Di Leonardo Olivetti
Quando si parla dell’Iraq contemporaneo non si può fare a meno di pensare alla controversa figura di Saddam Hussein. Il
Raìs iracheno
è uno dei massimi oggetti di demonizzazione dell’Occidente, accusato di
ogni sorta di crimine e usato come archetipo della tirannide. Ma alle
costruzioni propagandistiche degli agiografi dell’imperialismo
americano, non corrispondono i fatti; Saddam Hussein fu uno dei più
geniali e lungimiranti leader mediorientali degli ultimi anni, capace di
guidare un paese dalla rovina alla prosperità, di non arrendersi alle
minacce e all’arroganza stranieri, per nulla responsabile di quelle
“atrocità” tanto vilmente accostate alla sua figura.
Quando Saddam Hussein prese in mano le redini del paese
mediorientale, aveva di fronte a sé una situazione molto deteriorata,
insicura e sottosviluppata economicamente, culturalmente e socialmente.
Il
Raìs iracheno risollevò l’Iraq dalla miseria, creando un
regime prospero e culturalmente avanzato. L’alfabetizzazione, nel 1973,
era solo il 35%; solo nove anni più tardi, le Nazioni Unite dichiararono
l’Iraq “libero dall’analfabetismo”, con una popolazione alfabetizzata
superiore al 90%, ed una percentuale del 100% di giovani che andavano a
scuola. Due anni dopo, nel 1984, le stesse Nazioni Unite ammisero che “
il sistema educativo dell’Iraq è il migliore mai visto in un paese in via di sviluppo”.
Il sistema scolastico iracheno era anche tra i migliori al mondo per
qualità; il tasso di studenti promossi era maggiore che negli altri
paesi arabi, e il governo di Saddam, dal 1970 al 1984, spese solo per
l’educazione il 6% del PIL, pari al 20% del reddito annuo del paese. In
pratica, il governo di Baghdad spese per ogni singolo studente circa
620$, una cifra altissima per un paese in via di sviluppo. E questo dopo
che Saddam Hussein era l’uomo forte di Baghdad da solo un decennio. Più
tardi, dal 1976 al 1986, gli studenti delle scuole elementari crebbero
del 30%, le studentesse femmine del 45%, sintomo della crescente
emancipazione femminile, e il numero delle ragazze che studiavano era il
44% del totale, quasi in parità con il sesso maschile. Un altro
risultato del fervore culturale importante nell’Iraq di Saddam Hussein è
quello ottenuto nell’ambito universitario; l’Università di Baghdad,
fondata nel 1957, ebbe oltre 33 mila studenti tra il 1983 e il 1984,
l’Istituto Tecnico oltre 34 mila, l’Università di Mustansirya oltre 11
mila. Queste cifre altissime, che manifestano la fioritura culturale
dell’Iraq ba’athista, portarono il
New York Times, nel 1987, a battezzare Baghdad come “la Parigi del Medio Oriente”.