“Molte
delle celebrità che dicono di non andare (all’insediamento) non erano
mai state invitate. Non voglio le celebrità, voglio il popolo, è lì che
abbiamo le più grandi celebrità”. (Donald Trump)
“E’
stupefacente e anche un po’ disgustoso vedere quanti cagnetti profumati
da salotto si sono messi con il branco di rottweiler a sbranare un
botolo che aveva appena cominciato ad abbaiare”. (Ernesto bassotto)
Mercenari professionisti
Titolo
spiazzante, anzi scandaloso? Vediamo. A cosa vengono impegnati i
jihadisti delle varie formazioni mercenarie impiegate in Medioriente
(ora anche in Asia e Africa e individuati come attentatori in
Occidente)? A mantenere e allargare il dominio, a fini di controllo e
sfruttamento, su zone del mondo ricche di risorse, e/o di importanza
strategica, e/o la cui sovranità e autodeterminazione costituiscono
ostacolo alla globalizzazione Usa, UE e Israele e rispettivi clienti, a
volte collusi a volte collidenti, perché ne spuntano gli strumenti
armati e/o economici. E, a parte la logica del cui prodest, a chi
riconducono, con mille documenti, prove, ammissioni, queste formazioni?
Le hanno pagate e rifornite sauditi, turchi, qatarioti, giordani; le
hanno armate turchi, israeliani, Usa e Stati Nato; le hanno rastrellate
in giro per il mondo i servizi di intelligence e le Forze Speciali di
queste entità. Senza questo retroterra e i cordoni ombelicali ad esso
connessi per vitto, mezzi, armamenti, soldo, la Jihad non durerebbe e
non si espanderebbe dal 2011, ma si sarebbe estinta nel giro di
settimane. Ve lo dicono Von Klausewitz e Sun Tsu.
Mo’
chi ha pensato, elaborato, spinto ed esasperato tutto questo a partire
dall’11 settembre 2001? Chi, da un lato, aveva stabilito in piani
ufficiali (Oded Yinon, Israele 1981) che, per il Grande Israele,
occorreva frantumare in bantustan etnocentrici e settari gli
Stati-Nazione arabi. E chi, dall’altro, ma in consonanza, nel cammino
verso un dominio mondiale unipolare, di Stati-Nazione progettava di
farne fuori tutti, tranne il suo e quello dei più stretti parenti. Si
chiama, dai tempi di Lenin, imperialismo, fase suprema del capitalismo.
Ma di mezzo c’erano Russia e Cina, ammazzate che schiacciamento di
minchia.
La
“guerra al terrorismo”, che si apre con l’innesco delle Torri Gemelle
fatte saltare dall’interno e dal Pentagono bucato con un missile, ha una
miccia lunga che parte dalla fine del secolo precedente. Quando una
cabala di psicopatici, in massima parte talmudisti all’orecchio di
Israele, formula il PNAC, il Progetto per un Nuovo Secolo Americano.
Sono la squadra messa insieme dalla Cupola dell’1% perché faccia dell’
“eccezionalismo”” eugenetico nordamericano la Weltanschaung e del suo
apparato militare da un trilione di dollari lo strumento materiale per
la conquista del pianeta e la rimozione dki tutto ciò che vi si frappone
o contrappone. La Russia, passata dal “tana liberi tutti” di Eltsin a
essere l’antagonista globale con Putin, entra nel centro del mirino
PNAC. Tanto più quando si intromette in Medioriente e fa volare le
scartoffie neocoloniali e nella marca imperiale Europa, rapita e
stuprata dal padre Zeus a stelle e strisce fin da quando l’aveva
proclamata “liberata” nel 1945, la Russia diventa partner strategico per
l’energia e non solo.
Repubblicani e Democratici per Ia Cupola pari son
In
preparazione alla resa dei conti sul campo di battaglia, i neocon, la
cui strategia la Cupola fa attuare via via, indifferentemente, dai
presunti antagonisti repubblicani (Bush) e democratici (Obama), vero
Giano bifronte scolpito dalla Cupola, vengono messi in pratica
iniziative e strumenti propedeutici. Difensivi in Europa, dove si tratta
di impedire lo smantellamento dell’omologa costruzione vassalla UE per
mano di chi, tra le macerie economiche, sociali ed antidemocratiche di
questa struttura corrottissima e criptocoloniale, sviluppa nostalgie
“populiste” per la propria sovranità fondata sulle costituzioni
democratiche sorte dalla lotta antifascista. Offensivi, dove lo
Stato-Nazione c’è e alberga anticorpi robusti allo sgretolamento. Ed è
il caso di paesi come quelli emancipati latinoamericani, l’Afghanistan,
l’Iran, l’Ucraina, l’Egitto, l’Algeria, Nigeria, Brasile, e tanti altri,
tutti quelli su cui sarebbe prematuro, inopportuno, disagevole,
intervenire militarmente, ma dove è necessario e urgente destabilizzare.
Tanto più urgente quanto più, nei tempi recenti e di fronte
all’aggressività USraeliana, tutte queste realtà statuali, sotto la
spinta dei rispettivi popoli, si orientano sempre più via dall’Occidente
e in direzione Russia e Cina, aumentando le criticità dei progetti PNAC
e Oded Yinon.
Ci sono spie tra noi
Dove
non è utilizzabile lo strumento terrorista siamo alle rivoluzioni
colorate, a insostenibili immigrazioni di massa, a colpi di Stato
parlamentari, a sanzioni e sabotaggi economici. Vengono creati e messi
in campo strumenti di grande potenza finanziaria e capacità mimetica.
Alle vecchie fondazioni Ford, Rand, Rockefelleer, ai Think Tank come il
Council of Foreign Affairs, gli Istituti Repubblicano e Democratico, si
aggiungono vetrine umanitariste a direzione occulta Cia come USAID,
National Endowment for Democracy, Amnesty International, Human Rights
Watch, Save the Children, Medici e Reporter Senza Frontiere, Avaaz…. Più
dinamico e scaltro di tutti, un criminale della speculazione
finanziaria ai danni di paesi da spolpare (Italia dal 1992), l’ebreo
ungherese-statunitense George Soros, con la sua Open Society Foundation
mirata a gabbare, con mille succursali locali, giovani ansiosi di
carriera. Soros si potrebbe dire la piovra globale, da cui tentacoli si
sviluppano tanti polipi e polpetti sotto forma di scuole, università,
centri studi, ONG dei diritti umani, organizzazioni mediche, gruppi
mmediatici, associazioni dei diritti civili, ecologisti, pacifisti,
soccoritori di migranti, PR e giornalisti infestanti come l’edera nei
boschi abbandonati, o i pidocchi alle elementari di qualche tempo fa.
Nel Kosovo sulla via della secessione costruisce università, nel golpe
di Kiev finanzia nazisti, in Siria, a Sarajevo, o in Irlanda del Nord,
s’inventa “costruttori di pace” che minino la lotta di liberazione.
Collaborazionisti “dilettanti”
E
dunque torniamo al titolo così scandaloso. A cosa puntano in questi
giorni, e con quali mandanti e strumenti, coloro che in piazza si
agitano, negli Usa a livelli autenticamente eversivi, in Europa in rete,
in Germania con marce e marcette (una addirittura, fuori tempo massimo e
già arenata, da Berlino ad Aleppo “da salvare”) contro l’insediamento
del presidente eletto statunitense? Si intravvedono i tentacoli della
nota piovra, sono spuntati i soliti polipi e calamari? Insomma, sono gli
stessi del PNAC, dell’11/9, delle varie primavere inventate (Siria,
Libia, Serbia), o contaminate e pervertite (Egitto, Tunisia)? Anziché di
petto, ti devono prendere alle spalle. Sono la versione soft dei
terroristi deti islamici. Supporlo, sospettarlo, arrivare ad affermarlo?
Anatema! A me pare invece che lo si debba supporre ed affermare. Li
ritrovi oggi in rete a sparare a palle incatenate contro Trump, senza
alzare un ciglio sui trascorsi di Hillary e Obama, li ritrovi in piazza a
Berlino a gettare il cuore oltre l’ostacolo della trumpizzazione
universale, promettono di diventare milioni contro la Casa Bianca per
mandare all’aria l’insediamento e, magari, lo stesso Trump.
E
scopri che sono gli stessi che da edicole e schermi, in assemblee e
convegni, in marce e presidi si manifestano per il martire Giulio Regeni
(alla faccia del suo provato lavoro al servizio di una manica di
rinomati assassini e spioni angloamericani); contro i serbi e ungheresi
infami che fanno gelare gli afghani alle porte delle città (l’Ungheria
ha il più alto tasso di rifugiati rispetto alla popolazione di tutta
Europa; la Serbia non ha che gli occhi per piangere dopo il passaggio
del rullo Nato); che invitano migranti a milionate, ma non sognano di
mobilitarsi contro coloro che li cacciano di casa. Per la maggiore gioia
di datori di lavoro sottocosto e di quelli cui interessa tenere
l’Europa sotto schiaffo; che, trasudando diritti umani, dall’alto della
loro civiltà superiore, spappagallano di dittatori e tirannie in paesi
di cui nulla sanno e i cui popoli disprezzano; per i quali, cittadini di
paesi governati da ladri, mafiosi, corrotti, guerrafondai bombaroli,
con primati di femminicidi, servilismo mediatico, Putin è omofobo,
misogeno, sessista, autocrate, zar; che, all’ombra di belve umane come
Thatcher, Hillary, Condy Rice, Madeleine Albright, Samantha Powers e
loro capisala come Mogherini, Pinotti, Bonino, distolgono dallo scontro
di classe e lacerano la comunità giurando sulla “matrice virile della
violenza” e che sessismo, razzismo, nazionalismo, guerra, stermini di
interi popoli, devastazioni e stupri non esisterebbero senza i maschi:
guerra tra i generi che ha lo stesso scopo della guerra tra poveri.
Sono
sempre gli stessi che su Aleppo Est invasa e occupata da tagliagole di
Al Qaida e Isis, guidati e coordinati dai servizi di Nato, Israele,
Turchia e Golfo, hanno per mesi guaito sulle fandonie dei 250.000
bambini sotto le bombe (Save the Children), su un numero incredibile di
ospedali distrutti, su un genocidio in atto con bombe a grappolo e
bombe-barili, dimenticando che Aleppo libera veniva colpita
indiscriminatamente da razzi, mortai e cecchini, che chi fuggiva da
Aleppo Est veniva mitragliato, che i corridoi per i soccorsi allestiti
dai russi venivano bloccati. E ignorando di come la città interamente
liberata sia tornata a vivere nella gioia della libertà, a essere
ricostruita, a vedere il rientro dei rifugiati. Soprattutto ignorando
chi di questa immane tragedia, diabolicamente inflitta per sei anni ad
Aleppo e a tutto un popolo, porta la responsabilità.
Lo sconfitto e la sua banda avvelenano i pozzi prima di andarsene.: mattanza obamiana a Deir Ez Zor
Sono
ancora gli stessi che, manifestando e marciando contro le futuribili
ipotetiche cattive azioni di Trump, tengono la testa sotto la sabbia di
fronte all’ultimo massacro del regno di Obama che si sta verificando a
Der Ez Zor, nell’est della Siria, dove una guarnigione di alcune
migliaia di soldati siriani e centomila civili resistono da tre anni
all’assedio dei terroristi. Terroristi Isis ora rinforzati dall’afflusso
dei jihadisti in fuga da Mosul, reso possibile dalla collaborazione dei
lanzichenecchi curdi al servizio degli Usa e dai bombardamenti Usa
sulle difese di Deir Ez Zor e sul suo aeroporto. Aeroporto reso
impraticabile e dal quale il governo non riesce più a far arrivare
rifornimenti alla città. La centrale elettrica è stata distrutta dalle
bombe della coalizione a guida Usa, la gente sta al buio, gli ospedali
sono fermi. L’esercito siriano sta a 100km di distanza, impegnato a
Palmira e non potrà impedire che Deir Ez Zor cada nelle prossime ore in
mano a chi compierà l’ennesima mattanza di donne, uomini, bambini,
“sospettati di aver collaborato col regime” e, naturalmente, non si
priverà delle consuete atrocità sui soldati.
Collaborazionisti a voucher
Nel
momento in cui l’Europa è attraversata da ordigni e apparati di guerra
in direzione Russia, come non si erano mai visti dal 1945,
l’associazione tedesca “No-to-Nato”, una coalizione di gruppi
antiguerra, indice per il 20 gennaio, giorno dell’insediamento di Trump,
una grande manifestazione a Berlino contro Trump, “per lo svuotamento
della democrazia a vantaggio delle multinazionali, contro la violenza
del nazionalismo (anti-UE), la violenza sui rifugiati, i cultori delle
frontiere, la diseguaglianza sociale, la corruzione, gli indifferenti al
cambio climatico e quelli del profitto sopra tutto”. Tutte cosacce
attribuite a Trump, prima ancora che abbia messo piede nella Casa
Bianca. Si dicono No-to-Nato, ma di Obama, che ha potenziato, esteso e
armato la Nato come mai prima, che ha autorizzato il fracking inquinante
e sismagenico, che ha fatto 7 guerre e con droni e sanzioni ha
ammazzato più gente di tutti i suoi predecessori, che provoca la Russia
fino alla catastrofe per mettere i ceppi all’autodeterminazione degli
europei, che ha espulso più migranti di ogni presidente Usa, non dicono
niente.
Negli
stessi giorni dell’insediamento del “mostro partorito da Putin”, 20 e
21 gennaio, a Washington è indetta la manifestazione di 1 milione di
anti-Trump e la consanguinea marcia di 200mila donne (con pronta
adesione anche di Italia, Grecia e altri paesi devastati da Obama e
subalterni) contro sessismo, misogenia, xenofobia, razzismo e ogni altra
nefandezza di cui il neopresidente trasuda. La convocazione, le parole
d’ordine, la piattaforma, gli strumenti organizzativi per queste
iniziative sono diretta emanazione del “American Friends Service
Committee”, gruppo direttamente finanziato da George Soros. Il cui
vessillo di vecchio corruttore di ingenui dirittoumanisti e di Grande
Vecchio dei marpioni del globalismo, svetta su diritti civili,
femminismo, LGBTQ e gay nell’esercito, abolizione delle frontiere,
accoglienza di rifugiati, denuncia del traffico d’armi, abbattimento di
dittatori, democrazia da espandere. Valori degni in sé, chi non li
riconoscerebbe, ma ridotti in moneta falsa con la quale ottenere il
silenzio, l’oblio, su guerre, sanzioni, genocidi, devastazioni di
società e relativi carichi e oneri sulle donne, distruzione di nazioni.
Così
predicano i media trovatisi nudi senza padrone e così raccomanda Soros
alle sue star e starlet dello spettacolo e dall’abissale ignoranza,
Trump e Putin sono due cavalieri dell’Apocalisse di cui gli europei
faranno bene a non fidarsi, visto che vorrebbero mettersi d’accordo a
detrimento irrimediabile per gli europei, vivi e democratici solo con
Obama, Hillary e l’ombrello Usa-Nato. E difatti le chiassate europee di
tutta questa brava gente di pace e diritto umano coincidono con quelle
indette simultaneamente a Washington e in tutti gli Usa dalla bella
compagnia che unisce Obama, Hillary, la Cia, il complesso
militar-securitario-industriale, Wall Street, la lobby talmudista
globale, e tutto l’apparato delle 16 agenzie di intelligence che con
Bush e Obama si sono potuti dare alla politica e spadroneggiarvi
democraticamente.
Una bilancia per Trump
Immaginiamo
due piatti della vecchia bilancia da fruttarolo. Su un piatto, diciamo
quello di destra, mettiamo le sparate di Trump sui migranti, sul muro
messicano, sulle donne da palpare, sui musulmani da bloccare, i suoi
generaloni in pensione, i suoi petrolieri che negano l’effetto serra, i
suoi reduci da Goldman Sachs, le promesse a Israele, le minacce all’Iran
e alla Cina.
Sull’altro,
quello buono, di sinistra, mettiamo, le pedate ai giornalisti comprati e
venduti del New York Times e affini, la mano offerta alla Russia anche
per combattere insieme, anziché il legittimo governo siriano, i
terroristi che Trump sa essere stati inventati e diffusi da quelli
dell’11 settembre, l’elogio al sacrosanto Brexit e ai cittadini europei
che si risvegliano, e che qualcuno, odiando i popoli, chiama populisti, i
livore talmudista, i pernacchi ai capisala imperiali Merkel e Hollande,
il marchio di obsoleta alla Nato, la cancellazione di TTIP; TTP, CESA,
TISA, la gogna e i dazi ai delocalizzatori verso lavoro schiavistico.
Indi il disprezzo per gli sguatteri UE dei globalisti Usa che si
prostrano a chi li sta facendo invadere e sconquassare da milioni di più
o meno disperati, sradicati da guerre, fame e sistemati al gelo e al
fondo marino anche dai dirittoumanisti, complici dei globalisti, che gli
promettono buona sorte via da casa loro. Per chiudere con la livorosa
frustrazione di tutto il cucuzzaro anti-Trump, messo fuorigioco ed
espropriato della cabina di comando che pilotava le più grave sciagure
inflitte al pianeta dal giorno del meteorite dell’estinzione di massa.
Quanto più furibonda è la collera di tutti questi, tanto maggiori sono i
meriti di Trump.
Da quale parte penderà la bilancia lo vedremo. Intanto ognuno a suo gusto valuterà quel che trova sui piatti
S’è
messo in marcia, in nome di Cia, Pentagono, padrini del terrorismo,
lobby talmudista, mondialisti maltusiani, mafie e massonerie, stampa
cortigiana, Stato Profondo, il Grande Pifferaio di Hamelin (“Der
Rattenfaenger von Hameln”) George Soros. Attratti dal tappeto di sangue,
ossa e pelle su cui procede, gli corrono appresso i ratti sbucati dalle
fogne dell’ipocrisia e del raggiro, delle armi di distrazione di massa,
del buonismo e del politically correct (vedi elenco tentacoli di Soros,
per il momento senza le decine di italiani:
http://www.discoverthenetworks.org/viewSubCategory.asp?id=1237 ). Ma lo
seguono, ahinoi, anche i bambini di Hamelin, che non annusano il fetore,
ma percepiscono il profumo di miele che piove sulle loro coscienze
dalla solidarietà con i migranti ghiacciati a Belgrado, con i LGBTQ
discriminati, con i rifugiati da assimilare nell’universo globale del
meticciato, lontano dalle loro patrie, con le donne che se fossero al
comando sarebbero solo sorrisi e coccole, con tutti quelli che sono
partiti in quarta a lanciare braccia e cuori contro il l’orrendo
sovvertitore del nostro sereno e felice assetto planetario.
Ragazzi
che immane, che inaudito sconvolgimento di senso, di ragione, di
verità! E non dateci dei trumpisti. Avremo modo, presto, di misurarci
anche con The Donald, il suo parrucchiere, i suoi generali e banchieri,
tutta la famigliola. Sappiamo bene che dalla Casa Bianca non è mai sceso
nessuno Spirito Santo a ingravidarci.
fonte http://fulviogrimaldi.blogspot.it/
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