Di Vanessa Tomassini
Il Ministro degli Esteri Francese ha confermato così le voci
trapelate nei giorni scorsi circa l’evento in programma per il prossimo
29 maggio a Parigi, su iniziativa del presidente Emmanuel Macron: “Come
ha detto Salamé al Consiglio di Sicurezza il 21 maggio, oggi in Libia
c’è un’opportunità da cogliere: i canali di dialogo si sono
moltiplicati, il consenso tra attori libici e internazionali è emerso
intorno all’organizzazione delle elezioni. A sostegno dell’attuazione
della tabella di marcia del rappresentante speciale del Segretario
generale delle Nazioni Unite, la Francia sta compiendo ogni sforzo per
raggiungere una soluzione politica che riunisca, su base inclusiva, i
vari attori libici, tra cui tenere elezioni generali nel 2018,
espressione della sovranità del popolo libico”.
L’iniziativa francese intende riunire i vari attori politici dello
scenario libico dal Governo di Accordo Nazionale all’Alto Consiglio di
Stato, dal Generale Khalifa Haftar alla presidenza della Camera dei
Rappresentanti, oltre ad altre figure di rilievo attuali e passate.
Ancora una volta la Francia prende l’iniziativa, ma mentre la diplomazia
dell’Eliseo prepara gli ultimi visti, l’incontro sembra già fallito.
Non bastavano le divisioni e le reazioni negative scatenate dall’invito
fatto ad alcuni, escludendo altri, a complicare i piani dell’Eliseo ci
ha pensato anche l’Audit Bureau pubblicando il “terribile rapporto”
dell’anno 2017, fatto di spese folli ed ingiustificate.
- L’ammiraglio Kurt W. Tidd, comandante in capo del SouthCom.
Gli Stati Uniti e i loro alleati preparano in
silenzio un piano brutale per «mettere fine alla dittatura» in
Venezuela. La prima parte di questo «colpo da maestro» (Masterstroke),
già predisposta, dovrebbe essere messa in atto prima delle prossime
elezioni. Se l’esito di questa offensiva, che sarà sorretta dall’intero
apparato propagandistico e mediatico, nonché da azioni violente “in
difesa della democrazia”, non sarà la cacciata del presidente Nicolas
Maduro, il piano B è già pronto, coinvolgerà molti Paesi per riuscire a
imporre una “forza multilaterale” che intervenga militarmente.
Panama, Colombia, Brasile e Guyana, appoggiati dall’Argentina e da
“altri amici”, sono il fulcro dell’operazione, con la regia del
Pentagono. Tutto è pronto: le basi militari, i Paesi confinanti che
forniranno aiuto diretto mettendo a disposizione ospedali e riserve di
viveri per i soldati.Ecco il contenuto di un documento di 11 pagine, non ancora divulgato, che porta la firma dell’ammiraglio Kurt Walter Tidd, attuale comandante in capo del SouthCom degli Stati Uniti [1].