di Emanuele Rossi 13/1/2016
Un gruppo di ignoti uomini armati ha attaccato il Mellitah Oil and
Gas Complex nell’ovest della Libia, terminal energetico che l’italiana
Eni condivide con la società nazionale del petrolio (Noc): una fonte che
ha scelto l’anonimato, ha raccontato che intorno alle tre della notte
tra lunedì e martedì, c’è stata una sparatoria nei pressi del principale
cancello d’ingresso del compound. Alcuni colpi sembra siano stati
sparati da una mitragliatrice montata su un pick up.
La calma, secondo la fonte, sarebbe tornata abbastanza velocemente,
grazie all’intervento delle guardie del complesso e all’arrivo di uomini
di rinforzo alla sicurezza dell’impianto, che sembrerebbero giunti da
Sabratha (pochi chilometri a est) con il compito innanzitutto di mettere
in salvo il personale straniero dell’impianto.
Probabilmente, ma siamo nel campo delle speculazioni, si tratta di
italiani, sia nel caso dei tecnici che nel caso dei soldati: la ditta
italiana di idrocarburi considera Mellitah l’hub libico, ed è noto che militari delle forze speciali sono stati inviati da Roma proprio nella zona di Sabratha,
prossima al complesso di Mellitah e vicina a quelli che l’Italia ha
reputato essere elementi di interesse nazionale. Il compito di queste
unità di corpi scelti presenti in Libia, è proprio quello di fornire
sicurezza ai lavoratori italiani e rappresentare un intervento rapido in
caso di emergenza. Le stesse erano presenti all’aeroporto di Misurata
durante la procedura di imbarco di 15 feriti libici su un velivolo
dell’esercito italiano: uomini colpiti durante l’attentato di giovedì passato a Zliten (una caserma colpita da un camion-bomba), che l’italia si è offerta di curare a Roma.
Non è chiaro chi fossero gli assalitori di Mellitah: sembra che
quattro giorni fa lo Stato islamico avesse già diffuso l’annuncio di un
attacco al terminal, ma per il momento non sono note informazioni
ulteriori. Nell’area è nota la presenza dei baghdadisti, ma la zona è
anche infestata da milizie combattenti locali e dalla criminalità;
quella che, per esempio, nel luglio scorso ha rapito quattro tecnici
italiani della ditta Bonatti nelle vicinanze.
Mellitah è una delle poche strutture petrolifere rimaste attive anche
durante la guerra civile tra Tripoli e Tobruk: proprio martedì il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo
sugli intenti della Noc di ricominciare ad utilizzare i porti orientali
per caricare il petrolio da esportare. Quelle orientali sono le aree attaccate dallo Stato islamico nei giorni passati, nell’ambito dell’offensiva intitolata al defunto leader locale, Abu Mugharia al-Qahtani.
Se l’attacco a Mellitah dovesse essere opera dell’Isis, circostanza al
momento non confermabile (si ripete), significherebbe che i baghdadisti
hanno spostato anche ad ovest gli obiettivi dell’operazione “al
Qahtani”, e dimostrerebbe grande capacità di coordinamento lungo
l’intero asse costiero libico: la roccaforte libica dell’IS, Sirte,
dista oltre 500 chilometri da Mellitah.
IN ITALIA VERTICE DI GOVERNO
Una nota
della presidenza del Consiglio dei ministri diffusa nel pomeriggio di
martedì, dice che si è tenuta stamattina una riunione «sul tema della
Libia» alla presenza dei ministri di Interno, Esteri e Difesa e del
sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi segreti Marco
Minniti. Presenti anche il direttore del Dis (Dipartimento per le
informazioni sulla sicurezza), il capo di stato maggiore della Difesa e
il capo della Polizia, «per un giro di orizzonte sui temi della
sicurezza e della situazione libica». Nella nota non si fa menzione dei
fatti che sarebbero avvenuti nella notte a Mellitah.
VOLI FRANCESI
Alcuni utenti di Fligthradar24 (il sito internet più
attendibile in materia di aviazione internazionale, che sfrutta i
segnali i migliaia di ripetitori sparsi per il mondo) hanno segnalato
nella giornata di martedì la presenza di un velivolo interessante
sui cieli libici. Si tratta di un Boeing C-135 Stratotanker individuato
anche grazie alla sigla internazionale FAF 470, che indica proprio
questo genere di aerei-cisterna, che normalmente sono utilizzati per il
rifornimento in volo di caccia da combattimento. Il C135 decolla nelle
prime ore della mattina di martedì dalla base militare francese di
Irles, a sud della cittadina provenzale di Arles: è dunque un velivolo
militare della Francia. “Che cosa sta facendo quella cisterna dei cieli
in volo tra Sicilia e costa libica?” è la domanda degli esperti. La
rotta tracciata, indica che il velivolo ha attraversato i cieli
italiani, quindi deve aver avuto il via libera anche da Roma. Arrivato
al largo della Libia, compie otto rotazioni in costante rallentamento
della velocità: una manovra tipica che lo Stratotanker esegue nelle fasi
di rifornimento dei jet. E dunque, c’erano caccia francesi sulla Libia?
Tre giorni fa, un convoglio dello Stato islamico è stato colpito tra Sirte e Bin Jawad, la città al confine con l’area petrolifera, entrata per ultima sotto il controllo del Califfato.
In molti tra gli osservatori hanno pensato che il raid potesse essere
stato portato a termine dai francesi, poi, dopo qualche ora, l’aviazione
di Misurata ha diffuso un comunicato su Facebook, molto ambiguo, in cui
sosteneva di aver compiuto un airstrike contro l’Isis per vendicarsi
delle vittime alla caserma di Zliten.
Parigi smentisce di aver compiuto attacchi aerei in Libia: è
possibile che quell’aerocisterna si trovasse lì per rifornire i caccia
che stanno compiendo sorvoli e mappature delle aree costiere libiche;
attività questa, invece annunciata dai francesi (e anche da americani e
inglesi, più o meno direttamente) in vista di un possibile intervento
armato contro lo Stato islamico nelle prossime settimane, una volta
concluse le complicate pratiche per la creazione del governo di
concordia nazionale in Libia.
Preso da: http://formiche.net/2016/01/13/eni-ecco-come-il-terminal-di-mellitah-libia-e-stato-attaccato/
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