Editoriale di Black Star News.
I “ribelli” a Misurata in Libia hanno cacciato l’intera popolazione nera della città, secondo un racconto agghiacciante di «The Wall Street Journal» con il titolo “Città libica lacerata da faida tribale”. I “ribelli” ora si trovano in vista della città di Tawergha, a 40 km di distanza, e giurano di ripulirla da tutte le persone di colore, una volta che si impadroniscano della città. Non è questa la perfetta definizione del termine “genocidio”? Secondo l’articolo del «Wall Street Journal», i “ribelli” si riferiscono a se stessi come «la brigata per l’eliminazione degli schiavi, pelle nera». Il giornale cita un comandante ribelle, Ibrahim al-Halbous, all’atto di dichiarare sui libici neri che «dovrebbero fare le valigie,» e che «Tawergha non esiste più, solo Misurata».In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità. Guerra alla libia: 100000 morti, 240000 persone ancora cercate, 78000 dispersi. 10300 donne violentate, 350000 rifugiati.
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sabato 30 giugno 2012
venerdì 29 giugno 2012
Buon compleanno, massone!
Oggi l’impostore, colui che lavora e rema contro gli interessi italiani, si vedrà festeggiato per i suoi 86 anni di una fetida vita.
Napolitano che nella guerra in corso contro la Libia di Gheddafi ha sempre affermato:
giovedì 28 giugno 2012
UN MILIONE IN MARCIA PER GHEDDAFI
DI TIMOTHY BANCROFT-HINCHEY
Pravda.Ru
Lo scorso venerdì un milione di cittadini libici sono scesi nelle strade di Tripoli per marciare in favore del loro Fratello Leader Muammar Gheddafi e contro il terrorismo dalla precisione criminale scagliato sulla popolazione libica dalla NATO e dai terroristi che stanno proteggendo. Ma dove si può leggere questa storia?Pravda.Ru
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mercoledì 27 giugno 2012
Gli assassini della NATO in azione.
Ci hanno spiegato che si andava in Libia per proteggere i civili! Bene, vediamo come sono stati " protetti i civili". Siccome le immagini parlano chiaro, qui vediamo gli effetti di un bombardamento su Tripoli. 15 civili morti.
Questi sono altri civili che dovevano essere protetti. invece sono stati uccisi.
Qui invece si vede un bambino colpito dalle schegge di una bomba, che lo doveva proteggere. Questo bambino e' morto una settimana dopo.
martedì 26 giugno 2012
Il mondo applaude mentre la CIA affonda la Libia nel caos
Un articolo veramente interessante di David Rothscum tradotto dal sito Aurora. Un pezzo eccellente che illustra in modo completo cosa realmente sta succedendo in Libia.
David Rothscum Global Research, 2 Marzo 2011:Come era la Libia sotto il governo di Gheddafi? Quanto male ha fatto al popolo? Erano così oppressi così come noi, oggi, accettiamo comunemente come un dato di fatto? Guardiamo ai fatti per un momento.
Prima che il caos scoppiasse, la Libia aveva un tasso di carcerazione inferiore alla Repubblica ceca. Era classificata 61.ma. La Libia ha il più basso tasso di mortalità infantile di tutta l’Africa. La Libia aveva la speranza di vita più alta di tutta l’Africa. meno del 5% della popolazione era denutrita. In risposta ai prezzi dei prodotti alimentari in tutto il mondo, il governo della Libia ha abolito TUTTE le tasse sul cibo.
Il popolo in Libia era ricco. La Libia aveva il più alto prodotto interno lordo (PIL) a parità di potere d’acquisto (PPA) pro capite, di tutta l’Africa. Il governo ha avuto cura di garantire che tutti, nel paese, condividessero la ricchezza. La Libia aveva il più alto indice di sviluppo umano di qualsiasi paese del continente. La ricchezza è stata distribuita equamente. In Libia ha una percentuale di persone che vivevano al di sotto della soglia di povertà, inferiore ai Paesi Bassi.
Come fa la Libia ha essere così ricca? La risposta è il petrolio. Il paese ha parecchio petrolio, e non consente alle multinazionali straniere di rubarle le risorse, mentre la popolazione muore di fame, a differenza di paesi come la Nigeria, un paese che è sostanzialmente gestito dalla Shell. Come ogni altro paese, la Libia soffre di un governo con burocrati corrotti che cercano di ottenere una porzione più grande della torta, a danno di tutti gli altri. In risposta a ciò, Gheddafi ha chiesto che le entrate del petrolio fossero distribuite direttamente al popolo, perché a suo avviso, il governo non considerava il popolo. Tuttavia, a differenza delle dichiarazioni degli articoli, Gheddafi non è il presidente della Libia. In realtà, non occupa alcuna posizione ufficiale del governo. Questo è il grande errore che le persone fanno. Parlano del dominio di Gheddafi sulla Libia, quando in realtà non c’è, la sua posizione è più o meno cerimoniale. Deve essere paragonato ad uno dei padri fondatori.
lunedì 25 giugno 2012
Considerazioni sulla guerra di libia, e sulla cosiddetta "primavera araba".
1. Ho recentemente aderito ad una manifestazione e ho firmato un appello per la richiesta di dimissioni di Napolitano, Berlusconi, La Russa e Frattini per violazione della Costituzione a causa del nostro intervento in Libia. So perfettamente che si tratta di un atto simbolico perfettamente inutile. Come ha scritto Brecht, “anche l’ira contro l’ingiustizia rende roca la voce”. Sarebbe facile insolentire l’unanimità guerresca che ha unito sinistra e destra, estrema sinistra ed estrema destra, ex comunisti ed ex fascisti (qui la coppia Napolitano/La Russa è assolutamente impagabile, per chi studiasse il cosiddetto “trasformismo” fuori dai libri di scuola). Cerco di non farmi sopraffare dall’indignazione e mi limito ad offrire qualche spunto per la riflessione.
domenica 24 giugno 2012
Bombardamenti italiani in Libia: nuovo strappo alla Costituzione.
Dichiarazione di PeaceLink
Bombardamenti italiani in Libia: nuovo strappo alla Costituzione
Grave l'appoggio di Napolitano, Berlusconi e PD a un'operazione che viola sia la risoluzione ONU sia l'articolo 11 della Costituzione Italiana
Il 25 aprile Berlusconi non ha partecipato alle commemorazioni della Resistenza ma ha proclamato che occorreva passare dai sorvoli ai bombardamenti italiani in Libia.
Oggi a questa nuova opzione militare - sollecitata dall'amministrazione USA - si accodano Napolitano e il PD.
E' davvero incredibile come tali scelte, invece di esser condivise in ambito ONU, vengano decise in telefonate fra capi di governo, senza alcuna consultazione democratica.
Vengono esclusi quei popoli in nome dei quali l'ONU dichiarava - alla sua costituzione - di voler scongiurare il flagello della guerra.
E' incredibile leggere dichiarazioni come quella di Marina Sereni (PD): "La scelta annunciata dal Presidente del Consiglio di partecipare ai bombardamenti di obiettivi militari in Libia è la conseguenza obbligata della nostra appartenenza alla Nato ed è coerente con il ruolo geostrategico dell'Italia nell'area".
E' infatti assolutamente falso che l'appartenenza dell'Italia alla Nato preveda tale obbligo, che scatta solo se una nazione della Nato venisse attaccata militarmente.
Ed è grave che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiari: “L'ulteriore impegno dell’Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento”.
PeaceLink fa appello alla società civile: l'opinione pubblica può e deve dissociarsi dalle bombe e dalla guerra. Nessuna risoluzione ONU impone all'Italia di bombardare. La risoluzione ONU prevede solo la no-fly zone.
Ogni altra azione, oltre che provocare nuove possibili vittime, viola la nostra Costituzione che nell'articolo 11 "ripudia la guerra"; l'Italia prevede, nella seconda parte, delle "limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni"; prevede quindi la partecipazione ad organismo sovranazionali per scopi di pace, non certo per fare la guerra.
Scopo dell'ONU è quello di far cessare il fuoco, non far vincere una delle due parti in conflitto in Libia.
Grave è l'appoggio di Napolitano, Berlusconi e PD a un'operazione che viola sia la risoluzione ONU sia l'articolo 11 della Costituzione Italiana.
Spetta al popolo italiano, alla società civile, dissociarsi da questa manomissione dei cardini fondamentali dell'identità nazionale che dopo il 25 aprile 1945 furono fissati perché in Italia non risorgesse alcuna ambizione di ingerenza militare all'estero. Per decenni in Italia le forze politiche sono state concordi a tenere fuori l'Italia da ogni azione di bombardamento in teatri di guerra; oggi è in atto invece un grave strappo a quella tradizione costituzionale che fissò le basi della nostra democrazia e gli ideali della Repubblica.
E' nostro compito testimoniare e rivendicare quei valori di pace e democrazia per i quali è stata scritta la nostra Costituzione, oggi calpestata.
Oggi a questa nuova opzione militare - sollecitata dall'amministrazione USA - si accodano Napolitano e il PD.
E' davvero incredibile come tali scelte, invece di esser condivise in ambito ONU, vengano decise in telefonate fra capi di governo, senza alcuna consultazione democratica.
Vengono esclusi quei popoli in nome dei quali l'ONU dichiarava - alla sua costituzione - di voler scongiurare il flagello della guerra.
E' incredibile leggere dichiarazioni come quella di Marina Sereni (PD): "La scelta annunciata dal Presidente del Consiglio di partecipare ai bombardamenti di obiettivi militari in Libia è la conseguenza obbligata della nostra appartenenza alla Nato ed è coerente con il ruolo geostrategico dell'Italia nell'area".
E' infatti assolutamente falso che l'appartenenza dell'Italia alla Nato preveda tale obbligo, che scatta solo se una nazione della Nato venisse attaccata militarmente.
Ed è grave che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiari: “L'ulteriore impegno dell’Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento”.
PeaceLink fa appello alla società civile: l'opinione pubblica può e deve dissociarsi dalle bombe e dalla guerra. Nessuna risoluzione ONU impone all'Italia di bombardare. La risoluzione ONU prevede solo la no-fly zone.
Ogni altra azione, oltre che provocare nuove possibili vittime, viola la nostra Costituzione che nell'articolo 11 "ripudia la guerra"; l'Italia prevede, nella seconda parte, delle "limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni"; prevede quindi la partecipazione ad organismo sovranazionali per scopi di pace, non certo per fare la guerra.
Scopo dell'ONU è quello di far cessare il fuoco, non far vincere una delle due parti in conflitto in Libia.
Grave è l'appoggio di Napolitano, Berlusconi e PD a un'operazione che viola sia la risoluzione ONU sia l'articolo 11 della Costituzione Italiana.
Spetta al popolo italiano, alla società civile, dissociarsi da questa manomissione dei cardini fondamentali dell'identità nazionale che dopo il 25 aprile 1945 furono fissati perché in Italia non risorgesse alcuna ambizione di ingerenza militare all'estero. Per decenni in Italia le forze politiche sono state concordi a tenere fuori l'Italia da ogni azione di bombardamento in teatri di guerra; oggi è in atto invece un grave strappo a quella tradizione costituzionale che fissò le basi della nostra democrazia e gli ideali della Repubblica.
E' nostro compito testimoniare e rivendicare quei valori di pace e democrazia per i quali è stata scritta la nostra Costituzione, oggi calpestata.
Note: Risoluzione integrale n.1973 dell'ONU (sulla Libia)
http://www.forumcivico.it/risoluzione-onu-nazioni-unite1973-2011-sulla-libia-358.html
Articolo 11 della Costituzione Italiana
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Articolo preso da:http://www.peacelink.it/editoriale/a/33892.html
http://www.forumcivico.it/risoluzione-onu-nazioni-unite1973-2011-sulla-libia-358.html
Articolo 11 della Costituzione Italiana
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Articolo preso da:http://www.peacelink.it/editoriale/a/33892.html
sabato 23 giugno 2012
Accorata richiesta al sig. Giorgio Napolitano.
Per caso, non stiamo un po' imbrogliando il popolo italiano?Egregio Signor Napolitano,
io non mi intendo molto di politica, ma mi hanno detto che Lei rappresenta l’unità nazionale e così via, quindi ho pensato che Lei debba anche rappresentare il corretto uso della lingua italiana.
Ora, Le confesso che le Sue ultime dichiarazioni mi hanno alquanto smarrito, tant’è che sto pensando seriamente di tornare, nonostante l’età non più verde, sui banchi di scuola che mi videro bimbo avido di sapere.
Dunque, dunque, se ho ben capito la Libia è sotto bombardamenti aerei da parte di inglesi, americani, francesi, nonché di lanci di missili da navi di quegli stessi Paesi. Questi ordigni, sempre se ho ben capito, dove arrivano fanno gran danno, tant’è che sono già stati ammazzati molti libici. L’Italia mette a disposizione le sue basi aeree e proprio stasera apprendiamo che sono decollati anche i nostri aerei; visto che gli altri aerei, quelli americani, inglesi ecc. bombardano, e visto che abbiamo dichiarato la nostra entusiastica solidarietà, presumo che anche i nostri aerei non si siano alzati in volo in volo a scopo di turismo o di diporto, né per lanciare caramelle e altre leccornie, bensì per bombardare.
Urca, mi sono detto, ma l’Italia non ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali? Se non sbaglio, c’è scritto sulla Costituzione, art. 11. Pensi che anni fa, in un momento di distrazione del Magnifico Rettore, mi sono laureato in Giurisprudenza con una tesi in diritto costituzionale.
Ma allora, mi sono detto, qui stiamo facendo una porcata: facciamo una guerra, che nemmeno un matto potrebbe definire difensiva, visto che nessuno ci ha attaccato. E poi lo stato di guerra va deliberato dalle Camere... che casino!
Ero turbato e angosciato. Avevo sudori freddi e sbalzi di pressione. Fibrillazione atriale parossistica. Stavo per formare il 118 sul telefono, quando ho letto la Sua ultima dichiarazione: "Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un’operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu"
Il fatto di non essere in guerra mi ha tranquillizzato, perché io sono un fiero e strenuo difensore della Costituzione repubblicana eccetera. Però è subentrato un secondo turbamento:
SE METTERE A DISPOSIZIONE BASI AEREE PER FAR DECOLLARE AEREI DI ALTRE NAZIONI CHE VANNO A BOMBARDARE LA LIBIA, SE FAR DECOLLARE I NOSTRI STESSI AEREI PER ANDARE A BOMBARDARE LA LIBIA, SE TUTTO CIO’ NON E’ GUERRA… SIGNOR GIORGIO NAPOLITANO, MA ALLORA LA GUERRA CHE CAVOLO E’?
Risponda, La prego. Lei non resta mai insensibile alle grida di dolore. Pensi al grido di dolore di un uomo (io) che stasera andrà a dormire piangendo e abbracciando il Vocabolario della Lingua Italiana di Giulio Cappuccini e il Dizionario dello Stile corretto di Aldo Gabrielli
Con indiscutibile affetto, mi firmo Suo
Paolo Deotto
Articolo preso da:http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=764:accorata-richiesta-al-sig-giorgio-napolitano-di-paolo-deotto&catid=54:societa-civile-e-politica&Itemid=123
io non mi intendo molto di politica, ma mi hanno detto che Lei rappresenta l’unità nazionale e così via, quindi ho pensato che Lei debba anche rappresentare il corretto uso della lingua italiana.
Ora, Le confesso che le Sue ultime dichiarazioni mi hanno alquanto smarrito, tant’è che sto pensando seriamente di tornare, nonostante l’età non più verde, sui banchi di scuola che mi videro bimbo avido di sapere.
Dunque, dunque, se ho ben capito la Libia è sotto bombardamenti aerei da parte di inglesi, americani, francesi, nonché di lanci di missili da navi di quegli stessi Paesi. Questi ordigni, sempre se ho ben capito, dove arrivano fanno gran danno, tant’è che sono già stati ammazzati molti libici. L’Italia mette a disposizione le sue basi aeree e proprio stasera apprendiamo che sono decollati anche i nostri aerei; visto che gli altri aerei, quelli americani, inglesi ecc. bombardano, e visto che abbiamo dichiarato la nostra entusiastica solidarietà, presumo che anche i nostri aerei non si siano alzati in volo in volo a scopo di turismo o di diporto, né per lanciare caramelle e altre leccornie, bensì per bombardare.
Urca, mi sono detto, ma l’Italia non ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali? Se non sbaglio, c’è scritto sulla Costituzione, art. 11. Pensi che anni fa, in un momento di distrazione del Magnifico Rettore, mi sono laureato in Giurisprudenza con una tesi in diritto costituzionale.
Ma allora, mi sono detto, qui stiamo facendo una porcata: facciamo una guerra, che nemmeno un matto potrebbe definire difensiva, visto che nessuno ci ha attaccato. E poi lo stato di guerra va deliberato dalle Camere... che casino!
Ero turbato e angosciato. Avevo sudori freddi e sbalzi di pressione. Fibrillazione atriale parossistica. Stavo per formare il 118 sul telefono, quando ho letto la Sua ultima dichiarazione: "Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un’operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu"
Il fatto di non essere in guerra mi ha tranquillizzato, perché io sono un fiero e strenuo difensore della Costituzione repubblicana eccetera. Però è subentrato un secondo turbamento:
SE METTERE A DISPOSIZIONE BASI AEREE PER FAR DECOLLARE AEREI DI ALTRE NAZIONI CHE VANNO A BOMBARDARE LA LIBIA, SE FAR DECOLLARE I NOSTRI STESSI AEREI PER ANDARE A BOMBARDARE LA LIBIA, SE TUTTO CIO’ NON E’ GUERRA… SIGNOR GIORGIO NAPOLITANO, MA ALLORA LA GUERRA CHE CAVOLO E’?
Risponda, La prego. Lei non resta mai insensibile alle grida di dolore. Pensi al grido di dolore di un uomo (io) che stasera andrà a dormire piangendo e abbracciando il Vocabolario della Lingua Italiana di Giulio Cappuccini e il Dizionario dello Stile corretto di Aldo Gabrielli
Con indiscutibile affetto, mi firmo Suo
Paolo Deotto
Articolo preso da:http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=764:accorata-richiesta-al-sig-giorgio-napolitano-di-paolo-deotto&catid=54:societa-civile-e-politica&Itemid=123
venerdì 22 giugno 2012
Napolitano: "non è guerra". Ci dica dov'è l' interesse nazionale.
Che ci guadagna l’Italia dalla creazione del Protettorato della Cirenaica? - Perchè subordinarsi alla Francia e Gran Bretagna, e voltare le spalle alla Germania?
Il Circo Montecitorio ha mostrato al mondo lo squallore, doppiezza morale ed inaffidabilità come tratto saliente della sua identità; ma l’elite dirigente non è stata da meno. Incapace di anteporre l’interesse nazionale ed il bene comune alll’autolesionismo: non si sanno più riconoscere nemmeno le ragioni del portafoglio. Sono diventati tutti campioni dell’etica a senso unico? Giorgio Napolitano vada oltre il vacuo suono della retorica, spieghi qual’è il superiore interesse nazionale che ha spinto l’Italia ad aggredire una nazione, proprio nel giorno in cui celebrava il suo anniversario 150.
L’ENI, Finmeccanica, Fincantieri, l’industria ed il commercio nazionali saranno avvantaggiati con la creazione del Protettorato della Cirenaica? Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna -nell’improbabile scenario d’un controllo rapido e totale dell’intero territorio libico- saprà remunerare per avergli permesso di usarci come portaerei? Sicuramente non in misura maggiore di quanto avveniva prima dell’aggressione, o se gli apprendisti cioccolattai Frattini e La Russa avessero giocato un ruolo attivo di mediazione per favorire un negoziato tra Tripoli e Bengasi. Forse non si salvavano gli interessi nazionali, o li si danneggiava meno, sicuramente evitavano un clamoroso autogol. Non si rinverdiva la reputazione di voltagabbana, infidi e dicono -all’estero- anche eterni traditori. Napolitano: cui prodest? Perchè subordinarsi alla Francia e Gran Bretagna, e voltare le spalle alla Germania?
Nel 150 anniversario c’è stato il prodigio di tornare baldanzosamente ad essere compiuta “espressione geografica”. E’ stato un velenoso uovo di Pasqua che contiene una riedizione aggiornata e farsesca dell’8 settembre.
Articolo preso da:http://www.stampalibera.com/?p=24324
Tito Pulsinelli
“..ma non è una guerra è un’azione ONU!” (sic). Come? Sì, è “un’azione ONU”, davvero? La Francia si è aggiudicata il subappalto principale, con la coppia anglosassone felice per la volenterosa opera di apripista svolta dall’infausto Sarkosy. L’Unione Africana smentisce d’aver partecipato al vertice di guerra di Parigi, e la Lega Araba accusa che hanno barato, tradendo i patti originali. E l’Italia che ci fa in questa compagnia? Stando all’obliqua spiegazione del presidente della repubblica, l’Italia sarebbe costretta a partecipare in azioni di guerra -non dichiarate- per il semplice fatto di appartenere all’ONU. Ma va lá Giorgio, raccontane una “Migliore”: ci sono fior di Paesi che partecipano all’ONU ed hanno condannato o si sono defilati. Cito uno a caso: la Germania. E’ possibile che il Circo Montecitorio voglia sempre “fare come l’America” (nel senso di Stati Uniti)? Ma non erano europeisti?Giorgio Napolitano dovrebbe spiegare agli italiani quali sono le superiori ed imperscrutabili ragioni che hanno spinto a stracciare un accordo di collaborazione con la Libia sottoscritto solo cinque mesi fa. Esso garantiva all’Italia una grossa parte del suo fabbisogno energetico e un mercato vorace e ricco per l’ export. Nel frattempo che cos’è avvenuto esattamente per rimpiazzare un trattato con le bombe? Qual’è il vantaggio superiore (o equivalente) che proverrà dalla distruzione della nazione libica o dalla sua spartizione?
L’ideologia dei “diritti umani”, novella foglia di fico dei vassalli e dei vili, giammai viene invocata per chieder conto agli Stati Uniti -(America è un’altra cosa)- delle sue transazioni con la monarchia oscurantista Saudita o con gli Emirati. Nemmeno quando inviano truppe nel Bahrein -senza mandato dell’ONU- per sedare la ribellione contro il locale monarca assoluto, in sella da una vita. Evidentemente, la “primavera araba” deve illuminare con diversa intensità, così come i “diritti umani” assurti a dottrina di Stato devono applicarsi solo contro le nazioni più sovrane o più deboli.Il Circo Montecitorio ha mostrato al mondo lo squallore, doppiezza morale ed inaffidabilità come tratto saliente della sua identità; ma l’elite dirigente non è stata da meno. Incapace di anteporre l’interesse nazionale ed il bene comune alll’autolesionismo: non si sanno più riconoscere nemmeno le ragioni del portafoglio. Sono diventati tutti campioni dell’etica a senso unico? Giorgio Napolitano vada oltre il vacuo suono della retorica, spieghi qual’è il superiore interesse nazionale che ha spinto l’Italia ad aggredire una nazione, proprio nel giorno in cui celebrava il suo anniversario 150.
L’ENI, Finmeccanica, Fincantieri, l’industria ed il commercio nazionali saranno avvantaggiati con la creazione del Protettorato della Cirenaica? Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna -nell’improbabile scenario d’un controllo rapido e totale dell’intero territorio libico- saprà remunerare per avergli permesso di usarci come portaerei? Sicuramente non in misura maggiore di quanto avveniva prima dell’aggressione, o se gli apprendisti cioccolattai Frattini e La Russa avessero giocato un ruolo attivo di mediazione per favorire un negoziato tra Tripoli e Bengasi. Forse non si salvavano gli interessi nazionali, o li si danneggiava meno, sicuramente evitavano un clamoroso autogol. Non si rinverdiva la reputazione di voltagabbana, infidi e dicono -all’estero- anche eterni traditori. Napolitano: cui prodest? Perchè subordinarsi alla Francia e Gran Bretagna, e voltare le spalle alla Germania?
Nel 150 anniversario c’è stato il prodigio di tornare baldanzosamente ad essere compiuta “espressione geografica”. E’ stato un velenoso uovo di Pasqua che contiene una riedizione aggiornata e farsesca dell’8 settembre.
Articolo preso da:http://www.stampalibera.com/?p=24324
giovedì 21 giugno 2012
Il bombardamento di MISURATA é opera degli USA, non di GHEDDAFI.
DI HUMAN RIGHT INVESTIGATIONS
Global Research
Il bombardamento di MisurataIl 15 aprile del 2011, durante il giorno, a Misurata sono state mostrate agli uomini di Human Rights Watch (HRW) e a C.J. Chivers, un giornalista del New York Times, alcune sotto-munizioni di una bomba a grappolo MAT-120.
In quel pomeriggio, durante gli scontri tra i ribelli e le forze lealiste, il personale di Human Rights Watch ha assistito all’atterraggio di un gruppo di 3 o 4 ordigni nelle aree residenziali di Misurata. HRW ha assistito agli effetti di quei bombardamenti.
In questi attacchi sono stati uccisi dei civili e l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha condannato "il ripetuto utilizzo delle bombe a grappolo e degli armamenti pesanti da parte delle forze del governo libico nel loro tentativo di riguadagnare il controllo della città assediata di Misurata."
Ha anche riportato che una bomba a grappolo potrebbe essere esplosa a un centinaio di metri dall’ospedale di Misurata dove altri due pazienti sembravano essere stati colpiti da proiettili di mortaio o dal fuoco dei cecchini: "Usare armamenti imprecisi come sono le bombe a grappolo, i lanciarazzi multipli, i mortai e altri tipi di armamento pesante nelle aree urbane affollate ha come conseguenza inevitabile il ferimento dei civili."La corsa nel giudicareSia HRW che C.J. Chivers hanno subito attribuito questi attacchi al regime di Gheddafi e la notizia è andata su tutte le prime pagine dei giornali e dei notiziari televisivi in tutto il mondo.
Global Research
Il bombardamento di MisurataIl 15 aprile del 2011, durante il giorno, a Misurata sono state mostrate agli uomini di Human Rights Watch (HRW) e a C.J. Chivers, un giornalista del New York Times, alcune sotto-munizioni di una bomba a grappolo MAT-120.
In quel pomeriggio, durante gli scontri tra i ribelli e le forze lealiste, il personale di Human Rights Watch ha assistito all’atterraggio di un gruppo di 3 o 4 ordigni nelle aree residenziali di Misurata. HRW ha assistito agli effetti di quei bombardamenti.
In questi attacchi sono stati uccisi dei civili e l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha condannato "il ripetuto utilizzo delle bombe a grappolo e degli armamenti pesanti da parte delle forze del governo libico nel loro tentativo di riguadagnare il controllo della città assediata di Misurata."
Ha anche riportato che una bomba a grappolo potrebbe essere esplosa a un centinaio di metri dall’ospedale di Misurata dove altri due pazienti sembravano essere stati colpiti da proiettili di mortaio o dal fuoco dei cecchini: "Usare armamenti imprecisi come sono le bombe a grappolo, i lanciarazzi multipli, i mortai e altri tipi di armamento pesante nelle aree urbane affollate ha come conseguenza inevitabile il ferimento dei civili."La corsa nel giudicareSia HRW che C.J. Chivers hanno subito attribuito questi attacchi al regime di Gheddafi e la notizia è andata su tutte le prime pagine dei giornali e dei notiziari televisivi in tutto il mondo.
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mercoledì 20 giugno 2012
Dalla Libia con amorefurore, di FULVIO GRIMALDI.
Torno da Tripoli, Libia, con nelle orecchie ancora lo schianto delle bombe che hanno incenerito, secondo la Nato, "otto navi da guerra di Gheddafi che sparavano sui civili di Misurata" che poi, quanto a quelle che ho visto esplodere e incenerirsi nel porto commerciale di Tripoli, erano due motoscafi della Guardia Costiera, fermi lì causa blocco navale Nato fin da quando li vedevo dal vicino albergo a metà aprile, e un cargo da trasporto pieno di rifornimenti per un popolo che si vuole gaza-izzare. Basta vedere le file chilometriche delle auto ai distributori di benzina, nel paese più ricco di petrolio di tutta l’Africa, per capire che paralisi e agonia tipo Gaza o Iraq è nei piani di chi dall’ONU era stato autorizzato soltanto a inibire voli e uccisione di civili. Le raffinerie erano già poche e ora sono in massima parte sotto controllo dei mercenari Nato di Bengasi.
martedì 19 giugno 2012
LA "GUERRA UMANITARIA".
In questo breve documento video, sono spiegati i meccanismi della giustizia internazionale, e come è possibile manipolarli.
Vedremo il lavoro sporco della LLHR la "lega libica dei diritti umani".E' da notare l' intervista al suo segretario generale SLIMAN BOUCHUIGUIR. Tenete a mente questo nome, è uno degli ASSASSINI che hanno fabbricato le false prove che hanno portato alla guerra.
Guardate le sue risposte vaghe, a delle domande precise. Notare il balletto dei numeri, parla di 18000 morti, poi di 6000, riferiti da MAHMOUD JIBRIL. Si lo stesso jibril del CNT, cioé i RATTI che ora occupano la Libia.
Sembra di sentire le vecchie comari di paese, cioè: IO dico che TIZIO è cornuto; la voce gira, lo viene a sapere CAIO che vi aggiunge del suo, lo riferisce a SEMPRONIO,( che a sua volta aggiunge qualcosa), e poi lo ridice a ME. risultato? TIZIO è davvero cornuto.
Che bella giustizia........ COMPLIMENTI.
Vedremo il lavoro sporco della LLHR la "lega libica dei diritti umani".E' da notare l' intervista al suo segretario generale SLIMAN BOUCHUIGUIR. Tenete a mente questo nome, è uno degli ASSASSINI che hanno fabbricato le false prove che hanno portato alla guerra.
Guardate le sue risposte vaghe, a delle domande precise. Notare il balletto dei numeri, parla di 18000 morti, poi di 6000, riferiti da MAHMOUD JIBRIL. Si lo stesso jibril del CNT, cioé i RATTI che ora occupano la Libia.
Sembra di sentire le vecchie comari di paese, cioè: IO dico che TIZIO è cornuto; la voce gira, lo viene a sapere CAIO che vi aggiunge del suo, lo riferisce a SEMPRONIO,( che a sua volta aggiunge qualcosa), e poi lo ridice a ME. risultato? TIZIO è davvero cornuto.
Che bella giustizia........ COMPLIMENTI.
lunedì 18 giugno 2012
la Libia che non si legge sui giornali.
di Guido Nardo Ingegnere Gruppo ENI commento letto su Conflittiestrategie
Sono stato in Libia, da lavoratore, fino al 21 febbraio scorso quando, costretto dagli eventi, ho dovuto abbandonarla con l’ultimo volo di linea Alitalia.
Ho avuto modo di conoscere gran parte del Paese, da Tripoli a Bengasi, a Ras Lanuf a Marsa El Brega a Gadames, non frequentando gli ambienti dorati, ovattati e distaccati dei grandi alberghi, ma vivendo da lavoratore tra lavoratori e a quotidiano contatto con ambienti popolari, sempre riscontrando cordialità e sentimenti di amicizia per certi versi inaspettati e sorprendenti. Non era raro per strada sentirsi chiedere di poter fare assieme una fotografia da chi si accorgeva di stare incrociando degli italiani, peraltro numerosissimi anche per le tantissime imprese che vi operavano, dalle più grandi (ENI, Finmeccanica, Impregilo ecc.) alle più piccole (infissi, sanitari, rubinetterie, arredamenti ecc.), in un ambiente favorevolissimo, direi familiare…
Da quello che ho potuto constatare il tenore di vita libico era abbastanza soddisfacente: il pane veniva praticamente regalato, 10 uova costavano l’equivalente di 1 euro, 1 kg di pesce spada cira 5 euro, un litro di benzina circa 10 centesimi di euro; la corrente elettrica era di fatto gratuita; decine e decine di migliaia di alloggi già costruiti e ancora in costruzione per garantire una casa a tutti (150-200 m2 ad alloggio….); l’acqua potabile portata dal deserto già in quasi tutte le città con un’opera ciclopica, in via di completamento, chiamata “grande fiume”; era stata avviata la costruzione della ferrovia ad alta velocità e appaltato il primo lotto tra Bengasi e il confine egiziano della modernissima autostrada inserita nell’accordo con l’Italia; tutti erano dotati di cellulari, il costo delle chiamate era irrisorio, la televisione satellitare era presente sostanzialmente in ogni famiglia e nessun programma era soggetto a oscuramento, così come internet alla portata di tutti, con ogni sito accessibile, compreso i social network (Facebook e Twitter), Skype e la comunicazione a mezzo e-mail.
Dalla fine dell’embargo la situazione, anche “democratica”, era migliorata tantissimo e il trend era decisamente positivo: i libici erano liberi di andare all’estero e rientrare a proprio piacimento e un reddito era sostanzialmente garantito a tutti.
Quando sono scoppiati i primi disordini, la sensazione che tutti lì abbiamo avuto è stata quella che qualcuno stava fomentando rivalità mai sopite tra la regione di Bengasi e la Tripolitania, così come le notizie che rilanciavano le varie emittenti satellitari apparivano palesemente gonfiate quando non addirittura destituite da ogni fondamento: fosse comuni, bombardamenti di aerei sui dimostranti ecc.
Certamente dal punto di vista democratico i margini di miglioramento non saranno stati trascurabili, del resto come in tanti altri paesi come l’Arabia Saudita, la Cina, il Pakistan, la Siria, gli Emirati Arabi, il Sudan, lo Yemen, la Nigeria ecc. ecc… e forse anche un po’ da noi! Pertanto prima o poi qualcuno dovrà spiegare perché in questi Paesi non si interviene…
Sono triste e amareggiato al pensiero di come sarò considerato dagli amici libici che ho lasciato laggiù dopo questa scellerata decisione di stupidissimo interventismo!
Guido Nardo
Ingegnere Gruppo ENI
Articolo preso da:http://www.appelloalpopolo.it/?p=2914
Sono stato in Libia, da lavoratore, fino al 21 febbraio scorso quando, costretto dagli eventi, ho dovuto abbandonarla con l’ultimo volo di linea Alitalia.
Ho avuto modo di conoscere gran parte del Paese, da Tripoli a Bengasi, a Ras Lanuf a Marsa El Brega a Gadames, non frequentando gli ambienti dorati, ovattati e distaccati dei grandi alberghi, ma vivendo da lavoratore tra lavoratori e a quotidiano contatto con ambienti popolari, sempre riscontrando cordialità e sentimenti di amicizia per certi versi inaspettati e sorprendenti. Non era raro per strada sentirsi chiedere di poter fare assieme una fotografia da chi si accorgeva di stare incrociando degli italiani, peraltro numerosissimi anche per le tantissime imprese che vi operavano, dalle più grandi (ENI, Finmeccanica, Impregilo ecc.) alle più piccole (infissi, sanitari, rubinetterie, arredamenti ecc.), in un ambiente favorevolissimo, direi familiare…
Da quello che ho potuto constatare il tenore di vita libico era abbastanza soddisfacente: il pane veniva praticamente regalato, 10 uova costavano l’equivalente di 1 euro, 1 kg di pesce spada cira 5 euro, un litro di benzina circa 10 centesimi di euro; la corrente elettrica era di fatto gratuita; decine e decine di migliaia di alloggi già costruiti e ancora in costruzione per garantire una casa a tutti (150-200 m2 ad alloggio….); l’acqua potabile portata dal deserto già in quasi tutte le città con un’opera ciclopica, in via di completamento, chiamata “grande fiume”; era stata avviata la costruzione della ferrovia ad alta velocità e appaltato il primo lotto tra Bengasi e il confine egiziano della modernissima autostrada inserita nell’accordo con l’Italia; tutti erano dotati di cellulari, il costo delle chiamate era irrisorio, la televisione satellitare era presente sostanzialmente in ogni famiglia e nessun programma era soggetto a oscuramento, così come internet alla portata di tutti, con ogni sito accessibile, compreso i social network (Facebook e Twitter), Skype e la comunicazione a mezzo e-mail.
Dalla fine dell’embargo la situazione, anche “democratica”, era migliorata tantissimo e il trend era decisamente positivo: i libici erano liberi di andare all’estero e rientrare a proprio piacimento e un reddito era sostanzialmente garantito a tutti.
Quando sono scoppiati i primi disordini, la sensazione che tutti lì abbiamo avuto è stata quella che qualcuno stava fomentando rivalità mai sopite tra la regione di Bengasi e la Tripolitania, così come le notizie che rilanciavano le varie emittenti satellitari apparivano palesemente gonfiate quando non addirittura destituite da ogni fondamento: fosse comuni, bombardamenti di aerei sui dimostranti ecc.
Certamente dal punto di vista democratico i margini di miglioramento non saranno stati trascurabili, del resto come in tanti altri paesi come l’Arabia Saudita, la Cina, il Pakistan, la Siria, gli Emirati Arabi, il Sudan, lo Yemen, la Nigeria ecc. ecc… e forse anche un po’ da noi! Pertanto prima o poi qualcuno dovrà spiegare perché in questi Paesi non si interviene…
Sono triste e amareggiato al pensiero di come sarò considerato dagli amici libici che ho lasciato laggiù dopo questa scellerata decisione di stupidissimo interventismo!
Guido Nardo
Ingegnere Gruppo ENI
Articolo preso da:http://www.appelloalpopolo.it/?p=2914
domenica 17 giugno 2012
quello che ho visto in Libia
Le vere ragioni della guerra alla Libia
George Orwell, La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico,
in 1984 (parte ii, capitolo 9)
Sono ormai trascorsi più di due mesi da quando è scoppiata la cosiddetta «rivolta delle popolazioni libiche». Poco prima, il 14 gennaio, a seguito di ampi sollevamenti popolari nella vicina Tunisia, veniva deposto il presidente Zine El-Abidine Ben Ali, al potere dal 1987.
È stata poi la volta dell’Egitto di Hosni Mubarak, spodestato anch’egli l’11 febbraio dopo esser stato, ininterrottamente per oltre trent’anni, il dominus incontrastato del suo paese, tanto da guadagnarsi l’appellativo non proprio benevolo di «faraone». Eventi che la stampa occidentale ha subito definito, con la consueta dose di sensazionalismo spettacolare, come «rivoluzione gelsomino» e «rivoluzione dei loti».
La rivolta passa quindi dalla Giordania allo Yemen, dall’Algeria alla Siria. E inaspettatamente si propaga a macchia d’olio anche in Oman e Barhein, dove i rispettivi regimi, aiutati in quest’ultimo caso dall’intervento oltre confine di reparti dell’esercito dell’Arabia Saudita, reagiscono molto violentemente contro il dissenso popolare senza che questo, tuttavia, si tramuti in una ferma condanna dei governi occidentali nei loro confronti. Solo il re del Marocco sembra voler prevenire il peggio e il 10 marzo propone la riforma della costituzione.
Due mesi in cui, una volta poste in standby le vicende di Tunisia ed Egitto, tutti i grandi media internazionali hanno concentrato il loro focus sull’«evidente e sistematica violazione dei diritti umani» (Risoluzione 1970 adottata dal Consiglio di Sicurezza dell’onu il 26 febbraio 2011) e sui «crimini contro l’umanità» (Risoluzione 1973 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 17 marzo 2011) perpetrati da Gheddafi contro il «suo stesso popolo».
Testimonianza di Paolo Sensini – fine aprile 2011
«La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza»George Orwell, La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico,
in 1984 (parte ii, capitolo 9)
Sono ormai trascorsi più di due mesi da quando è scoppiata la cosiddetta «rivolta delle popolazioni libiche». Poco prima, il 14 gennaio, a seguito di ampi sollevamenti popolari nella vicina Tunisia, veniva deposto il presidente Zine El-Abidine Ben Ali, al potere dal 1987.
È stata poi la volta dell’Egitto di Hosni Mubarak, spodestato anch’egli l’11 febbraio dopo esser stato, ininterrottamente per oltre trent’anni, il dominus incontrastato del suo paese, tanto da guadagnarsi l’appellativo non proprio benevolo di «faraone». Eventi che la stampa occidentale ha subito definito, con la consueta dose di sensazionalismo spettacolare, come «rivoluzione gelsomino» e «rivoluzione dei loti».
La rivolta passa quindi dalla Giordania allo Yemen, dall’Algeria alla Siria. E inaspettatamente si propaga a macchia d’olio anche in Oman e Barhein, dove i rispettivi regimi, aiutati in quest’ultimo caso dall’intervento oltre confine di reparti dell’esercito dell’Arabia Saudita, reagiscono molto violentemente contro il dissenso popolare senza che questo, tuttavia, si tramuti in una ferma condanna dei governi occidentali nei loro confronti. Solo il re del Marocco sembra voler prevenire il peggio e il 10 marzo propone la riforma della costituzione.
Due mesi in cui, una volta poste in standby le vicende di Tunisia ed Egitto, tutti i grandi media internazionali hanno concentrato il loro focus sull’«evidente e sistematica violazione dei diritti umani» (Risoluzione 1970 adottata dal Consiglio di Sicurezza dell’onu il 26 febbraio 2011) e sui «crimini contro l’umanità» (Risoluzione 1973 adottata dal Consiglio di Sicurezza il 17 marzo 2011) perpetrati da Gheddafi contro il «suo stesso popolo».
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sabato 16 giugno 2012
capire la guerra alla Libia 3
di Michel Collon
su www.michelcollon.info del 14/05/2011
Traduzione di Marcello Gentile per l'ernesto Online
Ad ogni guerra è sempre lo stesso. All’inizio è quasi impossibile opporsi. Il martellamento mediatico è tale che immediatamente si viene catalogati come complici di un mostro. Dopo un po’ di tempo, quando cominciano ad esserci gli “errori”, i morti civili, le sconfitte militari e le rivelazioni sui “nostri amici”, il dibattito finalmente si apre. Però all’inizio è molto dura.
3ª Parte : Strade per reagire
3ª Parte : Strade per reagire
venerdì 15 giugno 2012
capire la guerra alla Libia 2
di Michel Collon
su www.michelcollon.info del 05/05/2011
Traduzione di Marcello Gentile per l'Ernesto online
2ª Parte : Gli obiettivi reali degli USA vanno molto al di là del petrolio:
Quali sono i veri obiettivi degli USA? A questo punto della nostra riflessione, vari indizi permettono già di scartare definitivamente la tesi della guerra umanitaria o della reazione impulsiva di fronte agli eventi. Se Washington e Parigi hanno deliberatamente rifiutato qualsiasi ipotesi di negoziato, se hanno foraggiato da tempo l’opposizione libica e hanno preparato piani dettagliati d’intervento, se le portaerei erano pronte da tempo per intervenire (come ha confermato l’ammiraglio Gary Roughead, comandante della US Navy:” le nostre forze erano già posizionate di fronte alla Libia”, Washington, 23 marzo), è lecito pensare che questa guerra non è stata decisa all’ ultimo momento come reazione agli eventi improvvisi, ma era già pianificata. Perché questa guerra persegue vari obiettivi che oltrepassano di molto la figura di Gheddafi? Quali sono?
Quali sono i veri obiettivi degli USA? A questo punto della nostra riflessione, vari indizi permettono già di scartare definitivamente la tesi della guerra umanitaria o della reazione impulsiva di fronte agli eventi. Se Washington e Parigi hanno deliberatamente rifiutato qualsiasi ipotesi di negoziato, se hanno foraggiato da tempo l’opposizione libica e hanno preparato piani dettagliati d’intervento, se le portaerei erano pronte da tempo per intervenire (come ha confermato l’ammiraglio Gary Roughead, comandante della US Navy:” le nostre forze erano già posizionate di fronte alla Libia”, Washington, 23 marzo), è lecito pensare che questa guerra non è stata decisa all’ ultimo momento come reazione agli eventi improvvisi, ma era già pianificata. Perché questa guerra persegue vari obiettivi che oltrepassano di molto la figura di Gheddafi? Quali sono?
giovedì 14 giugno 2012
capire la guerra alla Libia 1
di Michel Collon
su www.michelcollon.info del 29/04/2011
Traduzione di Marcello Gentile per l'Ernesto online
1° Parte
Siete in molti a reagire sulla guerra in Libia e ad inviarci domande. Michel Collon che ha pubblicato vari libri sulle strategie di guerra degli USA e sulle falsificazioni dei media nei conflitti precedenti, risponde a tutte queste domande e presenta qui un’analisi globale di questo conflitto. Investig’Action vuole chiamare l’attenzione sull’ importanza di questo testo…
1ª Parte : Domande che bisogna porsi ad ogni guerra.
2ª Parte : Gli obiettivi reali degli USA vanno molto al di là del petrolio.
3ª Parte : Strade per agire
1° Parte
Siete in molti a reagire sulla guerra in Libia e ad inviarci domande. Michel Collon che ha pubblicato vari libri sulle strategie di guerra degli USA e sulle falsificazioni dei media nei conflitti precedenti, risponde a tutte queste domande e presenta qui un’analisi globale di questo conflitto. Investig’Action vuole chiamare l’attenzione sull’ importanza di questo testo…
1ª Parte : Domande che bisogna porsi ad ogni guerra.
2ª Parte : Gli obiettivi reali degli USA vanno molto al di là del petrolio.
3ª Parte : Strade per agire
mercoledì 13 giugno 2012
BEET BEET, DAAR DAAR, ZENGA ZENGA!!!!!
Ascoltiamo per intero il discorso di MOHAMMAR GHEDDAFI del 22 febbraio 2011.
Dopo quello che abbiamo visto nel post precedente, quest' uomo vi sembra pazzo?, vi sembra malato?
Ascoltatelo quando dice: "i nostri giovani sono stati drogati dai terroristi di al qaeda". Vedremo che questo purtroppo era vero.
Dove sono le minacce di qui si è parlato in occidente?.
Dove sono le minacce contro il suo popolo?
L' esortazione a ripulire la libia paese per paese, strada per strada, casa per casa, anche questa era vera.
Vedremo in seguito che la verità era proprio questa. RATTI venuti da fuori, assassinavano la gente e si sostituivano a loro. Rivolta? o un piano organizzato da tempo?.
Dopo quello che abbiamo visto nel post precedente, quest' uomo vi sembra pazzo?, vi sembra malato?
Ascoltatelo quando dice: "i nostri giovani sono stati drogati dai terroristi di al qaeda". Vedremo che questo purtroppo era vero.
Dove sono le minacce di qui si è parlato in occidente?.
Dove sono le minacce contro il suo popolo?
L' esortazione a ripulire la libia paese per paese, strada per strada, casa per casa, anche questa era vera.
Vedremo in seguito che la verità era proprio questa. RATTI venuti da fuori, assassinavano la gente e si sostituivano a loro. Rivolta? o un piano organizzato da tempo?.
martedì 12 giugno 2012
"manifestanti pacifici"? NO, TERRORISTI ADDESTRATI!.
Il 17 febbraio 2011 a Bengasi, inizia quella che sarà una vera e propria agressione al popolo libico. Le televisioni ed i massmedia internazionali hanno fatto a gara per spiegare che erano "manifestanti pacifici". bene, vediamo cosa succedeva a Bengasi.
Questi sono solo alcuni video che è facile trovare in rete.
Questi sono solo alcuni video che è facile trovare in rete.
VIDEO 1: i"manifestanti pacifici", cioè RATTI, terroristi di al-qaeda, bruciano un uomo, gli tagliano la testa, le braccia, le gambe.Gli strappano il cuore, lo mordono, giocano con esso; mentre attorno la gente fa il tifo, in una piazza di Bengasi
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lunedì 11 giugno 2012
il grande fiume artificiale
Il “Nubian Sandstone Aquifer System” - (ANS), il più grande sistema riserva di acqua fossile del mondo, accumulatasi in milioni di anni e non rinnovabile, si trova sotto quattro paesi del Nord Africa - Ciad, Egitto, Sudan e Libia.
E in effetti, la Surah 2 del Corano, al versetto 74, recita:
“Fra tante rocce ve ne sono alcune da cui sgorgano ruscelli; da altre, quando vengono spaccate sprizza l’acqua.”
In buona sostanza, sono tre i principali bacini acquiferi che si trovano sotto il Sahara, l’ANS è il più grande, e si stima contenga circa 375.000 km cubi di acqua.
Questa riserva interessa due milioni di chilometri quadrati: siamo in presenza di un oceano di acqua sotto il deserto, pronto per essere impiegato per l’irrigazione, il consumo umano, lo sviluppo, e per altri usi. Ai tassi di consumo del 2007, questa riserva potrebbe durare per 1.000 anni. Gheddafi definisce l’ANS come l’“Ottava Meraviglia del Mondo”.
domenica 10 giugno 2012
IL LIBRO VERDE di gheddafi
"Il "Libro Verde" presenta la soluzione definitiva del "problema dello strumento di governo". Tutti i sistemi politici del mondo odierno sono il risultato della lotta tra i vari apparati per giungere al potere. La lotta può essere pacifica o armata , come la lotta delle classi, delle sette, delle tribù, dei partiti, o degli individui. Il suo risultato è sempre la
vittoria di uno strumento di governo, sia esso un individuo, un gruppo, un partito, o una classe, e la sconfitta del popolo, in altri termini la sconfitta della vera democrazia. La lotta politica che si risolve nella vittoria di un candidato che ha ottenuto il 51% dell’insieme dei voti degli elettori, porta ad un sistema dittatoriale presentato sotto le false spoglie di democrazia. Infatti il 49% degli elettori sono governati da uno strumento di governo che non hanno scelto, ma che ad essi è stato imposto. Questa è dittatura. Il conflitto politico può inoltre portare ad uno strumento di governo che rappresenta soltanto la minoranza; questo avviene quando i voti degli elettori vengono distribuiti tra un gruppo di candidati, uno dei quali ottiene un maggior numero di voti rispetto ad ognuno degli altri candidati, considerati singolarmente. Ma, se si sommassero insieme i voti ottenuti dagli "sconfitti", si avrebbe una schiacciante maggioranza. Nonostante questo, vince il candidato che ha
ottenuto il minor numero di voti e la sua vittoria è considerata legale e democratica! In realtà si instaura una dittatura sotto l’apparenza di una falsa democrazia. Questa è la verità sui sistemi politici dominanti nel mondo contemporaneo. La loro falsificazione della vera democrazia appare evidente: sono regimi dittatoriali."
Muhammar Gheddafi
IL libro verde, in italiano si puo' scaricare a questo link : http://www.assoterranostra.org/2011/05/il-libro-verde-di-gheddafi.html
Basta cliccare sulla copertina, si aprirà un file :pdf salvatelo da qualche parte e, buona lettura. Cosi' almeno sapremo di cosa stiamo parlando.
Basta cliccare sulla copertina, si aprirà un file :pdf salvatelo da qualche parte e, buona lettura. Cosi' almeno sapremo di cosa stiamo parlando.
sabato 9 giugno 2012
OMAR AL-MUKHTAR, il leone del deserto
Il leone del deserto, realizzato nel 1981 per la regia di Moustapha Akkad, è un film storico, basato sulla vita del condottiero senussita libico Omar al-Mukhtar, che si batté contro l'esercito italiano precedentemente alla seconda guerra mondiale, interpretato da Anthony Quinn.
Il film è stato censurato impedendone la distribuzione in Italia, in quanto "lesivo all'onore dell'esercito italiano", dove è stato trasmesso in televisione solo nel 2009 a distanza di quasi trent'anni.
Il regista e produttore siriano Mustafà Akkad fu ucciso in Giordania nel 2005 in un attentato kamikaze di terroristi di al-Qāʿida ad Amman.
Il film è stato censurato impedendone la distribuzione in Italia, in quanto "lesivo all'onore dell'esercito italiano", dove è stato trasmesso in televisione solo nel 2009 a distanza di quasi trent'anni.
Il regista e produttore siriano Mustafà Akkad fu ucciso in Giordania nel 2005 in un attentato kamikaze di terroristi di al-Qāʿida ad Amman.
Trama
È il 1929 e l'allora capo del governo italiano, il dittatore fascista Benito Mussolini (Rod Steiger) deve confrontarsi con la ventennale guerriglia intrapresa dai locali arabi e berberi di Libia che si battono contro il colonialismo italiano e le sue rivendicazioni di una "quarta sponda", a simboleggiare un rinato Impero Romano sul suolo d'Africa.venerdì 8 giugno 2012
IL PROFETA DELL' AFRICA UNITA
Nel 1969 un giovanissimo colonnello abbatte la corrotta monarchia libica, dà
vita a un nuovo sistema politico-sociale e comincia a puntare verso un grande
e ambizioso obiettivo
MUAMMAR GHEDDAFI
IL PROFETA DELL'AFRICA UNITA
di CARLO BATÀ
Primavera 1942: le forze corazzate dell'Afrikakorps tedesca e le unità mobili
italiane stavano sferrando una massiccia offensiva contro l'VIII armata
britannica. Era il capolavoro tattico di Erwin Rommel, che a giugno al suo
arrivo ad el-Alamein, a breve distanza dal Nilo, venne poi promosso
feldmaresciallo.
vita a un nuovo sistema politico-sociale e comincia a puntare verso un grande
e ambizioso obiettivo
MUAMMAR GHEDDAFI
IL PROFETA DELL'AFRICA UNITA
di CARLO BATÀ
Primavera 1942: le forze corazzate dell'Afrikakorps tedesca e le unità mobili
italiane stavano sferrando una massiccia offensiva contro l'VIII armata
britannica. Era il capolavoro tattico di Erwin Rommel, che a giugno al suo
arrivo ad el-Alamein, a breve distanza dal Nilo, venne poi promosso
feldmaresciallo.
giovedì 7 giugno 2012
assassinare la verità
In ogni guerra, ancora prima della gente, occorre assassinare la verità.
Questo è stato fatto sempre, ma dalla seconda guerra all' Iraq in poi, si è andati ben oltre; si è costruita la realtà.
Questo è stato fatto sempre, ma dalla seconda guerra all' Iraq in poi, si è andati ben oltre; si è costruita la realtà.
Nella guerra contro la libia ancora peggio. I soliti noti, quelli della NATO, USA, sionisti,Soros, Henry Levy ecc.. con la loro mania di dominare il mondo, avevano gia deciso di fare la guerra e si sono "costruiti" la realtà. ma la verità prima o poi salta sempre fuori.
Questo blog, marionessuno, nasce per questo, la verità è chiara, basta solo mettere assieme i pezzi, basta cercare in rete (anche se i massmedia, di proprietà degli aggressori hanno fatto di tutto per nascondere la verità e diffondere la loro falsa realtà).
Io non sono un giornalista, non sono un agente segreto, (ed in questa storia gli agenti segreti si spacciavano per giornalisti). IO sono solo un cittadino comune, diciamo Mario Rossi..... da qui marionessuno.
Nel mio blog non aspettatevi grandi scoops, questi,( spesso falsi), li lascio agli altri. Ho cercato di mettere assieme i fatti, per chi non ha voglia di andare a cercarli, e prima di tutto per capirci qualcosa io stesso.
Credo si sia capito da che parte sto. Io sto con il popolo libico, sto con Gheddafi e con la JAMAHIRIYA. In marionessuno non cè posto per i RATTI. Invece, è il benvenuto chi ha dubbi, chi vuole vederci chiaro, chi si sente preso per i fondelli. (oltre chi è d' accordo, ovvio).
Cerchero' di dare voce ai fatti, cioè al popolo libico, messo a tacere dai media, dai criminali e dalle bombe. Giusto per iniziare, qualcosa che nessuno ci ha detto: alla fine dei "bombardamenti umanitari", il risultato è 100000 MORTI . 240000 persone che ancora si cercano. 78000 DISPERSI. 10300 DONNE, RAGAZZE VIOLENTATE. 350000 persone rifugiate all' estero. E tutto questo con i nostri soldi! Ecco cosa vuol dire ASSASSINARE LA VERITA'.
Tutto questo, alla fine dei bombardamenti, ma gli assassinii, le torture, gli stupri, le violenze continuano. MA NOI NON DOBBIAMO SAPERLO.
Ubicazione:
Roma, Italia
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