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Ora la Grande Alleanza mira più in alto. Al Summit di Londra – preannuncia Stoltenberg – i leader dei 29 paesi membri «riconosceranno lo spazio quale nostro quinto campo operativo», che si aggiunge a quelli terrestre, marittimo, aereo e ciberspaziale.
«Lo spazio è essenziale per il successo delle nostre operazioni», sottolinea il segretario generale lasciando intendere che la Nato svilupperà un programma militare spaziale. Non fornisce ovviamente dettagli, informando però che la Nato ha firmato un primo contratto da 1 miliardo di dollari per modernizzare i suoi 14 aerei Awacs. Essi non sono semplici aerei-radar ma centri di comando volanti, prodotti dalla statunitense Boeing, per la gestione della battaglia attraverso i sistemi spaziali.
Certamente quasi nessuno dei leader europei (per l’Italia il premier Conte), che il 4 dicembre «riconosceranno lo spazio quale nostro quinto campo operativo», conosce il programma militare spaziale della Nato, preparato dal Pentagono e da ristretti vertici militari europei insieme alle maggiori industrie aerospaziali. Tantomeno lo conoscono i parlamenti che, come quello italiano, accettano a scatola chiusa qualsiasi decisione della Nato sotto comando Usa, senza preoccuparsi delle sue implicazioni politico-militari ed economiche.
La Nato viene lanciata nello spazio sulla scia del nuovo Comando spaziale creato dal Pentagono lo scorso agosto con lo scopo, dichiarato dal presidente Trump, di «assicurare che il dominio americano nello spazio non sia mai minacciato». Trump ha quindi annunciato la successiva costituzione della Forza Spaziale degli Stati uniti, con il compito di «difendere i vitali interessi americani nello spazio, il prossimo campo di combattimento della guerra». Russia e Cina accusano gli Usa di aprire così la via alla militarizzazione dello spazio, avvertendo di avere la capacità di rispondere. Tutto ciò accresce il pericolo di guerra nucleare.
Anche se non si conosce ancora il programma militare spaziale della Nato, una cosa è certa: esso sarà estremamente costoso. Al Summit Trump premerà sugli alleati europei perché portino la loro spesa militare al 2% o più del pil. Finora lo hanno fatto 8 paesi: Bulgaria (che l’ha portata al 3,25%, poco al di sotto del 3,42% degli Usa), Grecia, Gran Bretagna, Estonia, Romania, Lituania, Lettonia e Polonia. Gli altri, pur rimanendo al di sotto del 2%, sono impegnati ad aumentarla. Trainata dall’enorme spesa Usa – 730 miliardi di dollari nel 2019, oltre 10 volte quella russa – la spesa militare annua della Nato, secondo i dati ufficiali, supera i 1.000 miliardi di dollari. In realtà è più alta di quella indicata dalla Nato, poiché non comprende varie voci di carattere militare: ad esempio quella delle armi nucleari Usa, iscritta nel bilancio non del Pentagono ma del Dipartimento dell’Energia.
La spesa militare italiana, salita dal 13° all’11° posto mondiale, ammonta in termini reali a circa 25 miliardi di euro annui in aumento. Lo scorso giugno il governo Conte I vi ha aggiunto 7,2 miliardi di euro, forniti anche dal Ministero per lo sviluppo economico per l’acquisto di sistemi d’arma. In ottobre, nell’incontro col Segretario generale della Nato, il governo Conte II si è impegnato ad aumentarla stabilmente di circa 7 miliardi di euro annui a partire dal 2020 (LaStampa, 11 ottobre 2019).
Al Summit di Londra saranno richiesti all’Italia altri miliardi in denaro pubblico per finanziare le operazioni militari della Nato nello spazio, mentre non si trovano i soldi per mantenere in sicurezza e ricostruire i viadotti che crollano.
Fonte
Il Manifesto (Italia)
Si svolge a Londra, il 4 dicembre, il Consiglio Nord
Atlantico dei capi di stato e di governo che celebra il 70°
anniversario della Nato, definita dal segretario generale Jens
Stoltenberg «l’alleanza di maggiore successo nella storia».
Un «successo» innegabile. Da quando ha demolito con la guerra la
Federazione Jugoslava nel 1999, la Nato si è allargata da 16 a 29 paesi
(30 se ora ingloba la Macedonia), espandendosi ad Est a ridosso della
Russia. «Per la prima volta nella nostra storia – sottolinea Stoltenberg
– abbiamo truppe pronte al combattimento nell’Est della nostra
Alleanza». Ma l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è andata
oltre, estendendo le sue operazioni belliche fin sulle montagne afghane e
attraverso i deserti africani e mediorientali.Ora la Grande Alleanza mira più in alto. Al Summit di Londra – preannuncia Stoltenberg – i leader dei 29 paesi membri «riconosceranno lo spazio quale nostro quinto campo operativo», che si aggiunge a quelli terrestre, marittimo, aereo e ciberspaziale.
«Lo spazio è essenziale per il successo delle nostre operazioni», sottolinea il segretario generale lasciando intendere che la Nato svilupperà un programma militare spaziale. Non fornisce ovviamente dettagli, informando però che la Nato ha firmato un primo contratto da 1 miliardo di dollari per modernizzare i suoi 14 aerei Awacs. Essi non sono semplici aerei-radar ma centri di comando volanti, prodotti dalla statunitense Boeing, per la gestione della battaglia attraverso i sistemi spaziali.
Certamente quasi nessuno dei leader europei (per l’Italia il premier Conte), che il 4 dicembre «riconosceranno lo spazio quale nostro quinto campo operativo», conosce il programma militare spaziale della Nato, preparato dal Pentagono e da ristretti vertici militari europei insieme alle maggiori industrie aerospaziali. Tantomeno lo conoscono i parlamenti che, come quello italiano, accettano a scatola chiusa qualsiasi decisione della Nato sotto comando Usa, senza preoccuparsi delle sue implicazioni politico-militari ed economiche.
La Nato viene lanciata nello spazio sulla scia del nuovo Comando spaziale creato dal Pentagono lo scorso agosto con lo scopo, dichiarato dal presidente Trump, di «assicurare che il dominio americano nello spazio non sia mai minacciato». Trump ha quindi annunciato la successiva costituzione della Forza Spaziale degli Stati uniti, con il compito di «difendere i vitali interessi americani nello spazio, il prossimo campo di combattimento della guerra». Russia e Cina accusano gli Usa di aprire così la via alla militarizzazione dello spazio, avvertendo di avere la capacità di rispondere. Tutto ciò accresce il pericolo di guerra nucleare.
Anche se non si conosce ancora il programma militare spaziale della Nato, una cosa è certa: esso sarà estremamente costoso. Al Summit Trump premerà sugli alleati europei perché portino la loro spesa militare al 2% o più del pil. Finora lo hanno fatto 8 paesi: Bulgaria (che l’ha portata al 3,25%, poco al di sotto del 3,42% degli Usa), Grecia, Gran Bretagna, Estonia, Romania, Lituania, Lettonia e Polonia. Gli altri, pur rimanendo al di sotto del 2%, sono impegnati ad aumentarla. Trainata dall’enorme spesa Usa – 730 miliardi di dollari nel 2019, oltre 10 volte quella russa – la spesa militare annua della Nato, secondo i dati ufficiali, supera i 1.000 miliardi di dollari. In realtà è più alta di quella indicata dalla Nato, poiché non comprende varie voci di carattere militare: ad esempio quella delle armi nucleari Usa, iscritta nel bilancio non del Pentagono ma del Dipartimento dell’Energia.
La spesa militare italiana, salita dal 13° all’11° posto mondiale, ammonta in termini reali a circa 25 miliardi di euro annui in aumento. Lo scorso giugno il governo Conte I vi ha aggiunto 7,2 miliardi di euro, forniti anche dal Ministero per lo sviluppo economico per l’acquisto di sistemi d’arma. In ottobre, nell’incontro col Segretario generale della Nato, il governo Conte II si è impegnato ad aumentarla stabilmente di circa 7 miliardi di euro annui a partire dal 2020 (LaStampa, 11 ottobre 2019).
Al Summit di Londra saranno richiesti all’Italia altri miliardi in denaro pubblico per finanziare le operazioni militari della Nato nello spazio, mentre non si trovano i soldi per mantenere in sicurezza e ricostruire i viadotti che crollano.
Il Manifesto (Italia)
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