3/11/2018
Qua si mette male, molto male. Il guaio non è la manovra economica
che sarà pure inappropriata e insufficiente ma che non è così drastica e
rivoluzionaria, e non produrrebbe quei danni letali che si raccontano
ogni giorno. Il guaio è la reazione alla manovra. Che non è poi nemmeno
la bocciatura della manovra, ma è un preciso, deliberato, radicale
attacco al governo in carica. Il proposito non è far cambiare la manovra
ma far cadere il governo e metterlo contro al suo popolo. Non si tratta
di scomodare la letteratura del complotto, i precedenti, perfino quello
di Berlusconi che ora è dalla parte di chi lo fece fuori sette anni fa.
Non è questione di complotti, è questione di lotta per la
sopravvivenza, o se volete, è l’eterna legge dell’autoconservazione del potere
che quando è in pericolo prima sparge l’inchiostro e poi aziona i
tentacoli. E non si tratta di attacco all’Italia, che pure non gode di
fiducia nei potentati, e nemmeno solo di pregiudizi, come dice serafico
il premier Conte. No, qui è in gioco l’establishment e il suo potere. Se passa la manovra del governo italiano, e ancora peggio se non devasta l’economia
come viene preannunciato tre volte al giorno, viene delegittimato
l’establishment tecno-finanziario-capital-sinistrorso che regge
l’Unione, di cui in Italia abbiamo molti reggicoda.
Altri paesi seguirebbero l’esempio e si sentirebbero in diritto di
prendere una loro strada, di non sottomettersi al diktat europeo e alla
loro prescrizione tassativa. E alle elezioni europee sarebbe un massacro
per gli assetti di potere vigenti, di cui Juncker,
Moscovici, sono gli ultimi figuranti. Da qui il terrorismo
mediatico-finanziario, le scomuniche scritte e inscenate. Si giocano
tutto. Altro che bocciatura della finanziaria. Da giorni, da settimane,
da mesi in un crescendo minaccioso, annunciano sventure le cassandre
interne e le streghe di Macbeth, che predicevano in futuro in realtà per
orientarlo secondo i loro desideri. Eurarchi, agenzie, media
e ascari politici, un coro assordante. E sta realmente serpeggiando nel
paese quel panico che è di solito alle origini delle catastrofi. Ma il
collasso non è indotto da una manovra scarsa e sbagliata ma dall’attacco
concentrico al governo, prospettandoci un’altra esperienza Tsipras,
come quella che indusse il riottoso premier greco a subire i diktat
della Trojka se non voleva ridurre in miseria il suo paese.
Il suggerimento sottinteso che viene dato è il seguente: l’Italia ha
un debito record ma, come voi dite, è solido il sistema-italia, ha beni,
risparmi, proprietà private. Bene, allora mettete mano a quelli, con
una patrimoniale, prelievi forzosi, blocco di capitali, tasse sulle
case, obbligo d’investire in titoli pubblici, o quel che volete voi.
Ovvero trovate i soldi nelle tasche degli italiani, così pagate almeno
gli interessi sul debito (che non potrà mai essere estinto, è come il
peccato originale ma non ce lo toglie nessun battesimo). E allo stesso
tempo vi inimicate il popolo che vi sostiene. Così buonanotte al
populismo, al sovranismo e a tutte le menate. Voi capite che il pericolo
vero è questo e non la manovra. E non pensate che indignandosi o
cercando di suscitare rabbia nel popolo, si possa rispondere con le
barricate. No, è una guerra e in guerra contano i rapporti di forza. È una guerra
e del resto non potevate pensare che “loro” hanno i giorni contati-
come dicevano allegramente – e si limitano a contare i giorni e non a
reagire. E disponendo di poteri e alleanze che voi neanche vi sognate,
agiscono per mandarvi fuori strada. Voi e il vostro paese, se vi segue.
A questo punto io ho paura della paura. Ho paura cioè del panico che
stanno instillando nella gente, nelle notizie che fanno circolare, nelle
annunciate fughe di capitali all’estero, conti prosciugati e così via.
Perché sono quei fatti e soprattutto quelle psicosi agitate a produrre
guai seri, reazioni a catena; a gettare i paesi nel caos e nella
disperazione, per andare poi da lorsignori col cappello in mano. Questa è
la vera manovra pericolosa in atto. E allora che fare? Andare alla guerra, cercare alleati anche fuori d’Europa,
farsi espellere dall’Unione, scatenare l’ira del popolo? Non contate
molto su quest’ultima, gli haters non sono il popolo, e il popolo vi dà
ragione in tempo di pace ma quando c’è il panico e la casa brucia non
stanno lì a spegnere
il fuoco e ad attaccare chi l’ha appiccato, ma mirano a mettersi in
salvo. E’ umano, e da questo punto di vista gli italiani sono più
“umani” degli altri (anche, ma non solo per fortuna, nel senso di più
vigliacchi, più voltagabbana).
Del resto, i governi che sfidano l’Europa
dovrebbero avere spalle larghe, grandi leader, forze compatte e decise,
che qui non vediamo. Si può decidere di combattere per l’Italia e la
sua dignità, ma non si può morire per Di Maio e per le velleità
grilline. Bisogna essere realisti, cercare punti d’incontro, intanto
crescere, trovare solide alleanze, rafforzarsi, rinsaldarsi, acquisire
nuove forze. Alle prime gelate, il consenso si ritira. Sarebbe magnifico
poter rovesciare l’establishment attuale ma se non si hanno energie e
strategie valide, leadership adeguate ed élite alternative, meglio
essere prudenti. Non si può dichiarare guerra al mondo e rispondere alle armi micidiali messe in campo dal Nemico coi tweet, gli scarponi e le manine.
(Marcello Veneziani, “Ue che manovra”, da “Il Tempo” del 25 ottobre 2018, articolo ripreso sul blog di Veneziani).
Preso da: http://www.libreidee.org/2018/11/ue-che-manovra-spezzare-litalia-bruxelles-ha-paura-di-noi/
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