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venerdì 20 dicembre 2019

Il Kosovo è Serbia. NATO go home!

15 dicembre 2019.
da solidnet.org

Traduzione di Marx21.it

26 Partiti Comunisti e Operai di tutto il mondo sottoscrivono la risoluzione presentata dal Nuovo Partito Comunista della Jugoslavia

Il Nuovo Partito Comunista della Jugoslavia sottolinea con questa risoluzione che 20 anni dopo la fine dell'aggressione criminale dell’imperialismo contro la Repubblica Federale di Jugoslavia nel 1999, il Kosovo Metohija rimane territorio occupato dal suo braccio militare - la NATO. Sia i serbi che gli albanesi subirono l’occupazione, così come tutti gli altri residenti nella provincia serba meridionale, dove oggi si trova la più grande base militare americana al di fuori degli Stati Uniti - BONDSTIL. Questa occupazione è il principale risultato di un'aggressione che ha causato oltre 4.000 vittime innocenti e causato danni materiali alla Jugoslavia per oltre $ 100 miliardi.
http://www.marx21.it/images/esteuropa/kosovoisserbia_murales.jpg

martedì 17 dicembre 2019

A quando un risveglio fra popoli in Europa ?

11 dicembre 2019.
di Luciano Lago
Le manifestazioni di protesta in Francia e lo sciopero generale che sta paralizzando quasi del tutto il paese ci fanno accendere un barlume di speranza. La speranza che si vada avvicinando l’ora di un possibile risveglio dei popoli d’Europa che trasmettano un segnale forte alle elite finanziarie dominanti, un segnale di rivolta e di cambiamento.
Il risveglio di una Europa che possa rompere le sbarre invisibili della gabbia neoliberista, quella che ha avvolto ciascuno stato europeo affossando le possibilità di crescita, non può essere lontano ma, come avviene per molti cicli storici, bisogna arrivare al punto più basso della involuzione per poi afferrare la possibilità di un riscatto.
L’ispirazione per un riscatto e una rinascita di paesi europei non può che provenire da est dove già da tempo si è verificato il risveglio dei giganti asiatici, la Federazione Russa, la Cina, l’India, paesi che oggi dimostrano una vitalità ed una capacità di rompere l’ordine mondiale di marca anglo USA che avviluppava il mondo.
Nella fase attuale, dopo decenni di pratiche neoliberiste che hanno minato le capacità agroindustriali un tempo fiorenti di paesi come la Francia, l’Italia, la Spagna, sotto la gabbia dell’euro “postindustriale”, è diventato evidente che l’austerità e l’aumento delle tasse sono le uniche soluzioni che i tecnocrati dell’eurocrazia e i padroni della moneta, che si trovano nella Banca Centrale europea, potranno consentire . Questo perchè l’appartenenza all’euro proibisce a qualsiasi nazione di sforare il rapporto deficit /PIL al di sopra del 3%, mentre non esistono i mezzi finanziari per generare credito statale sufficiente per costruire progetti su larga scala necessari per una ripresa economica.
In altre parole, dal punto di vista delle regole del gioco imposte dalle elite finanziarie transatlantiche, la situazione è senza speranza.
Sul versante orientale dell’Eurasia si può constatare che la Russia e la Cina hanno trasformato con successo l’ordine internazionale utilizzando grandi risorse per investimenti in infrastrutture, fra queste la creazione della “Belt and Road” Initiative che può essere estesa a vari paesi europei. Diventa facile comprendere che, l’agganciarsi a questa iniziativa offre una opportunità unica per i paesi europei (almeno per quelli che desiderano mantenere la testa fuori di fronte all’imminente collasso economico).
Potrebbe essere questo l’unico mezzo praticabile per fornire lavoro, sicurezza e crescita economica a lungo termine alla loro gente poiché la Belt and Road, cocepita dagli strateghi cinesi, è radicata come un progetto di sistema aperto che non è collegato alla geopolitica del sistema chiuso atlantista di ispirazione hobbesiana.
Rivolta a Parigi dei gilet gialli

lunedì 16 dicembre 2019

Gli USA hanno fallito la loro strategia per destabilizzare il Libano

Di Elijah J. Magnier 12 dicembre 2019.
https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/11/Libano-protestas-2.jpg
Per diverse settimane, gran parte della popolazione libanese ha attaccato i leader politici tradizionali e messo in discussione il sistema politico corrotto del paese. Coloro che hanno gestito il paese per decenni hanno fatto poche riforme, non hanno mantenuto le infrastrutture e hanno fatto poco o nulla per creare posti di lavoro al di fuori della loro cerchia di sostegno.
I manifestanti sono stati anche spinti in piazza dalle misure statunitensi, che hanno strangolato l’economia libanese, inclusi ostacoli per la maggioranza dei 7-8 milioni di espatriati libanesi nel trasferire denaro ai loro cari nel loro paese d’origine. L’amministrazione americana ha preso queste misure per cercare, invano, di mettere in ginocchio l’Iran e i suoi alleati.
Gli Stati Uniti sembrano credere che seminando il caos nei paesi in cui opera l’Asse della Resistenza, possa costringere l’Iran a cadere tra le braccia dell’amministrazione statunitense. Gli Stati Uniti vogliono piegare l’Iran e i suoi alleati e imporre le loro condizioni e la loro egemonia in Medio Oriente.

domenica 15 dicembre 2019

Erdogan perde la testa: "Pronti a intervento militare" in Libia.

Libia, Turchia: "Pronti a intervento militare"

Il leader di Ankara non esclude l'azione militare "in caso di invito di al-Serraj"

Tripoli, 10 dicembre 2019 - La Turchia non esclude un intervento militare in Libia. Una posizione espressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan che ha criticato il sostegno di Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto al generale Khalifa Haftar. "Nel caso di un invito" da parte del governo di Fayez al-Sarraj a entrare in azione, ha detto invece Erdogan, "la Turchia deciderà autonomamente che tipo di iniziativa prendere". Parlando in un'intervista alla tv statale Trt, il leader di Ankara ha inoltre accusato i Paesi pro Haftar di violare l'embargo alla vendita di armi imposto dalle Nazioni Unite. La Turchia è stata a sua volta accusata in passato di fornire armi alle milizie fedeli a Tripoli.
Le affermazioni di Erdogan giungono dopo il memorandum d'intesa sulla demarcazione dei confini marittimi siglato il 27 novembre scorso a Istanbul con Sarraj. Un accordo in base al quale Ankara e la Libia possono effettuare operazioni congiunte di esplorazione nel Mediterraneo orientale. Mossa che ha acuito le controversie sulla zona, aumentando la tensione tra Turchia e Grecia. Dissapori già in atto dopo le esplorazioni di gas turche nel Mediterraneo orientale al largo della costa dell'isola divisa di Cipro. Proprio queste esplorazioni hanno innescato le sanzioni dell'Unione europea nei confronti di Ankara.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (Ansa)

sabato 14 dicembre 2019

Il Summit lancia la Nato nello spazio, costi alle stelle

| Roma (Italia)
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Si svolge a Londra, il 4 dicembre, il Consiglio Nord Atlantico dei capi di stato e di governo che celebra il 70° anniversario della Nato, definita dal segretario generale Jens Stoltenberg «l’alleanza di maggiore successo nella storia».
Un «successo» innegabile. Da quando ha demolito con la guerra la Federazione Jugoslava nel 1999, la Nato si è allargata da 16 a 29 paesi (30 se ora ingloba la Macedonia), espandendosi ad Est a ridosso della Russia. «Per la prima volta nella nostra storia – sottolinea Stoltenberg – abbiamo truppe pronte al combattimento nell’Est della nostra Alleanza». Ma l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è andata oltre, estendendo le sue operazioni belliche fin sulle montagne afghane e attraverso i deserti africani e mediorientali.
Ora la Grande Alleanza mira più in alto. Al Summit di Londra – preannuncia Stoltenberg – i leader dei 29 paesi membri «riconosceranno lo spazio quale nostro quinto campo operativo», che si aggiunge a quelli terrestre, marittimo, aereo e ciberspaziale.

venerdì 13 dicembre 2019

La Francia manipolata

Proseguiamo la pubblicazione del libro di Thierry Meyssan, Sotto i nostri occhi. In questo episodio l’autore ci mostra come la Francia post-coloniale sia stata reclutata da Regno Unito e Stati Uniti per unirsi alle loro guerre contro Libia e Siria. Queste due potenze l’hanno però tenuta all’oscuro del progetto “primavera araba”. Troppo impegnati a sottrarre fondi, i dirigenti francesi non si sono accorti di nulla. Quando si sono resi conto di essere stati esclusi dalla progettazione, la loro reazione è stata puramente comunicazionale: hanno tentato di farsi passare per gli ammiragli dell’operazione, senza preoccuparsi delle conseguenze dei maneggi dei partner.
| Damasco (Siria)
Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi.
Si veda l’indice.
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Il Regno Unito ha manipolato la Francia trascinandola nelle proprie avventure in Medio Oriente Allargato, senza rivelarle che vi si stava preparando, insieme agli Stati Uniti, sin dal 2005.

LA PREPARAZIONE DELLE INVASIONI IN LIBIA E SIRIA

Ancor prima dell’ufficializzazione della nomina da parte del Senato, il futuro segretario di Stato Hillary Clinton contatta Londra e Parigi per condurre una doppia operazione militare nel “Grande Medio Oriente”. Dopo il fiasco in Iraq, Washington reputa impossibile utilizzare le proprie truppe per un’operazione del genere. Dal suo punto di vista, è giunto il momento di rimodellare la regione – ossia ridisegnare gli Stati i cui confini erano stati definiti nel 1916 dagli imperi inglese, francese e russo (la “Triplice Intesa”) – per imporre linee di demarcazione favorevoli agli interessi degli Stati Uniti. L’accordo è noto con il nome dei delegati inglese e francese Sykes e Picot (il nome dell’ambasciatore Sazonov è stato “dimenticato” a causa della rivoluzione russa). Ma come convincere Londra e Parigi a mettere in discussione il proprio patrimonio se non promettendo di concedere loro di ricolonizzare la regione? Da qui la teoria della “leadership da dietro le quinte” (leading from behind). Tale strategia viene confermata dall’ex ministro degli Esteri di Mitterrand, Roland Dumas, che dichiarerà in TV di essere stato contattato da inglesi e statunitensi, nel 2009, per sapere se l’opposizione in Francia fosse a favore di un nuovo piano coloniale.

giovedì 12 dicembre 2019

L’appello degli accademici contro la riforma del Mes


L’accademia italiana apre un fronte contrario alla riforma del Mes di cui tanto si discute nelle ultime settimane. Dopo che grossi calibri come il presidente della Consob Paolo Savona avevano colpito duramente una riforma definita incompleta e rischiosa, trentadue economisti di tutta Italia hanno presentato un appello per invitare a ragionare seriamente su un’evoluzione delle regole europee definita, per l’Italia, “inutile: non ne abbiamo bisogno e comunque ricorrervi peggiorerebbe la nostra situazione”.
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mercoledì 11 dicembre 2019

Scandalo AIFA…

Pubblicato


Danno erariale di quasi 200 milioni di euro. L’accusa arriva dalla Corte dei Conti del Lazio.
I destinatari sono i membri di una Commissione consultiva tecnico-scientifica, ma non di una a caso: l’Agenzia italiana del farmaco, AIFA!
L’agenzia nazionale che ha la responsabilità (morale e scientifica) di consentire e monitorare la commercializzazione sul territorio di farmaci e vaccini.
Avrebbero imposto limitazioni alla prescrivibilità dell’Avastin - farmaco usato per trattare alcune malattie oculari - costringendo di fatto il Servizio Sanitario Nazionale a sostenere costi maggiori per l'acquisto del concorrente (equivalente) Lucentis.

In pratica il primo non è stato incluso, fino al 2014, tra i prodotti rimborsabili dal SSN e il suo utilizzo è stato limitato ingiustificatamente fino al 2017 causando rilevanti spese aggiuntive per l’erario.
Hanno sostenuto - per non dire imposto - la vendita di un veleno la cui singola dose costa tra i 600 e i 730 euro in più dell’altro!
Già nel 2014 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva irrogato nei confronti delle case farmaceutiche produttrici, Roche e Novartis, una sanzione amministrativa di oltre 180 milioni di euro per avere concertato una differenziazione artificiosa dei prodotti, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari. In realtà le molecole sono le medesime.

martedì 10 dicembre 2019

Sentire bolivariano: Cuba e Fidel


Adam Chávez Frías, Alainet, 2 dicembre 2019
“Se la filosofia dell’espropriazione cessa, la filosofia della guerra cesserà”
Fidel Castro Ruz

Quasi un quarto di secolo fa, Fidel tenne un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che oggi, in un mondo sconvolto davanti al dominio egemonico del capitalismo, mantiene una validità colossale. Lì, il comandante, il grande soldato delle idee, chiarì che i popoli “vogliono un mondo senza egemonismi, armi nucleari, interventismo, razzismo, odio nazionale o religioso, oltraggi alla sovranità di qualsiasi Paese, con rispetto per l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli, senza modelli universali che non considerano tradizioni e cultura di tutte le componenti dell’umanità, senza embarghi crudeli che uccidono uomini, donne e bambini, giovani e vecchi, come bombe atomiche silenziose.

lunedì 9 dicembre 2019

Iraq allo sbando dopo 400 morti in piazza e le dimissioni del premier

L'inviata Onu: la repressione delle manifestazioni pacifiche non può costituire una strategia
[4 Dicembre 2019]
Secondo il canale televisivo libanese al-Mayadeen, che cita fonti irachene, ieri pomeriggio 5 razzi hanno colpito l’importante base aerea statunitense di Ain al Asad, nella  provincia occidentale irachena di al-Anbar, non ci sarebbero vittime. Ain al Asad è la seconda base aerea dell’Iraq dopo quella di Balad ed è il quartier generale della Settima divisione dell’Esercito iracheno.
E’ la dimostrazione del fallimento della confusa operazione di 2controllo” dell’Iraq dopo le q guerre petrolifere statunitensi alle quali ha partecipato (e partecipa) anche l’Italia e che in Iraq si è creata una situazione insurrezionale della quale sono protagonisti i giovani – sia sciiti che sunniti – che è già costata centinaia di vittime, che non ha nel mirino solo l’ingerenza iraniana in Iraq, ma anche quella occidentale e che apre la strada a ritorni sia di forze oscure, come i vecchi quadri del partito Baath di Saddam Hussein – che hanno sempre operato nel Paese dopo la caduta della dittatura, che delle cellule rimaste dello Stato Islamico/Daesh che era arrivato a Mosul e quasi fino alle porte di Bagdad.
Continuano comunque le proteste anti-iraniane e il primo dicembre è stata assaltato per la seconda volta il consolato iraniano di Najaf, nell’Iraq meridionale-.

domenica 8 dicembre 2019

clandestini di tutto il mondo unitevi e venite in Italia: tanto la politica estera la fanno i giudici.

Che bella cosa la "democrazia": ti fanno credere che puoi votare chi preferisci, anche i cosiddetti sovranisti, tanto poi ci pensano loro a cambiare governo con le manovre di palazzo.
Puoi anche decidere che non vuoi immigrati e clandestini, poi ci pensano i giudici a cancellare le leggi: Uno dei tanti articoli trovati in rete su una sentenza scandalosa, guardate come la giustificano, e come ti spiegano che i giudici hanno ragione.

Storica sentenza: vietato respingere. Messi in discussione gli accordi con la Libia, le conseguenze per L'Italia

Con una sentenza del Tribunale civile di Roma è stato riconosciuto il diritto ad entrare in Italia a chi è stato respinto illegittimamente in Libia. Cosa può succedere

Il veliero Alex & Co di Mediterranea
Il veliero di soccorso Alex & Co di Mediterranea
 
La giustizia italiana è assai lenta, lo sappiamo tutti, ma a volte sa essere giusta. E una sentenza, per quanto relativa a fatti di dieci anni fa, può fare scuola e imporre un cambiamento clamoroso delle politiche del nostro Paese. È accaduto il 28 novembre scorso, e come spesso accade quando si tratta di buone notizie, la cosa rischia di passare in sordina.

sabato 7 dicembre 2019

La Libia e la Turchia si spartiscono il Mediterraneo, sfidando l’Unione europea e l’Egitto

Il governo fantasma di Tripoli e la Turchia firmano accordi di cooperazione sugli idrocarburi offshore, ai danni di Cipro, Grecia, Egitto e Israele
[2 Dicembre 2019]
Il 30 novembre, la delegazione della Grecia che stava assistendo all’inaugurazione del Trans-Anatolian Natural Gas Pipeline (TANAP), il gasdotto che porterà il gas del giacimento azero di Shah Deniz dal Mar Caspio in Italia e in Europa, ha abbandonato la cerimonia dopo che il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che entrerà in vigore l’accordo tra Turchia e Libia sul confine marittimo e che sarà applicato in tutte le sue disposizioni. La delegazione greca presente all’inaugurazione del TANAP era guidata dal vice-ministro dell’ambiente e dell’energia Dimitris Ikonomu che dopo aver definito provocatorie le dichiarazioni di Erdogan ha spiegato: «Ero lì come rappresentante del governo greco su questo tema molto concreto: il gasdotto TANAP sarà connesso al gasdotto transadriatico TAP. Era la ragione della nostra partecipazione all’inaugurazione. Quando Erdogan ha affrontato dei problemi scollegati con l’inaugurazione del gasdotto e ha evocato la Grecia in maniera provocatoria, ho giudicato giusto andarmene. I turchi mi hanno chiesto perché stavo andando via ed ho spiegato loro che non potevo restare dopo una tale dichiarazione».

venerdì 6 dicembre 2019

Militari e polizia in Bolivia: risentimento storico dell’apparato politico fascista


Ernesto Eterno, Internationalist 360º, 22 novembre 2019

La Bolivia vive un altro momento di rottura sociale e politica nella sua lunga storia di instabilità e golpe civile-polizia-militari. Ciò che accade, oltre la tragedia vissuta da questo popolo eroico, ha molti paradossi che non possono essere ignorati. Il primo è l’incomprensibile avventura distruttiva di un Paese che si dirigeva verso il 21° secolo con un percorso senza precedenti nel diventare una democrazia. Mai prima d’ora il Paese aveva ottenuto ciò che molti invidiano: crescita economica sostenuta, stabilità politica, unità nazionale in costruzione e rispettoso impegno internazionale, nonché risultati sociali e sconfitta secolare delle due maledizioni del sottosviluppo: estrema povertà e analfabetismo. Il secondo paradosso è sostenere che vi fu una successione costituzionale quando in realtà ciò che accadde fu l’assalto pianificato al potere. Dalla detenzione dei municipi nel Paese in una simulazione democratica all’ammutinamento della polizia, ciò che fu interessato era il rimaneggiamento della scacchiera politica orchestrato ad arte, da qualche tempo ormai, nelle viscere dell’impero con la complicità della élite razzista regionale coperta da una religiosità macabra. Jeanine Ánhez, che si autodefinisce “presidente costituzionale”, rappresenta la presa illegale e illegittima del potere, null’altro che il corollario del piano golpista finemente tessuto negli ultimi tre o quattro anni. Questo finale fascista fu preceduto da una serie di operazioni segrete sistematicamente attuate e che le agenzie d’intelligence non seppero rilevare o che nascosero. Il terzo paradosso è il ruolo angosciante dei media che, quando gli piace, si definiscono democratici, trasparenti e indipendenti. Oggi sono semplicemente un branco di disinformatori senza scrupoli, una vergognosa macchina della manipolazione al servizio degli interessi commerciali monopolistici. Insieme alla panoplia di menzogne sistematiche, dirette dalla diplomazia pubblica nordamericana, i social network adempivano al loro ruolo perverso di filtrare sproporzionatamente, sia nei contenuti che nella portata, il presunto “male masista, inclusa l’enorme broglio”, nascondendo brutalità e violenze del paramilitarismo di Santa Cruz, delle bande armate cochalas o della polizia di La Paz.

giovedì 5 dicembre 2019

Erdogan si accorda coi fratelli musulmani libici sul petrolio greco


Andreas Mountzouroulias, FRN 28 novembre 2019
 
Nuovi dettagli sono emersi dopo l’accordo di Ankara-Tripoli. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan incontrava Fayaz al-Saraj del governo dei fratelli musulmano libici ad Ankara. L’incontro durò 2 ore e pochi dettagli emersero inizialmente per ovvie ragioni. Una dichiarazione turca sull’incontro menzionava solo: “Abbiamo firmato col governo di Tripoli un protocollo d’intesa su sicurezza e cooperazione militare, mentre allo stesso tempo abbiamo firmato un protocollo d’intesa sul mare, derivante dal diritto internazionale”, senza citare esattamente quale diritto internazionale, in quanto non esiste un diritto internazionale a sostegno delle affermazioni di Erdogan. I media turchi, interamente controllati da Erdogan, continuano il caso. Darebbe essere un accordo a due che va approvato da altri Paesi per legittimarsi, ma con tali mosse i turchi creano un clima di ostilità nel Mediterraneo orientale. E non va dimenticata la lettera di Ankara alle Nazioni Unite, che annulla difatti le zone economiche esclusive greche e cipriote.

mercoledì 4 dicembre 2019

Bolivia, laboratorio di una nuova strategia di destabilizzazione

La stampa internazionale è cauta nel riferire quanto accade in Bolivia. Descrive il rovesciamento del presidente Evo Morales, parla di un ennesimo colpo di Stato, ma non riesce a inquadrare quel che sta davvero succedendo. Non si accorge del nascere d’una nuova forza politica, finora sconosciuta in America Latina. Secondo Thierry Meyssan, se le autorità religiose del continente non si assumeranno subito le proprie responsabilità, niente riuscirà a impedire il dilagare del caos.
| Damasco (Siria)
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La nuova presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia brandisce i Quattro Vangeli e denuncia i “riti satanici” degli indios. Diversamente dai commenti della stampa internazionale, Jeanine Áñez non se la prende con gli indios – peraltro tutti cristiani – in quanto etnia, ma vuole imporre il fanatismo religioso.
Il 14 ottobre 2019, in un’intervista alla televisione Giga Vision, il presidente Evo Morales dichiarò di possedere registrazioni comprovanti la preparazione di un colpo di Stato da parte di esponenti dell’estrema destra e di ex militari, da mettere in atto qualora avesse vinto le elezioni [1].
Quel che poi è accaduto non è un vero e proprio colpo di Stato: è un rovesciamento del presidente costituzionale. Niente induce a credere che il nuovo regime saprà stabilizzare il Paese. Sono i primordi di un periodo di caos.
Le rivolte che si sono susseguite dal 21 ottobre hanno indotto a fuggire, l’uno dopo l’altro, il presidente, il vicepresidente, il presidente del senato, il presidente dell’Assemblea nazionale, nonché il primo vicepresidente del senato. Le sommosse non sono però cessate con l’intronizzazione alla presidenza ad interim, il 12 novembre scorso, della seconda vicepresidente del senato, Jeanine Áñez. Il partito di Áñez ha solo quattro deputati e senatori su 130. In compenso, la nomina di un nuovo governo senza indigeni ha spinto gli indios a scendere in piazza in sostituzione dei sicari che hanno cacciato il governo Morales.
Ovunque si registrano violenze interetniche. La stampa locale riferisce delle umiliazioni pubbliche e degli stupri. E conta i morti.

martedì 3 dicembre 2019

Manifestazioni in Libano contro le interferenze statunitensi

25 novembre 2019.
Diverse manifestazioni hanno avuto luogo negli ultimi due giorni in Libano per protestare contro le interferenze degli Stati Uniti negli affari interni libanesi.
L’ultima è avvenuta questa domenica 24 novembre, con migliaia di persone radunate non lontano dall’ambasciata americana, ad Awkar, a est di Beirut.
Nel corso della protesta, i manifestanti hanno bruciato bandiere americane e israeliane, oltre alla foto di Jeffrey Feltman, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Libano.
Durante un’audizione di martedì 19 novembre, davanti alla sottocommissione parlamentare per gli affari esteri per il Medio Oriente, il Nord Africa e il terrorismo internazionale, Jeffrey Feltman aveva lasciato intendere che i libanesi devono affrontare due opzioni: seguire la politica di allineamento agli USA o affrontare il caos sobillato da Washington.
Jeffrey Feltman, sottosegretario del Dipartimento di Stato americano che fungeva anche da ambasciatore di Washington in Libano, aveva recentemente parlato di una possibile guerra civile se le forze armate libanesi avessero fatto ricorso al disarmo del movimento di resistenza di Hezbollah con la forza.
Durante la dimostrazione svoltasi ad Awkar, i seguenti slogan sono stati notati sugli striscioni contrassegnati o cantati dalla folla, tra cui:
“Gli Stati Uniti e Israele sono una cosa sola
“Smettete di interferire nei nostri affari, dannati imperialisti americani.”
“Non c’è modo di vivere nell’umiliazione. Rivoluzione contro gli Stati Uniti ”.
“Non rinunceremo al nostro paese per Israele”, recitava un cartello;
“Palestina, ti supporteremo a morte.”
“No alle interferenze nel mio paese”.
“Feltamn, stai zitto.”
Venerdì, in un’intervista con Reuters, il vice segretario generale di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, ha affermato che gli Stati Uniti rappresentano l’ostacolo più importante per la formazione di un governo in Libano.
Libano Manifestazioni

lunedì 2 dicembre 2019

Nino Galloni: il Mes è una follia, ma il tradimento risale al 1981

25 novembre 2019.
Alto tradimento, da parte di Giuseppe Conte, se ha firmato un accordo segreto sul Mes che espone gli italiani al rischio di dover sostenere di tasca propria l’eventuale “ristrutturazione” del debito pubblico? «Se Conte avesse stipulato un patto segreto contro il suo paese, il reato di alto tradimento dovrebbe essere accertato dai magistrati competenti».
Lo afferma l’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, richiamando l’allarme lanciato da Paolo Becchi. Per Galloni, «Becchi ha sollevato una questione reale, ma il problema – sottolinea – è dimostrare che questi accordi ci siano stati». In ogni caso, aggiunge, «le grandi decisioni di politica economica, come il divorzio del 1981 tra Tesoro e Bankitalia, non sono mai passate per il Parlamento». Galloni sgombra il campo da un equivoco: non è stata “l’Europa” a mettere nei guai l’Italia. E’ stata la classe dirigente italiana a smontare l’industria pubblica e svendere quella privata. «A quel punto, Francia e Germania hanno fatto dell’Italia una colonia a vantaggio dei loro interessi», ma solo dopo la decisione dell’Italia di rinunciare a valorizzare il proprio grande potenziale economico.
A Galloni, il Mes sembra «una follia», letteralmente: «Dato che il credito privato è più elevato del debito pubblico, allora i privati pagheranno la differenza?». Assurdo, visto che «chi compra i titoli di debito sta dando risorse allo Stato». Quanto all’ex Fondo salva-Stati, ora Meccanismo Europeo di Stabilità (creato per assicurare fondi ai governi, senza più moneta sovrana, nel caso il mercato non comprasse i loro bond), Galloni è netto: «Non si può decretare la depenalizzazione per un istituto come il Mes», i cui funzionari non rispondono alle leggi dei paesi membri. «Casomai, gli Stati avrebbero dovuto accordarsi sull’istituzione di un tribunale penale europeo per le questioni monetarie, finanziarie e tributarie», sostiene l’economista.
«Sarebbe stato coerente con la Costituzione italiana, laddove parla di limitazioni della sovranità (ma certo non contro la logica del diritto, depenalizzando reati commessi da qualcuno che è al di sopra della legge)». Aggiunge Galloni: «Se tutta questa manfrina sul Mes serve a introdurre nel sistema la categoria del “legibus solutus”, cioè del sovra-sovrano, è chiaro che siamo tornati indietro dal punto di vista della civiltà».

domenica 1 dicembre 2019

Stati Uniti, Israele coinvolti nell’uccisione di manifestanti iracheni: il leader di Asaib

24 novembre 2019.
Il leader del gruppo iracheno Asaib Ahl al-Haq, che fa parte delle forze di mobilitazione popolari del paese o Hashd al-Sha’abi (milizie sciite), afferma che Washington e Tel Aviv sono membri di “una terza parte” che è stata alla base di molte uccisioni morti durante i recenti disordini in Iraq.
Qais al-Khazali ha detto a Dijlah TV, un canale televisivo satellitare iracheno con base ad Amman, sabato che il comitato istituito per indagare sulla violenza è solo un organo amministrativo, e quindi non è in grado di identificare la “terza parte” responsabile dell’uccisione di manifestanti.
Ha sottolineato che “Israele e gli Stati Uniti hanno un ruolo importante nell’animare la terza parte”.
Khazali ha inoltre affermato che l’inchiesta sulle morti in Iraq non dovrebbe essere limitata alla questione di chi abbia ucciso i manifestanti, ma anche di esaminare chi ha “facilitato” la strada per gli assassini e chi ha dato loro l’ordine.