Scritto il 25 gennaio 2016 alle 7:02.
Sono almeno 68 i
miliardi di dollari che la Libia ha perso dal 2013 in poi in mancate
rimesse petrolifere. Il dato è stato diffuso dalla National Oil
Corporation (Noc), la società libica che gestisce il settore
petrolifero, e fa riferimento in particolare alla chiusura nel corso di
questo periodo di 75 campi e ai blocchi portuali. Esso dà anche la
misura del caos e dell’anarchia che regnano in tante zone del paese e
che stanno consentendo all’Isis di avanzare dalla roccaforte di Sirte
verso zone stratregiche come i terminal petroliferi di Ras Lanuf e
Sidra.
“L’economia è a punto molto critico – ha detto al Finanzial Times,
Mustafa Sanalla, presidente della Noc – e le relazioni tra i due governi
(quello di Tripoli e quello di Tobruk, ndr) sono molto tese. Tutto ciò
ha avuto effetti sull’industria petrolifera”.
A pesare sulla bilancia libica ci sono poi i prezzi del petrolio in
picchiata libera sui mercati internazionali: un fatto che ha reso ancora
più problematica una situazione che era già difficile da affrontare.
Il petrolio è ancora oggi l’unico vero pilastro dell’econoia libica, e
proprio per questo motivo il paese rischia di crollare. Secondo il
Fondo monetario internazionale, la Libia vedrà ridursi il proprio pil
nel 2016 a un ritmo più veloce di un paese in guerra come la Siria e di
paesi che si reggono sul petrolio come Venezuela e Guinea Equatoriale.
Nonostante la formazione di un governo di unità nazionale, il paese
resta diviso in varie aree di influenza, occupato da fazioni armate
rivali, ‘governato’ da due parlamenti e potrebbe essere presto teatro
operativo di nuovi interventi militari internazionali. La Noc resta una
delle poche realtà ancora funzionanti, ma deve fare i conti con
l’anarchia generale e con una produzione petrolifera che è il 20% di
quella del 2011.
Fonte: http://atlasweb.it/2016/01/25/libia-crollo-della-produzione-petrolifera-i-conti-non-tornano-e-regna-ancora-il-caos-579.html
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