di OLTRE FRONTIERA (Lorenzo Nannetti)
Molte delle ricostruzioni del 2011 a partire dall’inchiesta recente su Sarkozy
soffrono di un problema: i giornalisti hanno la memoria corta e/o non
sono mai stati al corrente di tutti i fatti. Sarkozy non ha lanciato
l’attacco per quelle tangenti. Per lo meno, non è quello il motivo
principale.
In quel periodo, Paesi come Libia e Venezuela, a causa degli alti proventi del petrolio (si era in periodo di prezzi alti), decisero di rivedere gran parte dei contratti petroliferi ed energetici
in genere con le grandi compagnie internazionali che garantivano a
queste ultime forti proventi ma non altrettanti ai Paesi dove operavano.
In quel momento i governi di quei Paesi si ritenevano sufficientemente
forti da poterlo imporre. In breve, e senza entrare nei dettagli caso
per caso, venne posto una sorta di ultimatum: accettate nuove condizioni
contrattuali, oppure siete fuori, e per “fuori” si intendeva la
nazionalizzazione dei giacimenti e la cacciata delle stesse compagnie.
In genere le compagnie USA, inglesi e francesi risposero “no” e ne subirono le conseguenze. L’ENI
fece una scelta diversa: disse “sì, ma a condizione di poter ottenere
contratti più lunghi”. La scelta era intelligente: la società italiana
accettava di guadagnare meno nel breve termine riducendo i propri
proventi e aumentando quelli per lo Stato ospite, ma al tempo stesso
otteneva licenze e contratti più lunghi che avrebbero permesso un
guadagno più duraturo. Inoltre, così facendo l’Eni si poneva come
partner privilegiato e, proprio per questo, avrebbe goduto di altri
vantaggi.
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Questa situazione ovviamente non
andava bene agli altri competitor. La Libia all’epoca era già in preda a
problematiche sociali, demografiche ed economiche che stavano portando
allo scoppiare della rivolta: la sua origine, infatti, non è esterna, al
massimo le pressioni francesi l’hanno fatta scoppiare prima del
previsto. L’intervento militare è partito solo quando Gheddafi si stava
avvicinando ad attaccare Bengasi, roccaforte ribelle. È vero che la Francia ha favorito quell’intervento
e che voleva trarne i vantaggi, in primis sostituire gli investimenti
italiani nel Paese con i propri. La Gran Bretagna si è accodata, un po’
tirata dalla giacca dalla Francia ma comunque altrettanto desiderosa di
ristabilire i propri investimenti in Libia.
Del resto quando scoppiò la questione dei contratti energetici, Gheddafi minacciò anche di creare una moneta alternativa per i Paesi della Françafrique:
difficile dire quanto tale proposta fosse reale, ma essa fu una
conseguenza, e non una causa come alcuni suppongono, della crisi.
Infine, le tangenti:
non sono sufficienti a giustificare l’azione francese (cose simili
accadono di frequente) ma forse indicano anche come, una volta sconfitto
Gheddafi, la sua morte sia stata considerata utile a Parigi.
Fonte: https://www.oltrefrontieranews.it/sarkozy-gheddafi-intervento-militare-francia/
Preso da: http://appelloalpopolo.it/?p=40179
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