In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
E' morto a Tripoli con le sue otto guardie del corpo Salah Maskut, uno dei leader dei trafficanti di uomini nella tratta marittima libico-italiana: Maskut, originario di Zouara e, si dice, molto amico di Nouri Abusahmain,
attuale Presidente del Parlamento libico, sarebbe morto in un vero e
proprio attacco portato a termine qualche ora fa da uomini non
identificati.
I siti di informazione libici ed alcune fonti sul posto sono infatti decisamente contraddittorie sulla paternità dell'omicidio: secondoAfrica Gate News
una fonte anonima avrebbe rivelato alcuni dettagli della relazione del
medico legale sul corpo di Maskut, che fornirebbe elementi utili per
attribuire la paternità dell'operazione.
Questo articolo ha veramente del comico. Se ancora ce ne fosse bisogno ci fa capire come viene considerata la colonia italia, con TUTTI i suoi politicanti a sbavare dietro gli stranieri , che neanche li vedono.
Il retroscena
Vertice trilaterale su Siria e Libia: l’Italia viene tenuta fuori
Stasera Mogherini a cena con francesi, tedeschi e britannici
Mogherini a Bruxelles all’incontro dei leader della Ue (LaPresse)
Appuntamento
a Parigi, per stasera, ora di cena. Menù politico di massimo interesse
per l’Europa: Iran, sicuramente Siria, probabilmente Libia. Ma il
ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha previsto solo altri
tre commensali: il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, quello
britannico Philip Hammond e Federica Mogherini, Alto rappresentante
dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Che cosa si legge sull’ultimo numero di Dabiq, il foglio ufficiale del Califfato
L’espansione dello Stato Islamico in Libia sembra
essere arrivata a un punto di stallo. Non solo sul piano militare, ma
soprattutto nel gioco delle alleanze con le altre formazioni islamiche.
Si potrebbe dire che il Califfato gioca da solo contro tutti. In Libia i
gruppi insurrezionalisti di un certo peso sono almeno quattro, a cui
vanno aggiunte molte formazioni più piccole, spesso unite da un collante
tribale o da specifici interessi regionali.
Su una spiaggia nell’isola greca di Lesbo, giornalisti del
canale televisivo Sky News hanno scoperto un piccolo vademecum
distribuito ai candidati per l’immigrazione clandestina con
suggerimenti, mappe, numeri di telefono e consigli per attraversare
illegalmente l’Europa. Questo manuale distribuito dalla ONG w2eu (“Welcome to Europe” –
Benvenuti in Europa) era stato dimenticato da un clandestino tra
giubbotti abbandonati e gommoni perforati. In copertina, un giovane uomo
su una spiaggia al tramonto, rivolto verso il mare, con i piedi vicino
ai remi della barca che servirà per fare la traversata.
20 settembre 2015 Retrocediamo fino al 2011 e ricordiamo come i “liberatori”
della Libia, Sarkozy, Cameron ed Erdogan si congratulavano allora con i
terroristi mercenari della NATO:
Quando il Presidente della Francia Francois Hollande richiama per la
“neutralizzazione” di Bashar al-Assad, il britannico Ministro della
Difesa Michael Fallon annunciava preparativi per sospingere l’ISIS
verso la Siria (…) “per mantenere le nostre strade sicure qui in casa”,
dichiarava.
"La situazione sociale,
politica ed economica della Libia è seriamente compromessa". C'è un
report riservato della intelligence economica e degli analisti
internazionali che analizza le prospettive della Libia e arriva alla
conclusione che il Paese sempre di più sta diventando uno Stato
contrabbandiero e criminale: "L'economia - è scritto nel documento - si
alimenta con fondi provenienti dall'esterno e dalle attività illegali.
Senza queste risorse l'economia e la finanza pubblica libica
collasserebbero". E ipotizza, per la prima volta, che il fatturato del
traffico di migranti dalla Libia verso l'Italia arrivi ormai a 500
milioni di dollari all'anno.
Quando Papa Francesco lanciò l’appello a salvare i migranti da
Lampedusa lessi la cosa come uno slancio umanitario e da cattolico come
uno slancio di Carità Cristiana. Valutai comunque che avrebbe dato
luogo ad un disastro mettendo in moto una migrazione di massa. Pensai
anche che il Pontefice non avesse valutato le conseguenze sociali,
culturali, politiche e di ordine pubblico che le sue parole avrebbero
avuto.
NEW YORK – “Chi ha destabilizzato la Libia? Chi ha creato questo
caos, forzando molti a partire verso Paesi come l’Italia? L’Italia era
coinvolta nei bombardamenti? Era a favore dell’intervento militare? Sì?
Allora ne sta raccogliendo i frutti, ma chi era al comando di questa
linea?”: per Oliver Stone, tre volte premio Oscar per la regia di Platoon e Nato il quattro luglio e per la sceneggiatura non originale di Fuga di mezzanotte, non bisogna dimenticare le radici della crisi del rifugiati al centro del dibattito internazionale.
“Non vedo una fine a questo problema: abbiamo destabilizzato così
tanti Paesi nel Medio Oriente che saremo inondati: toccherà prima
all’Europa e se gli Stati Uniti fossero più generosi ospiterebbero un
milione di rifugiati, ma non credo succederà”.
DAMASCO – Una volta questi monumenti esistevano ed erano fra
i monumenti più belli del mondo. I conflitti in Siria, Afghanistan e
Libia li hanno rasi al suolo. I nostri figli non potranno
poterli vedere a causa delle guerre e della furia distruttiva degli
integralisti dell’isis e dei talebani. La Cnn ha voluto elencare tutti i siti spazzati via; La Stampa ha pubblicato l’elenco che vi riproponiamo con una breve descrizione e delle foto:
Palmira, Siria. L’Unesco l’ha definita
un’oasi nel deserto siriano. Ora l’Isis controlla la città vecchia e,
come hanno mostrato immagini recenti che hanno fatto il giro del mondo,
ha già distrutto due santuari Iraq. Grande moschea di Samarra. Costruita nel nono secolo
sul fiume Tigri, la moschea fu bombardata nel 2005 in un attacco alle
posizioni Nato. Furono distrutte la punta del minareto e le mura
circostanti
Ci hanno fatto credere che eravamo ad un passo dall' "accordo", ci hanno spiegato che il grande "eroe" Bernardino Leon aveva fatto il miracolo, ed invece:
Libia, ecco l’ennesimo flop di Leon (si dimette?…)
Adesso parlano tutti dell' "acordo", il nostro eroe Leon è riuscito nell' ipossibile, invece basta fare un giro in rete, ed ecco gli articoli su un possibile intervento in Libia, un altro.
SCENARIO – L’intervento militare in Libia: l’Invasione di terra – SCENARIO
14/9/2015
Ecco il terzo scenario sul possibile intervento militare occidentale in
Libia. In questo post cercheremo di quantificare l’entità delle forze
necessarie a tale intervento, gli obiettivi primari e i rischi connessi
ad una tale scelta politica.
Come preambolo vogliamo sottolineare il fatto che questo scenario può
concretizzarsi solo con una netta scelta di campo a favore del governo
libico di Tonruk, fatto oggi per nulla scontato.
Giulio Lolli a Tripoli ha preso il nome di "Karim" e fa l'istruttore nautico
di ANDREA ROSSINI 13/09/2015 - 10:09
RIMINI. Giulio Lolli, l’ex patron di Rimini Yacht, ricercato in Italia e
latitante in Libia, come quei gatti capaci di atterrare sulle proprie
zampe anche dopo la più rovinosa delle cadute, non solo ha attraversato
indenne la sanguinosa rivoluzione anti Gheddafi, ma non si lascia
spaventare dall’avanzata dell’Isis, né dall’instabilità politica del
Paese, venti di guerra compresi. Intanto, dopo aver messo a frutto le
benemerenze ottenute per il contributo alla causa dei ribelli (c’è una
sua foto con il mitra in mano e la bandana), ha avviato un’altra
attività nel settore della nautica: fa l’istruttore di guida di barche
da diporto.
A imporre il nuovo dress code all’autoproclamato
ministero degli Esteri occupato dai movimenti islamisti, imprecisati
‘consulenti’ religiosi, che hanno scandagliato per una settimana gli
uffici per studiare le nuove misure. Non più sufficienti sciarpe o
l’hijab. Imposta la segregazione di genere: uomini e donne non potranno più lavorare insieme.
Norme sul vestiario imposte anche nelle scuole, dalle primarie
all’università. Era questo che intendeva dire Federica Mogherini con
“dialogo”?
Khalifa al-Ghwell, sedicente primo ministro del cosiddetto ‘governo di Tripoli’
Guai se la denuncia del nazifascismo, risuonata nel 70° anniversario della liberazione di Auschwitz, serve a depistare l’opinione pubblica dall’altro fascismo, il “nostro”, fondato sulla menzogna che giustifica le peggiori, sistematiche aggressioni. Per esempio la Libia di Gheddafi, travolta dopo la decisione di costituire una banca africana e una moneta alternativa al dollaro. E la Jugoslavia, rasa al suolo dopo la decisione della Germania di riconoscere i separatisti: inaccettabile, per la nascente Eurozona, la sopravvivenza di un grande Stato multientico con l’economia interamente in mani pubbliche. E avanti così, dalla Siria all’Ucraina, fino alle contorsioni terrificanti del cosiddetto Isis, fondato sulle unità di guerriglia addestrate dall’Occidente in Libia contro Gheddafi, poi smistate in Siria contro Assad e quindi dirottate in Iraq. Possiamo chiamarlo come vogliamo, dice John Pilger, ma è sempre fascismo. E’ il “nostro” fascismo quotidiano. «Iniziare una guerra di aggressione», dissero nel 1946 i giudici del tribunale di Norimberga, «non è soltanto un crimine internazionale, ma è il crimine internazionale supremo». Se i nazisti non avessero invaso l’Europa, Auschwitz e l’Olocausto non sarebbero accaduti.
Come ci conferma il Corriere della sera
del 1 novembre 2011, la la compagnia telefonica tedesca «Alice» ha
rescisso il contratto con la modella Vanessa Hessler, in seguito ad una
intervsita della ragazza al settimanele “Diva e Donna”. La Hessler, che era stata fidanzata per 4 anni con uno dei figli di Gheddafi, ha dichiarato:
«I suoi fratelli e la sua famiglia non sono così come vengono
descritti, sono persone normali (…) Non si deve credere a tutto quello
che viene detto. Noi – Francia e Gran Bretagna – abbiamo finanziato i
ribelli. […]
Queste persone non sanno quello che fanno (…) In questo momento mi disgusta tutto, tranne la Libia» Di fronte alla richiesta dell’azienda di “ritrattare” quelle parole la ragazza ha opposto il suo rifiuto.
Pubblicato il 8 settembre 2015 da Marcello De Angelis
E ci siamo ricascati – tutti – di nuovo.
E purtroppo, molti, consapevolmente e quindi diventando complici. Un
altro evento eclatante è stato programmato e realizzato e con un attento
– anche se per nulla innovativo – uso della comunicazione, la nostra
attenzione è stata spostata dalla causa all’effetto e ora l’agenda
politica e giornalistica ci “obbliga” a scegliere tra due posizioni,
entrambi ininfluenti sulle cause originarie, che ci spingono a sprecare
tutte le nostre energie, la voce, l’inchiostro e il tempo, a scagliarci
contro un lato o l’altro di un muro di gomma.
Una interessante analisi di Alberto Bagnai sull'improvviso "voltafaccia"
della Merkel rispetto ai migranti, e sull'uso storico delle grandi
crisi (in questo caso, quella migratoria) come strumento per influenzare
l'opinione pubblica e per condizionare le scelte di intere nazioni.
Bagnai affronta inoltre il caso dell'Ungheria, dove Bruxelles non può
esercitare il suo potere ricattatorio, in quanto nazione con moneta
propria, e la contraddizione del supernazionalismo (europeista) che
vorrebbe superare ogni nazionalismo.
Palermo, 6 set – Come tutte le mafie, che nascono e
prosperano nelle fasi di crescita di un’economia, quando le autorità
statali sono assenti, distratte o conniventi, anche quella legata al traffico immigratorio illegale ha conosciuto una straordinaria espansione in questi ultimi pochi anni.
Secondo Robert Crepinko, direttore di Europol, l’agenzia Ue finalizzata alla lotta al crimine, si tratta di un vero e proprio esercito di almeno 30mila affiliati,
delle più varie nazionalità sia europee sia soprattutto nord-africane e
medio-orientali, in grado di comprendere e parlare praticamente tutte
le lingue dei presunti profughi, che gestiscono e organizzano gli
spostamenti di massa dai luoghi di origine fino alla destinazione
comunque europea.
06 - 09 - 2015Giuseppe Paccione
La pressione immigratoria, oggi, che parte dalle coste libiche e
diretta verso quelle italiane, è incrementata, cagionando proteste più
disparate, alcune di genere razzista, altre allarmistiche per la paura
del diffondersi di malattie come, ad esempio, la scabbia. In questo bara dam,
non passano sottobanco le soluzioni presentate, che vanno dal blocco
navale sino all’uso della coercizione armata per attuare i
respingimenti.
Lunedì, 31 Agosto 2015
Ad ogni morto durante le migrazioni, in un barcone affondato, in una stiva piena di gas tossici, o per una pallottola partita dalla motovedetta che doveva “salvarlo”, si moltiplicano i latrati delle jene alla Salvini, ma anche le ipocrite voci di compianto, senza un’ombra di denuncia delle cause, e ovviamente senza una proposta convincente di soluzione. Lo stesso papa si è limitato a pregare, ad affidare ciascuna delle vittime dei naufragi e dei Tir senza bocche d’aria “alla misericordia di Dio”, come se dovessero essere perdonate di qualcosa, mentre a Dio ha chiesto “di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana”.
La Libia è ormai più contaminata del Giappone,grazie al premio Nobel per la pace Obama. Non c’è più futuro. Il giallo del falsi lavoratori immigrati e le ipocrisie degli italiani pronti a distruggere il Paese pur di sconfiggere Berlusconi FERMIAMO LE CARRETTE DEL MARE
marzo 28, 2011 Inserito da agostino gaeta
Il Presidente della Repubblica a proposito degli immigrati lancia la linea politica: nessuna risoluzione sbrigativa,dice. Noi,comuni mortali ci siamo chiesti cosa volesse dire Napolitano e tutto in Italia sembra muoversi nella direzione di creare ancora problemi alla maggioranza ed al Governo. Come dire:la situazione si fa sempre più esplosiva e quasi dobbiamo attendere il fattaccio di cronaca per minare la credibilità di Berlusconi. Questi italiani non vogliono bene all’Italia,perché mentre tutti gli altri governi europei e non si muovono a tutela dell’interesse nazionale sopra ogni cosa,qui in Italia ci si muove in funzione di danneggiare sempre di più l’immagine del Premier, costi quel che costi. Ed allora,la Lega che avrebbe dovuto far valere le ragioni più popolari,perché più vicina storicamente alle istanze dei suoi elettori, è costretta a romanizzarsi,snaturando quel binomio Bossi-Berlusconi di fatto anti-politici per idee,poco statalisti e decisamente pragmatici.
ROMA – Migranti sfruttati per fare soldi, derubati dei ticket giornalieri, addirittura pagati per far perdere le proprie tracce. Nell’associazione per delinquere delineata dai pubblici ministeri di Napoli per truffare lo Stato prendendosi i milioni di euro stanziati per gestire l’emergenza legata ai profughi, l’accusa assegna un ruolo anche ai vertici della Caritas della Campania. L’inchiesta che ha portato agli arresti i responsabili della Onlus «Un’ala di riserva», Alfonso De Martino e la sua compagna Rosa Carnevale e all’accusa di peculato per il direttore regionale della Caritas don Vincenzo Federico, si concentra sul ruolo di chi doveva occuparsi dell’accoglienza. E va avanti per accertare le responsabilità dei funzionari della Protezione civile e della Regione che dovevano controllare il rispetto delle procedure e la regolarità delle autorizzazioni.
Il nuovo colonialismo in Africa non sta solo derubando il continente delle terre, si sta anche impadronendo delle risorse primarie, tra cui l’acqua. I fondi della Banca Mondiale sono legati a doppio filo alle privatizzazioni e molti governi ormai, corrotti o con il cappio al collo, condannano le popolazioni a una nuova schiavitù.
di Redazione - 13 Agosto 2015
Non bastavano il Mali, il Sud Africa (6 Corporation hanno contratti), il Ghana (dove dopo la privatizzazione il costo dell’acqua è aumentato del 95% e un terzo della popolazione non ha accesso ad acqua pulita), la Namibia. Ora la Banca Mondiale preme sulla Nigeria per permettere a una partnership pubblico-privata di mantenere e ampliare la gestione dell’erogazione dell’acqua aumentandone i costi. Ma la popolazione si sta opponendo con tutte le sue forze. La capitale Lagos, che conta 21 milioni di abitanti, è il “boccone” che le Corporations si sono servite in tavola e bramano il resto della preda.
“Il Pentagono finanzia studi sul terrore per scovare le sacche di resistenza alla sua politica; gli individui vengono così identificati come sostenitori della violenza politica”. E’ provocatorio, come nel suo stile, Glen Ford, commentatore radiofonico americano e fondatore di Black Agenda Report.
22 Luglio 2014
“Fin dal 2008 le università americane hanno collaborato con il Pentagono per studiare le dinamiche dei movimenti sociali nel mondo” spiega Glen Ford, commentatore radiofonico americano, fondatore di Black Agenda Report e autore di The Big Lie: An Analysis of U.S. Media Coverage of the Grenada Invasion. Gli ultimi avvenimenti, il quadro internazionale, le scelte politiche e militari degli anni recenti lo hanno spinto ad un’analisi provocatoria e molto dura. Che vi proponiamo.
di MARCELLO RICCI
Morti in un autocarro rubato e poi abbandonato, morti nelle stive dei barconi, altri per naufragi e disagi. Vite spente. La morte è per sempre. Morte prematura chi cerca una vita migliore, rinunciando a crearla in patria . Ordine e lavoro, lavoro e ordine, basi del benessere. L’Africa è ricca, ma in molti stati non c’è lavoro. Alberi tagliati, miniere sfruttate , ma tutto lascia il continente per essere lavorato altrove.
Dal nostro inviato Jan Pellissier a bordo del Cigala Fulgosi
Libia, 31 ago. (LaPresse) - Valentino Rossi trionfa a Silverstone, e un urlo si leva a poche miglia dalla costa libica. Capita in una giornata senza avvistamenti di nuovi barconi di migranti sul pattugliatore d'altura Cigala Fulgosi impegnato nell'operazione 'Mare sicuro' della Marina militare a 50 miglia marine da Tripoli. Gli stessi uomini che appena 20 giorni fa hanno recuperato 49 cadaveri dall'ennesima carretta del mare, sono di nuovo in acqua, non si fermano e lavorano per salvare quanti più migranti è possibile. Provano a vincere ogni volta una gara in cui la velocità è decisiva, proprio come il 'dottore' di Tavullia. Anche se sul Cigala, quando si parla di dottore, tutti pensano al 'doc', che in questi giorni è un ex primario del pronto soccorso di Ostia, Sandro Montanari, che dopo la pensione è entrato nel corpo militare della Croce Rossa. A lui e agli infermieri del Cigala tocca allestire sul ponte di volo un 'triage' in mezzo al mare dove prestare le prime cure alle centinaia di migranti che ogni gommone o barcone riversa sull'unità della Marina.
Si sono moltiplicate negli ultimi giorni voci su un imminente appoggio militare internazionale al governo libico (riconosciuto) e alle milizie sue alleate o cobelligeranti, in funzione anti-Isis. Oggi la notizia sembra trovare conferma dal fatto che alcuni elicotteri d'assalto Mangusta A 129 del “Rigel, V Reggimento di Cavalleria dell'Aria" di stanza a Casarsa della Delizia in Friuli, sarebbero stati spostati in gran segreto a Napoli per essere imbarcati sulla porta aerei nonché ammiraglia della Marina militare italiana Cavour. La notizia è trapelata, senza trovare ovviamente alcuna conferma ufficiale, ma non pare priva di fondamento. Nella base di Casarsa sarebbero in corso frenetici preparativi di trasferimento temporaneo operativo anche di personale tecnico e logistico. Oltre ai velivoli e ai loro piloti dovrebbero essere infatti imbarcati sulla Cavour anche i meccanici dell'esercito per garantire il supporto tecnico ai tecnologici ma delicati Mangusta.
di Fiorina Capozzi
Secondo l' esperto del mondo arabo di fronte alla minaccia il governo Renzi incapace di prendere una posizione coerente
(Il Ghirlandaio) Tripoli, 28 ago. Il tracollo finanziario della Libia è imminente. E il conto per l’Italia rischia di essere assai salato. Tripoli è da sempre un importante partner commerciale per Roma e un suo eventuale fallimento avrebbe un impatto pesante sull’economia italiana. Nonostante l’importanza del dossier libico, fuori dai confini nazionali c’è l’impressione che il governo Renzi sia incapace di prendere una posizione coerente nei confronti della grave crisi di Tripoli. Persino la possibilità di un intervento europeo sotto la guida italiana appare un’ipotesi assai remota mentre in Libia si consuma un dramma umanitario di cui gli sbarchi dei migranti sono per noi l’espressione più vicina e tangibile.
George Soros è un noto miliardario. Di recente ha iniziato a prendere parte attiva negli affari Ucraini, ma certamente non giocando il ruolo del pacificatore; tutt’al contrario, è impegnato a istigare una guerra su vasta scala contro la Russia.
Nei primi giorni di Giugno cyber berkut ha hackerato e diffuso la corrispondenza tra Soros e il presidente Petro Poroshenko. I materiali in possesso mostrano che Soros è determinato a fare pressione sugli USA per rifornire l’Ucraina di armi letali all’avanguardia e addestramento per le truppe. Come mai a un finanziere come Soros dovrebbe interessare una cosa del genere?
George Soros è conosciuto in tutto il mondo. Molta gente ha assistito con i suoi occhi a quello che fa. Uno dei 30 più ricchi al mondo secondo Forbes, la sua presenza è visibile e sentita in molte nazioni. Possiede una reputazione come specialista del profitto, imprenditore (possiede aziende) e di filantropo, tutte cose insieme. L’impegnarsi in diverse attività è distintivo del suo particolare modo di agire e comportarsi.
Vienna, 24 ago – Il periodico austriaco InfoDirekt, notoriamente vicino alle forze armate, sarebbe venuto a conoscenza di un rapporto interno dello Österreichischen Abwehramts (i servizi d’intelligence militari di Vienna) secondo cui, in base alle informazioni di un anonimo insider, organizzazioni non governative statunitensi finanzierebbero il traffico di immigrati illegali verso l’Europa, con specifico riferimento alla via del Mediterraneo centrale, quella che porta dalle coste libiche all’Italia meridionale.
Secondo l’articolo pubblicato alcuni giorni fa da InfoDirekt, i servizi austriaci valutano il costo per ogni persona che arriva in Europa molto più dei 3 mila dollari o euro di cui parlano i media: “I responsabili della tratta chiedono cifre esorbitanti per portare i profughi in Europa”, sarebbe scritto nel rapporto. Si va dai 7 ai 14 mila euro, secondo le aree di partenza e le diverse organizzazioni di trafficanti, mentre gli aspiranti immigrati sono per lo più troppo poveri per poter pagare simili cifre. La polizia austriaca che tratta i richiedenti asilo conosce questi dati da tempo ma nessuno è disposto a parlare e fare dichiarazioni su questo tema, nemmeno sotto anonimato.