8 agosto 2016
Sirte: gli aerei da guerra degli Stati
uniti tornano per così dire sul cielo del delitto. Sono passati quasi
cinque anni da quando i bombardieri Usa/Nato facevano da copertura aerea
al feroce assedio guidato dai «ribelli di Misurata» e altre forze
islamiste. Il pretesto per la guerra aerea della Nato contro la
Jamahiriya, iniziata il 19 marzo 2011, era stato la «protezione dei
civili libici». Di fatto, Nato, Usa, Francia, Regno unito e Italia
fecero da forza aerea di gruppi criminali e jihadisti, responsabili di
crimini contro l’umanità: ad esempio omicidi e deportazioni della
popolazione nera della città di Tawergha e di diversi cittadini
sub-sahariani.
Pochi mesi fa, il presidente uscente e pluriNobel per la guerra Barack Obama ha dichiarato in un’intervista a Fox News che il più grande errore della sua carriera alla Casa bianca fu probabilmente «non aver pianificato il day after dell’intervento in Libia».
Nel 2014 Obama aveva ammesso che la missione in Libia «non aveva funzionato» (eufemismo) perché i vincitori non si erano impegnati nella fase successiva «per ricostruire una società che non aveva alcuna tradizione civile».
Astutamente Obama non ha rinnegato la missione in sé ma solo il mancato follow up.
In ogni caso non pagherà per i suoi errori che hanno prodotto crimini e devastazioni.
Ma mentre le bombe cadono su Sirte,
forse per aumentare le chance di elezione della Clinton, può essere
utile ripercorrere in due brevi video le idiozie e le sguaiatezze del
duo, cinque anni fa.
Il 20 ottobre 2011 la segretaria di Stato
Usa Hillary Clinton si trova davanti alle telecamere della Cbs News
quando viene a sapere del linciaggio a Muammar Gheddafi. La Iena ridens
nonché Bloody Hillary esulta: «We came – We saw – He died, ah ah ah».
In un altro video,
di 12 minuti, il presidente Obama si rivolge a un meeting di alto
livello delle Nazioni unite sulla Libia, il 21 settembre 2011. Rivelando
un’incapacità criminale di comprendere gli eventi e un entusiasmo cieco
da inviato di guerra intortato dalle bande armate. In quel momento è in
corso l’assedio a Sirte da parte dell’insieme Nato-Qatar-bande armate
locali, dopo sette mesi di bombe, distruzioni, morti, persecuzioni
razziste. Ecco la trascrizione di buona parte del video.
Dal minuto 0.05 al minuto 0.12: «(…) ciascuno di noi ha il compito di sostenere il popolo della Libia mentre costruisce un futuro libero, democratico e prospero.»
Dal minuto 0.38 all’1.14: «Oggi il
popolo libico sta scrivendo in nuovo capitolo nella vita del suo paese.
Dopo quarant’anni di buio, i libici possono camminare per le strade,
liberi dal tiranno. Possono far sentire le loro voci,
in nuovi giornali, radio, televisioni, nelle piazze e sui blog Lanciano
partiti politici e gruppi civili per plasmare il proprio destino e
assicurare i diritti universali. E qui all’Onu la bandiera della nuova
Libia sventola fra la comunità delle nazioni.»
Dal minuto 1.26 al 2.17: «il merito
della liberazione è di uomini e donne libici, e bambini libici scesi
nelle strade per protestare pacificamente, sfidando i carri armati e i
cecchini. E sono stati i combattenti libici, spesso senza armi e
inferiori in numero, a lottare città per città, quartiere per quartiere.
E sono stati gli attivisti libici, underground, chattando, e nelle
moschee, a tenere viva la rivoluzione (…). E sono state le donne e le
ragazze libiche a reggere le bandiere e a portare di nascosto armi al
fronte (…) Sono stati libici da vari paesi del mondo, anche dal mio, ad
accorrere là, rischiando brutalità e morte. Sangue libico è stato
versato, e uomini e donne hanno dato il proprio sangue.»
Dal minuto 2.32 al 2.59: «La Libia mostra quello che la comunità internazionale può raggiungere se si agisce uniti e insieme. (…) ci sono momenti nei quali il mondo deve e può avere la volontà di evitare l’uccisione di innocenti su una scala tremenda.(…)»
Dal minuto 3.12 al 4.00: «Stavolta
noi, per mezzo delle Nazioni unite, abbiamo trovato il coraggio e la
volontà collettivi per agire. Quando il vecchio regime ha lanciato una
campagna del terrore (…) abbiamo agito come Nazioni unite e
velocemente: ampie sanzioni, embargo sulle armi. Gli Stati uniti hanno
guidato gli sforzi per far passare al Consiglio di sicurezza una
risoluzione storica che autorizzava tutte le misure necessarie per
proteggere il popolo libico. E quando i civili di Bengasi sono stati
minacciati di massacro, abbiamo attuato questa autorizzazione. La nostra
coalizione internazionale ha bloccato il regime, salvato vite e dato al
popolo libico il tempo e lo spazio per vincere (…) sono stati i
nostri alleati europei, in particolare Regno unito, Francia, Danimarca,
Norvegia, a condurre la maggior parte degli interventi per proteggere i
ribelli sul terreno. Paesi arabi hanno fatto parte della coalizione,
come partner su un piede di uguaglianza.(…)»
Dal minuto 5.04 al 5.31: «Ecco come dovrebbe agire la comunità internazionale dovrebbe lavorare nel XXI secolo. (…) Ogni
nazione qui rappresentata può essere orgogliosa per le vite innocenti
che abbiamo salvato e per aver aiutato i libici a riottenere il loro
paese»
Dal minuto 5.32 al 5.35: «E’ stata la cosa giusta da fare».
Marinella Correggia
Preso da: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3240
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