11 dicembre 2019.
di Luciano Lago
Le manifestazioni di protesta in
Francia e lo sciopero generale che sta paralizzando quasi del tutto il
paese ci fanno accendere un barlume di speranza. La speranza che si vada
avvicinando l’ora di un possibile risveglio dei popoli d’Europa che
trasmettano un segnale forte alle elite finanziarie dominanti, un
segnale di rivolta e di cambiamento.
Il risveglio di una
Europa che possa rompere le sbarre invisibili della gabbia neoliberista,
quella che ha avvolto ciascuno stato europeo affossando le possibilità
di crescita, non può essere lontano ma, come avviene per molti cicli
storici, bisogna arrivare al punto più basso della involuzione per poi
afferrare la possibilità di un riscatto.
L’ispirazione per un
riscatto e una rinascita di paesi europei non può che provenire da est
dove già da tempo si è verificato il risveglio dei giganti asiatici, la
Federazione Russa, la Cina, l’India, paesi che oggi dimostrano una vitalità ed una capacità di rompere l’ordine mondiale di marca anglo USA che avviluppava il mondo.
Nella fase attuale, dopo decenni di pratiche neoliberiste che hanno
minato le capacità agroindustriali un tempo fiorenti di paesi come la
Francia, l’Italia, la Spagna, sotto la gabbia dell’euro
“postindustriale”, è diventato evidente che l’austerità e
l’aumento delle tasse sono le uniche soluzioni che i tecnocrati
dell’eurocrazia e i padroni della moneta, che si trovano nella Banca
Centrale europea, potranno consentire . Questo perchè
l’appartenenza all’euro proibisce a qualsiasi nazione di sforare il
rapporto deficit /PIL al di sopra del 3%, mentre non esistono i mezzi
finanziari per generare credito statale sufficiente per costruire
progetti su larga scala necessari per una ripresa economica.
In altre parole, dal punto di vista delle regole del gioco imposte dalle elite finanziarie transatlantiche, la situazione è senza speranza.
Sul versante orientale dell’Eurasia si può constatare che la Russia e la Cina hanno trasformato con successo l’ordine internazionale utilizzando
grandi risorse per investimenti in infrastrutture, fra queste la
creazione della “Belt and Road” Initiative che può essere estesa a vari
paesi europei. Diventa facile comprendere che, l’agganciarsi a questa
iniziativa offre una opportunità unica per i paesi europei (almeno per
quelli che desiderano mantenere la testa fuori di fronte all’imminente
collasso economico).
Potrebbe essere questo l’unico mezzo
praticabile per fornire lavoro, sicurezza e crescita economica a lungo
termine alla loro gente poiché la Belt and Road, cocepita dagli
strateghi cinesi, è radicata come un progetto di sistema aperto che non è
collegato alla geopolitica del sistema chiuso atlantista di ispirazione
hobbesiana.
Per seguire questa strada è necessario contrastare i piani dei neoconservatori in Europa di ispirazione atlantista, fra i quali i partiti dei finti sovranisti, che vorrebbero ritornare ad un ordine atlantista chiuso che escluda la possibiltà per ogni stato di trattare e cooperare con i grandi paesi dell’est ed agganciarsi a questo sviluppo.
Non è un caso che il partito atlantista agiti lo spettro della minaccia
russa e della minaccia cinese per impedire ai paesi europei di
affrancarsi dalla dominazione americana sull’Europa che esiste dal 1945 e
che oggi, superata da quasi 30 anni la politica dei blocchi
contrapposti, non ha più alcun senso.
Piuttosto la elite di potere di Washington cerca con ogni mezzo, dalle sanzioni alle minacce ed ai ricatti, di
imporre all’Europa una nuova politica dei blocchi anti Russia-Cina che
impedirebbe all’Europa di affrancarsi dall’ipoteca della dominanzione
americana sul continente.
La guerra commerciale lanciata
dall’Amministrazione Trump contro la Cina e le continue provocazioni
contro Pechino, con interferenze sui disordini a Hong Kong e divieto ai
paesi alleati di utilizzare le reti 5 G, sono parte della strategia USA
di impedire lo sviluppo di un progetto euroasiatico. Forma parte di
questa strategia anche l’ostilità manifestata dagli USA al progetto
energetico del nuovo gasdotto russo Nord Stream 2 che deve fornire gas
alla Germania e all’Austria contro cui Washington, dopo aver inutilmente
cercato di porre ostacoli, sta minacciando sanzioni.
Non c’è però molto tempo a disposizione perchè il prossimo collasso
economico dei paesi europei, stretti fra crisi economica, immigrazione
incontrollata, disgregazione sociale, ipoteca finanziaria (vedi il MES)
imposta dalle oligarchie di Bruxelles, non lascia molta scelta. I leader
dei veri movimenti sovranisti hanno un margine di tempo ridotto per
fare le scelte indispensabili: impugnare i trattati della gabbia eurocratica e neoliberista, essendo
questi in contrasto con le costituzioni nazionali e con le necessità
sociali delle popolazioni, e affrancarsi dai vincoli atlantisti prima di
essere trascinati in nuovi conflitti bellici che il “Deep State” degli
USA sta maturando in Medio Oriente e nelllo spazio indoasiatico.
La
domanda è se esistano oggi questi leader consapevoli di quale sia la
sfida oggi o se ci siano in giro solo delle controfigure che si agitano
sulle piazze dei paesi eiropei lanciando slogans vuoti e contestando
soltanto gli effetti delle politiche eurocratiche (austerità,
immigrazione, precarietà e disoccupazione, ecc..) senza risalire alle
cause primarie del disastro in corso d’opera.
La domanda attende ancora una risposta e il tempo stringe………
Preso da: https://www.controinformazione.info/a-quando-un-risveglio-fra-popoli-in-europa/
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