In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
Translate
domenica 30 giugno 2019
Quella nuova base degli Usa per sfidare la Russia nell’Artico
Per questo durante tutto l’arco della contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra Nato e Patto di Varsavia, la regione artica, o meglio la sua periferia composta dalle terre emerse che vi rientrano, ha visto la nascita di basi per la sorveglianza radar – la famosa catena Dew Line americana ad esempio – e di altre installazioni militari come porti e aeroporti.
Questo confine, questo limes non meglio definito tra i più sorvegliati al mondo, fu gradatamente abbandonato a partire dal 1990 con il collasso del sistema sovietico: non essendoci più “un nemico” la sorveglianza fu ridotta al minimo, e da parte russa possiamo dire che fu praticamente abbandonata.
sabato 29 giugno 2019
Caos istituzionale: UE, Stati Membri, ONU, Regioni e Comuni troppe competenze doppie e triple.
Paola Distilo
Le deleghe servono per semplificare,
non per raddoppiare le scartoffie, sui migranti non si capisce chi abbia
la competenza: la UE vuole fare una cosa, ma gli Stati membri come la
Germania o l’Italia o l’Ungheria un’altra, però i comuni di sinistra
vogliono accogliere, il Viminale vuole respingere, l’ONU vuole delle
regole, le Regioni, gli Stati, i Comuni le Province, la UE la UA e
nessuno che abbia un minimo di rispetto per le leggi e regole già
firmate.
venerdì 28 giugno 2019
Brasile: il giudice Sergio Moro ha diretto la strategia mediatica contro Lula
Nuove rivelazioni di The Intercept
Subito dopo aver interrogato Lula per più di cinque ore, Moro, ordina rapidamente di andare all’attacco facendo passare la linea che le dichiarazioni dell’ex presidente siano piene di contraddizioni.
giovedì 27 giugno 2019
ONU: l'aggressione saudita allo Yemen causerà 500.000 morti entro il 2020
Le Nazioni Unite avvertono che il bilancio delle vittime a causa dell'aggressione dell'Arabia Saudita allo Yemen potrebbe salire a 500.000 nel 2020.
"Se i combattimenti continuano fino al 2022, possiamo aspettarci un totale quasi mezzo milione di morti, tra cui più di 300.000 persone che moriranno di fame, mancanza di assistenza medica e cause correlate", è l'allarme lanciato dal vice segretario generale della Onu per gli affari umanitari, Mark Lowcock.
mercoledì 26 giugno 2019
Dove sono finiti i miliardi di dollari degli aiuti all’Africa?
18 maggio 2019, Ilaria Bifarini.
Ingenti prestiti da parte delle organizzazioni finanziari internazionali, consistenti sgravi del debito statale, fondi raccolti da iniziative private, che hanno mobilitato tutti, dai singoli cittadini occidentali attraverso forme organizzate di beneficenza alle star dello spettacolo, che si sono spese per i diritti dei più deboli attraverso concerti ed esibizioni.
Fiumi di miliardi di dollari che non sembrano aver intaccato per nulla il problema del sottosviluppo e della povertà endemica del Terzo Mondo. Anzi. E’ stato riscontrato che, dalla metà degli anni Novanta, circa 60 paesi in via di sviluppo siano diventati più poveri in termini di reddito pro-capite rispetto a 15 anni prima. Entro il 2030 i due terzi dei poveri di tutto il mondo proveranno dall’Africa.
Ingenti prestiti da parte delle organizzazioni finanziari internazionali, consistenti sgravi del debito statale, fondi raccolti da iniziative private, che hanno mobilitato tutti, dai singoli cittadini occidentali attraverso forme organizzate di beneficenza alle star dello spettacolo, che si sono spese per i diritti dei più deboli attraverso concerti ed esibizioni.
Fiumi di miliardi di dollari che non sembrano aver intaccato per nulla il problema del sottosviluppo e della povertà endemica del Terzo Mondo. Anzi. E’ stato riscontrato che, dalla metà degli anni Novanta, circa 60 paesi in via di sviluppo siano diventati più poveri in termini di reddito pro-capite rispetto a 15 anni prima. Entro il 2030 i due terzi dei poveri di tutto il mondo proveranno dall’Africa.
Etichette:
africa,
banca mondiale,
colonialismo,
denaro,
fmi
martedì 25 giugno 2019
Quel patto tra Francia, Germania e Spagna che svela il futuro dell’Europa
L’asse franco-tedesco ha una terza gamba: la Spagna di Pedro Sanchez. Sia chiaro, Madrid ha da sempre rappresentato un Paese fondamentale legato sia a livello politiche che a livello economico all’alleanza tra Francia e Germania. Ma adesso, con Sanchez, Emmanuel Macron ed Angela Merkel tutto appare più nitido. Le elezioni europee hanno confermato che Berlino, Parigi e Madrid hanno costruito un asse sempre più solido che serve non solo a Francia e Germania per rafforzarsi in Europa, ma anche alla stessa Spagna per scalzare l’Italia come terza potenza dell’Unione europea. Una convergenza di interessi che adesso si ripercuote su uno dei fronti più importanti dell’alleanza tra Berlino e Parigi: la difesa europea.
lunedì 24 giugno 2019
Tripoli. La proposta disperata di Serraj, mentre tra le sue milizie spuntano nuovi terroristi
Di Vanessa Tomassini.
Mentre il Libyan National Army (LNA) guidato dal maresciallo Khalifa Haftar prosegue la sua guerra contro criminali e milizie, che tengono ostaggio la capitale, Tripoli, il premier Fayez al-Serraj cerca di gettare cenere negli occchi degli osservatori internazionali, non solo utilizzando ancora una volta il fattore immigrazione e terrorismo, ma anche attraverso la richiesta di elezioni e di una conferenza nazionale. In una intervista esclusiva a Sky Tg24, Serraj ha sottolineato che “c’èn un’aggressione in atto, bombardamenti sui civili, Haftar ha superato ogni limite, ogni legge internazionale”. Il premier ha anche ammesso che durante il conflitto, “l’Isis sta crescendo nel nostro Paese, proprio a causa della guerra. Molte cellule dormienti si stanno risvegliando, il rischio non è soltanto per noi ma per tutta la regione. L’Isis sta combattendo in alcune città nel sud della Libia, proprio ora”.
domenica 23 giugno 2019
Biloslavo, le cronache dalla Libia in un fumetto
Antonio Lodetti
- Mer, 19/06/2019
È un inviato di guerra di quelli tosti, Fausto Biloslavo, sempre presente al fronte dove infuria la battaglia, con le sue cronache. Biloslavo è diventato talmente popolare tra gli addetti ai lavori e i lettori del Giornale che le sue avventure sono diventate un fumetto. Si intitola Libia Kaputt. Dalla caduta di Gheddafi alla bomba migranti (Signs Books, pagg. 96, euro 20).
È un inviato di guerra di quelli tosti, Fausto Biloslavo, sempre presente al fronte dove infuria la battaglia, con le sue cronache. Biloslavo è diventato talmente popolare tra gli addetti ai lavori e i lettori del Giornale che le sue avventure sono diventate un fumetto. Si intitola Libia Kaputt. Dalla caduta di Gheddafi alla bomba migranti (Signs Books, pagg. 96, euro 20).
sabato 22 giugno 2019
LA PERFETTA TEMPISTICA DELL’ATTACCO ALLE PETROLIERE NEL GOLFO PERSICO. Neanche con il cronometro si poteva fare meglio
14 giugno 2019.
Due petroliere in fiamme nel Golfo Persico, appena fuori lo stretto di Hormuz, sembrano un perfetto incidente “Golfo del Tonchino” che ricorda altri momenti. Due navi cisterna, entrambe destinate al Giappone, sono in fiamme, a seguito di attacchi avvenuti con, si presume, siluri-drone autoguidati.
L’attacco cade ad un mese da un altro episodio che ha colpito, con minore potenza, 4 petroliere al largo degli Emirati Arabi. In questo caso l’attacco è avvenuto invece appena fuori dalle acque territoriali iraniane, tanto che sono state queste, con navi USA, ad intervenire in soccorso degli equipaggi.
Il Segretario di Stato USA e l’Arabia Saudita hanno incolpato dell’attacco l’Iran, che proprio in questi giorni sta ospitando il primo ministro giapponese Shinzo Abe che sta cercando di trovare una base di mediazione fra Iran e Stati Uniti. Curiosamente le navi colpite avevano carichi destinati a Tokio, cosa che potrebbe essere voluta o causale, dato il grande traffico di navi dirette nel Sol Levante dal Golfo Persico. Inoltre questo incidente è accaduto all’indomani di un attacco Houti ad un aeroporto saudita, con una sorta di “Missile Cruise”, che ha ferito 23 persone.
Due petroliere in fiamme nel Golfo Persico, appena fuori lo stretto di Hormuz, sembrano un perfetto incidente “Golfo del Tonchino” che ricorda altri momenti. Due navi cisterna, entrambe destinate al Giappone, sono in fiamme, a seguito di attacchi avvenuti con, si presume, siluri-drone autoguidati.
L’attacco cade ad un mese da un altro episodio che ha colpito, con minore potenza, 4 petroliere al largo degli Emirati Arabi. In questo caso l’attacco è avvenuto invece appena fuori dalle acque territoriali iraniane, tanto che sono state queste, con navi USA, ad intervenire in soccorso degli equipaggi.
Il Segretario di Stato USA e l’Arabia Saudita hanno incolpato dell’attacco l’Iran, che proprio in questi giorni sta ospitando il primo ministro giapponese Shinzo Abe che sta cercando di trovare una base di mediazione fra Iran e Stati Uniti. Curiosamente le navi colpite avevano carichi destinati a Tokio, cosa che potrebbe essere voluta o causale, dato il grande traffico di navi dirette nel Sol Levante dal Golfo Persico. Inoltre questo incidente è accaduto all’indomani di un attacco Houti ad un aeroporto saudita, con una sorta di “Missile Cruise”, che ha ferito 23 persone.
venerdì 21 giugno 2019
Il filtro delle 'Fake news' NewsGuard sotto inchiesta per legami con azienda promoter della propaganda saudita
Una nuova App, che pretende di servire da baluardo contro la
"disinformazione" aggiungendo "classifiche di fiducia" ai siti di
notizie, ha collegamenti a una società di pubbliche relazioni che ha
ricevuto quasi 15 milioni di dollari per promuovere informazione pro-Saudita nei media americani, riporta Breitbart.
NewsGuard e il suo losco comitato consultivo - composto da amanti della verità come Tom Ridge, il primo capo della sicurezza nazionale, ed ex direttore della CIA Michael Hayden - è stato sottoposto a verifica dopo che Microsoft ha annunciato che l'applicazione sarebbe stata integrata nei suoi browser mobili. Un esame più attento degli investitori quotati in borsa della società, tuttavia, ha rivelato nuove ragioni per essere sospettosi di questo autodichiarata crociata contro la propaganda. Come ha scoperto Breitbart, il terzo investitore di NewsGuard, Publicis Groupe, possiede una società di pubbliche relazioni che ha ripetutamente operato con l'Arabia Saudita.
NewsGuard e il suo losco comitato consultivo - composto da amanti della verità come Tom Ridge, il primo capo della sicurezza nazionale, ed ex direttore della CIA Michael Hayden - è stato sottoposto a verifica dopo che Microsoft ha annunciato che l'applicazione sarebbe stata integrata nei suoi browser mobili. Un esame più attento degli investitori quotati in borsa della società, tuttavia, ha rivelato nuove ragioni per essere sospettosi di questo autodichiarata crociata contro la propaganda. Come ha scoperto Breitbart, il terzo investitore di NewsGuard, Publicis Groupe, possiede una società di pubbliche relazioni che ha ripetutamente operato con l'Arabia Saudita.
giovedì 20 giugno 2019
Esclusiva. Mohamed al Gali parla dei video con Mahmoud al Werfalli e sfida la CPI, “Collabora con i terroristi”
Di Vanessa Tomassini.
Bengasi, 5 giugno 2019 – “Ho iniziato a pubblicare le notizie riguardanti gruppi estremisti e terroristi su Facebook e Twitter a partire dal 2012, quando la città era sotto il controllo dei jihadisti. Ho sempre utilizzato fonti locali, rispettando l’anonimato, perché in quel periodo non potevo espormi in prima persona. Nel 2014 hanno anche provato ad uccidermi, nessuno poteva mettere nemmeno un mi piace su Facebook perché sarebbe stato ammazzato. Ho documentato l’operazione dignità, al-Karama, fin dal suo lancio da parte del comando generale del Libyan National Army (LNA), lavorando come giornalista indipendente attraverso i social network. A partire dal 15 ottobre 2014, quando l’esercito è entrato ufficialmente qui a Bengasi, ho cominciato a lavorare come cronista con l’LNA per documentare quanto stava accadendo considerando che non era presente alcun canale che supportasse le operazioni militari. I miei account social sono diventati dei mezzi di informazione, fino a quando nel 2015 abbiamo creato un giornale chiamato Alwaqt News, a cui collaboravano redattori, fotografi e grafici. Abbiamo fatto tutto ciò volontariamente, senza venir retribuiti, solamente per mostrare al mondo con chi stavamo combattendo. Ho sempre rifiutato di collaborare con qualsiasi agenzia. Ho sempre raccontato tutto ciò che accadeva, compresi gli aspetti negativi, anche ciò che l’opinione pubblica non accettava. La maggior parte della gente sa che io supporto l’esercito, ma ho sempre documentato la verità anche quando alcuni canali affermavano che l’esercito perdeva questa o quella zona. Per questo la gente si è fidata di me. Dopo che la guerra è terminata ho ricevuto una mail nel mio account Yahoo dalla cancelleria della Corte Penale Internazionale (CPI)”.
Bengasi, 5 giugno 2019 – “Ho iniziato a pubblicare le notizie riguardanti gruppi estremisti e terroristi su Facebook e Twitter a partire dal 2012, quando la città era sotto il controllo dei jihadisti. Ho sempre utilizzato fonti locali, rispettando l’anonimato, perché in quel periodo non potevo espormi in prima persona. Nel 2014 hanno anche provato ad uccidermi, nessuno poteva mettere nemmeno un mi piace su Facebook perché sarebbe stato ammazzato. Ho documentato l’operazione dignità, al-Karama, fin dal suo lancio da parte del comando generale del Libyan National Army (LNA), lavorando come giornalista indipendente attraverso i social network. A partire dal 15 ottobre 2014, quando l’esercito è entrato ufficialmente qui a Bengasi, ho cominciato a lavorare come cronista con l’LNA per documentare quanto stava accadendo considerando che non era presente alcun canale che supportasse le operazioni militari. I miei account social sono diventati dei mezzi di informazione, fino a quando nel 2015 abbiamo creato un giornale chiamato Alwaqt News, a cui collaboravano redattori, fotografi e grafici. Abbiamo fatto tutto ciò volontariamente, senza venir retribuiti, solamente per mostrare al mondo con chi stavamo combattendo. Ho sempre rifiutato di collaborare con qualsiasi agenzia. Ho sempre raccontato tutto ciò che accadeva, compresi gli aspetti negativi, anche ciò che l’opinione pubblica non accettava. La maggior parte della gente sa che io supporto l’esercito, ma ho sempre documentato la verità anche quando alcuni canali affermavano che l’esercito perdeva questa o quella zona. Per questo la gente si è fidata di me. Dopo che la guerra è terminata ho ricevuto una mail nel mio account Yahoo dalla cancelleria della Corte Penale Internazionale (CPI)”.
mercoledì 19 giugno 2019
La moneta è in poche mani. Comandano loro, non i politici
12/6/2019
L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».
L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».
martedì 18 giugno 2019
Verso la Grande Albania
Violando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza
sulla fine della guerra della NATO contro la Serbia del 1999, il Kosovo
ora possiede un esercito.
Secondo il primo ministro kosovaro, Ramush Haradinaj, un accordo
concluso con l’omologo albanese, Edi Rama, prevede di abolire il 1°
marzo 2019 la frontiera fra i due Stati.Durante un consiglio di ministri congiunto di Albania e Kosovo, è stato costituito un fondo comune per promuovere l’adesione dei due Stati all’Unione Europea.
Il primo ministro albanese Rama è stato ospite del parlamento kosovaro, cui ha esposto un progetto di politica estera e di sicurezza comuni, ambasciate unificate e un’unica presidenza.
Il 15 febbraio 2019 Rama ha parlato alla rete televisiva Vizion Plus della fusione dei due Stati, affermando che sarebbe la soluzione dei problemi del Kosovo.
La fusione è in contrasto con la risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
La Grande Albania sarebbe il primo Stato mussulmano ad aderire all’Unione Europea.
lunedì 17 giugno 2019
Siamo tutti bugiardi
di
Thierry Meyssan
Thierry
Meyssan replica alle commemorazioni dello sbarco in Normandia e del
massacro di Tienanmen, nonché alla propaganda elettorale per le recenti
elezioni del parlamento europeo, mettendo l’accento sul fatto che
continuiamo a mentire, persino rallegrandocene. Soltanto la verità può
però renderci liberi.
Rete Voltaire
| Damasco (Siria)
La propaganda è un mezzo per diffondere idee, siano
esse vere o false. Ma mentire a sé stessi significa non assumersi la
responsabilità dei propri errori, convincersi di essere perfetti e
passare oltre.
La Turchia è esempio estremo di questo atteggiamento. Insiste a
negare di aver cercato di liberarsi delle minoranze non mussulmane,
tentando di farle sparire a ondate per un’intera generazione, dal 1894
al 1923. Anche gli israeliani non se la cavano male: pretendono di aver
creato il loro Stato allo scopo di offrire vita degna agli ebrei
sopravvissuti allo sterminio nazista, quando invece già nel 1917 Woodrow
Wilson si era impegnato a fondarlo, e nonostante oggi in Israele oltre
50.000 sopravvissuti ai campi della morte vivano in miseria, al di sotto
della soglia di povertà. Ma gli occidentali provvedono da sé a
costruire il consenso attorno alle proprie menzogne e le professano come
fossero verità rivelate.domenica 16 giugno 2019
Ma in Libia poi com’è finita?
Nonostante sia sparita dalle prime pagine dei giornali, la battaglia per il controllo di Tripoli sta continuando e sembra lontana dalla fine
sabato 15 giugno 2019
12 milioni di bambine nel mondo costrette al matrimonio
Quando Gabriella Gillespie aveva 6
anni, suo padre uccise sua madre. Quando di anni ne aveva 13, il padre
portò lei e le sorelle a vivere nel proprio paese d’origine, lo Yemen, dove le figlie furono vendute in matrimonio.
Disperata alla prospettiva di sposare l’uomo di oltre 60 anni a cui
era stata promessa, la sorella di Gabriella, la diciassettenne Issy,
indossò l’abito nuziale e si gettò dal tetto. Issy precipitò verso la
morte, mentre gli ospiti ignari continuavano a festeggiare.Come riportato dall’Independent, le sorelle rimaste, che non parlavano una parola d’arabo, si rassegnarono a vivere in un remoto villaggio di montagna – tutt’altra cosa rispetto alle comodità dell’era moderna, in abitazioni di fango prive di elettricità.
venerdì 14 giugno 2019
Foster: ora i boss dell’Ue faranno a pezzi l’Italia, ecco come
La lettera di Tria non ha convinto la Commissione Europea, che in un
documento di 14 pagine ha attaccato le principali riforme del governo
Conte e aperto la strada alla procedura di infrazione per debito
eccessivo. Il governo, ricorda Federico Ferraù su “Sussidiario”,
ha risposto dicendo di voler rispettare il Patto di Stabilità.
«Apparentemente, dunque, i giochi sono ancora aperti: si tratta. Ma è
un’illusione, perché il destino dell’Italia è già scritto». Lo ha deciso
il club di Stati che contano. Quello che in Italia – e prima, forse,
anche altrove – non si è capito è che non c’è politica che tenga, perché l’unica “politica” che vige nell’Ue
è l’annientamento di chi vìola le regole, anche se le regole non hanno
funzionato. A dirlo è Chris Foster, investitore professionista che ha
operato sui mercati internazionali e che ha conosciuto molto da vicino
gli ambienti dell’eurocrazia europea. È possibile, gli domanda Ferraù,
che la Commissione uscente creda davvero di salvare l’Europa sanzionando
chi viola le regole e insistendo sulle ricette di austerity, che sono
la causa della vittoria dei populisti nelle urne? «Il piccolo super-club
di paesi che controlla il grande “club a 28 Stati” ha le sue ragioni
per gestire meglio il potere»,
dice Foster. «Per il centro-nord Europa, l’Italia da risorsa è
diventata un problema da tutti i punti di vista. Meglio distruggerla
definitivamente, sia dal punto di vista economico che politico».
giovedì 13 giugno 2019
Caduto il Califfato, l’Isis punta sulla guerriglia per rilanciare il jihad
26 maggio 2019
Dopo aver perso la quasi totalità del territorio in Siria e Iraq, vedendo così tramontare forse per sempre l’idea del “Ccaliffato”, i vertici dello Stato islamico sembrano aver modificato la strategia per privilegiare la guerriglia.
Uno dei siti di informazione legato al gruppo jihadista ha diffuso le diverse tecniche di combattimento e invita i miliziani ad approfondirne le conoscenze.
Nelle ultime settimane la rivista online al-Naba, legata al gruppo fondamentalista, ha incoraggiato i propri lettori ad adottare le tattiche della guerriglia, pubblicando istruzioni dettagliate su come compiere le cosiddette azioni “mordi e fuggi”. I leader jihadisti hanno deciso di adottare questa tipologia di combattimento, che potrebbe essere utilizzata oltre i confini di Siria e Iraq.
Dopo aver perso la quasi totalità del territorio in Siria e Iraq, vedendo così tramontare forse per sempre l’idea del “Ccaliffato”, i vertici dello Stato islamico sembrano aver modificato la strategia per privilegiare la guerriglia.
Uno dei siti di informazione legato al gruppo jihadista ha diffuso le diverse tecniche di combattimento e invita i miliziani ad approfondirne le conoscenze.
Nelle ultime settimane la rivista online al-Naba, legata al gruppo fondamentalista, ha incoraggiato i propri lettori ad adottare le tattiche della guerriglia, pubblicando istruzioni dettagliate su come compiere le cosiddette azioni “mordi e fuggi”. I leader jihadisti hanno deciso di adottare questa tipologia di combattimento, che potrebbe essere utilizzata oltre i confini di Siria e Iraq.
mercoledì 12 giugno 2019
Libia, allarme inondazioni: 2.500 sfollati e 4 vittime, preoccupazione per le nuove piogge
A lanciare l’allarme è l’osservatorio meteorologico nazionale libico in previsione delle nuove piogge che si prevedono sulla città di Ghat, nel sud della Libia, già colpita ad inizio settimana da una violenta inondazione a causa delle forti piogge dei giorni scorsi.
martedì 11 giugno 2019
«I pesticidi continuano a uccidere le api. È ora di agire veramente»
di
Redazione
30-05-2019
L'appello delle deputate del Gruppo Misto in Parlamento Sara Cunial e Silvia Benedetti: «Basta demandare all'Unione Europea, la competenza è nazionale. Dunque, si prendano misure drastiche».
«Abbiamo portato all’attenzione del ministro Centinaio l’annosa questione della moria di api che sta avvenendo in diverse parti d’Italia in seguito a un uso massiccio e scriteriato di pesticidi estremamente dannosi al loro habitat e alla loro vita, come per esempio il caso del Mesurol in Friuli per cui è stata aperta un'indagine o ancora i neonicotinoidi già banditi in diversi stati membri ma purtroppo ancora utilizzati in Italia». Ad affermarlo sono le deputate del gruppo Misto Sara Cunial e Silvia Benedetti, che tornano sulla questione di cui, dopo un grande allarme qualche tempo fa, ora si tende a parlare sempre meno.
lunedì 10 giugno 2019
La nave d’assalto dei nuovi crociati
Global Research, May 28, 2019
Alla presenza del Capo della Stato Sergio
Mattarella, del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del ministro
dello sviluppo economico Luigi di Maio, e delle massime autorità
militari, è stata varata il 25 maggio nei Cantieri di Castellammare di
Stabia (Napoli) la nave Trieste, costruita da Fincantieri.
È una unità anfibia multiruolo e multifunzione della Marina militare
italiana, definita dalla Trenta «perfetta sintesi della capacità di
innovazione tecnologica del Paese». Lunga 214 metri e con una velocità
di 25 nodi (46 km/h), ha un ponte di volo lungo 230 metri per il decollo
di elicotteri, caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale e
convertiplani V-22 Osprey.domenica 9 giugno 2019
La pagliacciata dell’Unione Europea
di
Thierry Meyssan
Secondo
Thierry Meyssan, gli europei sono ciechi perché non vogliono vedere.
Nonostante gli innegabili fallimenti, insistono a ritenere che l’Unione
Europea significhi pace e prosperità. Credono che sul piano interno ci
sia contrapposizione tra patrioti e populisti, in realtà entrambe le
parti si pongono sotto la protezione del Pentagono, che le difende dalla
Russia. La strategia internazionale nata dopo la seconda guerra
mondiale va avanti a loro spese, senza che ne abbiano consapevolezza.
Rete Voltaire
| Damasco (Siria)
Dopo la comune vittoria della seconda guerra
mondiale, Sati Uniti e Regno Unito fecero propria l’immagine
dell’alleato sovietico descritta dall’ambasciatore USA a Mosca, George
Kennan: l’URSS, un impero totalitario che ambiva conquistare il mondo.
Sicché invertirono la rotta e studiarono la strategia del contenimento
(containment): il mondo si divideva in tre parti, la parte già sotto il
dominio sovietico, la parte libera e, infine, la parte da decolonizzare e
da proteggere dall’orco sovietico.
sabato 8 giugno 2019
Tre italiani al Bilderberg, anche il vicedirettore del Fatto Quotidiano
Renzi al Bilderberg con Gruber, ma il vero potere è altrove – tratto dal sito libreidee
La 67ma riunione del gruppo Bilderberg si terrà a Montreux, in Svizzera, dal 30 maggio al 2 giugno. Politica, economia, industria, finanza e media: tra i circa 130 partecipanti, nella “delegazione” italiana ci saranno Matteo Renzi, Stefano Feltri del “Fatto Quotidiano” e Lilli Gruber.
Lo conferma, in una nota, l’“Huffington Post”. Saranno trattati 11 grandi temi globali in quattro giorni, tra questi anche ambiente e futuro: “Un ordine strategico stabile”, “Quale futuro per l’Europa?”, “Cambiamenti climatici e sostenibilità”.
E poi “Cina”, “Russia”, “Il futuro del capitalismo”, “Brexit”. E ancora: “L’etica dell’intelligenza artificiale”, “I social media come arma”, “L’importanza dello spazio”, “Le minacce cyber”.
La 67ma riunione del gruppo Bilderberg si terrà a Montreux, in Svizzera, dal 30 maggio al 2 giugno. Politica, economia, industria, finanza e media: tra i circa 130 partecipanti, nella “delegazione” italiana ci saranno Matteo Renzi, Stefano Feltri del “Fatto Quotidiano” e Lilli Gruber.
Lo conferma, in una nota, l’“Huffington Post”. Saranno trattati 11 grandi temi globali in quattro giorni, tra questi anche ambiente e futuro: “Un ordine strategico stabile”, “Quale futuro per l’Europa?”, “Cambiamenti climatici e sostenibilità”.
E poi “Cina”, “Russia”, “Il futuro del capitalismo”, “Brexit”. E ancora: “L’etica dell’intelligenza artificiale”, “I social media come arma”, “L’importanza dello spazio”, “Le minacce cyber”.
Etichette:
bildelberg,
italia,
massoneria,
media,
renzi
venerdì 7 giugno 2019
Per uscire dalla guerra, bisogna uscire dalla NATO
In Europa è iniziato il processo di creazione di un movimento specifico contro la guerra e contemporaneamente di orientamento anti-NATO, ed esso può essere promosso
La conferenza internazionale di membri di organizzazioni senza scopo
di lucro (non governative) tenutasi nell’aprile di quest’anno a Firenze,
in Italia, potrebbe rimanere al di fuori dal orizzonte di personalità
politiche e governative, nonché dei rappresentanti dei media, se non
fosse per una serie di circostanze molto significative ad essa connesse.
La prima e più importante caratteristica distintiva del presente forum si è manifestata attraverso il motto non standard “No alla guerra, no alla NATO” sotto cui si è tenuta. I suoi partecipanti hanno sollevato in modo estremamente deciso la questione della prevenzione di qualsiasi scontro militare nel continente europeo e nel mondo nel suo complesso, sia con l’uso di armi nucleari che convenzionali.
La prima e più importante caratteristica distintiva del presente forum si è manifestata attraverso il motto non standard “No alla guerra, no alla NATO” sotto cui si è tenuta. I suoi partecipanti hanno sollevato in modo estremamente deciso la questione della prevenzione di qualsiasi scontro militare nel continente europeo e nel mondo nel suo complesso, sia con l’uso di armi nucleari che convenzionali.
giovedì 6 giugno 2019
La caduta dell’aquila è vicina
By Bruno Guigue
Global Research, May 06, 2019
Avremmo raggiunto questo momento cruciale in cui l’iperpotenza
declinante comincia a dubitare di se stessa? La stampa nordamericana ha
appena raccontato quello che l’ex-presidente Jimmy Carter ha detto a
Donald Trump durante l’ultimo incontro. L’inquilino della Casa Bianca
aveva invitato il predecessore a parlargli della Cina, e Jimmy Carter
(il 15 aprile scorso-ndr.) ha pubblicamente riferito del discorso
durante una riunione battista in Georgia. Una vera pepita.
“Temi che la Cina va avanti e sono d’accordo con te. Ma sai perché la Cina ci supera? Normalizzai le relazioni diplomatiche con Pechino nel 1979. Da quella data, sai quante volte la Cina è stata in guerra con qualcuno? Neanche una. Noi siamo costantemente in guerra. Gli Stati Uniti sono la nazione più guerriera nella storia del mondo perché vogliono imporre i loro valori ad altri Paesi. La Cina, da parte sua, investe in progetti come le ferrovie ad alta velocità invece di spendere per le spese militari. Quanti chilometri di ferrovia ad alta velocità abbiamo in questo Paese? (1) Abbiamo sprecato 3 trilioni di dollari in spese militari. La Cina non ha sprecato un centesimo per la guerra, ed è per questo che ci supera in quasi tutto. E se avessimo preso 3 trilioni per le infrastrutture statunitensi, avremmo una ferrovia ad alta velocità. Avremmo ponti che non collassano. Avremmo strade che vengono mantenute correttamente. Il nostro sistema d’istruzione sarebbe buono come quello della Corea del Sud o di Hong Kong”. (Jimmy Carter, ex presidente USA 1977-1981)
mercoledì 5 giugno 2019
La locomotiva USA della spesa militare mondiale
L’arte della guerra
Global Research, May 07, 2019
La spesa militare mondiale – secondo le stime pubblicate dal SIPRI il
29 aprile – ha superato i 1800 miliardi di dollari nel 2018, con un
aumento in termini reali del 76% rispetto al 1998. Secondo tale stima,
ogni minuto di spendono nel mondo circa 3,5 milioni di dollari in armi
ed eserciti. Al primo posto figurano gli Stati uniti con una spesa nel
2018 di 649 miliardi. Tale cifra rappresenta il budget del Pentagono,
comprensivo delle operazioni belliche all’estero, non però l’intera
spesa militare statunitense.
martedì 4 giugno 2019
Rand Corp: come abbattere la Russia
L'arte della guerra
Costringere l’avversario a estendersi eccessivamente
per sbilanciarlo e abbatterlo: non è una mossa di judo ma il piano
contro la Russia elaborato dalla Rand Corporation, il più influente
think tank Usa che, con uno staff di migliaia di esperti, si presenta
come la più affidabile fonte mondiale di intelligence e analisi politica
per i governanti degli Stati uniti e i loro alleati. La Rand Corp. si
vanta di aver contribuito a elaborare la strategia a lungo termine che
permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda,
costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse
economiche nel confronto strategico. A questo modello si ispira il nuovo
piano, Overextending and Unbalancing Russia, pubblicato dalla Rand.
lunedì 3 giugno 2019
Iraq. Tre francesi dell’Isis condannati a morte
Molti gli stranieri catturati in Siria e in Iraq sotto processo.
Un tribunale iracheno ha condannato a morte tre cittadini francesi in quanto combattenti dell’Isis in Siria e quindi terroristi, catturati dalla coalizione Sdf-iracheno-statunitense. Specialmente nella fase finale del conflitto molti prigionieri catturanti nella parte orientale della Siria sono stati portati nelle prigioni irachene dove vengono sottoposti a processo. Solo a febbraio sono 12 i cittadini francesi, e molti altri quelli di diverse nazionalità, trasferiti nelle carceri irachene.
domenica 2 giugno 2019
Libia, la denuncia di Haftar: "Integralisti al fianco di Al Sarraj"
L'ufficio
stampa del generale Haftar parla di jihadisti che, dopo essere stati
sconfitti in Cirenaica, adesso sarebbero a Tripoli al fianco di Al
Sarraj
L'ufficio
stampa del generale Haftar parla di jihadisti che, dopo essere stati
sconfitti in Cirenaica, adesso sarebbero a Tripoli al fianco di Al
Sarraj
Mauro Indelicato
- Mar, 21/05/2019 - 10:41
Di
certo la questione riguardante l’infiltrazione jihadista in Libia è
molto importante, oltre che ben nota: tutte le varie parti in causa che
si contendono quel che resta del paese nordafricano si servono, in
alcune occasioni, di gruppi integralisti che proliferano grazie al caos
del post Gheddafi.
Adesso a tornare sull’argomento è proprio una delle parti in causa in questione, ossia l’Lna: il Libyan National Army guidato da Khalifa Haftar. Nelle scorse ore l’ufficio stampa delle forze fedeli al generale, retto dal sempre attivo Ahmed Al Mismari a Bengasi, annuncia ufficialmente l’individuazione di gruppi e personaggi ritenuti molto vicini agli ambienti jihadisti.
sabato 1 giugno 2019
Libia, ufficiale del generale Haftar: "Al Baghdadi si nasconde nel paese"
Continua l'offensiva mediatica del generale Haftar: "Al Baghdadi si nasconde in Libia"
Anche se con condizionali, senza fornire prove e un chiaro vantaggio
propagandistico, un alto ufficiale delle forze del generale Khalifa
Haftar ha sostenuto che il leader del sedicente Stato islamico Abu Bakr
al-Baghdadi potrebbe trovarsi in Libia. Lo riferisce il sito
dell'emittente Libya Channel sintetizzando dichiarazioni del Capo
ufficio stampa della Sala operativa "Al Karama", il generale di Brigata
Khaled Al Mahjoub.
Iscriviti a:
Post (Atom)