25 novembre 2019.
Alto tradimento, da parte di Giuseppe Conte, se ha firmato un
accordo segreto sul Mes che espone gli italiani al rischio di dover
sostenere di tasca propria l’eventuale “ristrutturazione” del debito
pubblico? «Se Conte avesse stipulato un patto segreto
contro il suo paese, il reato di alto tradimento dovrebbe essere
accertato dai magistrati competenti».
Lo afferma l’economista Nino Galloni,
vicepresidente del Movimento Roosevelt, richiamando l’allarme lanciato
da Paolo Becchi. Per Galloni, «Becchi ha sollevato una questione reale,
ma il problema – sottolinea – è dimostrare che questi accordi ci siano
stati». In ogni caso, aggiunge, «le grandi decisioni di politica
economica, come il divorzio del 1981 tra Tesoro e Bankitalia, non sono mai passate per il Parlamento».
Galloni sgombra il campo da un equivoco: non è stata “l’Europa” a
mettere nei guai l’Italia. E’ stata la classe dirigente italiana a
smontare l’industria pubblica e svendere quella privata. «A quel punto,
Francia e Germania hanno fatto dell’Italia una colonia a vantaggio dei
loro interessi», ma solo dopo la decisione dell’Italia di rinunciare a
valorizzare il proprio grande potenziale economico.
A Galloni, il
Mes sembra «una follia», letteralmente: «Dato che il credito privato è
più elevato del debito pubblico, allora i privati pagheranno la
differenza?». Assurdo, visto che «chi compra i titoli di debito sta
dando risorse allo Stato». Quanto all’ex Fondo salva-Stati, ora
Meccanismo Europeo di Stabilità (creato per assicurare fondi ai governi,
senza più moneta sovrana, nel caso il mercato non comprasse i loro
bond), Galloni è netto: «Non si può decretare la depenalizzazione per un
istituto come il Mes», i cui funzionari non rispondono alle leggi dei
paesi membri. «Casomai, gli Stati avrebbero dovuto accordarsi
sull’istituzione di un tribunale penale europeo per le questioni
monetarie, finanziarie e tributarie», sostiene l’economista.
«Sarebbe stato coerente con la Costituzione italiana, laddove parla di
limitazioni della sovranità (ma certo non contro la logica del diritto,
depenalizzando reati commessi da qualcuno che è al di sopra della
legge)». Aggiunge Galloni: «Se tutta questa manfrina sul Mes serve a
introdurre nel sistema la categoria del “legibus solutus”, cioè del
sovra-sovrano, è chiaro che siamo tornati indietro dal punto di vista
della civiltà».
Il
problema però non è di oggi, ricorda Galloni: innanzitutto, «i partner
Ue hanno sottoscritto accordi basati su parametri che non tenevano conto
del fatto che l’economia potesse andare male: si riteneva che l’Ue e
l’euro, di per sé, avrebbero garantito una crescita costante, attorno al
2% annuo». Poi c’è stata la doccia fredda del 2009, eppure le premesse
allarmanti non mancavano: i tassi di sviluppo negli anni ‘70 erano
altissimi, ma sono calati già negli anni ‘80. Negli anni ‘90 sono
ulteriormente scesi, e così negli anni duemila, fino a crollare negli
ultimi anni. L’economia è in crisi, ma i parametri Ue sono ancora quelli della crescita presunta.
«In base al principio “ad impossibilia nemo tenetur”, questi parametri
sono annullabili». In una situazione recessiva, che senso ha limitare
ancora il deficit al 3% del Pil, e il debito pubblico al 60% del
prodotto interno lordo? «Non si era prevista una situazione di crisi e
recessione? Male: allora l’accordo era mal fatto, quindi bisogna
modificarlo».
Comunque,
ragiona Galloni, «riguardo al parametro debito-Pil, quelli che
firmarono per l’Italia ai tempi di Maastricht non lo sapevano, che il
debito italiano aveva superato il Pil già da anni? Perché sono andati a
firmare che il debito pubblico doveva scendere sotto il 60%, quando già
era al 115%?». Secondo l’economista, «sarebbe stato meglio dire: debito
pubblico e debito privato non possono superare il 400%».
In quel
caso, oltretutto, noi italiani «saremmo “virtuosi” insieme alla
Germania, mentre oggi tutti gli altri paesi sono oltre il 400%, se si
somma il debito dello Stato a quello delle famiglie e delle imprese». In
altre parole, «noi siamo le pecore nere solo per il debito dello Stato,
ma si sa che grossomodo il debito pubblico corrisponde alla ricchezza
privata».
Vie d’uscita, a parte le polemiche sul Mes? Per Galloni,
«qui bisogna mettersi intorno a un tavolo seriamente – Italia, Francia e
Germania in primis – e dire: rispettiamo solo i parametri che abbiano
un senso (e questi non ne hanno: lo sanno pure i sassi). E che siano
parametri espressi da organi che sanno di cosa stanno parlando, e non da
politici che vanno a svendere i loro paesi».
(Fonte: video-intervento di Nino Galloni su YouTube registrato con Marco Moiso il 20 novembre 2019).
Preso da: https://www.controinformazione.info/nino-galloni-il-mes-e-una-follia-ma-il-tradimento-risale-al-1981/
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