L’Europa e l’ONU si accingono a mettere nero su bianco
le regole definitive sull’immigrazione, che saranno valide per tutti i
Paesi. E’ la costruzione di un vero sistema per la mobilità umana,
che prevede società aperte, accoglienza, e zero respingimenti. Lo
scopo? Nel mondo globalizzato anche gli esseri umani devono essere
rapidamente spostabili come le merci. Opporsi? Non è previsto.
di Francesca Totolo
Partiamo dall’ultima trovata che arriva dalla Commissione Europea.
I Paesi membri dell’Unione Europea che hanno mostrato più solidarietà
nell’accoglienza dei migranti, come Grecia e Italia, saranno premiati
dai fondi strutturali del prossimo budget UE 2021-2027. Chi invece si
mostrerà refrattario a fare la sua parte a favore degli immigranti e sul
rispetto dello stato di diritto, come Ungheria e Polonia, si troverà
penalizzato. Continue promesse da Jean-Claude Juncker e Frans
Timmermans, sempre disattese, che sembrano piuttosto voler colpire gli Stati Visegrad e l’Austria, rei di voler difendere gli interessi dei propri connazionali invece di aprire le frontiere agli stranieri indiscriminatamente.
Le dichiarazioni della Commissione Europea arrivano in seguito all’incontro pubblico del 16 aprile scorso voluto da George Soros.
Durante il meeting, lo speculatore ungherese ha esposto le sue ragioni a
Timmermans (Vice Presidente della Commissione Europea) contro il
governo ungherese guidato dal Premier Viktor Orbán a proposito del
pacchetto legislativo “StopSoros” che ha portato alla chiusura
della sede della Open Society Foundations di Budapest e a quella, che
sarà definitiva nel 2021, della Central European University fondata e
finanziata dalla fondazione di Soros.
I legami di amicizia e stima personale che legano George Soros, Jean-Claude Juncker e Frans Timmermans
sono chiari e noti da tempo. Lo stesso Vice Presidente della
Commissione Europea parla di un rapporto che lo lega al magnate da più
di vent’anni e di condividere il suo impegno a favore della “società aperta”. Come sono noti i pranzi informali, che si svolgono mensilmente a Bruxelles, dove i tre e Martin Schulz condividono le proprie opinioni e le possibili soluzioni da portare in Commissione.
L’Unione Europea, sembra seguendo le direttive del consulente George Soros, sta cercando di correre ai ripari a causa della crescente “minaccia populista”
dilagante in ogni Stato membro, delle sempre crescenti percentuali di
cittadini europei che chiedono lo stop all’immigrazione (ora il 78%), e in vista delle elezioni del 2019.
Gli eurocrati, quindi, sembrano sempre
più convinti che si debba intervenire sulla questione migratoria per
quietare l’opinione pubblica, ovviamente senza nessuna intenzione di arrestare il flusso costante
e continuo grazie a opportuni accordi con i Paesi di origine e
attraverso una seria ridiscussione della cooperazione internazionale.
Dal 2016, come sancito dal Migration Partnership Framework redatto dalla Commissione Europea e come suggerito dall’ispiratore degli Stati Uniti d’Europa, George Soros,
la UE sta tentando di riprendere il controllo dei suoi confini e si sta
impegnando nel costruire meccanismi comuni per proteggere le frontiere,
per determinare le richieste di asilo e per trasferire i rifugiati.
Questo piano della Commissione Europea non è altro che un’ulteriore perdita di sovranità degli Stati membri;
si parla della gestione centralizzata dei confini dell’Unione
attraverso il rafforzamento del coinvolgimento delle agenzie europee,
come Frontex e EUROPOL, che andranno di fatto a coordinare le autorità
nazionali, di uffici della UE dislocati nei Paesi di transito per una
comune amministrazione delle procedure delle richieste di asilo, e di
una maggiore partecipazione delle organizzazioni del settore privato.
Ovviamente nel piano, non potevano mancare i corridoi umanitari gestiti
centralmente dalla Commissione Europea con ricollocamento obbligatorio
negli Stati membri.
Quando tutte le operazioni comprese nel Migration Partnership Framework saranno implementate, l’Italia non avrà più nessun potere e controllo
a proposito delle politiche migratorie. In cambio il nostro Paese forse
riceverà due denari in fondi strutturali che saranno chiaramente
destinati alla formazione e all’inclusione sociale degli immigrati
arrivati.
E a livello internazionale non va meglio. Nel dicembre del 2018, sarà pubblicato il Global Compact on Migration, documento delle Nazioni Unite
che segnerà un punto di svolta per l’immigrazione e traccerà le linee
guida che le singole nazioni e l’Unione Europea dovranno seguire.
Possiamo affermare che il tweet
pubblicato a Pasqua di IOM (Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni), agenzia collegata alle Nazioni Unite, non promette nulla di
buono.
Per IOM, “l’immigrazione è inevitabile, desiderabile e necessaria”.
Quindi nessuna intenzione di intervenire, come si dovrebbe, nei Paesi
di origine, perché l’immigrazione è un fenomeno auspicabile per
l’occidente. Alla Boeri, insomma.
Il 4 aprile scorso, alti funzionari dell’Unione Europea e della IOM si sono incontrati a Bruxelles per discutere sui contenuti del futuro Global Compact on Migration. Il direttore generale dell’IOM, William Lacy Swing, ha dichiarato: “Abbiamo un’opportunità storica per costruire un sistema per la mobilità umana
in cui le persone possano muoversi in sicurezza, legalmente e
volontariamente, nel pieno rispetto dei loro diritti umani. Abbiamo
particolarmente bisogno di fare progressi nell’affrontare il movimento
dei migranti più vulnerabili con esigenze di protezione specifiche.(…) Siamo
ottimisti sul fatto che con i leader dell’Unione Europea, raggiungeremo
un accordo che fornisca un quadro unificante di principi comuni, degli
impegni e di comprensione tra gli Stati membri su tutti gli aspetti
della migrazione”.
Sono state pubblicate varie bozze sul futuro Global Compact on Migration, e sono perfettamente in linea con la nuova direzione, di sorosiana ispirazione, presa dalla Commissione Europea. Prenderemo in esame l’ultima versione stilata il 26 marzo scorso.
Già il preambolo svela il contenuto che sarà sviluppato nel documento: “Questo Global Compact esprime il nostro impegno collettivo a migliorare la cooperazione sull’immigrazione (il termine utilizzato è migrazione ma gli uccelli migrano, non le persone) internazionale. L’immigrazione ha fatto parte dell’esperienza umana nel corso di tutta la sua storia, e riconosciamo che è una fonte di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile del nostro mondo globalizzato.
La maggior parte dei migranti di tutto il mondo oggi viaggia, vive e
lavora in modo sicuro, ordinato e regolare. Ma la migrazione incide
indubbiamente sui nostri Paesi in modo molto diverso e a volte in modi
imprevedibili. È fondamentale che l’immigrazione internazionale ci
unisca piuttosto che dividerci. Questo Global Compact definisce la
nostra comprensione comune, le responsabilità condivise e l’unità di
intenti in merito all’immigrazione in modo tale che funzioni per tutti”.
Nel Global Compact, si continua a parlare di canali legali per l’immigrazione.
Le Nazioni Unite si impegneranno a migliorare la disponibilità e la
flessibilità dei percorsi per l’immigrazione regolare, basandosi sulle
realtà demografiche e globali del mercato del lavoro per “massimizzare l’impatto socioeconomico degli immigranti”. Ovvero i mondialisti delle Nazioni Unite continuano a spingere verso la costituzione di quello che Karl Marx ne Il Capitale chiamava “l’esercito industriale di riserva”.
L’obiettivo 8 riguarda molto da vicino l’Italia: “Ci
impegniamo a collaborare a livello internazionale per salvare vite
umane e prevenire morti e feriti tra i migranti, attraverso operazioni
congiunte di ricerca e soccorso, raccolta e scambio standardizzati di
informazioni. Per questo impegno dovremo sviluppare procedure e
accordi sulla ricerca e il salvataggio con l’obiettivo primario di
proteggere il diritto alla vita dei migranti che è negato dai respingimenti alle frontiere terrestri e marittime”.
Questo significa che le Nazioni Unite e l’Unione Europea non permetteranno, dopo l’introduzione del Global Compact, i respingimenti assistiti dei barconi partiti dalla Libia, punto inserito nel programma elettorale della coalizione del centro destra e sviluppato da Gianandrea Gaiani.
L’obiettivo 11 ”Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato” auspica dichiaratamente un coordinamento centrale delle frontiere,
in piena sintonia con il piano europeo: “Impegno a gestire i confini
nazionali in modo coordinato che garantisca la sicurezza e faciliti i
movimenti regolari di persone, nel pieno rispetto dei diritti umani di
tutti i migranti, indipendentemente dal loro status”. Quindi libero accesso a tutti i migranti, senza alcuna distinzione tra i reali beneficiari della protezione internazionale e i migranti economici.
“Rafforzare la certezza e la prevedibilità nelle procedure di immigrazione”
è l’obiettivo 12, e prevede la standardizzazione a livello
internazionale delle metodologie riguardanti la gestione nazionale degli
immigrati (identificazione, valutazione, assistenza, etc). Gli Stati
avranno dei protocolli operativi forniti dalle Nazioni Unite, e non godranno più di nessun tipo di libertà nelle procedure di smistamento e riconoscimento degli immigrati.
La detenzione degli immigrati sarà usata
solo limitatamente, e questo varrà sia al momento dell’ingresso sia nel
procedimento di rimpatrio. Quindi in Italia, saranno pressoché aboliti i CIE (Centri di identificazione ed espulsione),
mentre gli Hotspot e i CARA saranno regolamentati per non ledere i
diritti degli immigrati che, come documentato, spesso fanno resistenze,
anche violente, nelle procedure di identificazione.
L’obiettivo 16 prevede l’impegno dello Stato, che accoglie gli immigrati, di “promuovere società inclusive e coese”,
riducendo al minimo le disparità, cercando di aumentare la fiducia
dell’opinione pubblica a proposito delle politiche migratorie applicate e
facendo comprendere ai cittadini che gli stranieri contribuiscono positivamente alla prosperità del Paese. Le famose “risorse” di boldriniana memoria.
E questi sono solo gli obiettivi più
prevaricanti delle sovranità nazionali. Il Global Compact on Migration
delle Nazioni Unite, al momento della sua sottoscrizione a fine anno, toglierà ogni tipo di libertà di azione ai governi dei Paesi di transito e/o di arrivo dei migranti. Tutte le procedure saranno standardizzate, realizzando in un prossimo futuro un occidente “no border” dove vigerà la libertà totale di mobilità delle persone oltre a quello delle merci.
E così sarà il vero globalismo voluto dal capitale, con gli orwelliani maiali della Fattoria degli animali al potere.
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