L’arte della guerra
Global Research, May 07, 2019
La spesa militare mondiale – secondo le stime pubblicate dal SIPRI il
29 aprile – ha superato i 1800 miliardi di dollari nel 2018, con un
aumento in termini reali del 76% rispetto al 1998. Secondo tale stima,
ogni minuto di spendono nel mondo circa 3,5 milioni di dollari in armi
ed eserciti. Al primo posto figurano gli Stati uniti con una spesa nel
2018 di 649 miliardi. Tale cifra rappresenta il budget del Pentagono,
comprensivo delle operazioni belliche all’estero, non però l’intera
spesa militare statunitense.
Si aggiungono infatti altre voci di carattere militare.Il
Dipartimento per gli affari dei veterani, che si occupa dei militari a
riposo, ha avuto nel 2018 un budget di 180 miliardi di dollari. La
Comunità di intelligence, composta da 17 agenzie (tra cui la più nota è
la Cia), dichiara un budget di 81,5 miliardi, che però è solo la punta
dell’iceberg della spesa reale per operazioni segrete. Il
Dipartimento per la sicurezza della patria ha speso nel 2018 70
miliardi, soprattutto per «proteggere con il servizio segreto la nostra
infrastruttura finanziaria e i nostri più alti leader». Il
Dipartimento dell’Energia ha speso 14 miliardi, corrispondenti a metà
del suo budget, per mantenere e ammodernare l’arsenale nucleare.
Tenendo conto di queste e altre voci, la spesa
militare degli Stati uniti ammonta, nel 2018, a circa 1000 miliardi di
dollari. Come spesa procapite, essa equivale a 3 mila di dollari per
abitante degli Stati uniti.
La spesa militare è la principale causa del deficit
federale, salito a circa 1000 miliardi e in forte aumento. Insieme ad
altri fattori, essa fa lievitare il debito pubblico USA, salito nel 2019
a oltre 22000 miliardi di dollari, con interessi annui di 390 miliardi
che raddoppieranno nel 2025. Tale sistema si regge sulla egemonia del
dollaro, il cui valore è determinato non dalla reale capacità economica
statunitense, ma dal fatto che esso costituisce la principale moneta
delle riserve valutarie e dei prezzi internazionali delle materie prime.
Ciò permette alla Federal Reserve di stampare migliaia di miliardi di
dollari con cui viene finanziato il colossale debito pubblico USA
attraverso obbligazioni e altri titoli emessi dal Tesoro.
Poiché Cina, Russia e altri paesi mettono in
discussione l’egemonia del dollaro – e con essa l’ordine economico e
politico dominato dall’Occidente – gli Stati Uniti giocano sempre più la
carta della guerra, investendo il 25% del loro budget federale nella
macchina bellica più costosa del mondo. La spesa militare degli Stati
Uniti esercita un effetto trainante su quelle degli altri paesi, che
restano però a livelli molto inferiori.
La spesa della Cina viene stimata dal SIPRI in 250 miliardi di dollari nel 2018, anche se la cifra ufficiale fornita da Pechino è di 175. La
spesa della Russia viene stimata in 61 miliardi, oltre 10 volte
inferiore a quella USA (limitatamente al solo budget del Pentagono). Secondo
le stesse sime, sette paesi della NATO – Usa, Francia, Gran Bretagna,
Germania, Italia, Canada e Turchia – contano complessivamente circa la
metà della spesa militare mondiale. La spesa militare italiana, salita nel 2018 dal 13° all’11° posto mondiale, è stimata dal SIPRI in 27,8 miliardi di dollari.
Viene così sostanzialmente confermata la stima, comprendente altre
voci oltre il bilancio della Difesa, che la spesa militare italiana
ammonta a 25 miliardi di euro annui in aumento. Ciò significa che, in un
anno, si spende già oggi a scopo militare l’equivalente (secondo le
previsioni) di quattro anni di reddito di cittadinanza.
Sulla scia degli USA, è ormai deciso un ulteriore
forte aumento. Il maggiore «reddito di cittadinanza» è ormai quello
della guerra.
Manlio Dinucci
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