- Dal bombardamento alla vendita: La corsa per i contratti libici
RT – Mentre la Libia sta attraversando un difficile periodo di sviluppo post-rivoluzionario, dopo che le sue infrastrutture sono state gravemente danneggiate, i paesi che per primi hanno bombardato le città libiche vanno all’incasso per la loro ricostruzione.
Possono aver contribuito a buttar giù case, ma stavano molto attenti a non bruciare ponti. La Libia risorge dalle ceneri di una guerra civile, i paesi che versarono olio sul fuoco sono ora in fila per incassare dalla ricostruzione del danno.
La convinzione che la Russia abbia beneficiato molto dal commercio con il regime di Gheddafi è molto diffusa a Tripoli, ma è semplicemente falsa. Nel 2010, Mosca era il numero 17 nella lista dei partner commerciali principali della Libia, che rappresenta appena lo 0,4 per cento del suo commercio internazionale.
I paesi che avevano i maggiori volumi di scambi commerciali con la Libia di Gheddafi sono proprio quelli che hanno guidato la campagna contro di lui – l’Unione europea, gli Stati Uniti e la Turchia. E tutti ora si spintonano per i contratti di ricostruzione della Libia.
Lo stile d’affari americano è ancora un po’ strano qui, ma sta già recuperando.
Il proprietario di una ditta di costruzione, Richard Peters, era arrivato a Tripoli, poco prima della rivolta per sigillare un contratto multimilionario con il governo di Gheddafi. La guerra e la conseguente carcerazione di Peters lo gettarono fuori pista, ma ora egli spera di recuperarlo.
“Io non condanno nessuno perchè lavorava con Gheddafi, non avevi scelta“, ha detto a RT.
Per Peters, la cui azienda si occupa anche di ricostruire l’Iraq e l’Afghanistan dopo l’invasione guidata dagli USA, la Libia è un territorio familiare. Egli dice anche che il potenziale d’affari del paese può mettersi sotto i piedi tutte le altre aree di post-conflitto.
“Non c’è nulla di cui non abbiano bisogno qui. Questa gente non ha avuto alcun intrattenimento per tutti questi anni. Si può immaginare di costruire qui un piccolo parco a tema o una Disneyland“, rimuginava Peters.
Gli americani non sono gli unici che lottano per conquistare un punto d’appoggio. La Turkish Airlines è stata la prima a riprendere i voli commerciali per Tripoli, e ora son pieni di uomini d’affari a caccia di opportunità.
Anche durante l’era di Gheddafi, alla Turchia era abbastanza comodo fare affari in Libia, ed era il quarto più grande partner commerciale di Tripoli l’anno scorso. Ma molti sperano ora in occasioni ancora migliori dopo il suo precoce riconoscimento delle autorità ribelli.
“Sicuramente, se si hanno forti relazioni politiche va bene, saranno uno strumento per il business“, ha detto a RT Yusuf Yildiz, consigliere commerciale presso l’Ambasciata turca a Tripoli.
Gli unici che finora sono stati lenti nel rivendicare i loro interessi economici in Libia sono state Russia e Cina. Entrambi i paesi hanno espresso verbalmente la loro opposizione all’uso della forza in Libia – una posizione che ha già fallito.
Ma quelli che hanno perso di più sono gli stessi libici. Nel 2010, la loro economia era cresciuta di circa il 10 per cento. Raggiungere qualcosa di simile a quella crescita appare ora come un carico pesante, come ricostruire il paese partendo da zero.
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From shelling to selling: The scramble for Libyan contracts
29 December, 2011
While Libya is going through a tough period of post-revolutionary development, after its infrastructure was badly damaged, countries which first bombed Libyan cities are cashing-in on rebuilding them.
They may have helped bring down the house, but they were very careful not to burn bridges. As Libya rises from the ashes of civil war, the countries that poured oil on to the fire are now lining up to cash in by undoing the damage.
The belief that Russia benefited a great deal from trading with the Gaddafi regime is very widespread in Tripoli, but it is simply false. In 2010, Moscow was number 17 on the list of Libya’s main trading partners, accounting for just 0.4 per cent of its international trade.
The countries that had the largest trade volumes with Gaddafi’s Libya are precisely the ones that spearheaded the campaign against him – the European Union, the United States and Turkey. And they all are now jostling for contracts to rebuild Libya.
American business style is still a bit of an oddity here, but is already catching up. Construction firm owner Richard Peters arrived in Tripoli just before the uprising to seal a multimillion dollar contract with Gaddafi’s government. The war and Peters’ subsequent incarceration threw him off track, but now he hopes to make up for it.
“I don’t condemn anyone for working with Gaddafi, you didn’t have a choice,” he told RT.
For Peters, whose company is also involved in rebuilding Iraq and Afghanistan after the US-led invasions, Libya is familiar turf. He even says the country’s business potential may trample all over other post-conflict areas.
“There is nothing they don’t need here. These people didn’t have any entertainment all these years. You can imagine building here a little theme park or a Disneyland,” mused Peters.
Americans are not the only ones jostling for a foothold. Turkish Airlines was the first to resume commercial flights to Tripoli, and they are now packed with businessmen scouting for opportunities.
Even during Gaddafi’s time, Turkey was pretty comfortable doing business in Libya, and was Tripoli’s fourth-largest trade partner last year. But many now hope for even better deals following its early recognition of the rebel authorities.
“Definitely, if you have strong political relations it’s good, it will be an instrument for the business,” Yusuf Yildiz, commercial councilor at the Turkish Embassy in Tripoli told RT.
The only ones who are so far slow on reclaiming their business interests in Libya are Russia and China. Both countries were vocal in their opposition to the use of force in Libya – a stance that has already backfired.
But the ones losing the most are the Libyans themselves. In 2010, their economy grew by about 10 per cent. Reaching anything like that growth now seems as heavy a load as rebuilding the country from scratch.
http://rt.com/news/lybia-infrastructure-reconstruction-nato-873/
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- Libia – Revisione di due contratti per la compagnia petrolifera italiana ENI
[29.12.2011] trad. di Levred per
GilGuySparks
ALGERIA ISP / Secondo Elhora (giornale Pro CNT) di Misurata, un portavoce della compagnia petrolifera italiana ENI ha detto che c’è una revisione di due contratti per iniziative sociali.
Questo comunicato stampa è venuto in risposta a quello fatto dal primo ministro [libico] Abdel RahimEl-Kib al direttore dell’Eni, Paolo Scaroni, che “ il suo governo avrebbe passato in rassegna i contratti dell’epoca di Gheddafi con l’ENI, prima di riprendere la sua attività in Libia“.
Un comunicato di El-Kib affermava che “Il governo esaminerà gli accordi sottoscritti con ENI in conformità con gli interessi libici prima di riprenderne l’esecuzione“.
La dichiarazione diceva che “El-Kib aveva incontrato il direttore esecutivo del gruppo ENI, Paolo Scaroni che chiedeva il permesso di riprendere l’attività della società in Libia per finalizzare i progetti contenuti negli accordi firmati nel 2006 e nel 2010 “.
http://www.algeria-isp.com/actualites/politique-libye/201112-A7859/libye-revision-des-contrats-societe-petroliere-italienne-eni-decembre-2011.html
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- Libye – Révision des 2 contrats de la société pétrolière Italienne ENI
Publié le 30/12/2011
ALGERIA ISP / Selon Misrata Elhora (Pro CNT), un porte-parole de la société pétrolière Italienne ENI a déclaré qu’il y a eu l’examen des 2 contrats concernant les initiatives sociales.
Ce communiqué est venu en réponse faite par le premier ministre Abdel RahimEl-Kib au directeur d’Eni, Paolo Skaroni, que “son gouvernement passera en revue les contrats signés avec ENI à l’ère de Kadhafi avant de reprendre son activité en Libye.“
Un communique de El-Kib déclarant «Le gouvernement examinera les accords signés avec ENI conformément aux intérêts libyens avant de reprendre l’exécution ».
La déclaration dit que « El-Kib a rencontré le directeur exécutif de la groupe ENI Paolo Skaroni et ce dernier a demandé l’autorisation de la reprise de l’activité de la compagnie en Libye pour finaliser les projets contenus dans les accords signés en 2006 et 2010 »