6 ottobre 2016
TRIPOLI - Khalīfa Belqāsim Ḥaftar è un generale
libico, nonché un uomo politico di lunga esperienza. In anni lontani fu
un fedele ufficiale del colonnello Muhammar Gheddafi, in seguito a varie
vicissitudini belliche è diventato un collaboratore degli Stati Uniti,
dove ha vissuto per quasi venti anni, ottenendo anche la
cittadinanza. Un fedele alleato dell’Occidente, quindi?
Chi è Haftar
Tornato il Libia nel 2011 in occasione della deposizione di Gheddafi,
dopo varie peripezie viene nominato tenente generale dell’esercito
afferente al Consiglio generale di transizione. Nel 2014 tenta un colpo
di stato, sventato. Nel mese successivo, in un clima connotato dalla
lotta fratricida per il potere, assalta Bengasi da solo, per espellere
le forze fondamentaliste asserragliate. Nel 2015, grazie al sostegno del
generale Al Sisi, viene nominato ministro della Difesa e capo di Stato
Maggiore del governo cirenaico di Tobruk. Il personaggio, pittoresco, è
tornato agli onori della cronaca libica in questi giorni.
La decisione di Roma
La decisione del Governo italiano di spedire nei brandelli della ex
Libia cento medici e duecento paracadutisti della Folgore scaturisce
dalla decisione del generale Haftar di avanzare verso nord in direzione
Sirte. In tre giorni, il generale avrebbe preso possesso dei pozzi
petroliferi di Zueitina, Brega, Sidra e Ras Lanuf. Si tratta di zone di
interesse strategico per l’Italia, perché direttamente riconducibili ad
investimenti massicci dell’Eni, ovvero la compagnia straniera
maggiormente coinvolta in Libia. Eni copre il 67% della produzione
libica, e il 20% del fabbisogno complessivo della società di energetica
italiana deriva dai giacimenti libici. L’Eni ha inoltre recentemente
scoperto giacimenti immensi nei prospetti esplorativi di Bahr Essalam
Sud e Bouri Nord. La Libia dispone di 1,6 miliardi di metri cubi di gas.
Haftar sostenuto da Hollande?
Khalifa Haftar è di fatto un ribelle, perché alleato del cosiddetto «parlamento di Tobruk»,
la città dell'Est che ancora non ha dato la fiducia al governo di
Tripoli sostenuto all'Onu e dalla comunità internazionale. Ovviamente,
la decisione del governo italiano di spedire sul campo la Folgore è un
atto di difesa degli interessi strategici del Paese. La minaccia è molto
semplice: il generale Haftar secondo molti analisti sarebbe sostenuto
dalla Francia di Hollande, che punterebbe a prendere i pozzi oggi
conquistati dall’alto ufficiale.
Una guerra mitteleuropea
Si tratterebbe quindi, duole ammetterlo, di un guerra mitteleuropea, al
momento combattuta per via indiretta. Diventa quindi molto più chiaro, a
cinque anni di distanza, perché fu abbattuto Gheddafi fisicamente, e
Berlusconi politicamente dal duo Sarkozy-Merkel. I sorrisetti
denigratori, le allusioni alla sfera morale, nonché una vasta campagna
retorica sulla «guerra di liberazione dal tiranno Gheddafi».
La risposta di Tobruk
Giunge da Tobruk la risposta: «Il controllo della Mezzaluna petrolifera» da parte delle forze armate del generale Khalifa Haftar, ha come «obiettivo
la protezione della principale risorsa e ricchezza della Libia, ed e'
stata avviata su mandato degli organi ufficiali e dal popolo libico per
liberarla dagli occupanti che ostacolano le esportazioni del greggio.
Tutto ciò è un affare interno alla Libia». Lo ha affermato il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aqula Saleh. Che poi ha aggiunto: «la
gestione del petrolio passerà alla Noc, l'agenzia petrolifera libica,
che rispetterà tutti contratti, dopo che le forze armate avranno
lasciato i terminal».
Gentiloni scansa la furia dei francesi
La situazione in ogni caso rimane molto confusa anche sul piano
militare. Una dura battaglia sarebbe ancora in corso tra gli uomini di
Haftar, milizie fondamentaliste, e il «legittimo» governo di
Tripoli. Il ministro Gentiloni, per non far infuriare l’alleato
francese, ha rassicurato che l’operazione non prevede «boots on the ground». Il disastro della guerra di liberazione libica al momento ha provocato trecentomila morti e milioni di profughi.
Adattamento dall' originale: http://esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20161006_392527
Nessun commento:
Posta un commento