12/6/2019

L’
economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la
finanza,
si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni
costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e
lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e
offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro
oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’
economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’
economia
rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta
(creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’
economia,
tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in
forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità
disponibile si fa crescere l’
economia o la si fa recedere, creando
crisi
generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori
economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta
«specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare
come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come
prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il
reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa
sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi
passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».
Non solo: indebitando indissolubilmente persone, imprese e Stato verso di sé, il
potere
monetario li sottomette. «E se qualcuno o qualcosa (governo? block
chain? criptovalute?) minaccia questa sua posizione di monopolio, lo
elimina o lo sabota, o
lo compera: il sistema è blindato; il mondo si trova all’interno questo
grande meccanismo finanziario», scrive Della Luna nel suo blog.
«Sostanzialmente – aggiunge – il monopolista monetario è un punto di
passaggio obbligato per ogni singola transazione, e ogni transazione
deve pagar pedaggio in una moneta che deve prendere a prestito da lui,
con interesse». Attualmente, continua l’analista, vediamo che una grande
quantità di transazioni, vendite di beni e di servizi (e una grande
quantità di produzioni) «non possono avvenire, solo perché manca la
moneta», mentre la domanda e l’offerta (e la capacità produttiva) sono
interamente presenti. «Il monopolista, che non produce alcun valore,
blocca la produzione del valore e crea povertà, recessione». Sintetizza
Della Luna: «L’
economia politica,
in essenza, è tutta qua. E non si uscirà da questo meccanismo finché si
resterà in una società basata sugli scambi economici». Da lì derivano
«crescite e recessioni, bolle e crolli, debito pubblico, pressione
fiscale, rating, insolvenze generali, liquefazione degli Stati,
mondialismo, impotenza della
politica».

Certo, in
economia e in
politica
operano anche altri fattori, ma secondo Della Luna sono ampiamente
subalterni. Ovviamente non tutto è pianificato, controllato e
determinato centralmente. Tuttavia, «il monopolio monetario dà
l’impostazione generale e agisce dove e quando e come occorre». La
forza, insiste l’analista, sta nel monopolio di una risorsa – la moneta –
che è indispensabile, e non ha un costo né limiti di produzione. La
moneta «indebita progressivamente la società che la
usa
verso il monopolista che la distribuisce, e che a quest’ultimo permette
di comperare tutto e tutti, anche la censura, il gatekeeping, in modo
che del monopolio monetario non si parli proprio, né dei suoi effetti».
In altre parole, si passa «da monopolio a monarchia occulta». Aggiunge
Della Luna: «Questa forza monopolista, e il suo esercizio come strumento
di dominazione e sfruttamento dei corpi sociali, sono espressione delle
costanti sociopolitiche empiricamente confermate dalla
storia». Per esempio la “costante oligarchica”. Ovvero: «Ogni società organizzata è comandata da un’oligarchia che detiene il grosso del
potere politico, economico, militare, tecnologico, culturale». Di conseguenza, «
democrazia, eguaglianza, “rule of law” e certezza del diritto sono solo storytelling».

C’è anche una “costante strumentale”, sostiene Della Luna: «Per
l’oligarchia dominante, il corpo sociale è uno strumento, non un fine –
come il gregge per il pastore, non come i figli per i genitori». E il
principio costituzionale francese “gouvernment du peuple, pour le
peuple, par le peuple”, finisce per essere anch’esso “storytelling”.
«Per capire come si va evolvendo il sistema, queste due costanti –
oligarchica e strumentale – vanno considerate assieme alla “variabile
tecnologica”. Ossia: ciò che varia nel tempo e nei contesti politici
sono gli strumenti – dalle armi alla religione, dalla
finanza
all’informatica fino alla genetica – a disposizione dell’oligarchia per
controllare, dominare, usare il corpo sociale. «Coloro che credono
nelle rivoluzioni, nelle riforme radicali e sistemiche, nella lotta di
classe, nella giustizia sociale (compresi i miei amici che pensano di
riuscirci attraverso una rivelazione-rivoluzione monetaria), rimangono
sempre frustrati – scrive Della Luna – proprio perché ciò
in cui credono è che quelle costanti si possano togliere, ossia che
possa esistere una società organizzata non sull’oligarchismo, sul
privilegio, sulla diseguaglianza, sull’oppressione».
D’altronde, continua l’analista, «anche questa diffusa fede illusoria
nella possibilità della giustizia sociale è una “costante”, nel senso
che sopravvive ai suoi sempre nuovi fallimenti, e come tale viene
anch’essa sfruttata per il consenso». E cioè: «Promettendo di correggere
la struttura oligarchico-strumentale della società, che causa malessere
popolare, per instaurare la giustizia, l’eguaglianza e la solidarietà,
si può sempre raccogliere consenso e sostegno politici, e usarli per
prendere la poltrona a chi ci sta seduto oggi: “Yes, we can!”». Barack
Obama, insuperato campione mondiale di manipolazione
politica.
«Per raccogliere seguito popolare – conclude Della Luna – viene usata
anche un’illusione che è complementare a quella suddetta, ossia la fede
nella possibilità di realizzare un ordine sociale razionale e permanente
o definitivo: la repubblica di Platone, gli ordinamenti teocratici, il
socialismo reale, il Reich millenario, il mercato perfetto come fine
liberale della
storia». Ma anche questa «è un’illusione, dato che nella
storia
tutti gli ordinamenti politici sono instabili, passando per continue
trasformazioni politiche, costituzionali, economiche, sociali,
culturali, etniche, religiose». Un’illusione, certo. «Però funziona».
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