Venduti milioni di euro di carburante che transitavano per i depositi veneziani
di Rubina Bon , 4 maggio 2018
VENEZIA. Dalla Libia a Porto Marghera attraverso Malta. Milioni di
metri cubi di gasolio hanno seguito la rotta dell’illegalità: dichiarati
di origine saudita pur arrivando dalla Libia, sono stati immessi, dopo
essere stati opportunamente mescolati con altri prodotti, nei nostri
mercati nonostante la scarsissima qualità.
Trafugato dalla raffineria nazionale libica di Zawyia, controllata da
una delle milizie non governative, il carburante prendeva la via
dell’Italia. Augusta in Sicilia, Civitavecchia sulle coste laziali, e
appunto Porto Marghera erano gli approdi delle navi cariche di gasolio
illegale. Un giro d’affari smascherato a fine 2017 dall’indagine della
Finanza, su coordinamento della Procura di Catania, grazie a una
denuncia dell’Eni.
Tra il giugno 2015 e il giugno 2016 sono stati 31 i viaggi illegali documentati,
alcuni anche con rotta su Venezia: complessivamente è stata accertata
la provenienza illecita di 82 milioni di metri cubi di gasolio per un
valore d’acquisto di 27 milioni a fronte di un valore di mercato di 51,
con 11 milioni di Iva evasa. Il tutto orchestrato da un’organizzazione
libica, maltese e italiana finita nell’inchiesta.
I viaggi. Tra il 28 e il 29 gennaio 2016 viene
documentato dalla Finanza uno dei viaggi verso Venezia. Al largo di
Malta viene fissato, grazie a telefonate ed sms, il rendez vous tra le
navi cisterna Basbosa e Ruta: il gasolio importato illecitamente dalla
Libia e ripulito a Malta, viene trasferito dalla prima alla seconda
attraverso una manichetta. Ultimato il trasbordo, la Ruta riparte con
destinazione Porto Marghera con un carico di gasolio indicato nella
polizza di carico - si legge nelle carte dell’inchiesta - di 3.308,820
metri cubi, da consegnare al deposito fiscale di prodotti energetici
della Decal, per conto della Maxcom Bunker. Altro viaggio il 23 marzo
2016: la nave Portoria scarica alla Decal altri 6.329,949 metri cubi di
gasolio illecito. Prima ancora - è il 24 luglio 2015 - la Ruta porta
2.695.499 chili di carburante “nero”.
Rotta su Venezia. «Hi Gordon. We can go to Venice with
Ruta», ovvero «Ciao Gordon. Possiamo andare a Venezia con Ruta»: è
Marco Porta, amministratore delegato della Macom Bunker spa (indagato),
società che commercia prodotti petroliferi, arrestato nell’operazione
della Finanza, a scrivere un sms a Gordon Debono (indagato),
imprenditore maltese nel settore degli idrocarburi. È la fine del 2015.
Pochi giorni dopo è ancora Porta a preoccuparsi personalmente del
traffico. Scrive un sms in inglese a Debono: «Gordon, l’idea è di andare
ad Augusta, scaricare 1.700 metri cubi oggi. Andare fuori Malta.
Caricare Basbosa. Andare a Venezia perché da domani ci sono 5 giorni di
maltempo a Malta». Il brutto tempo fa paura e Porta cerca di accelerare:
la Ruta scaricherà in Sicilia un carico di gasolio, poi con una
operazione “ship to ship” con la nave Basbosa verrà ricaricata e partirà
alla volta di Marghera. Un meccanismo, questo, che l’organizzazione
aveva ottimizzato e ripeteva ogni qualvolta c’era un carico diretto in
laguna.
I prezzi. «Se lo porto a Venezia, meno 10»:
l’intercettazione contenuta nelle carte dell’indagine è la prova per la
Finanza di come del ribasso dei prezzi fissati da Porta per le consegne
di gasolio a Venezia: il prezzo finale ammontava, prendendo come base di
riferimento la quotazione “Platts” del giorno della discarica, a meno
10 euro per le consegne a Porto Marghera. Ancora maggiore (20-30 euro)
lo sconto praticato ad Augusta.
Il timore della Dogana. I controlli alla Dogana di Venezia sono
stringenti. Lo sa bene Darren Debono, proprietario di una delle
imbarcazioni e indagato. È lo stesso Debono che propone al comandante
della nave di farsi inviare alcune mail sulla quotazione del gasolio
destinato al bunkeraggio per simulare una «situazione più realistica» in
maniera di eludere gli eventuali controlli: «Noi diciamo al capitano di
mandarci una email, lo sai? Per chiedere la quotazione, qualcosa del
genere, per sembrare più realistico...».
I documenti. Lo scarico delle navi cisterna avveniva,
dicono le carte, solo «dopo la convalida finale dei falsi documenti
inviati all’Agenzia Marittima Carlo Tonolo di Venezia per una
valutazione ai fini doganali».
Le società coinvolte. Contattate ieri al telefono, sia la Decal che
l’Agenzia Marittima Carlo Tonolo (che non sono indagate) non hanno
voluto rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda.
Preso da: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2018/05/04/news/petrolio-connection-gasolio-di-contrabbando-dalla-libia-a-porto-marghera-1.16791561
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