22 giugno 2018. Lorenzo Vita.
La Germania ha guadagnato miliardi dalla crisi che ha colpito la Grecia e che ha portato il popolo greco
nel baratro dell’indigenza. A rivelarlo non sono movimenti
euroscettici, né leader populisti né governi antitedeschi, ma
direttamente il governo di Berlino, in risposta a un’interrogazione
parlamentare promossa dai Verdi.
Da quanto si è potuto comprendere, le casse della Germania hanno guadagnato circa 2.9 miliardi di euro
come conseguenza indiretta della crisi greca. Guadagni scaturiti, in
gran parte, come risultato del programma di acquisto di titoli di debito
greci da parte della Banca centrale europea.
Il meccanismo funziona così. Dal 2010 la Germania ha acquistato obbligazioni di Atene come parte di un accordo dell’Unione europea per sostenere l’economia greca. Le obbligazioni furono acquistate dalla Bundesbank e poi trasferite al tesoro statale.
L’accordo originale tra Berlino e Atene prevedeva che qualsiasi
interesse guadagnato sulle obbligazioni sarebbe stato restituito alla
Grecia quando avrebbe adempiuto ai suoi obblighi sulle riforme. Solo che
è successo qualcosa che ha cambiato sensibilmente le carte in tavola.
Fino al 2017, la Bundesbank aveva guadagnato utili su quegli interessi pari a 3.4 miliardi di euro.
Ma ne ha trasferiti molti di meno alla Grecia. 527 milioni nel 2013 e
387 milioni nel 2014, lasciando un utile di 2 miliardi e mezzo. A
questi, si devono poi aggiungere 400 milioni di interessi maturati
grazie a un prestito della KfW Bankengruppe (KfW), la Banca per lo
sviluppo.
Dati che hanno provocato la rabbia dei Verdi, i quali da sempre
chiedono alla Germania di allentare la morsa sul debito greco come gesto
per far ripartire l’economia di Atene. “La Germania ha tratto notevoli benefici dalla crisi greca, non è accettabile che il governo consolidi il bilancio tedesco con i benefici della crisi greca”, ha detto il portavoce del gruppo parlamentare verde Sven-Christian Kindler.
Secondo Kindler, i greci hanno mantenuto le loro promesse sulle riforme facendo tagli dolorosissimi,
ma “ora è il momento del gruppo euro di mantenere le sue promesse”. Ed è
un attacco rivolto soprattutto alla Germania che, insieme ad altri
Paesi dell’Europa settentrionale, ha sempre voluto mantenere il pugno
duro nei confronti della Grecia.
Ieri, i ministri dell’eurozona hanno finalmente dato il via libera all’atteso taglio del debito pubblico greco. Il governo ellenico è stato “promosso”. Atene ha fatto quello che doveva fare, con 88 riforme sanguinose
che l’Europa ha ritenuto necessarie per completare il piano di aiuto ai
creditori. L’Ue sborserà l’ultima tranche di prestiti di circa 15
miliardi ed è stato esteso di 10 anni il termine per la scadenza dei
prestiti.
“Questo è un momento storico per la Grecia e per l’Eurozona”, ha
detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Sì, ma a
quale prezzo? Come ricordato su questa testata, dal
2010 ad oggi “il potere d’acquisto è crollato del 24%, il 21,2% della
popolazione, certifica Eurostat, vive in estrema povertà, il doppio del
2008. Lo scorso anno 130 mila persone, il 333% in più del 2013 hanno
rinunciato alle eredità lasciate dai parenti perché non avevano i soldi
per pagare le tasse”.
Alexis Tsipras non può certo cantare vittoria. Può
solo sommessamente dire grazie ai suoi creditori, così come il popolo
greco può provare a pensare di nuovo a un futuro di speranza. Ma i
guadagni, cinici, della Germania sul debito greco dimostrano, ancora una
volta, di cosa sia fatta questa Unione europea.
Fare cassa su un popolo affamato, per giunta alleato e partner di un’Unione come quella europea, dimostra che l’Europa germanocentrica
non è una realtà del mondo populista, ma uno scoglio per chiunque possa
pensare a una Ue diversa. La Grecia, al collasso, che ha bisogno di
soldi più di chiunque altro, vede il Paese economicamente più forte
lucrare sul suo debito: lo stesso per cui sono morte persone, attività e
imprese.
Preso da: http://www.occhidellaguerra.it/germania-crisi-grecia/
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