque sia necessario.
Il mondo, di conseguenza, è costretto a vivere e a morire all’ombra della politica di Washington, minacciato dalle spaventose politiche di Obama (che rappresenta, oltretutto, il punto di vista ‘moderato’) e da una dozzina di pazzi che, dietro le quinte, è in attesa sia degli eserciti promessi dagli americani in Africa e in Medio Oriente che dell’imposizione dell’egemonia statunitense in tutta l’Asia – oltre che dell’annientamento nucleare di tutti coloro che osassero disapprovare.
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venerdì 15 gennaio 2016
LA NATO PROSEGUE NELLA DESTABILIZZAZIONE DELLA LIBIA
Di comidad (del 07/01/2016 @ 02:57:03)
Tra i filoni mediatici più praticati, e più fortunati, c'è quello dei commenti falsamente critici nei confronti dell'establishment. La situazione in Libia è talmente confusa e disastrata che non si può certo fingere di ritenere salvifica l'aggressione della NATO del 2011 che ha dato il via alla destabilizzazione del Paese, perciò, in un articolo su "Il Fatto Quotidiano", dai toni irriverenti e sbarazzini, l'economista Loretta Napoleoni non esita a parlare di "fiasco" della NATO, e si spinge a considerare del tutto strumentale agli interessi economici dell'Occidente l'accordo fatto firmare ai due governi in guerra tra loro in Libia, quello di Tripoli e quello di Tobruk. La Napoleoni conclude il suo commento esprimendo scetticismo nei confronti delle posizioni del governo di Tobruk, il quale non chiede interventi militari esterni per stabilizzare il Paese, ma solo di potersi dotare di armamenti più adeguati.
Tra i filoni mediatici più praticati, e più fortunati, c'è quello dei commenti falsamente critici nei confronti dell'establishment. La situazione in Libia è talmente confusa e disastrata che non si può certo fingere di ritenere salvifica l'aggressione della NATO del 2011 che ha dato il via alla destabilizzazione del Paese, perciò, in un articolo su "Il Fatto Quotidiano", dai toni irriverenti e sbarazzini, l'economista Loretta Napoleoni non esita a parlare di "fiasco" della NATO, e si spinge a considerare del tutto strumentale agli interessi economici dell'Occidente l'accordo fatto firmare ai due governi in guerra tra loro in Libia, quello di Tripoli e quello di Tobruk. La Napoleoni conclude il suo commento esprimendo scetticismo nei confronti delle posizioni del governo di Tobruk, il quale non chiede interventi militari esterni per stabilizzare il Paese, ma solo di potersi dotare di armamenti più adeguati.
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giovedì 14 gennaio 2016
CounterPunch: Come Il Capitalismo Americano È Stato Costruito sulla Schiavitù
Counter Punch pubblica un pesante articolo storico
sulle origini del capitalismo americano. Gli Stati Uniti sono emersi
così rapidamente a superpotenza economica sulla scena mondiale non
grazie ai loro ideali e al “sogno” di libertà – ma più prosaicamente
grazie allo sfruttamento intensivo della schiavitù. È così che
si costruiscono gli imperi. Grandi imprese e banche americane, celebri
ancora oggi, hanno costruito le loro fortune sulla schiavitù. Nella
seconda parte l’articolo argomenta che la discriminazione razziale
presente ancora oggi in America, la profonda frattura sociale, la
violenza contro gli afroamericani di cui ci parla quotidianamente la
televisione, sarebbero la conseguenza di un passato che non si è ancora
concluso, di una mai avvenuta riconciliazione.
di Garikai Chengu, 18 dicembre 2015
Oggi [18 dicembre, NdT] è l’anniversario dei 150 anni di abolizione della schiavitù in America e, contrariamente alla credenza popolare, la schiavitù non è un prodotto del capitalismo occidentale. È il capitalismo occidentale ad essere un prodotto della schiavitù.
di Garikai Chengu, 18 dicembre 2015
Oggi [18 dicembre, NdT] è l’anniversario dei 150 anni di abolizione della schiavitù in America e, contrariamente alla credenza popolare, la schiavitù non è un prodotto del capitalismo occidentale. È il capitalismo occidentale ad essere un prodotto della schiavitù.
mercoledì 13 gennaio 2016
Microchip neurale: Italia, Germania e Israele in prima linea per il Nuovo Ordine Mondiale
Inarrestabile! Il progetto di impiantare un microchip nella nostra testa
continua ad appassionare l’élite illuminata e l’impressione che se ne
ricava è che costoro abbiano anche una certa fretta. Non c’è verso:
prima o poi troveranno la scusa giusta per impiantarci questo benedetto –
o maledetto – chip
Non è una caso che per giustificare l’impianto del piccolo marchingegno vengano carezzate le corde più sensibili dell’animo umano: una volta è per tenere sotto controllo la salute, un’altra volta è per garantire la sicurezza e l’impegno scolastico degli studenti, un’altra volta ancora per consentirci di comunicare con una sorta di telefono cellulare impiantato nel nostro corpo.
Non è una caso che per giustificare l’impianto del piccolo marchingegno vengano carezzate le corde più sensibili dell’animo umano: una volta è per tenere sotto controllo la salute, un’altra volta è per garantire la sicurezza e l’impegno scolastico degli studenti, un’altra volta ancora per consentirci di comunicare con una sorta di telefono cellulare impiantato nel nostro corpo.
martedì 12 gennaio 2016
Libia, l’accordo (economico) con cui l’Occidente protegge se stesso
di Loretta Napoleoni | 3 gennaio 2016
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Così le potenze occidentali che hanno prodotto nel 2011 la caduta di Gheddafi e la destabilizzazione della Libia, a dicembre si sono date da fare per promuovere un accordo tra le due fazioni principali in lotta in Libia. I motivi sono strettamente economici, la Libia è infatti un Paese chiave per l’approvvigionamento energetico dell’Occidente.
Dal 2014 in Libia ci sono de facto due governi, uno ubicato ad oriente e l’altro ad occidente del Paese, governi sostenuti da una rosa di Stati stranieri, milizie nazionali e tribù locali. E già anche qui ci troviamo di fronte ad una guerra per procura.
Dal 2014 in Libia ci sono de facto due governi, uno ubicato ad oriente e l’altro ad occidente del Paese, governi sostenuti da una rosa di Stati stranieri, milizie nazionali e tribù locali. E già anche qui ci troviamo di fronte ad una guerra per procura.
lunedì 11 gennaio 2016
RENZI, L'APPRENDISTA STREGONE, SCELTO PER LA "GUERRA AL TERRORE" IN LIBIA
Scrive oggi il Mirror che l'Italia guiderà in Libia un contingente di truppe scelte. L'operazione coinvolgerà 6 mila soldati, tra marine Usa e truppe europee
di Diego Angelo Bertozzi
6.000 soldati, tra marine americani e truppe europee costituiranno la
forza di intervento, a guida italiana, chiamata ad intervenire
militarmente in Libia per sconfiggere le forze del terrore.
domenica 10 gennaio 2016
La confessione di un ex-marine USA: "Ho contribuito a creare lo Stato Islamico"
Il veterano USA ha confessato in un articolo le torture ed i maltrattamenti nei confronti di persone innocenti durante l'ultima guerra in Iraq.
"Ho visto i miei commilitoni Marines uccidere persone innocenti, torturare civili innocenti, distruggere proprietà, mutilare cadaveri, ridere e scattare foto di persone mentre facevano tutto questo", ha confessato a RT Vincent Emanuele, ex-marine USA che ha partecipato alla guerra in Iraq.sabato 9 gennaio 2016
Esecuzioni di massa e riferimenti a Hitler, ecco gli “amici” dell’Occidente
Scritto da: G.B.
il 2 gennaio 2016
Il cosiddetto “mondo libero” di cui faremmo parte ha l’arroganza di indicare al mondo i buoni e i cattivi, partendo dal presupposto di far parte dei primi. Eppure tra gli alleati degli Stati Uniti e della Nato abbiamo paesi come l’Arabia Saudita, dove sono state giustiziate 47 persone in un giorno con l’accusa di terrorismo, e paesi come la Turchia il cui presidente Erdogan ha citato Adolf Hitler tra gli esempi di un sistema presidenziale forte a cui ispirarsi. Per non parlare dei neonazisti d’Ucraina..
Obama si mostra spesso con un volto tirato e un tono drammatico di fronte ai microfoni della stampa ricordando al mondo come gli Usa rappresentino i “buoni” del mondo, quelli insomma che pur tra mille difetti combattono per i nostri diritti e per la nostra libertà.
Il cosiddetto “mondo libero” di cui faremmo parte ha l’arroganza di indicare al mondo i buoni e i cattivi, partendo dal presupposto di far parte dei primi. Eppure tra gli alleati degli Stati Uniti e della Nato abbiamo paesi come l’Arabia Saudita, dove sono state giustiziate 47 persone in un giorno con l’accusa di terrorismo, e paesi come la Turchia il cui presidente Erdogan ha citato Adolf Hitler tra gli esempi di un sistema presidenziale forte a cui ispirarsi. Per non parlare dei neonazisti d’Ucraina..
Obama si mostra spesso con un volto tirato e un tono drammatico di fronte ai microfoni della stampa ricordando al mondo come gli Usa rappresentino i “buoni” del mondo, quelli insomma che pur tra mille difetti combattono per i nostri diritti e per la nostra libertà.
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venerdì 8 gennaio 2016
I nostri media iniziano – tardi – a capire che in Libya nel 2011 fummo attaccati dalla Francia
posted by Mitt Dolcino
I nostri media
iniziano – tardi – a capire che in Libya nel 2011 fummo attaccati dalla
Francia: l’economia italiana va incontro ad un tentativo di
sopraffazione da parte dei “partners” EU?
Sono rimasto stupefatto ieri sera vedendo “Petrolio”, su Rai1. In breve – ancora non ci credo –
è stato chiarito senza giri di parole anche per il grande pubblico
quanto ripetuto da questo sito fin dal 2012, ossia che l’attacco alla
Libya di Gheddafi fu pre-ordinato e gestito in aggressività verso
l’Italia prima di tutto dalla Francia (secondo la succitata trasmissione
si andò vicinissimi a veder bombardate addirittura le installazioni
petrolifere di ENI in Libya per mano francese, lo si evitò in extremis!). In realtà ai tempi ci fu anche la co-interessenza nel cambio di regime da parte dell’altro
soggetto che storicamente è stato presente in Libya, la Gran Bretagna:
quello inglese fu un errore enorme in quanto così facendo – ottenendo
per altro perfettamente nulla in termini materiali – permise la caduta
di Berlusconi ossia del miglior alleato anglosassone nell’Europa
continentale. Oggi Londra è all’angolo e conta pochissimo in Europa
anche grazie all’assenza di alleati, un Cavaliere ancora in sella
sarebbe stato preziosissimo per contrastare lo strapotere franco-tedesco
(leggasi anche, militare-economico)….
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giovedì 7 gennaio 2016
Vengono a galla le frodi fiscali ed i veri interessi tutelati dai massimi responsabili dell’Unione Europea
di Luciano Lago 22 dicembre 2015
I sostenitori della UE dichiarano una illimitata fiducia nelle istituzioni comunitarie proprio nel momento in cui in tutto il continente cresce la ribellione e la contestazione alle politiche economiche ed al sistema di regole imposto dall’Unione Europea.
Viene detto che, per curare le carenze delle varie situazioni di crisi e di sfiducia generate dalla politica neoliberista attuata dalle istituzioni comunitarie e fatta propria dai governi, “occorre più Europa”, ovvero maggiore sottomissione all’oligarchia tecnocratica europea e cessione di sempre maggiori quote di sovranità.
Sono i discorsi che in Italia facevano ad ogni piè sospinto i Giorgio Napolitano, i Mario Monti, i Letta ed ogni giorno ce lo ripete la Laura Boldrini e tanti altri, accompagnati dal coro dei grandi media e dei loro opinionisti (a libro paga delle centrali finanziarie) salvo qualcuno che adesso inizia a vergognarsi di questo servilismo verso le istituzioni europee.
I sostenitori della UE dichiarano una illimitata fiducia nelle istituzioni comunitarie proprio nel momento in cui in tutto il continente cresce la ribellione e la contestazione alle politiche economiche ed al sistema di regole imposto dall’Unione Europea.
Viene detto che, per curare le carenze delle varie situazioni di crisi e di sfiducia generate dalla politica neoliberista attuata dalle istituzioni comunitarie e fatta propria dai governi, “occorre più Europa”, ovvero maggiore sottomissione all’oligarchia tecnocratica europea e cessione di sempre maggiori quote di sovranità.
Sono i discorsi che in Italia facevano ad ogni piè sospinto i Giorgio Napolitano, i Mario Monti, i Letta ed ogni giorno ce lo ripete la Laura Boldrini e tanti altri, accompagnati dal coro dei grandi media e dei loro opinionisti (a libro paga delle centrali finanziarie) salvo qualcuno che adesso inizia a vergognarsi di questo servilismo verso le istituzioni europee.
mercoledì 6 gennaio 2016
Il “lavoro sporco” del Fondo Monetario Internazionale
30 dicembre 2015
- di James Petras –
Il FMI è l’organismo monetario internazionale leader la cui finalità pubblica è quella di mantenere la stabilità del sistema finanziario mondiale attraverso i prestiti vincolati a proposte dirette a migliorare il recupero economico e la crescita.
Di fatto, il FMI è sempre stato sotto il controllo degli Stati Uniti e dei maggiori paesi dell’Europa Occidentale e le sue politiche sono state progettate per promuovere l’espansione, il dominio finanziario ed i profitti delle principali “corporations” multinazionali ed istituzioni finanziarie.
Gli Stati del Nord America ed europei praticano una divisione dei poteri: i direttori esecutivi del FMI sono europei; le loro controparti nellla Banca Mondiale (BM) sono degli USA.
- di James Petras –
Il FMI è l’organismo monetario internazionale leader la cui finalità pubblica è quella di mantenere la stabilità del sistema finanziario mondiale attraverso i prestiti vincolati a proposte dirette a migliorare il recupero economico e la crescita.
Di fatto, il FMI è sempre stato sotto il controllo degli Stati Uniti e dei maggiori paesi dell’Europa Occidentale e le sue politiche sono state progettate per promuovere l’espansione, il dominio finanziario ed i profitti delle principali “corporations” multinazionali ed istituzioni finanziarie.
Gli Stati del Nord America ed europei praticano una divisione dei poteri: i direttori esecutivi del FMI sono europei; le loro controparti nellla Banca Mondiale (BM) sono degli USA.
martedì 5 gennaio 2016
Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?
30 dicembre 2015
Maurizio Blondet –
Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo.
Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aerazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.
La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l’isola è quasi deserta.
Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell’arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Per la pubblicità, è «l’arca dell’Apocalisse» prossima ventura.
Maurizio Blondet –
Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo.
Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aerazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.
La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l’isola è quasi deserta.
Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell’arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Per la pubblicità, è «l’arca dell’Apocalisse» prossima ventura.
lunedì 4 gennaio 2016
Libia: tutte le incognite e i rischi dell'accordo
- Tommaso Canetta
- Lunedì, 28 Dicembre 2015
domenica 3 gennaio 2016
ITALIA IN GUERRA! PASSA LA RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU SULLA LIBIA
PRESTO ITALIA, FRANCIA E USA ORGANIZZERANNO DEI RAID AEREI PER COLPIRE L’ISIS A SIRTE
ROMA PUNTA A GUIDARE L’OPERAZIONE
La risoluzione, scritta dalla Gran Bretagna e approvata all’ unanimità, può rappresentare una svolta per la Libia, perché va anche oltre le aspettative e include il consenso della Russia – Ma per mandare una missione ufficiale di caschi blu servirà un’ altra risoluzione, per attaccare l’ Isis e fermare i barconi basta questa…
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sabato 2 gennaio 2016
Isis, Italia prepara invio di 4000 soldati in Libia per partecipare ai bombardamenti?
Aspettando gennaio, tutti contro l'Isis, a favore della formazione di un nuovo governo d'unità nazionale.
venerdì 1 gennaio 2016
la logica dei RATTI: " sono orgogliosa della bandiera nera.Ma loro non c'entrano niente con l'Is."
"VIVA LA BANDIERA NERA" Lo sfregio sui quotidiani della filo-terrorista liberata
24 dicembre 2015
Sul suo profilo Facebook c'è la bandiera nera dell'Isis ma lei, Khadiga Shabbi, ricercatrice libica arrestata e poi liberata dal giudice di Palermo, nega ogni accusa: "Io non sono una terrorista. L'ho
detto a tutte le ragazze che ho incontrato qui dentro. Soltanto una non
mi ha creduta. E questo mi fa male, perché io sono un'insegnante".
In una intervista a Repubblica la Shabbi ripete: "Sono contro l'Is. Contro, contro, contro. Sono una musulmana" e "non c'è alcuna frase nel Corano che possa giustificare ciò che fanno queste persone". Eppure la ricercatrice - stando alle intercettazioni - era in contatto con gruppi estremisti in Libia: "Ma loro non c'entrano niente con l'Is. In Libia c'è la guerra fra due gruppi, e quelli con cui io ero in contatto sono gli stessi che hanno deposto Gheddafi" e "comunque io volevo solo sapere notizie di mio nipote, ero preoccupata per lui. E poi purtroppo è morto".
In una intervista a Repubblica la Shabbi ripete: "Sono contro l'Is. Contro, contro, contro. Sono una musulmana" e "non c'è alcuna frase nel Corano che possa giustificare ciò che fanno queste persone". Eppure la ricercatrice - stando alle intercettazioni - era in contatto con gruppi estremisti in Libia: "Ma loro non c'entrano niente con l'Is. In Libia c'è la guerra fra due gruppi, e quelli con cui io ero in contatto sono gli stessi che hanno deposto Gheddafi" e "comunque io volevo solo sapere notizie di mio nipote, ero preoccupata per lui. E poi purtroppo è morto".
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