DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Alla
fine degli anni ’80 il disegno imperialista della triade USA, Vaticano e
Israele, contribuì fortemente alla demolizione dell’URSS, non tanto per
esportare la “libertà” come andavano blaterando, ma per catturare nuovi
territori di conquista per gli oligarchi. Sotto l’ombrello del
“neoliberismo armato” che abbiamo conosciuto bene, così come avevano
fatto con Pinochet in Cile o Videla in Argentina e in tutta l’America
Latina. Caduto quindi l’URSS, l’imperialismo americano si è scatenato
prima contro la ex Jugoslavia, e poi contro l’Albania, il Medio Oriente
(Iraq, Afganistan, Libia) per affermare così il proprio piano criminale.
Tuttavia, è senza dubbio vero che le spese per la corsa agli armamenti
dell’URSS contribuirono al suo dissesto finanziario … ma il grande
paradosso odierno è che questa volta la nuova corsa agli armamenti, per
la rinascita della guerra fredda, potrebbe spezzare l’economia degli
Stati Uniti, piuttosto che quella russa. Gli Stati Uniti infatti
superano di gran lunga tutte le altre nazioni in spesa militare, tanto
da rappresentare il 37% del totale della spesa mondiale. Il grafico
seguente mostra come il Congresso abbia stanziato la cifra di 1.11
trilioni di dollari di spesa discrezionale per l’anno fiscale 2015, per
un totale di $ 598.500.000.000 di spesa militare, pari al 54% del
totale. La spesa militare comprende tutte le attività regolari del
Dipartimento della Difesa: spese di guerra, armi nucleari, assistenza
militare internazionale, e la spesa del Pentagono con altri correlati.
Se poi facciamo il confronto con la spesa militare del resto del
mondo, ci rendiamo conto che il militarismo Usa supera di gran lunga
quello degli altri paesi, tanto che gli Stati Uniti spendono circa tre
volte più della Cina, e circa 10 volte di più della sola Russia. Il
grafico però segnala anche la debolezza degli States, perché non vi è
dubbio che, benché gli USA spendano nominalmente molto di più di Cina e Russia,
sussiste anche una mera perdita di risorse che danneggia lo sviluppo
della difesa. Per di più una parte enorme di spesa militare serve a
mantenere le basi militari in tutto il mondo. Secondo alcune stime gli
Stati Uniti hanno 800 basi nel mondo, e soprattutto militari e marines
in 160 Paesi … nell’insieme mezzo milione di soldati con famiglia è
all’estero. Russia e Cina non hanno alcun onere corrispondente per
mantenere una forza imperiale così estesa e ramificata a livello
globale.
Però il sistema della macchina da guerra permanente USA
è talmente marcio che progetta spesso programmi di ricerca troppo
costosi e farraginosi. Un esempio è dato dal fatto che le bombe di ferro
“stupide” russe sembrano essere quasi altrettanto precise delle bombe
“intelligenti” statunitensi se sganciate da 5000 metri. La Russia
insomma sembra vincere anche per il suo sistema economico e politico più
sano.
Che poi la Russia manchi di tecnologia per competere con
l’Occidente nello sviluppo di armi è stato un tema costante dal 1930 ad
oggi. In realtà la storia dimostra il contrario, e gli esempi sono innumerevoli:
– i tedeschi hanno sperimentato nel 1941 quanto i carri armati russi, come il KV1 e il T34, fossero più avanzati dei loro;
– gli Stati Uniti lo hanno sperimentato nel 1949, quando l’URSS ha fatto esplodere la prima bomba nucleare;
– l’aviazione degli Stati Uniti ha perso nel 1950, quando si è scontrata con il MiG-15 in Corea;
– nel 1957 l’URSS ha lanciato il primo satellite artificiale del mondo,
dimostrando che aveva la capacità di colpire gli Stati Uniti con
missili intercontinentali;
– nel 1960 l’aviazione statunitense
scopre che l’aeronautica nordvietnamita dotata di combattenti addestrati
dai russi era in grado di raggiungere una posizione aerea dominante
sopra Hanoi;
– nel 1973 gli israeliani subirono molte perdite
durante la guerra dello Yom Kippur contro i missili russi anticarro e
antiaerei.
E poi la U.S. Air Force sembra essere talmente gelosa dei successi
dell’Aviazione Russa che in Siria ha colorato dello stesso colore dei
jet russi alcuni dei propri aerei … Qual è il senso? Semplice
esercitazione di guerra o l’ennesima cospirazione dei russi?
Quindi
fatte le dovute considerazioni, sembra che Russia e Cina, anche se non
sono in testa alle spese militari, tuttavia trarrebbero vantaggio
dall’efficienza della loro razionalizzazione dei progetti di difesa, e
invece gli Stati Uniti sembra che stiano perdendo la nuova corsa agli
armamenti per gli stessi motivi per cui l’URSS crollò a suo tempo, dato
che possiedono oggi un sistema economico troppo monopolistico e poco
competitivo, volto più a soddisfare le esigenze di una piccola élite
corrotta, anziché le esigenze dell’intero corpo sociale.
Al
contrario il sistema della Russia ad economia di mercato con
significativa componente statale, soprattutto nel settore militare,
sembra di gran lunga superiore al diabolico capitalismo monopolistico e
oligarchico governato dal “Governo Ombra” degli USA. Lo dice Mike Lofgren, nel suo libro “Stato profondo: la caduta della Costituzione e l’ascesa del governo ombra”,
cui si deve la lucida definizione di “Wall Street is War Street”. Mike
Lofgren, un ex membro dello staff del Congresso, ha descritto alla
perfezione come il governo ombra americano comporti un consenso
trasversale su questioni politiche d’impatto nazionale.
Infatti un
funesto contributo al bilancio della difesa USA deriva proprio dalla
profonda simbiosi del complesso militare-industriale con la finanza,
“Wall Street con War Street”. I principali appaltatori del complesso
militare-industriale degli Stati Uniti sono tutti quotati in borsa e
quindi i contratti della difesa risentono di enormi margini di profitto
per soddisfare le esigenze del mercato azionario.
I contratti non
sono aperti a qualsiasi tipo di gara, ma assegnati dalle macchinazioni
dello Stato profondo, dunque è assai probabile che circa il 30% del
bilancio militare degli Stati Uniti finisca in tali margini di profitto,
poi riversati come dividendi, o peggio, pagamenti dei profitti di
giochi azionari. Aspetto interessante e cruciale di questa condizione
oligarchica sono i contributi elettorali che scendono dai fornitori
della difesa ai membri del Congresso per mantenere in vita il
giocattolo. Considerando tutto ciò, il denaro reale rimasto per lo
sviluppo e la produzione militare è di gran lunga inferiore a quello che
Cina e Russia destinano.
Uno studio condotto da ricercatori della
Princeton University, ampiamente documentato “Testing Theories of
American Politics: Elites, Interest Groups, and Average Citizens”,
dimostra come gli Stati Uniti si stiano evolvendo da parecchio tempo in
un’oligarchia, e rivela le “verità difficili ” del sistema politico:
“Dietro un’apparente democrazia si nasconde il governo di pochi che se
ne infischiano delle scelte della gente”. Il governo USA non rappresenta
gli interessi dei cittadini, ma è governato dall’oligarchia dei
potentati d’interesse. I ricercatori Martin Gilens e Benjamin I. Page hanno
condotto il loro studio analizzando i dati tratti da oltre 1.800
diverse iniziative politiche tra 1981 e il 2002, e deducendone che gli
Stati Uniti sono nelle mani di lobby di potere che controllano anche il
sistema economico ed orientano le direzioni del paese, indipendentemente
o anche contro la volontà della maggioranza degli elettori.
In
maniera anche molto significativa l’ex-presidente Jimmy Carter s’è
espresso in tal senso contro un flagello di questo genere, durante un
programma radiofonico a diffusione nazionale, dicendo chiaramente che
gli Stati Uniti sono completamente sovvertiti dagli oligarchi, e sono
diventati un Paese in cui una “corruzione politica illimitata” ha
travolto la corretta conduzione del potere.
President Jimmy Carter: The United States is an Oligarchy…
Ecco perché la voracità del lobbismo americano incide negativamente
sull’efficienza della produzione di armi, infatti se si confrontano i
top-of-the-line caccia dei due Paesi, l’F-35 caccia-jet prodotto dalla
società statunitense Lockheed Martin, contro il Su-35 fighter jet
prodotto da parte del governo russo (Sukhoi Company è interamente
controllata) … l’F-35 costa circa 100 milioni di dollari, il Su-35 costa circa 65 milioni di dollari.
Un
episodio significativo che dimostra l’efficienza della produzione
militare russa risale al 13 settembre 2014, ed è stato raccontato da
Voltairenet, sulla base di un incidente in cui il cacciatorpediniere USS
Donald Cook Aegis, entrato nel Mar Nero per minacciare la Russia, venne
disattivato nei dispositivi elettrici da un Su-24 russo.
Sta di fatto che per l’industria bellica Usa la guerra è un affare
molto redditizio, sancito chiaramente dalla legge, per la quale «la
vendita di articoli da difesa e servizi a Stati stranieri viene
finalizzata quando il presidente ritiene che serva a rafforzare la
sicurezza dello Stato e a promuovere la pace globale», e garantito dal
Secondo Emendamento della Costituzione « Essendo necessaria, alla
sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà
essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi. »
Ad
esempio la lista dei contractor beneficiari per la guerra in Iraq è
stata piuttosto lunga: la General Atomics per i droni Predator, la
Northrop Grumman per i droni Global Hawk, la AeroVironment per i
minuscoli droni di sorveglianza Nano Hummingbird, la DigitalGlobe per il
satellite, la Lockhed Martin per i missili Hellfire, la Raytheon per i
missili a lungo raggio Tomahawk. Dopo i primi raid contro postazioni
islamiste in Iraq e le dichiarazioni del presidente di un conflitto a
lungo termine, i prezzi delle armi delle compagnie private lievitarono,
insieme alle quotazioni in borsa. (Chiara Cruciati, Il Manifesto)
A
far lievitare i profitti c’è poi l’addestramento: sono le stesse
compagnie private ad insegnare ai soldati americani e iracheni a
utilizzare i nuovi sistemi. Un esempio: nel contratto per la vendita di
carri armati, una clausola prevede che «5 rappresentati del governo Usa e
100 rappresentanti del contractor privato raggiungano l’Iraq per un
periodo massimo di 5 mesi per consegnare il materiale, verificarne la
funzionalità e addestrare».
L’assetto militare degli USA fu
giustificato in chiave imperialistica perfino dallo stesso presidente
Eisenhower nel suo discorso di congedo, rivolto alla Nazione, il 17
gennaio 1961, in cui veniva così sancita la nascita del più potente
Stato del pianeta, che aveva la responsabilità di “difendere la civiltà”
nel mondo. Ma il presidente Dwight Eisenhower avvertiva anche il popolo
degli Stati Uniti riguardo al pericolo costituito dal “complesso
militare-industriale”, che celava un manifesto intreccio di affarismo
politico tra gruppi industriali, politici rappresentanti del Congresso, e
direzione delle forze armate degli Stati Uniti d’America.
“Sono
passati dieci anni dalla metà di quel secolo che è stato testimone di
quattro principali guerre combattute tra Stati potenti. Tre di queste
hanno coinvolto il nostro Paese. Nonostante questi olocausti l’America è
oggi la nazione più forte, più influente e più produttiva del mondo.
Comprensibilmente orgogliosi di tale supremazia, ci rendiamo conto che
il nostro prestigio e la nostra leadership non dipendono solamente dal
progresso materiale, dalle ricchezze e dall’impareggiabile forza
militare, ma da come usiamo il potere nell’interesse della pace mondiale
e del miglioramento dell’umanità … Fino all’ultimo conflitto mondiale
gli Stati Uniti non disponevano di una industria degli armamenti. Per la
difesa militare spendiamo ogni anno una cifra superiore alle entrate
nette di tutte le corporazioni degli Stati Uniti messe insieme. Questo
collegamento fra un’immensa struttura militare e una grande industria
bellica è nuovo nel bagaglio di esperienze del nostro Paese, e ne
avvertiamo l’influenza complessiva -economica, politica, perfino
spirituale- in ogni città, in ogni sede dell’amministrazione, in ogni
ufficio del governo federale.”
Insomma l’esistenza stessa
dell’industria bellica USA esige una produzione continua di guerre,
l’urgenza di portare avanti una politica aggressiva e di belligeranza
persistente. L’industria bellica non rappresenta un corollario
dell’economia statunitense, al contrario è diventata uno dei pilastri
produttivi portanti del sistema economico USA. Per non parlare delle
armi di distruzione di massa, a partire dal napalm usato in Vietnam,
grandi quantità di defolianti per privare i guerriglieri vietcong della
copertura naturale del terreno, per irrorare foreste di mangrovie e
campi di riso, al fine di comprometterne le riserve di cibo. Si calcola
che dal 1961 al 1971 siano stati utilizzati 72 milioni di litri di
erbicidi e 400.000 bombe al napalm, le cui tossine hanno inquinato per
decenni il suolo del Sud del paese … e poi le armi chimiche e
batteriologiche fornite a Saddam per gasare i Kurdi, armi al fosforo
bianco usate in Iraq.
Il governo degli USA ha assunto dunque il
ruolo di gendarme del pianeta e contribuisce alla creazione di
un’industria bellica dinamica e altamente produttiva, un’industria che
trova la propria giustificazione nella difesa della pace nel mondo e
nella diffusione della democrazia. E il frankenstein così prodotto vede
la confluenza di più scambi: la permutazione di armi con il petrolio di
contrabbando dell’Iraq, con i pani di oppio dell’Afghanistan e
dell’America Latina, con l’oro della Liberia, con i brillanti grezzi
della Costa d’Avorio. Secondo dati ufficiali del Pentagono fra il 1990 e
il 1996 il commercio delle armi aveva dato un risultato attivo di
bilancio di oltre 100 miliardi di dollari …” (dal 1997 i bilanci del
Pentagono sono stati secretati per ragioni di sicurezza nazionale)
(V. Chalmers Johnson, Blowback: Costs and Consequences of American Empire, New York and London 2000) .
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
14.10.2016
Originale, con video: http://comedonchisciotte.org/wall-street-is-war-street-governo-ombra-degli-usa/
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