Counter Punch pubblica un pesante articolo storico
sulle origini del capitalismo americano. Gli Stati Uniti sono emersi
così rapidamente a superpotenza economica sulla scena mondiale non
grazie ai loro ideali e al “sogno” di libertà – ma più prosaicamente
grazie allo sfruttamento intensivo della schiavitù. È così che
si costruiscono gli imperi. Grandi imprese e banche americane, celebri
ancora oggi, hanno costruito le loro fortune sulla schiavitù. Nella
seconda parte l’articolo argomenta che la discriminazione razziale
presente ancora oggi in America, la profonda frattura sociale, la
violenza contro gli afroamericani di cui ci parla quotidianamente la
televisione, sarebbero la conseguenza di un passato che non si è ancora
concluso, di una mai avvenuta riconciliazione.
di Garikai Chengu, 18 dicembre 2015
Oggi [18 dicembre, NdT] è l’anniversario dei 150 anni di
abolizione della schiavitù in America e, contrariamente alla credenza
popolare, la schiavitù non è un prodotto del capitalismo occidentale. È
il capitalismo occidentale ad essere un prodotto della schiavitù.
L’espansione della schiavitù nei primi otto decenni dopo
l’Indipendenza Americana ha guidato l’evoluzione e la modernizzazione
degli Stati Uniti.
Lo storico Edward Baptist illustra come, nell’arco di tempo di una
vita umana, il Sud crebbe da una stretta fascia costiera di piccole
piantagioni di tabacco ad un impero continentale del cotone, e gli Stati
Uniti divennero un’economia moderna, industriale e capitalista.
Attraverso la tortura e i maltrattamenti i proprietari degli schiavi
ottennero la massima efficienza, che permise agli Stati Uniti di
prendere il controllo del mercato mondiale del cotone, la materia prima
fondamentale della Rivoluzione Industriale, e diventare così una nazione
ricca e potente.
Il cotone era nel diciannovesimo secolo ciò che il petrolio è stato
nel ventesimo secolo: il bene che determinava la ricchezza delle
nazioni. Il cotone contava per un sorprendente 50 percento delle
esportazioni statunitensi, e scatenò il boom economico che l’America
conobbe allora. L’America deve alla schiavitù la sua stessa esistenza di
paese appartenente al primo mondo.
In termini astratti, il capitalismo e la schiavitù sarebbero due
sistemi fondamentalmente contrapposti. Uno è fondato sul lavoro libero,
l’altro sul lavoro forzato. Però in pratica il capitalismo stesso non
sarebbe stato possibile senza la schiavitù.
Negli Stati Uniti gli accademici hanno dimostrato che il profitto
ottenuto dalla schiavitù non riguardava soltanto il Sud, che vendeva il
cotone o la canna da zucchero raccolta dagli schiavi. La schiavitù è
stato un elemento centrale anche per la creazione delle industrie che
oggi dominano l’economia statunitense: il settore immobiliare, il
settore delle assicurazioni e la finanza.
Wall Street è stata fondata sulla schiavitù. Furono schiavi africani a
costruire perfino il muro fisico da cui Wall Street prende il nome, che
costituiva il confine settentrionale della colonia olandese, costruito
per respingere i nativi che rivolevano indietro le loro terre. Per
formalizzare il colossale commercio di esseri umani, nel 1711 i
funzionari di New York stabilirono a Wall Street il mercato degli
schiavi.
Molte importanti banche americane, tra cui JP Morgan e Wachovia Corp
costruirono delle fortune sulla schiavitù, e accettavano gli schiavi
come “garanzia”. JP Morgan ha recentemente ammesso di avere “accettato circa 13.000 persone in schiavitù come collaterale sui prestiti, e di essersi impossessata di circa 1.250 schiavi“.
La storia che i libri di testo scolastici americani raccontano che la
schiavitù era regionale, anziché nazionale, e dipingono la schiavitù
come una brutale aberrazione rispetto alle regole di democrazia e
libertà che l’America si è data. La schiavitù viene raccontata come una
sfortunata deviazione dalla marcia del paese verso la modernità, non
certo come il motore che ha guidato la prosperità economica
dell’America. Nulla potrebbe essere più lontano dal vero.
Per apprezzare davvero l’importanza che la schiavitù ha avuto per il
capitalismo americano, basta guardare la scabrosa storia di un’azienda
che prima della Guerra Civile Americana confezionava abiti, chiamata
Lehman Brothers. Warren Buffet è l’amministratore delegato di Berkshire
Hathaway, nonché il miliardario più ricco d’America. L’azienda da cui
Berkshire Hathaway è nata era una produttrice tessile dello Stato di
Rhode Island, e approfittava della schiavitù.
Nel Nord, New England è stata la patria dell’industria tessile
americana e la culla dell’abolizionismo, ma si è arricchita sulla
schiena degli schiavi costretti a raccogliere il cotone nel Sud. Gli
architetti della rivoluzione industriale di New England controllavano
costantemente il prezzo del cotone, e i loro stabilimenti tessili si
sarebbero fermati senza il lavoro degli schiavi nelle piantagioni.
Il libro “Complicità: Come il Nord ha promosso, prolungato e tratto profitto dalla schiavitù“,
di Anne Farrow, illustra come la borghesia del Nord era collegata al
sistema della schiavitù da milioni di fili: compravano la melassa, che
era prodotta dal lavoro degli schiavi, e vendevano il rum nel Triangolo
del Commercio; prestavano denaro alle piantagioni del Sud, e molto del
cotone che veniva venduto alla Gran Bretagna era imbarcato nei porti di
New England.
Nonostante sia stato poi dipinto come un eroe dei diritti civili,
Abraham Lincoln non pensava affatto che i neri fossero uguali ai
bianchi. Il piano di Lincoln era quello di rispedire i neri in Africa e,
se non fosse stato assassinato, il rinvio dei neri in Africa sarebbe
stato con ogni probabilità la sua politica dopo la Guerra Civile.
Lincoln ammise persino che i proclami sull’emancipazione, secondo le sue
stesse parole, erano solo “una misura pragmatica per la guerra”
finalizzata a convincere la Gran Bretagna che il Nord era mosso “da qualcosa di più che dalla propria ambizione“.
Per i neri la fine della schiavitù, centocinquanta anni fa, è stato
solo l’inizio di una ricerca ancora non conclusa di equità democratica
ed economica.
Fino a prima della Seconda Guerra Mondiale, l’élite americana vedeva
la civilizzazione capitalista come un progetto razziale e coloniale. Ad
oggi, il capitalismo americano può essere visto solo come “capitalismo
razziale”: l’eredità della schiavitù segnata dal concomitante emergere
della supremazia e del capitalismo bianco nell’America moderna.
I neri in America vivono in un sistema di capitalismo razziale. Il
capitalismo razziale esercita la sua autorità sulla minoranza nera
attraverso l’oppressiva serie dei linciaggi da parte della polizia,
incarcerazioni di massa e istituzionalizzazioni guidate dalla
disuguaglianza economica e razziale. Il capitalismo razziale è senza
dubbio uno dei moderni crimini contro l’umanità.
Vedere un afroamericano al vertice del potere in quella che è stata
la terra della schiavitù sarebbe esaltante, se solo gli indicatori sulla
disuguaglianza dei neri non si stessero impennando. Di fatto, durante
l’amministrazione di Obama il divario tra la mediana della ricchezza
delle famiglie nere e quella delle famiglie bianche è aumentato del 7
per cento. Il divario tra la disoccupazione dei neri e dei bianchi si è
anch’esso ampliato durante l’amministrazione Obama, del 4 per cento.
La polizia nazionale storicamente ha agito per mettere in atto il
capitalismo razziale. Le prime forze di polizia moderne in America
furono le pattuglie per il controllo degli schiavi e le ronde notturne,
che erano finalizzate a controllare gli afroamericani.
La letteratura storica esprime chiaramente che prima della Guerra
Civile esisteva una forza di polizia legittimata che aveva il solo scopo
di opprimere la popolazione schiavizzata e proteggere la proprietà e
gli interessi dei padroni. Le lampanti somiglianze tra le ottocentesche
pattuglie per il controllo degli schiavi e l’attuale brutalità della
polizia americana contro la comunità nera sono troppo evidenti per
essere ignorate.
Da quando le prime forze di polizia sono state stabilite in America, i
linciaggi sono diventati il fulcro della legge e dell’ordine imposto
dal capitalismo razziale. Nei giorni seguenti all’abolizione della
schiavitù, si costituì la peggiore organizzazione terroristica della
storia americana, con la benedizione del governo statunitense: il Klu
Klux Klan.
La maggioranza degli americani crede che i linciaggi siano una forma
antiquata di terrorismo razziale, che ha macchiato la società americana
fino alla fine dell’era delle leggi di Jim Crow. Tuttavia la propensione
dell’America verso il massacro sfrenato degli afroamericani è solo
peggiorata nel tempo. Il Guardian ha recentemente riportato come gli
storici ritengano che tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio
del ventesimo, in media venissero linciati due afroamericani ogni
settimana.
Confrontate questo dato con la serie incompleta stilata dall’FBI, che
mostra che l’omicidio di un nero da parte di un poliziotto americano
avviene più di due volte a settimana, ed è chiaro che la brutalità della
polizia verso le comunità afroamericane sta aumentando, non diminuendo.
I linciaggi non significano solo l’uccisione. Spesso includono
l’umiliazione, la tortura, le ustioni, le mutilazioni e la castrazione.
Il linciaggio era un classico rituale pubblico in America, che spesso
avveniva davanti a una grande folla, che a volte contava migliaia di
persone, tra cui bambini che giocavano.
Poco dopo l’abolizione della schiavitù, nel 1899, il settimanale
Springfield Weekly ha descritto così un linciaggio condotto dal KKK: “al
Negro sono state tolte le orecchie, le dita e i genitali. Supplicava
pietosamente per la propria vita durante la mutilazione … Prima che il
corpo fosse freddo, è stato tagliato in pezzi e le ossa frantumate in
piccoli pezzettini … il cuore del Negro è stato tagliato a pezzi, e così
il suo fegato … si vendevano i pezzetti di ossa a 25 cent …“.
Il terrorismo razziale è fondamentale per la perpetuazione del
capitalismo razziale, ed è per questo che ancora oggi il governo
americano rifiuta di riconoscere il KKK come un’organizzazione
terroristica.
Terrorizzare le comunità afroamericane va a braccetto con
l’imprigionamento e il confinamento sistematico dei neri. In gran parte
con la scusa della guerra alla droga, gli Stati Uniti incarcerano più
afroamericani oggi, in percentuale, che il Sud Africa al culmine
dell’Apartheid.
Le prigioni private sono state progettate dai ricchi a vantaggio dei
ricchi. Il sistema delle prigioni a scopo di lucro dipende
dall’imprigionamento dei neri per sopravvivere. Un po’ come gli stessi
Stati Uniti. Dopotutto, ci sono più neri in prigione, in libertà
vigilata o condizionale, di quanti fossero in schiavitù nel 1850 o prima
che iniziasse la Guerra Civile.
Il decollo economico dell’America nel diciannovesimo secolo non è
avvenuto “nonostante” la schiavitù. È avvenuto in larga parte proprio
grazie ad essa. Il capitalismo è stato creato con la schiavitù, e la
schiavitù a sua volta ha creato una persistente eredità di capitalismo
razziale che è ancora presente nell’America di oggi.
Storicamente c’è sempre stato un netto contrasto tra i nobili ideali
americani da una parte e lo status di eterna inferiorità degli
afroamericani dall’altra. Alla fine del diciannovesimo secolo, per
ironia, è stata eretta una statua detta “della libertà” a osservare
l’arrivo nel porto di New York di milioni di stranieri, mentre i
contadini neri del Sud – non degli alieni, ma profondamente alienati –
erano mantenuti in condizioni di schiavitù ai margini della società. È
l’ipocrisia di un’ideologia razzista che ha messo apertamente in
discussione la dignità della vita dei “negri”, e che è sopravvissuta
alla sconfitta del nazismo. Ad oggi l’America non può dirsi una nazione
“post-razziale”, e gli indicatori sull’uguaglianza razziale in America
sono di nuovo ai minimi.
Il problema razziale in America è ancora un grande dilemma nazionale
che continua minacciare l’esperimento democratico americano. Il
malcontento nelle comunità afroamericane continuerà a crescere verso un
pericoloso punto di ebollizione, a meno che la più grande eredità della
schiavitù, cioè il capitalismo razziale, non sarà apertamente svelato e
smantellato completamente.
Preso da: http://vocidallestero.it/2015/12/28/counterpunch-come-il-capitalismo-americano-e-stato-costruito-sulla-schiavitu/
Nessun commento:
Posta un commento