by fabio folisi · 19 agosto 2015
Si sono moltiplicate negli ultimi giorni voci su un imminente appoggio militare internazionale al governo libico (riconosciuto) e alle milizie sue alleate o cobelligeranti, in funzione anti-Isis. Oggi la notizia sembra trovare conferma dal fatto che alcuni elicotteri d'assalto Mangusta A 129 del “Rigel, V Reggimento di Cavalleria dell'Aria" di stanza a Casarsa della Delizia in Friuli, sarebbero stati spostati in gran segreto a Napoli per essere imbarcati sulla porta aerei nonché ammiraglia della Marina militare italiana Cavour. La notizia è trapelata, senza trovare ovviamente alcuna conferma ufficiale, ma non pare priva di fondamento. Nella base di Casarsa sarebbero in corso frenetici preparativi di trasferimento temporaneo operativo anche di personale tecnico e logistico. Oltre ai velivoli e ai loro piloti dovrebbero essere infatti imbarcati sulla Cavour anche i meccanici dell'esercito per garantire il supporto tecnico ai tecnologici ma delicati Mangusta.
Vi sarebbero ancora alcuni problemi da risolvere per poter stipare un numero di velivoli sufficienti alle necessità dell'azione nei capienti hangar della nave, problemi dovuti alla tipologia dei rotori a 5 pale tipici del Mangusta e dal fatto che la Cavour è nata come porta aerei e la conformazione dei ponti della sua "pancia" limiterebbe la mobilità interna ad un numero limitato di elicotteri da imbarcare oltre a quelli da ospitare sul ponte di volo. Vi sarebbero anche alcuni problemi tecnici legati alla protezione di parti meccaniche degli elicotteri esposte alla corrosione legata alla permanenza a lungo in area marina ricca di salsedine. Tutte questioni pare comunque risolte o in via di risoluzione. E' chiaro, vista la tipologia di elicotteri d'assolto degli A 129 Mangusta (nelle varie versioni) che a parte pilota e cannoniere i velivoli non possono imbarcare altre persone e quindi non sono utilizzabili come mezzi di soccorso. ma solo per missioni offensive d'attacco al suolo grazie al suo imponente armamento, il velivolo in configurazione standard è provvisto di quattro "piloni" per il trasporto di otto missili TOW più due mitragliatrici da 12,7 mm o due contenitori sub-alari, ciascuno dei quali con 7 o 19 razzi da 70 mm. I Mangusta infatti sono degli elicotteri nati per dare supporto aereo alle truppe di terra o in azione mirate di bombardamento verso obiettivi limitati come postazioni d'artiglieria, missilistiche o semplici tank ed è operativo anche di notte. Sono stati utilizzati dall'esercito italiano in Afghanistan e Iraq dimostrando capacità operative ma una certa fragilità a operare in condizioni ambientali avverse come le aree desertiche a causa soprattutto della sabbia. l Mangusta sono considerati una evoluzione della classica ala rotante, una perfetta sintesi della migliore tecnologia oggi disponibile al servizio di una macchina che deve svolgere il compiuto di poter volare in ambiente ostile dove qualcuno che ti spara addosso e in ogni condizione di tempo. Quello in corso di preparazione non sarebbe però un intervento mirato, se non indirettamente, a risolvere il problema dei flussi di migranti attraverso il canale di Sicilia colpendo gli scafisti, ma invece un azione anti Isis. E' chiaro infatti che nessuna operazione di blocco navale può essere efficace senza mettere ulteriormente a rischio l'incolumità di quella varia umanità che cerca di attraversare il mare per giungere in Europa, ne tanto meno è possibile compiere azioni militari dirette anti-scafisti vista la evanescenza degli obiettivi da colpire: gommoni e barconi si possono infatti facilmente nascondere agli occhi elettronici dall'alto fino a pochi minuti prima dell'utilizzo con partenze che fra l'altro in genere si avviano di notte. Solo un intervento al suolo o coordinato da terra potrebbe infatti essere davvero efficace. Ma un intervento con truppe al suolo creerebbe ulteriore instabilità oltre che grandi pericoli per le truppe che dovessero provarci a meno di massicce operazioni di sbarco, non quindi azioni di polizia internazionale, ma vere e proprie campagne di guerra. Meglio quindi colpire la situazione a monte, operando una nuova campagna aerea come quella che destabilizzò Gheddafi. A questa soluzione sarebbero arrivati gli stati maggiori dei paesi della coalizioni anti-Isis. Fattore operativo accelerato dalle recenti notizie provenienti da Sirte. Come leggere infatti diversamente la notizia ed il tono utilizzato poche ore fa in una nota congiunta di vari Governi occidentali diramata dalla Farnesina per condannare le ultime spregevoli azioni Isis nella città di Sirte: “I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti condannano con forza gli atti barbarici che terroristi affiliati all'Isis stanno perpetrando nella città libica di Sirte” hanno affermato i sei Paesi in una dichiarazione congiunta, precisando di essere “profondamente preoccupati dalle notizie che parlano di bombardamenti indiscriminati su quartieri della città densamente popolati e atti di violenza commessi al fine di terrorizzare gli abitanti”.
“Facciamo appello - si legge acora nella dichiarazione - a tutte le fazioni libiche che desiderano un Paese unificato e in pace affinché uniscano le proprie forze per combattere la minaccia posta da gruppi terroristici transnazionali che sfruttano la Libia per i loro scopi”. “Gli avvenimenti terribili che stanno accadendo a Sirte - aggiungono i sei Paesi - sottolineano ancora quanto sia urgente che le varie fazioni libiche trovino un accordo per la formazione di un Governo di Concordia Nazionale che, in cooperazione con la comunità internazionale, possa garantire la sicurezza al Paese contro i gruppi di estremisti violenti che cercano di destabilizzarlo”.
Poi nella nota la parte diplomaticamente ipocrita del messaggio, se letta alla luce di quanto invece sembra bolla in pentola a livello di stati maggiori: “Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti ribadiscono ancora una volta che non esiste una soluzione militare al conflitto politico in Libia ma rimangono preoccupati per la situazione economica e umanitaria che peggiora giorno dopo giorno. Siamo pronti – concludono i sei paesi - a sostenere la messa in pratica di questo accordo politico, affinché il Governo di Concordia Nazionale e tutte le nuove istituzioni nazionali possano funzionare efficacemente e venire incontro alle necessità più urgenti del popolo libico”. Insomma si ripudia l'idea della guerra ma si è pronti al sostegno di azioni che in quella situazione contro l'Issi non possono che essere di forza a meno di non pensare ad un “tavolo” di Pace con i seguaci del califfo nero Al Bagdadi. In realtà nella Libia del “tutti contro tutti” ci si sta rendendo conto dell'esistenza di un percicolo comune che si chiama Isis e per questo torna imminente la decisione su un secondo intervento internazionale, stavolta a guida italiana che vedrebbe l'ammiraglia Cavour e gli elicotteri Mangusta protagonisti dell'attacco. Facili le similitudini su quanto avvenuto in Siria, Sirte la ex roccaforte di Gheddafi, è diventata la Kobane libica sotto assedio dei jihadisti, con la differenza che si affaccia sul Mediterraneo e che l'Italia e l'Europa non possono davvero far finta di nulla, tanto che la Nato si dice pronta ad appoggiare un nuovo intervento. Del resto sia il governo di Tripoli sia quello di Tobruk hanno provato a bombardare le posizioni dello Stato islamico a Sirte ma con scarsi risultati tanto che il generale Khalifa Haftar ha chiesto ripetutamente l’intervento della comunità internazionale. In risposta alla richiesta dei governi libici è stato convocato un summit della Lega araba che avrà un suo peso nelle decisioni Onu. Infatti per agire occorre il via libera in Consiglio di sicurezza all'Onu, una risoluzione internazionale con licenza d'attacco sulla base del mandato del Capitolo VII della Carta delle Nazioni unite del tipo di quello che con discutibili forzature nel 2011 l'inglese David Cameron ma soprattutto il francese Nicolas Sarkozy riuscirono a ottenere, con una formula ambigua, prima di bombardare Gheddafi e dare l'avvio al crollo incontrollato di quel regime che provocò in una prevedibile escalation di effetti la situazione attuale. Anche per quello spiacevole e drammatico precedente, la riunione delle potenze con potere di veto a Palazzo di Vetro si fa attendere, ma ora tutto sembra pronto ed il casus belli, vero o costruito, passa per la città di Sirte.
Preso da: http://www.e-paper.it/intervento-militare-in-libia-sempre-piu-probabile-imbarcati-in-gran-segreto-sulla-cavour-i-mangusta-del-rigel-di-casarsa/
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