In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
di L.M.P.I 23 settembre 2017
Il Giuramento dei Gesuiti non è un testo di fantasia, questo testo è
riportato in diversi libri scritti non solo in anni diversi, ma anche in
secoli diversi, ed è rimasto sempre lo stesso dalla nascita
dell’Ordine. Su internet poi, è possibile scaricarlo in PDF. Non mi ero
mai interessato più di tanto all’ordine dei Gesuiti ma mentre mi
documentavo su tutt’altro sono finito a leggere questo giuramento. Il
nostro attuale Papa è proprio un Gesuita, dunque lui stesso ha firmato
questo giuramento che personalmente ritengo più che un giuramento di
fede, un giuramento criminale, di tipo massonico, del tutto paragonabile
per alcuni termini utilizzati come il Pugnale, al giuramento arcaico
della ‘ndrangheta. Voglio comunque ricordare che quando Papa Clemente (Citato anche in un brano di Rino Gaetano) scomunicò
la Massoneria, decise che l’ordine dei Gesuiti doveva essere
cancellato, ma delle cellule riuscirono comunque a nascondersi in
Russia, morto il Papa ritornano a esercitare la loro funzione
normalmente. Non aggiungo altro, lo riporto qui sotto e lascio a voi
trarre delle conclusioni:
La rivelazione di Béchir Saleh,
ex braccio destro del Leader Gheddafi, sull’attacco che ha
destabilizzato l’intera regione: «I militari preferivano le armi russe.
Tripoli non voleva un rapporto privilegiato con Parigi»
Perché la Francia nel 2011 ha fatto guerra alla Libia,
destabilizzando un paese, rovinando una delle principale economie del
Nord Africa e innescando una crisi politico-militare che ancora oggi ha
enormi ripercussioni sulla vita dell’Europa? Non per problemi umanitari,
ma «per il mancato acquisto di armi francesi da parte di Tripoli per 4
miliardi». La dichiarazione è forte e per questo va precisato con
chiarezza chi ne è l’autore: Béchir Saleh.
Minniti ha parlato ieri di un calo degli sbarchi di migranti in Italia del 22% in tutto l’anno. Ma Possibile sostiene che, come hanno raccontato alcuni reportage giornalistici, la riduzione sia imputabile ad accordi segreti con le milizie libiche. L’onorevole Andrea Maestri (Possibile), in un’interrogazione, ha chiesto al governo se siano state impiegate delle risorse per un patto segreto con i trafficanti.
21 settembre 2017 18:35 di Annalisa Cangemi
"Il Governo italiano ha erogato risorse alle milizie per contenere i flussi? Se si, quanti soldi sono stati impiegati?" Questa domanda è stata posta da Possibile ieri durante un question time alla Camera, a partire da differenti inchieste giornalistiche, che hanno portato tutte allo stesso risultato. In particolare l'inchiesta di Cremonesi sul Corriere parla di cifre che andrebbero dai 5 a i 10 milioni e mezzo per bloccare le partenze. Somma che giustificherebbe il calo degli arrivi di quest'estate. Anche secondo l'Associated Press gli sbarchi non sarebbero diminuiti solo in seguito agli accordi istituzionali tra l'Italia e la Libia, ma anche come conseguenza di un patto stretto dai due governi con due milizie di Sabrata, città nodale per il traffico di migranti.
ROMA/TUNISI (Reuters) - Un
potente gruppo armato, coinvolto nel traffico di esseri umani dalla
Libia, sta cercando di legittimarsi e di ottenere impieghi di Stato nel
settore della sicurezza dal governo di Tripoli in cambio del blocco alle
partenze dei barconi dalle coste di Sabrata verso l’Italia. Lo rivela
un componente di alto livello dell’organizzazione.
Il gruppo, la
brigata Anas al-Dabbashi, quest’estate ha raggiunto un accordo per
bloccare il traffico con il governo libico di unità nazionale (GNA)
sostenuto dalle Nazioni Unite, ha rivelato a Reuters l’esponente
dell’organizzazione, che si è identificato come Moham
Dopo il gran tam-tam estivo il Venezuela è sparito dai giornali
italiani. Eppure, nel giro di tre giorni, El País di Madrid, che da una
ventina di anni sta alla versione ufficiale delle destre neoliberali
sull’America latina come la Pravda stava al PCUS e all’URSS, e come tale
merita di essere letto con la massima attenzione, ha pubblicato ben due
articoli significativi di un cambiamento in atto. Questi infatti
dimostrano grande frustrazione, e un filino di rabbia, rispetto al
comportamento dell’opposizione venezuelana, appoggiata fino a ieri con
trasporto nella sua lotta contro la “dittatura castrochavista” di
Nicolás Maduro.
Il primo è firmato dal giornalista venezuelano Ewald Scharfenberg, di fatto corrispondente dalla capitale caraibica, il secondo
è un editoriale del cattedratico argentino di stanza a Georgetown,
Héctor Schamis, che da Washington è sempre stato durissimo con tutti i
governi progressisti latinoamericani. Per entrambi l’opposizione sarebbe
rea di non aver dato la spallata finale al regime chavista che, come
ripetuto per mesi, era ormai cosa fatta.
Ha
suscitato uno scalpore a scala planetaria la vignetta che il figlio del
primo ministro israeliano Netanyahu, Yair, ha pubblicato sulla sua
pagina Facebook [vedi immagine a sinistra]. Nella
vignetta si vede il miliardario George Soros (il quale va fiero di
essere ebreo e sionista) muovere come marionette i rettiliani, quindi un
massone della setta degli "illuminati", che a sua volta manovra i
politici israeliani nemici del falco sionista Netanyahu — si vedono Ehud
Barak (ex premier e ministro della Difesa israeliano), Eldad Yaniv e
Meni Naftali.
Il titolo dell'articolo su la Repubblica
Ai
media americani (in buona parte liberal-sorosiani) non è parso il vero.
Per impallinare il padre hanno schiaffato sulle loro prime pagine la
vicenda del figlio di Netanyahu. Ed han dato grande risalto al fatto che
il post di Yair è stato condiviso da David Duke, ex capo del Ku Klux
Klan e dal sito neonazista americano Daily Stormer.
Se M5S ha deciso di trasfigurare la sua originaria carica anti-sistemica nel volto senza idee di Di Maio l'insipido, qual è la proposta della sinistra sinistrata?
Piemmesi è occupato ieri l'altrodella
farsa pentastellata, quella che ci ha portato dalla "democrazia della
rete" alle primarie senza avversari. Quelle fatte solo per incoronare Di
Maiol'insipido.
Non solo una scelta neo-democristiana, ma pure una scelta perdente.
Ieri sera, un ex M5S - una categoria in costante aumento - mi ha detto:
«secondo me i vertici del movimento hanno deciso di perdere». Non sono
sicuro che questa sia la diagnosi corretta, ma la prognosi mi pare
certa.
di Vanessa Tomassini –
Lo scorso giugno un gruppo di hackers, noto come “Global Leaks”
(Perdite Globali), è riuscito a violare la casella di posta
dell’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti negli Stati Uniti, Yousef al
Otaiba, rilasciando gradualmente tali informazioni in rete. Mentre a
giugno gli informatici hanno dimostrato la relazione tra al-Otaiba e un
think-tank neoconservatore pro-israeliano, la Fondazione per la Difesa
delle Democrazie (Fdd), nei giorni scorsi – non sappiamo esattamente
quando – è comparsa una nuova cartella “Libya pdf”, che abbiamo avuto
modo di visionare.
La fitta rete di conversazioni, alcune risalenti al 2011, rivelano
un’alta collaborazione di backchannel tra la Fdd, finanziata dal
miliardario pro-israeliano Sheldon Anderson e gli Emirati Arabi Uniti;
la collaborazione tra Fdd e Uae con giornalisti, autori di articoli che
accusano Qatar e Kuwait di sostenere e flirtare con il “terrorismo”.
Oltre a diverse email tra Otaiba e Robert Gates, ex segretario alla
difesa degli Stati Uniti nelle amministrazioni di George Bush e Barack
Obama, fa riflettere il messaggio di giovedì 29 luglio 2014 alle 8,53
del mattino indirizzato a Susan Rice, ex Rappresentante permanente alle
Nazioni Unite ed ex Consigliere per la sicurezza nazionale. Nella mai
l’ambasciatore scrive: “MBZ mi ha chiesto di informarla che sarà inviato
un ‘equipaggiamento’ ai nostri amici nella parte Ovest della Libia nei
prossimi 2-3 giorni. Arriveranno in un aereo cargo Uae e saranno
scortati da un contingente militare, giusto per assicurare un passaggio
sicuro”.
Lotta dei popoli, unità antimperialista, 11 settembre 2017
È al celebre Teatro della Mano d’Oro di Parigi che sabato 9 settembre si è tenuta una “giornata in sostegno di Saif al-Islam Gheddafi”
organizzata dal Comitato Rivoluzionario Internazionale, che difende la
continuità politica della Jamahiriya (“stato delle masse”) libica, e dal
gruppo militante parigino di LEIA NAZIUNALE. Nell’aprile del 2017 Saif
al-Islam Gheddafi è stato eletto Guida della Jamahiriya dal Consiglio
Supremo delle Tribù e delle Città. Fra gli invitati e i partecipanti a
questa riunione antimperialista vi erano la Federazione dei Siriani di
Francia, la rete Voltaire e dei militanti panafricani (pro-Gbabo).
La caduta della Jamahiriya e l’assassinio del colonnello Gheddafi in seguito all’aggressione della Libia
architettata da una coalizione costituita da occidente e
fondamentalisti islamici, e in seguito il tentativo di smembramento
della Siria nazionalista da parte dei medesimi responsabili, hanno avuto
per l’Europa delle ripercussioni di una gravità estrema: un’onda di
terrorismo islamico senza precedenti e un cataclisma migratorio che
minano la sopravvivenza stessa dei popoli europei. La Libia è da diversi
anni ormai abbandonata al caos, al terrore delle milizie jihadiste e al
traffico di migranti organizzato in collaborazione con le ONG
occidentali, l’Unione Europea e le mafie operative in ogni angolo del
Mediterraneo.
Lo scorso 15 agosto,
Bernard-Henri Levy, ha pubblicato il suo articolo mensile su El País
intitolato ‘Maduro, tra Castro e Pinochet’, che possiamo considerare
l’inizio della sua crociata contro il Venezuela
da Mision Verdad
Bernard-Henri Levy (BHL) è un milionario ebreo, nato come francese
nell’Algeria coloniale, e forse proprio per questo motivo, con una
vocazione innata, promuove la guerra come meccanismo per preservare
l’influenza neocoloniale francese. Influenza in realtà posta al servizio
del sionismo.
Si vanta di aver convinto l’allora presidente francese, Nicolas
Sarkozy, ad appoggiare i presunti ribelli libici e sostenere i
bombardamenti aerei della NATO.
Ha raccontato la sua ‘prodezza’ in un libro, e nel novembre 2011 ha
spiegato che «non lo avrebbe fatto se non fosse stato ebreo».
Il premier Paolo Gentiloni e il presidente francese Emmanuel Macron(ANSA/ETTORE FERRARI)
Giulia Pozzi
TRIPOLI - Londra, Parigi, Roma:
unite o divise sulla gestione della crisi libica e sul conseguente
fenomeno migratorio? La domanda sorge spontanea, dopo che il sito
panarabo Al Araby 21, ripreso dall'Ansa, ha riferito di«incontri»fra «delegazioni inglesi e francesi» con «alcuni capi dei gruppi armati nella città di Sabratha, a ovest della capitale Tripoli», e in cui si sarebbe discusso di flussi migratori illegali, criticando per giunta l'intervento dell'Italia in materia.
La partita Italia-Francia si gioca nel Sud della Libia
Ghassan Salamé.
di Vanessa Tomassini –
“Milizie di opposizione del Ciad e le milizie di opposizione
sudanesi, con alcuni mercenari istigati dai Tabbou e dalla Francia,
stanno mobilitando grandi forze al fine di attaccare i campi
petroliferi, raffinerie di petrolio, pozzi d’acqua, miniere d’oro;
occupando molte città e organizzando l’immigrazione clandestina, nel sud
della Libia”. A dirci queste cose è Ahmed, abbiamo deciso di chiamarlo
così per tutelare la sua privacy. Ahmed, funzionario della sicurezza, ci
scrive proprio da una di quelle città sul confine sud libico, dove la
connessione internet è molto lenta. Ci parla senza tanti problemi di una
“guerra che sta per scoppiare sotto l’egida dello Stato francese”.
Ahmed adora l’Italia, ha letto i nostri pezzi e ci dà qualche notizia di
ciò che sta succedendo nel sud della Libia, dove Ghassan Salamè,
inviato delle Nazioni Unite per la crisi libia, non è riuscito ad andare
e di cui i media difficilmente parlano. Ci spiega che “l’Italia era
presente nel sud del Paese già nel 2011 con le forze di Misurata. Poi la
Francia ha inviato le milizie ciadiane, sudanesi e i mercenari”.
L'intervento di Giuseppe Esposito, senatore e membro del Copasir
Sarebbe gravissimo se venissero confermate le indiscrezioni filtrate
sui media libici riguardo gli incontri di rappresentanti diplomatici di
Francia e Regno Unito con i capi dell’esercito libico per criticare la
gestione italiana finalizzata a fermare gli sbarchi sulle nostre coste. Un’ingerenza – quella di Francia e
Regno Uniti – che confermerebbe gli oscuri interessi di Paesi
considerati amici e alleati nei confronti della politica estera
dell’Italia. Tanto più sarebbe incomprensibile un intervento di questo
tipo alla luce dei risultati raggiunti che, almeno per il momento, hanno
consentito di ridurre i traffici illeciti di esseri umani.
Da Viareggio all’antica Leptis Magna: «E’ insabbiato da 1.500 anni»
di LUCA BOLDRINI
Pubblicato il
L’imprenditore viareggino Arnaldo Guidotti vuole riportare alla luce l’antico porto di Leptis Magna in Libia
Viareggio, 10 settembre 2017 - DORME sepolto
sotto la sabbia da 1500 anni, ma c’è un imprenditore viareggino che
sogna di riportarlo alla luce. Il porto di Leptis Magna, città
importante dell’Impero Romano nei pressi dell’attuale città libica di
Lebda, era un centro vitale del commercio mediterraneo e oggi Arnaldo
Guidotti, 76 anni, vuole restituire al mondo quella meraviglia.
Non si placano le polemiche sul presunto
pagamento italiano di 5 milioni di euro alle milizie libiche, che fanno
capo al generale Haftar, attraverso Ahmad Dabbashi, per frenare i
flussi dei migranti a sud della Libia. Dopo le rivelazioni del Corriere
della sera di sabato 9 settembre, furiose le opposizioni, che chiedono
al ministro dell’Interno Minniti di riferire in Parlamento. Il
segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, in una nota, ne
chiede conto, Mdp con Arturo Scotto annuncia un’interpellanza
parlamentare e lo stesso fa il vicepresidente della Camera, Luigi Di
Maio. Silenzio invece dal Partito democratico, anche se nella serata di
sabato, è lo stesso ministro Minniti che dal palco della Festa
dell’Unità di Modena ha voluto smentire il quotidiano milanese.
Responsabile ufficio stampa ed esperta in comunicazione.
La sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito con la sentenza del 172 (2011) datata 06.10.2011, che “i tribunali francesi non hanno violato la Convenzione dei Diritti dell'Uomo nel condannare George Soros per il insider trading”.1
Così si chiude la vicenda che si protraeva dal 1988 e che vedeva il filantropo accusato dell’odioso reato di insider trading
(ovvero, lo sfruttamento di informazioni non di dominio pubblico, la
cui divulgazione avrà effetti nelle quotazioni di titoli, per effettuare
operazioni in Borsa traendo vantaggio dalla loro conoscenza
anticipata), un illecito grave certo non degno di quello che oggi si è
autoeletto “angelo dei migranti”, finanziando
diverse ONG e associazioni, e cofinanziando diversi progetti come
partner di diversi governi nazionali e istituzioni sovranazionali (documentato in un precedente approfondimento: La verità sulla Siria (Usaid, Open Society Foundations e le Ong finanziate in Siria).
Quali sono i costi sociali ed umani del patto tra Roma e
Tripoli? Chi sono gli attori in gioco? E, davvero, non esiste
un’alternativa possibile all’esternalizzazione delle frontiere? Lo
abbiamo chiesto a Mattia Toaldo, analista dell’European Council on
Foreign Relations (Ecfr) di Londra
08 settembre 2017 ROMA – L’ultima denuncia arriva dalla presidente internazionale dell'ong Medici Senza Frontiere (Msf) Joanne Liu. In una lettera aperta al presidende del Consiglio, Paolo Gentiloni,
Liu parla chiaramente di“ipocrisia” e di “business criminale” dietro
l’operazione italiana di frenare le partenze dalla Libia. Ma quali sono i
costi sociali ed umani del patto tra Roma e Tripoli? Chi sono gli
attori in gioco? E, davvero, non esiste un’alternativa possibile
all’esternalizzazione delle frontiere? Lo abbiamo chiesto a Mattia
Toaldo, analista dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr) di
Londra ed esperto di Libia.
Ora che il vaso di Pandora delle nefandezze perpetrate nei lager libici
è stato aperto, ecco iniziata la corsa alla riscoperta, tardiva, dei
diritti umani, calpestati o comunque considerati un optional, in nome di
una sicurizzazione del problema-migranti.
Dalla
sua residenza di Tunisi (!) l'inviato delle Nazioni Unite per la Libia
fa sapere che riterrebbe importante la messa sotto controllo dei centri
di detenzione libici oltre che di un territorio dove a dettar legge sono
oltre 200 tra milizie e tribù in armi, inviando un contingente di caschi blu dell'Onu.
Ma
l'inviato che sta a Tunisi sa cosa significa "bonificare" il territorio
libico? Sa che in Libia esistono due governi, due parlamenti e uno Stato
(fallito) di fatto tripartizzato (Cirenaica, Tripolitania, Fezzan)?
Parlare di 200-300 caschi blu a protezione della missione Onu a Tripoli è
la classica foglia di fico (in divisa) che prova a mascherare una
débacle politica, diplomatica, operativa delle Nazioni Unite.
Fortemenre caldeggiato dalla ministra Pinotti, esso
ha il compito di «raccogliere informazioni e analizzare una varietà di
questioni relative a destabilizzazione, terrorismo, radicalizzazione e
migrazione». È in altre parole un centro di intelligence, ossia di
spionaggio, la cui attività «si concentra sulle regioni meridionali,
comprendenti Medioriente, Nordafrica e Sahel, Africa subsahariana ed
aree adiacenti».
Nel corso di una recente riunione al Cremlino, il presidente Vladimir
Putin, alludendo a un’informativa dell’FSB, erede dell’ex KGB, ha
affermato che Georges Soros usa le sua reti di agitatori prezzolati per
causare disordini negli Stati Uniti: “Не ошибитесь в своих оценках. Его
эндшпиль – это революция с переходом к гражданской войне. В Америке
Сорос использует ту же самую тактику, которую он использует всегда и
везде … Джордж Сорос – известный пироманьяк со спичками в заднем
кармане, поливающий бензином каждый костер”. [trad. “Non
lasciatevi ingannare, il suo obiettivo finale è la rivolta e la guerra
civile. Negli Stati Uniti, Soros usa la stessa tattica che ha usato
sempre e dovunque … Georges Soros è un noto “piromane”… “ NDA].
Metto
qui un primo articolo sul “paro civico” convocato dall’opposizione in
Venezuela. A disposizione di chi vuole riprenderlo e diffonderlo perché
non lo troverete sul manifesto
Venezuela, i lavoratori respingono lo sciopero indetto dall’opposizione
“No pasaran, no pasaran. No al paro, sì alla Constituyente”. Mentre
scriviamo, sono circa le 7 di mattina in Venezuela. Nei principali snodi
del metro che portano i lavoratori pendolari nella capitale, donne e
uomini timbrano col pugno alzato, gridano slogan contro “il paro civico
di 48 ore” convocato dalla Mesa de la Unidad Democratica (Mud): un nuovo
appello allo sciopero generale. Respingono la violenza della
“Mud-Klusklan”.
Il
riferimento è ai chavisti bruciati vivi dai gruppi oltranzisti, dipinti
come “pacifici manifestanti in lotta contro la dittatura” dalla
stragrande maggioranza dei media internazionali. Un servizio sulla Tv
pubblica ha fatto scorrere le immagini degli oltre 20 linciaggi come
quello del giovane afrovenezuelano Orlando Figuera con la colonna sonora
di Nina Simone, che canta Strange Fruit, dedicata agli omicidi del Ku
Klux Klan negli Usa.
In
Venezuela è in atto una vera e propria guerra di classe. Da una parte
il popolo, quello vero, che prima dell’arrivo del Governo del comandante
Hugo Chavez era INVISIBILE in quanto schiavizzato e ghettizzato alle
periferie, e dall’altra la classe ricca, per lo più di carnagione più
chiara, che vuole ritornare all’era imperialista dove i diritti venivano
riconosciuti solo a loro e gli appartenenti della classe povera erano
definiti BESTIE. Come il sionismo che si reputa il popolo eletto (si di
sto gran cazzo!) mentre tutti gli altri sono ANIMALI.
Chiaramente
l’imperialismo americano e la fogna europea appoggiano i secondi che in
questi mesi hanno ucciso già oltre 100 persone che però i
pornogiornalisti occidentali propagandano come morti della dittatura di
Maduro.
Di
seguito una carrellata di notizie, immagini e video della situazione
nel Paese. La maggioranza della popolazione è con il Governo LEGITTIMO
di Nicolas Maduro.
Pure
tra gli oppositori sono iniziati degli screzi perché i loro blocchi e
le loro violenze, non hanno portato a nulla se non a disagi e perdite
economiche.
I
progetti nefasti dei nostri governanti assassini sono sotto gli occhi
di tutti. Basta avere un briciolo di autonomia intellettuale e mettere
da parte l’ideologia che ci sta portando dritti all’inferno.
Pure la SBOLDRINI parla di far arrivare entro il 2055 ben 15 MILIONI di immigrati perché gli italiani non fanno figli.
Una
persona intelligente, che ha a cuore l’Italia, avrebbe fatto
dichiarazioni a sostegno del popolo italiano, ed invece, questa
subumana, continua a VOMITARE stupidità imbarazzanti a beneficio del
meticciato e del globalismo.
Nessun
essere normodotato potrebbe mai permettere un’invasione indiscriminata
come quella messa in atto dai politici nostrani che stanno causando il
caos in tutta la nazione. Non passano giorni che le RISORSE SBOLDRINIANE
si macchiano di crimini: stupri, violenze, rapine, risse, ferimenti,
blocchi, proteste ecc…
Dilyana Gaytandzhieva, nel dicembre
2016, testimonia il ritrovamento di nove magazzini sotterranei
contenenti numerose casse di armi provenienti dalla Bulgaria, nel
settore orientale della città di Aleppo prima occupato dai cosiddetti
“ribelli siriani”Dilyana Gaytandzhieva, la giornalista bulgara che sollevò il vespaio sulle forniture di armi USA ad Al Qaeda e ISIS, è stata appena licenziata dal giornale presso cui lavorava, Trud,
per paura di ulteriori ritorsioni dopo che la stessa è stata
“interrogata” dai servizi segreti di questo Paese NATO, libero,
democratico, europeo.
Ovviamente, il suo pezzo
da noi ha avuto pochissima risonanza, coinvolgendo la crema dei
neoatlantici, facendo nomi e cognomi di chi caricava cosa su quei voli
Silkway (compagnia statale azera) resi “diplomatici” per azzerare i
controlli IATA e doganali, eliminando così qualsiasi restrizione dovuta a
convenzioni internazionali ed embarghi.
Siamo andati sulle motovedette libiche e in queste riprese dimostriamo il ruolo ambiguo della nave dell’Ong tedesca "Sea watch".
1 settembre 2017. fausto Biloslavo
I filmati girati a bordo delle motovedette
libiche dimostrano il ruolo ambiguo della nave dell’Ong tedesca Sea
watch e lo “scontro” verbale con la guardia costiera italiana sul
soccorso ai migranti.
Il primo video del 27 giugno è
girato di notte a bordo di una motovedetta libica in mezzo al mare. Un
ufficiale con elmetto e giubbotto antiproiettile protesta via radio, in
inglese, per la vicinanza alla Libia, comunque fuori dalle acque
territoriali, di un’unità della nostra Marina.
traduzione di un articolo pubblicato sul Daily Mail
"Grazie a un accordo sostenuto dall'Italia, il governo libico sta pagando le milizie implicate nel traffico dei migranti per
impedire ai migranti stessi di attraversare il Mediterraneo per entrare
in Europa. Questa è una delle ragioni della drastica diminuzione del
traffico di immigrati, così hanno riferito all'Associated Press alcuni
funzionari della sicurezza e dei membri della stessa milizia.
Quest'accordo ha suscitato sconcerto fra le forze di sicurezza libiche e
gli attivisti che si occupano di migranti poiché, arricchendo le milizie, si consente loro di acquistare armi e diventare più potenti. Nel
caos odierno del Paese, le milizie possono in qualsiasi momento
decidere di lucrare di nuovo sul traffico degli immigrati voltando le
spalle nuovamente al governo.
Lo
sostiene un'inchiesta molto dettagliata di Associated Press, smentita
dal governo ma confermata da una delle milizie coinvolte.
(ANGELOS TZORTZINIS/AFP/Getty Images)
Un’inchiesta pubblicata ieri da Associated Pressipotizza
che per fermare il flusso di migranti dal Nord Africa il governo
italiano abbia stretto degli accordi con due potenti milizie libiche che
solo qualche tempo fa erano direttamente coinvolte nello stesso
traffico. Il governo italiano ha smentito di avere un accordo di questo
tipo e rispondendo ad AP ha detto che «non negozia con i
trafficanti». L’inchiesta sembra comunque molto solida e cita molte e
varie fonti, fra cui il portavoce di una delle due milizie coinvolte che
ha confermato l’accordo con le autorità italiane.
La Camera dei rappresentanti della Libia, il parlamento che si trova
nell’est del Paese, annunciava recentemente la decisione di ritirarsi
dall’accordo sulla formazione di una compagnia nazionale unificata (NOC)
e il trasferimento dei porti petroliferi a tale ente. La decisione è
stata presa dal comitato parlamentare per l’energia. In precedenza, una
decisione simile fu presa dal governo temporaneo di A. Abdurahman
al-Tani. I parlamentari sollecitano l’esercito a trasferire il controllo
dei terminali alle istituzioni che obbediscono alle autorità dell’est.
Ricordiamo che il 3 marzo la “mezzaluna” (la costa del Golfo di Sirte)
subiva l’attacco massiccio dalle “Brigate di difesa di Bengasi” (BDB).
Tale formazione fu creata nell’estate 2016. Il suo scopo era affrontare
le autorità orientali fedeli all’Esercito Nazionale Libico (LNA),
attualmente sotto il comando del Maresciallo Q. Haftar. I militanti
delle BDB riuscivano ad occupare i maggiori terminali petroliferi del
Paese, situati sulle coste mediterranee, Ras Lanuf e Sidra. Alla vigilia
della decisione della Camera, l’LNA lanciava il contrattacco per
scacciare gli islamisti dai porti. L’esercito acquisiva il controllo dei
porti, senza prima stabilire a chi trasferirli. Il NOC è guidato da M.
Sanala da Tripoli. L’esercito trasferì il controllo sui terminali
acquisiti nel settembre 2016 alla NOC, che ha una struttura parallela a
Bengasi, subordinata alle autorità orientali anche se fa parte del NOC.
Così, Tobruq agiva contro i clan di Tripoli e Misurata, dove gli scontri
tribali sono volti a controllare i campi petroliferi e l’esportazione
dell’oro nero. Le BDB furono create con denaro del Qatar e supporto
logistico di Misurata. Il loro scopo era respingere le forze di Haftar,
dato che Misurata non voleva combattere contro l’esercito di Tobruq. Le
loro azioni non furono respinte dal primo ministro del Governo
dell’Accordo Nazionale (GNA) F. Saraj, impedendo di monopolizzare
l’industria petrolifera sotto il controllo di Haftar. Ciò spiega anche
l’accordo di Saraj per lo scontro armato delle tribù locali leali,
volontari di Tuba e Misurata, contro l’espansione di Haftar nel Fizan.
Questa è la lotta tra Parigi e Roma per assicurare il commercio
dell’industria petrolifera della Libia alle società francesi o italiane.
Un altro passo adottato da Saraj contro il monopolio di Haftar sui
campi petroliferi era il concentramento delle operazioni d’esportazione
nella NOC guidata da Sanala.
Chi dice che scarseggiano gli investimenti nel Mezzogiorno? La
ministra Pinotti ha annunciato ieri la realizzazione di una grande opera
a Napoli: l’Hub per il Sud. Dopo l’incontro con il capo del Pentagono
James Mattis, ieri a Washington, ha dichiarato: «Siamo soddisfatti che
sia stata accolta la nostra richiesta di trasformare il Comando Nato di
Napoli in Hub per il Sud». Il comando di cui parla è il Jfc Naples, il
Comando della Forza congiunta alleata con quartier generale a Lago
Patria (Napoli), agli ordini dell’ammiraglia statunitense Michelle
Howard che, oltre ad essere a capo del Comando Nato, è comandante delle
Forze navali Usa per l’Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa.
I tre comandi di Napoli, sempre agli ordini di un ammiraglio
statunitense nominato dal Pentagono, hanno un’«area di responsabilità»
che abbraccia l’Europa, l’intera Russia, il Mediterraneo e l’Africa. La
guerra alla Libia nel 2011, con il determinante contributo italiano, è
stata diretta dalla Nato attraverso il Jfc Naples. Sempre da Napoli sono
state condotte le operazioni militari all’interno della Siria. Questa è
la prima causa del drammatico esodo di profughi e della «crisi dei
migranti che l’Italia sta vivendo quasi in solitudine», come l’ha
defiita a Washington la Pinotti quasi che fosse una maledizione caduta
dal cielo.
I riflettori politico-mediatici, focalizzati su ciò che accade all’interno del Venezuela, lasciano in ombra ciò che accade attorno al Venezuela.
Nella geografia del Pentagono, esso rientra nell’area dello U.S. Southern Command (Southcom), uno dei sei «comandi combattenti unificati» in cui gli Usa dividono il mondo. Il Southcom, che copre 31 paesi e 16 territori dell’America latina e Caraibi, dispone di forze terrestri, navali, aeree e del corpo dei marines, cui si aggiungono forze speciali e tre specifiche task force: la Joint Task Force Bravo, dislocata nella base aerea di Soto Cano in Honduras, che organizza esercitazioni multilaterali ed altre operazioni; la Joint Task Force Guantanamo, dislocata nell’omonima base navale a Cuba, che effettua «operazioni di detenzione e interrogatorio nel quadro della guerra al terrorismo»; la Joint Interagency Task Force South, dislocata a Key West in Florida, con il compito ufficiale di coordinare le «operazioni anti-droga» in tutta la regione.