La lettera di Tria non ha convinto la Commissione Europea, che in un
documento di 14 pagine ha attaccato le principali riforme del governo
Conte e aperto la strada alla procedura di infrazione per debito
eccessivo. Il governo, ricorda Federico Ferraù su “Sussidiario”,
ha risposto dicendo di voler rispettare il Patto di Stabilità.
«Apparentemente, dunque, i giochi sono ancora aperti: si tratta. Ma è
un’illusione, perché il destino dell’Italia è già scritto». Lo ha deciso
il club di Stati che contano. Quello che in Italia – e prima, forse,
anche altrove – non si è capito è che non c’è politica che tenga, perché l’unica “politica” che vige nell’Ue
è l’annientamento di chi vìola le regole, anche se le regole non hanno
funzionato. A dirlo è Chris Foster, investitore professionista che ha
operato sui mercati internazionali e che ha conosciuto molto da vicino
gli ambienti dell’eurocrazia europea. È possibile, gli domanda Ferraù,
che la Commissione uscente creda davvero di salvare l’Europa sanzionando
chi viola le regole e insistendo sulle ricette di austerity, che sono
la causa della vittoria dei populisti nelle urne? «Il piccolo super-club
di paesi che controlla il grande “club a 28 Stati” ha le sue ragioni
per gestire meglio il potere»,
dice Foster. «Per il centro-nord Europa, l’Italia da risorsa è
diventata un problema da tutti i punti di vista. Meglio distruggerla
definitivamente, sia dal punto di vista economico che politico».
Visto che la classe politica
italiana è stata del tutto inaffidabile negli ultimi 25 anni e
sostanzialmente un alleato debole, se non addirittura un nemico –
aggiunge Foster – il club «ha deciso di abbandonarla e saccheggiarla».
Ovvero: «Vista dal club, l’Italia è
un paese finito che non può più fornire crescita all’Unione e quindi è
diventato un mercato minore, meno rilevante di 15 anni fa». Ma sono
davvero così pochi i paesi che contano in Ue? Oggi, risponde Foster, intervistato da Ferraù, l’Europa è in mano a tre paesi: Francia, Germania
e Olanda. Più la Spagna, a margine, che sostenendo umilmente il “club”
ha rimpiazzato l’Italia come rappresentante del Mediterraneo. «La nuova
Europa è dominata da Macron, una persona che ha ottenuto il 20% della
metà degli aventi diritto francesi». E la Spagna «è il nuovo vassallo
della Francia
e ha interesse a occupare lo spazio che l’Italia ha ceduto o sta
cedendo». Abbiamo alleati? Purtroppo no: «Non c’è un paese europeo al di
fuori dell’Italia a cui dispiaccia questa situazione», afferma
l’analista. «Bisogna guardare il problema non solo nei termini del
“cattivo” Soros che odia Salvini, e che quindi finanzia il solito
gruppetto di amici anti-sovranisti. Bisogna ormai pensare all’Ue,
realisticamente, come ad un club di pochi dove anche i membri ricchi e
potenti sono abbastanza in difficoltà sia sul fronte economico e
sociale, vedi la Francia, sia su quello della stabilità e influenza politica, vedi la Germania».
I paesi dominanti, aggiunge Foster, sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di mantenere i propri privilegi. «Se l’Ue
crescesse del 5% non ci sarebbe bisogno bisogno di danneggiare il
proprio vicino, ma se la crescita è zero e le coalizioni di governo sono
deboli, è meglio accordarsi per spolpare il paese più debole». Dunque
al club non interessa nemmeno la sopravvivenza del sistema-Europa nel
lungo periodo? «Assolutamente no, perché la variabilità politica è oggi così estrema che nessuno antepone un progetto sostenibile di Ue all’obiettivo di potere
di breve periodo». Nella prossima legislatura europea, secondo Foster,
tutto sarà peggio di prima, perché «con le minacce populiste è
fondamentale essere più inflessibili». In altre parole: «Si potrà pure
lasciare che l’Italia sfori di uno zero virgola, ma poi a livello di
scelte forti, dai posti di potere agli accordi commerciali, all’influenza internazionale, l’Italia verrà massacrata». Oggi, aggiunge l’analista, chi è seduto al potere sa come gestirlo, mentre
chi cerca di sedersi al tavolo «o verrà reso organico, o verrà
respinto». Salvini? «Non è un problema: non ha i mezzi per arrivare al
tavolo. E qualora ci arrivasse, non sa cos’è Bruxelles e come funziona».
Qualsiasi forma smussata di accordo o di cessione a favore del nuovo
trend sovranista sarà solo un’apparenza, sostiene Foster. Certo, la
situazione economica sta peggiorando drammaticamente in termini di
esclusione e moltiplicazione delle diseguaglianze. «Se Macron oggi ha
dei problemi, l’anno prossimo li vedrà aumentare». Ma è proprio questo
il punto, osserva Ferraù: le forze anti-sistema cresceranno. «Non è
necessario ragionare sulla base di un decennio quando si hanno
coalizioni di governo che stanno in piedi con cinque deputati», spiega
Foster: «Oggi chi pensa nel lungo termine non va oltre 10 mesi. È la
grande novità europea: non c’è un paese europeo veramente stabile.
Tranne uno solo, l’Ungheria». Quindi, aggiunge Foster, «il partito più
influente d’Europa è quello di Soros: ha soldi illimitati per finanziare
i propri amici, i temi più cari e soprattutto ha una visone di lungo
periodo che nessuno ha in Europa. In sintesi, un novantenne americano
gestore di hedge funds è l’unico uomo di potere in Europa con una visione di lungo periodo!».
Quanto alla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, Foster
conferma il suo pessimismo sulla sostenibilità per il nostro paese degli
attuali livelli di tassi d’interesse: «Non perché il debito sia
diventato più insostenibile di un anno fa, ma perché in questo momento
l’attacco politico all’Italia non può che aumentare». Il debito dei
grandi paesi del mondo sta aumentando ovunque, e proprio per questo «è
naturale che ci sia più offerta di titoli e più possibilità di incappare
in periodi di crisi».
Ovviamente, osserva l’analista, il debito di Stati in situazioni
difficili tende a soffrire di più. Non solo: «Assisteremo a una
polarizzazione ulteriore del debito europeo tra “buoni” e “cattivi”:
questi ultimi saranno solo Italia e Grecia». I titoli di debito italiani
«sono i più facili e liquidi da vendere allo scoperto, volendo
scommettere su una fase di litigiosità europea o addirittura sul rischio
di disgregazione». In generale, «il debito italiano vedrà un
peggioramento della sua sostenibilità». Perché collocare l’Italia
nella periferia cattiva? «Per rendersene conto basta osservare
l’andamento dello spread tra Spagna e Italia, che sembra ricalcare come
tendenza quello tra Italia e Germania. Una volta il problema era il “club Med”, ora è solo l’Italia».
Al nostro paese, prosegue Foster, «occorrerebbe forse una specie di
Piano Marshall, fatto di grande espansione della spesa pubblica
combinata con riduzione del peso tributario». Sarebbe l’unico modo per
far ripartire un po’ di domanda interna, di spinta demografica e ripresa
degli investimenti. «Ma è difficile che accada, perché il paese è ormai
compromesso e non ha la forza e la credibilità per azioni forti».
Servirebbe poi una ristrutturazione del debito: «Un’operazione delicata,
ma prima o poi inevitabile». E l’amministrazione Trump, domanda Ferraù,
non sarebbe disponibile ad aiutare l’Italia, se si trovasse isolata in
una Ue ostile? Chris Foster ha molti dubbi: «Nella prima difficile situazione di politica
internazionale in cui ha potuto decidere da che parte stare, la Nuova
Via della Seta, l’Italia ha scelto la parte sbagliata. Un errore
gravissimo. Quindi l’affidabilità di questo governo al momento è
considerata limitata». Inoltre, aggiunge Foster, «l’importanza
dell’Italia come partner strategico per gli Usa
è molto minore rispetto a trent’anni fa». Infine, Trump ha troppi
fronti aperti. «L’elemento Italia potrebbe diventare importante solo in
casi veramente estremi». Ad esempio? «Se Macron ottenesse il supporto
tedesco per creare un esercito europeo, superando il ruolo della Nato in
Europa. Ecco, a quel punto, probabilmente, Trump direbbe all’Italia che
quella è la sua ultima chance per scegliere da che parte stare».
Preso da: https://www.libreidee.org/2019/06/foster-ora-i-boss-dellue-faranno-a-pezzi-litalia-ecco-come/
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