Giulio Lolli a Tripoli ha preso il nome di "Karim" e fa l'istruttore nautico
di ANDREA ROSSINI 13/09/2015 - 10:09
RIMINI. Giulio Lolli, l’ex patron di Rimini Yacht, ricercato in Italia e
latitante in Libia, come quei gatti capaci di atterrare sulle proprie
zampe anche dopo la più rovinosa delle cadute, non solo ha attraversato
indenne la sanguinosa rivoluzione anti Gheddafi, ma non si lascia
spaventare dall’avanzata dell’Isis, né dall’instabilità politica del
Paese, venti di guerra compresi. Intanto, dopo aver messo a frutto le
benemerenze ottenute per il contributo alla causa dei ribelli (c’è una
sua foto con il mitra in mano e la bandana), ha avviato un’altra
attività nel settore della nautica: fa l’istruttore di guida di barche
da diporto.
La novità è che, nel frattempo, si è convertito all’Islam.
Nessuno, oltre lui, può sapere se l’aver abbracciato la fede di Maometto
sia una scelta dettata dall’opportunismo oppure una convinzione
maturata nel travaglio spirituale degli ultimi anni. Chi lo conosce
bene, con ogni probabilità, si è già fatto un’idea. Di certo c’è che
perfino nei documenti ufficiali firma con il nuovo nome arabo: Karim.
Sarà un caso, ma significa “Generoso”. Lolli, dopo la rocambolesca fuga
via mare di cinque anni fa, per poi riciclarsi laggiù dopo il sanguinoso ribaltone,
facendo dapprima l’arredatore e poi occupandosi della compravendita di
barche. L’intenzione di espandere l’impresa c’era, almeno stando alle
indagini della procura di Rimini e dei carabinieri, ma è stata stroncata
sul nascere. Il presunto “socio” occulto (riminese) di Lolli è stato
infatti denunciato a piede libero non appena ha tentato di stringere
contatti con i funzionari del governo libico (anche se si dovrebbe
parlare di “governi” perché ne esiste più d’uno e ciascuno rivendica la
propria legittimità). L’ex patron di Rimini Yacht, dichiarato da tempo
latitante e con un mandato di cattura internazionale sulla testa, non ha
nessuna intenzione di lasciare la Libia: ha giurato pubblicamente che
non “finirà mai più in carcere”. Era stato arrestato con la
collaborazione della polizia di Gheddafi in un blitz internazionale nel
gennaio 2011. L’aver partecipato alla rivolta in
carcere e l’essersi unito ai ribelli lo ha reso “intoccabile”, almeno a
Tripoli. Il pm riminese Davide Ercolani, da lontano, continua a
perseguire con determinazione la prospettiva della cattura, un po’ come
Ginko con Diabolik. Dovrà per adesso accontentarsi di processarlo in
contumacia. Prima udienza, l’1 ottobre prossimo.
Nessun commento:
Posta un commento