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venerdì 30 novembre 2018

Ucraina: la costituzione di uno stato ultranazionalista nel cuore dell’Europa

Un ottimo documentario pubblicato da VOXKOMM https://www.youtube.com/watch?v=l8HXoZwfp6o&bpctr=1542738812&fbclid=IwAR2D6EYUwZm1xFfZ_wfJggPzRPA7KSmDcqr1ZvCQ2AJbGBKvJFkCYsg34dE  ha messo in risalto le responsabilità degli imperialismi USA ed UE nel sostegno alle forze neonaziste ucraine con l’obiettivo (cito testualmente): ‘’La costituzione di uno Stato ultranazionalista nel cuore d’Europa’’ 1. Il tutto rappresenta ‘’una base di supporto e di addestramento per l’estrema destra di tutto il mondo ’’, operazione di sciacallaggio a cui hanno partecipato, spalleggiati dalla intelligence corrotta, anche i neofascisti italiani, con la presenza di Francesco Fontana, manutengolo del guru Gabriele Adinolfi e dello stragista Stefano delle Chiaie. L’organizzazione CasaPound si è confermata parte di una internazionale della criminalità organizzata, tollerata purtroppo aldilà di ogni limite legale. Su questi argomenti si è scritto in abbondanza (giustamente), la pecca, dal punto di vista dell’analisi inerisce al, troppe volte sottovalutato, ruolo di Israele nella costruzione di un regime ultranazionalista, baluardo del neocolonialismo occidentale in funzione antirussa. La presenza israeliana nel golpe ucraino e nei pogrom anti-russi è un elemento, a dir poco, decisivo.
Il canale russo Sputnik riporta lo sforzo di quaranta attivisti israeliani i quali si sono rivolti alle autorità giudiziaria per chiedere la fine delle esportazioni di armi al regime di Kiev: “Un gruppo di oltre 40 attivisti per i diritti umani ha presentato un esposto alla Corte Suprema, chiedendo lo stop alle esportazioni di armi israeliane verso l’Ucraina. Sostengono che le armi vengono usate da forze che elogiano apertamente l’ideologia neonazista,” — scrive Haaretz; “Sebbene queste armi siano ora puntate contro i russi, occorre tener conto della significativa probabilità che in futuro vengano utilizzate verso altri obiettivi, compresi attacchi ai membri delle minoranze in questo Paese”, si legge nell’esposto degli attivisti 2. La parte finale del testo mi sembra eloquente, rileggiamo: ‘’occorre tener conto della significativa probabilità che in futuro vengano utilizzate verso altri obiettivi, compresi attacchi ai membri delle minoranze in questo Paese’’. Tutto ciò potebbe lasciar presupporre un giro – illegale – di armi dai neonazisti ucraini ai coloni sionisti, con tanto di gemellaggio fra le due destre radicali: quella ucraina (nazifascista) e quella ebraica (sionista).

Uno squadrista di Settore Destro insieme ad una sostenitrice di Israele

giovedì 29 novembre 2018

Le piazze di Roma e Torino e l’unica lotta possibile: quella di classe.




Donne appartenenti alla upper class si mobilitano a Roma e a Torino contro altre  donne. Queste stesse donne non si sono però mobilitate contro la Fornero, la Boschi, la Lorenzin, la Giannini, la Fedeli o la Madia fautrici di provvedimenti legislativi che hanno smantellato il sistema pensionistico, precarizzato il lavoro, favorito le banche, tagliato la spesa sanitaria, sottratto risorse a Università e Scuola – penalizzando lavoratrici, studenti e famiglie – introdotto norme funzionali alla privatizzazione ed altro ancora. Ognuno dei provvedimenti citati ha avuto come unico scopo la finanziarizzazione dell’economia con la conseguente  crescita della  disuguaglianza e  della ingiustizia sociale.

mercoledì 28 novembre 2018

Preparativi per una nuova invasione della Libia

Dopo 7 anni di occupazione della Libia, gli assassini del 2011 non sono ancora contenti, evidentemente i loro servi, Serraji ad occidente, ed il "parlamento" di tobruk più il loro uomo Haftar non garantiscono il controllo del 100% della Libia.
La notizia viene data come una delle tante, in uno dei tanti siti.

Il segretario della Nato: "Intervento in Libia pronto ma non c'è l'unanimità"
 23/11/2018
La Nato sarebbe pronta «da molto tempo» a intervenire in Libia per stabilizzare il Paese, ma non l'ha ancora fatto perché non tutti gli alleati condividono l'idea.
L'ha spiegato in un'intervista al Tg1 il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg.

martedì 27 novembre 2018

Report svela il contrabbando di petrolio dalla Libia. Ecco come funziona.

L'inchiesta "Petrolio Nero" della trasmissione Report ha svelato qualcosa che molti già sapevano: in Italia circola molto petrolio di contrabbando proveniente dalla Libia. Ma non è l'unica truffa: la GDF indaga su un'evasione d'IVA da 6 miliardi di euro.

contrabbando di petrolio
Si chiama "Petrolio Nero", è l'inchiesta della trasmissione report andata in onda lunedì 19 novembre focalizzata sul contrabbando di petrolio lungo la rotta Libia-Malta-Italia. Non che sia una novità: da anni sappiamo che ingenti quantità di petrolio grezzo e prodotti raffinati estratte in Siria sono stati venduti di contrabbando dall'Isis alla Turchia, qui "ripulite" e legalizzate e poi vendute in Europa, Italia compresa.

lunedì 26 novembre 2018

Libia: da Gheddafi a “15.000 milizie”

Risultati immagini per Saif al Islam Gheddafi immagini
Foto: Newsweek (da Google)

Nel memorandum 1) sulla Libia in merito alle politiche di disinformazione dell’Occidente sullo stato e sull’esercito libico, prima e durante la guerra d’aggressione scatenata dalla Nato e soci a partire dal marzo del 2011, Saif al Islam Khaddafi calcola che siano operanti allo stato attuale circa 15.000 milizie, gran parte delle quali ben armate e ben addestrate.
Il figlio di Gheddafi 2) non cita, perché presumibilmente lo da per scontato. la penetrazione di truppe d’invasione statunitensi, inglesi, francesi, italiane (trecento, di cui cento paracadusti della Folgore). E non cita la “rinascita” del terrorismo jihadista in particolare a Sirte e a Bengasi in seguito al ritorno dalla Siria degli oppositori più o meno democratici al governo di Assad (terrorismo che suo padre e il regime della Giamahiria aveva saputo contenere).

Lo stato considerato “fallito” da uomini di grande spessore morale come Giorgio Napolitano, oltre che dalle sinistre umanitarie e pacifiste, desiderose di bombardare e di uccidere, ora è realmente “fallito”, o , detto meglio, si trova nella condizione ideale perché gli avvoltoi dell’Occidente imperiale e i tagliagole locali possano disporne a loro piacimento.

domenica 25 novembre 2018

1818 – 2018 Buon compleanno, Karl Marx!


sabato 24 novembre 2018

Dalla parte dei popoli africani contro l’imperialismo francese


venerdì 23 novembre 2018

Chi è Haftar? Il ritratto di Alberto Negri sul generalissimo “americano” traditore di Gheddafi che piace anche ai russi


di Alberto Negri* - Tiscali


Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Con questo dilemma alla Nanni Moretti, con cui ha tenuto in sospeso tutti fino all’ultimo il generale Haftar si è guadagnato in questi giorni più titoli di giornali e tv di Trump e Putin. Gli americani il loro uomo in Libia in fondo ce l’hanno già da tempo, anche se è alleato della Russia, dei francesi e dell’Egitto del generale Al Sisi. Khalifa Haftar è la vera star del vertice sulla Libia. Ma Haftar è cittadino americano da 20 anni e ha vissuto anche a Langley, in Virginia, sede della Cia. In poche parole l’uomo forte della Cirenaica è “l’amico americano”, anche se lui in tutti i modi cerca di attenuare questi legami.

giovedì 22 novembre 2018

I distruttori della Libia ora «per la Libia»

Dopo il fallimento di Emmanuel Macron nella ricerca di una soluzione alla crisi libica, ora è la volta di Giuseppe Conte di fare un tentativo. Roma è favorita rispetto a Parigi, dal momento che gode del sostegno della Casa Bianca. Tuttavia, ci sono poche possibilità che si pervenga a un qualsivoglia risultato: le “buone fatine” di oggi non sono altro che i lupi che ieri hanno divorato la Libia.
| Roma (Italia)
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Una mezzaluna (simbolo dell’islamismo) raffigurata come uno stilizzato emisfero che, affiancato da una stella e le parole «for/with Libya» (per/con la Libia), rappresenta «un mondo che vuole porsi dalla parte della Libia»: è il logo della «Conferenza per la Libia» promossa dal governo italiano, come evidenzia il tricolore nella parte inferiore della mezzaluna/emisfero.

mercoledì 21 novembre 2018

La Germania ha guadagnato miliardi dalla crisi che distrutto la Grecia

22 giugno 2018. Lorenzo Vita.
** FILE ** A Euro sculpture is seen in the autumnal sun in front of the European Central Bank ECB building, rear, in Frankfurt, Germany, in this Sept. 24, 2007 file picture. The European Central Bank, along with the U.S. Federal Reserve and others, plans to offer billions in short-term credit to banks in Europe to meet their demand for dollars amid tense financial markets. (AP Photo/Bernd Kammerer)
La Germania ha guadagnato miliardi dalla crisi che ha colpito la Grecia e che ha portato il popolo greco nel baratro dell’indigenza. A rivelarlo non sono movimenti euroscettici, né leader populisti né governi antitedeschi, ma direttamente il governo di Berlino, in risposta a un’interrogazione parlamentare promossa dai Verdi.
Da quanto si è potuto comprendere, le casse della Germania hanno guadagnato circa 2.9 miliardi di euro come conseguenza indiretta della crisi greca. Guadagni scaturiti, in gran parte, come risultato del programma di acquisto di titoli di debito greci da parte della Banca centrale europea.
Il meccanismo funziona così. Dal 2010 la Germania ha acquistato obbligazioni di Atene come parte di un accordo dell’Unione europea per sostenere l’economia greca. Le obbligazioni furono acquistate dalla Bundesbank e poi trasferite al tesoro statale.

martedì 20 novembre 2018

I numeri del tracollo della Grecia: così è stata distrutta dall’austerità

31 agosto 2018

Il 20 agosto scorso Alexis Tsipras ha scelto un riferimento omerico per celebrare la fine del programma di aiuti internazionali alla Grecia, dichiarando da Itaca che per il Paese era finita “la sua Odissea moderna”. Novello Ulisse, Tsipras deve probabilmente aver mangiato, al contrario del suo predecessore letterario, il frutto dell’oblio dei Lotofagi per arrivare a rivendicare un risultato tanto importante. La verità è che per la grande maggioranza della popolazione greca la data del 20 agosto non ha significato nulla di particolare, dopo otto anni di austerità che hanno letteralmente sconvolto il tessuto economico e sociale del Paese sulla scia di politiche restrittive imposte a uno Stato che non aveva una costituzione tale da sopportarla senza effetti traumatici.
Infografica di Alberto Bellotto
Infografica di Alberto Bellotto

lunedì 19 novembre 2018

I frutti della Troika sulla Grecia: Hiv, disturbi mentali e suicidi

10 novembre 2018.
TOPSHOT - Tourists take pictures of slogans on a wall in central Athens, on August 18, 2018. - On August 20, Greece's third and final bailout officially ends after years of hugely unpopular and stinging austerity measures. The economy is growing slowly, and unemployment fell to below 20 percent in May for the first time since 2011. (Photo by LOUISA GOULIAMAKI / AFP)
La crisi greca esplode nel 2009: all’epoca come primo ministro si è appena insediato George Papandreou del Pasok, figlio di Andreas che risulta capo dell’esecutivo tra gli anni  Ottanta e Novanta e protagonista della vita politica successiva alla caduta dei colonnelli. In quei drammatici mesi dell’autunno del 2009, scoppia la “bolla”. Il governo dichiara di aver trovato bilanci falsificati, di conseguenza il debito appare molto più grave di quanto fino a quel momento si pensa. E già, come dimostrano le due elezioni anticipate in tre anni vissute dal paese e le tensioni sociali scoppiate ad Atene nel dicembre 2008, la situazione in Grecia non sembra rosea di suo prima degli annunci sul deficit da parte di Papandreou. A quel punto scattano i piani della cosiddetta “troika”: Ue, Fmi e Bce impongono riforme radicali alla Grecia, in cambio di prestiti per un valore di miliardi di Euro. È l’inizio del caos.

domenica 18 novembre 2018

Da Soros ai radical chic: tutti gli amici del Baobab

Roma, 13 nov – Sta facendo molto discutere lo sgombero del Baobab, il campo per immigrati «transitanti» allestito dagli antifascisti romani nei pressi della stazione Tiburtina. L’attuale associazione è rinata nel 2015 come Baobab Experience, dopo che era stato chiuso in quanto parte della cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi, il boss di «Mafia Capitale». Da allora gli attivisti si occupano degli immigrati, spesso clandestini, che giungono a Tiburtina, aiutandoli a sfuggire ai controlli. Su La7 il portavoce Andrea Costa ammise per esempio, molto candidamente, che l’organizzazione aveva aiutato i clandestini della Diciotti ad arrivare a Ventimiglia. Il Baobab, insomma, è diventato una sorta di porto franco per gli immigrati irregolari.
https://twitter.com/gadlernertweet/status/1062273804909580288

sabato 17 novembre 2018

La truffa della “protezione umanitaria”. Così (solo) in Italia ci accolliamo i “migranti economici”

Roma, 27 mar , Francesca Totolo.
– I dati sulle richieste di asilo in Italia del 2017 sono noti e pubblicati sul sito istituzionale del Ministero dell’Interno: solo l’8% dei richiedenti sono rifugiati, mentre l’8% ricevono la protezione sussidiaria e ben il 25% (in forte crescita rispetto al 2016) la protezione umanitaria.
Il 58% dei richiedenti asilo invece ottiene il “foglio di espulsione” dall’Italia, ma come ben sappiamo per la presunta indisponibilità di accordi con i Paesi di origine spesso rimango liberi di circolare sul territorio italiano, finendo spesso nelle mani della criminalità (ricordiamo la mafia nigeriana della prostituzione e della droga) o del caporalato agricolo. Inoltre nel 2017, ci sono stati 37.783 immigrati sbarcati nei porti italiani (ovviamente i dati non comprendono gli immigrati arrivati grazie agli “sbarchi fantasma” dalla Tunisia), ovvero il 32% del totale, che non hanno neppure presentato la richiesta di asilo. Quindi, nel solo 2017, gli immigrati irregolari, senza documenti e senza nessun diritto di rimanere nel nostro Paese sono 84.775.

venerdì 16 novembre 2018

I ricordi del giovane Chávez. Intervista a Hugo Rafael Chávez Terán

di Geraldina Colotti
 
Per i venezuelani, Chávez non è morto, “si è moltiplicato”, perché ha lasciato la sua impronta nella storia, in quella storia che lo ha “assorbito” fino all'ultimo istante della vita: “la storia mi assorbirà”, disse infatti, con il suo tipico gusto per la battuta, nel libro-intervista Chávez, mi primera vida, di Ignacio Ramonet parafrasando la frase di Fidel Castro: “La storia mi assolverà”.

E così, ogni tanto qualcuno scopre un suo sosia in qualche angolo del Venezuela, com'è accaduto qualche giorno fa. Ma quello che ci viene incontro nella piazza Bolivar – un Chávez con trent'anni di meno -, non è un effetto del sole o del cocuy, ma un ragazzo che al “Comandante eterno” assomiglia davvero tanto. Si tratta del nipote, Hugo Rafael Chávez Terán, sociologo, giovane quadro del Partito Socialista Unito del Venezuela, eletto dalla base come delegato al IV Congresso, e membro di diritto per età al terzo congresso dei giovani, JPSUV.

giovedì 15 novembre 2018

Cambiamenti climatici, 50 anni fa qualcuno aveva già previsto il disastro.


Vi ricordate la storia dei “limiti dello sviluppo“? Era uno studio pubblicato nel 1972 a cura del Club di Roma, un gruppo di scienziati e pensatori fondato da Aurelio Peccei nel 1968. Uno studio rivoluzionario, sia come metodi che come conclusioni: non era la prima volta che qualcuno faceva notare che una crescita infinita non è possibile su un pianeta finito, ma era il primo studio scientifico quantitativo che cercava di determinare quali fossero i limiti e che traiettoria l’economia umana avrebbe potuto seguire prima e dopo averli raggiunti.

mercoledì 14 novembre 2018

COME LA FRANCIA PIEGA L’AFRICA CON IL FRANCO CFA, Mohamed Konarè

Di claudio Messora.
La verità sul colonialismo francese in Africa come non l’avete mai sentita. Come Parigi controlla gli africani con il Franco CFA, con le banche centrali, con il commissariamento dei governi e con l’eliminazione fisica dei dissidenti.
Per Byoblu.com, da Roma, Eugenio Miccoli.

Originale con video: https://www.byoblu.com/2018/11/06/come-la-francia-piega-lafrica-con-il-franco-cfa-mohamed-konare/

martedì 13 novembre 2018

Apocalisse maltempo: qualcuno sta bombardando l’Italia?

3/11/2018
Siamo stati deliberatamente “bombardati” da nubifragi devastanti, scatenati da perturbazioni artificiali? «Il prossimo che riparla di scie chimiche andrà sottoposto a un Tso», disse a mo’ di battuta Matteo Renzi, scoraggiando ulteriori interrogazioni parlamentari, sul fenomeno, da parte di esponenti del Pd. Oggi però, con il Nord-Est raso al suolo da eventi mai visti a memoria d’uomo, c’è chi torna sul tema in modo più che esplicito: «Bombardamento climatico sull’Italia, un avvertimento al governo?», si domanda il blog “Disquisendo”, secondo cui «nei giorni precedenti al disastro, ci sono state fortissime operazioni di aviodispersione a bassa quota». Tutti hanno visto il cielo sereno “rannuvolarsi”, dopo l’emissione di una rete fittissima di migliaia di scie bianche rilasciate dagli aerei di linea. Follia? Complottismo da strapazzo? L’unica vera certezza è la storica carenza (in Italia, non all’estero) di spiegazioni ufficiali, definitive ed esaurienti, sulla manipolazione del clima. Si accumulano invece informazioni parziali, da fonti indipendenti, riguardo al presunto impiego clandestino della geoingegneria, inaugurata da Israele per far piovere sul deserto del Negev. La stessa Cia, oggi, ammette che sono in corso vaste sperimentazioni. Nel saggio “Owning the wheather” (possedere il clima), l’economista canadese Michael Chossudowsky svela che la “guerra climatica” è ormai una realtà.
Alluvione in SardegnaUn silenzio tombale è calato sull’applicazione delle rivoluzionarie scoperte del fisico Nikola Tesla, all’epoca emarginato dalla comunità scientifica, mentre l’ingegnere bresciano Rolando Pelizza ha raccontato a due docenti universitari, Francesco Alessandrini e Roberta Rio, che il geniale Ettore Majorana (ufficialmente scomparso nel 1938 ma in reatà nascosto in Calabria fino al 2005) progettò una “macchina” capace di mutare il clima all’istante. «Dello sviluppo di questa “macchina”, costruita in 50 esemplari su istruzioni dello stesso Majorana – assicura Pelizza – fu incaricato direttamente il governo italiano tramite Giulio Andreotti, che poi passò il dossier alla Cia». Un altro italiano, l’imolese Pier Luigi Ighina – assai meno celebre di Majorana, ma notissimo agli appassionati – riprodusse anche per le telecamere di “Report”, su Rai Tre, il suo straordinario esperimento, condotto con mezzi artigianali: Ighina era in grado di far piovere, creando nuvole nel cielo sereno (o a scelta, di far spuntare il sole tra i nuvoloni) semplicemente azionado, da terra, le pale di una sorta di ventilatore gigante, cosparse di alluminio. Il trucco? Cambiare la consistenza elettromagnetica della bassa atmosfera, immettendo vortici di onde.

lunedì 12 novembre 2018

Ue che manovra: spezzare l’Italia, Bruxelles ha paura di noi

3/11/2018
Qua si mette male, molto male. Il guaio non è la manovra economica che sarà pure inappropriata e insufficiente ma che non è così drastica e rivoluzionaria, e non produrrebbe quei danni letali che si raccontano ogni giorno. Il guaio è la reazione alla manovra. Che non è poi nemmeno la bocciatura della manovra, ma è un preciso, deliberato, radicale attacco al governo in carica. Il proposito non è far cambiare la manovra ma far cadere il governo e metterlo contro al suo popolo. Non si tratta di scomodare la letteratura del complotto, i precedenti, perfino quello di Berlusconi che ora è dalla parte di chi lo fece fuori sette anni fa. Non è questione di complotti, è questione di lotta per la sopravvivenza, o se volete, è l’eterna legge dell’autoconservazione del potere che quando è in pericolo prima sparge l’inchiostro e poi aziona i tentacoli. E non si tratta di attacco all’Italia, che pure non gode di fiducia nei potentati, e nemmeno solo di pregiudizi, come dice serafico il premier Conte. No, qui è in gioco l’establishment e il suo potere. Se passa la manovra del governo italiano, e ancora peggio se non devasta l’economia come viene preannunciato tre volte al giorno, viene delegittimato l’establishment tecno-finanziario-capital-sinistrorso che regge l’Unione, di cui in Italia abbiamo molti reggicoda.
Pierre MoscoviciAltri paesi seguirebbero l’esempio e si sentirebbero in diritto di prendere una loro strada, di non sottomettersi al diktat europeo e alla loro prescrizione tassativa. E alle elezioni europee sarebbe un massacro per gli assetti di potere vigenti, di cui Juncker, Moscovici, sono gli ultimi figuranti. Da qui il terrorismo mediatico-finanziario, le scomuniche scritte e inscenate. Si giocano tutto. Altro che bocciatura della finanziaria. Da giorni, da settimane, da mesi in un crescendo minaccioso, annunciano sventure le cassandre interne e le streghe di Macbeth, che predicevano in futuro in realtà per orientarlo secondo i loro desideri. Eurarchi, agenzie, media e ascari politici, un coro assordante. E sta realmente serpeggiando nel paese quel panico che è di solito alle origini delle catastrofi. Ma il collasso non è indotto da una manovra scarsa e sbagliata ma dall’attacco concentrico al governo, prospettandoci un’altra esperienza Tsipras, come quella che indusse il riottoso premier greco a subire i diktat della Trojka se non voleva ridurre in miseria il suo paese.

domenica 11 novembre 2018

Il Boom dei contractors in Africa

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L’Africa ha sempre rappresentato un teatro d’operazioni e banco di prova per mercenari e Compagnie Militari e di Sicurezza Private (PMSC). Negli ultimi mesi ed anni, però le loro gesta sono trapelate da ogni angolo del continente, a ritmi sempre più incalzanti.
Si pensi alla Nigeria e alla guerra contro Boko Haram, alla Libia e confronto tra milizie locali, all’antiterrorismo nel Sahel, agli addestratori russi in Repubblica Centrafricana e Sudan, cinesi per la “One Belt One Road” (la via della Seta), ai  tedeschi in Ruanda ed ucraini un po’ dappertutto.
Per concludere: Erik Prince, presumibilmente al servizio di ENI ed Exxonmobil in Mozambico (che però hanno smentito categoricamente). Questi alcuni dei tasselli dell’attuale “Scramble for Africa” privato – o meglio, ibrido.

sabato 10 novembre 2018

Saif, il figlio di Gheddafi che ancora condiziona la politica in Libia

Su di lui pende un mandato di arresto internazionale per «crimini contro l’umanità» ma intercetta simpatie e voti. E molti pensano che è meglio averlo come alleato che come nemico

4 novembre 2018.
 Saif al Islam Gheddafi ritratto su un manifesto con il padre in una foto d’archivio (Afp)
Certamente non sarà al summit di Palermo sulla Libia tra una settimana. Ed è quasi assodato che non verrà neppure menzionato nelle sessioni ufficiali. Di Saif al Islam Gheddafi al momento si sa poco. Il suo nascondiglio resta segreto: è in Libia? Il suo avvocato, Khaled Zaidi, scrive sui social che non intende affatto lasciare il Paese, nonostante i russi gli abbiano offerto asilo politico. Forse è a Bani Walid o Tarhouna, le città roccaforti dei fedelissimi di suo padre, oppure dagli zii ad Al Beida?

venerdì 9 novembre 2018

1914-1918, SI APRE L’ERA DEI MASSKILLER

di Fulvio Grimaldi

 
Nei prossimi giorni ci assorderanno con le celebrazioni della vittoria, il Piave mormorò, i nostri fanti, il generale Diaz, Trento e Trieste, I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Tra cimbali e fanfare, corse di bersaglieri, penne dritte degli Alpini, Vittorio Veneto, commossi elogi e severi moniti all’unità nazionale e all’amore per l’Europa “che ci ha dato 70 anni di pace” (Jugoslavia, spedizioni Nato e guerra ai poveri escluse) pronunciati dal capo dello Stato, siamo tutti chiamati a festeggiare la “vittoria”. Dal 2 novembre, giorno dei morti, al 4, giorno del “compimento del Risorgimento” con la ripresa delle “terre irridente” (Trento e Trieste, va pure bene, ma Bolzano, il Brennero e una popolazione straniera soggiogata che c’entravano?), patria, nazione, sovranità gonfieranno i petti e orneranno le labbra dei cerimonieri sui colli e dei loro chierichetti nelle redazioni. Subito dopo torneranno ad avere il sapore tossico che gli si attribuisce quando risultano concetti formulati dalla nota peste sovranista, populista, nazionalista, razzista e, perché no, va bene per ogni disturbatore, anche un bel po’ fascista.