18 maggio 2019, Ilaria Bifarini.
Ingenti prestiti da parte delle organizzazioni finanziari
internazionali, consistenti sgravi del debito statale, fondi raccolti da
iniziative private, che hanno mobilitato tutti, dai singoli cittadini
occidentali attraverso forme organizzate di beneficenza alle star dello
spettacolo, che si sono spese per i diritti dei più deboli attraverso
concerti ed esibizioni.
Fiumi di miliardi di dollari che non sembrano aver intaccato
per nulla il problema del sottosviluppo e della povertà endemica del
Terzo Mondo. Anzi. E’ stato riscontrato che, dalla metà degli
anni Novanta, circa 60 paesi in via di sviluppo siano diventati più
poveri in termini di reddito pro-capite rispetto a 15 anni prima. Entro
il 2030 i due terzi dei poveri di tutto il mondo proveranno dall’Africa.
L’Africa dunque è sempre più povera, ma di una povertà nuova rispetto
a quella del passato coloniale. Il continente africano annovera infatti
i paesi con i più alti livelli di disuguaglianza al mondo, in cui il
divario tra una ristretta élite dedita al lusso e il resto della
popolazione che vive in uno stato di miseria è abissale.
Dunque, cosa non ha funzionato? Dove sono finiti i fiumi di miliardi di dollari?
La risposta in realtà è alquanto intuitiva: hanno seguito la stessa
corrente che trascina la ricchezza collettiva su scala mondiale. Sono
finiti in conti offshore, hanno arricchito a dismisura élite locali
consenzienti e complici dei grandi speculatori internazionali e
soprattutto hanno arricchito loro, i Signori del debito.
Dopo essere finita nella spirale micidiale dei prestiti per il
pagamento del debito e degli interessi maturati su di esso a seguito
della crisi del debito del 1982 che ha coinvolto i paesi del Terzo
Mondo, l’Africa post coloniale ha definitivamente perso ogni possibilità
di sviluppo. Si stima che per ogni dollaro preso a prestito da
banche e organizzazioni finanziarie internazionali ne abbia restituiti
13! Un Piano Marshall al contrario, che ha dirottato i soldi stanziati
per il Terzo Mondo verso i finanziatori del debito del Primo Mondo.
La stessa depredazione da parte della finanza attraverso l’arma del
debito che sta oggi asfissiando il nostro paese (in 20 anni abbiamo
pagato ben 1700 miliardi di euro di soli interessi!).
Il passaggio dal colonialismo imperialista al post-colonialismo del debito
è stato brutale per il Continente Nero e ha soffocato quei timidi
tentativi di sviluppo economico nazionale avviati attraverso la politica
di sostituzione delle importazioni. Il Fondo Monetario Internazionale e
la Banca Mondiale sono intervenuti attraverso i cosiddetti “programmi di aggiustamento strutturale”
(PAS): in cambio di prestiti e assistenza hanno imposto il controllo
economico, monetario e politico dell’Africa. Contravvenendo a ogni
logica e a ogni esempio di percorso di sviluppo economico nazionale,
hanno imposto l’apertura incondizionata alle liberalizzazioni e al
libero scambio a paesi che non avevano ancora avviato la creazione di un
tessuto industriale e produttivo su base locale. Il modello
coercitivamente introdotto ha previsto l’utilizzo dei prestiti per
incentivare le esportazioni, senza nessun investimento nello sviluppo
tecnologico e del capitale umano, al fine di ottemperare gli oneri del
debito. Sono state soppresse tutte le forme di protezionismo necessarie a
tutelare l’economia locale e sfruttare le potenzialità di sviluppo
industriale nazionale. Così in Ghana nel 2002 sono state abolite le
tariffe sull’importazione di prodotti alimentari, con una conseguente
impennata di importazioni di prodotti alimentari dall’Unione Europea,
come i famosi scarti di pollo congelati che costano un terzo di quelli
prodotti localmente. Nello Zambia l’abolizione dei dazi sulle
importazioni dei capi di abbigliamento ha soffocato una piccola rete di
ditte locali a favore delle importazioni dei capi di abbigliamento usati
dall’Occidente.
I programmi del Fondo Monetario hanno inoltre imposto tagli
alla spesa sanitaria e all’istruzione, i cui livelli erano già molto
carenti, e la privatizzazione di servizi pubblici essenziali – come la
fornitura idrica- in gran parte dei paesi.
Sebbene le due istituzioni di Bretton Woods (FMI e BM) abbiano spesso
imputato la causa dell’evidente fallimento dei propri “piani di
aggiustamento strutturale” al fenomeno radicato della corruzione dei governanti africani, il loro coinvolgimento è ineludibile. Così, nonostante fosse risaputa l’indole cleptomane di Mobutu nello Zaire, che rubò oltre la metà degli aiuti economici ricevuti dal paese,
essi continuarono a concedergli prestiti. Non a caso i programmi di
privatizzazione del Fondo Monetario sono altresì conosciuti come
“programmi di tangentizzazione”.
Gran parte di questi fondi sono finiti nelle offshore, dove una buona
fetta dei trilioni di denaro sporco, che ogni anno vengono versati,
provengono proprio dal Terzo Mondo. In questo immenso flusso di denaro “è
stato stimato che almeno metà dei fondi presi in prestito dai
principali debitori siano tornati indietro dalla porta di servizio, di
solito nello stesso anno -se non nello stesso mese- in cui arrivano
prestiti” (James S. Henry, “Where the money went”).
Non dobbiamo dunque stupirci se la povertà e il sottosviluppo
dell’Africa sono peggiorati e se al flusso di denaro fanno seguito gli
attuali flussi migratori di esseri umani. Il colonialismo mondiale del
debito prevede anche questo.
Preso da: https://ilariabifarini.com/dove-sono-finiti-i-miliardi-di-dollari-degli-aiuti-allafrica/
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