ANDATE ALL’INFERNO!
State attenti a criticare Hillary Clinton: potreste finire all’inferno. Sul serio, lo ha detto James Carville, uno dei più influenti consiglieri politici della signora e già responsabile della sua campagna presidenziale nel 2008 (quando fu sconfitta alle primarie democratiche da Barack Obama).
Di fronte alle perplessità sul sistema di finanziamento della Fondazione di Hillary e Bill, è stato categorico: “qualcuno potrebbe finire all’inferno per questo”, perché l’attività che essa svolge è “un grande atto di carità”.
Se avessimo saputo del rischio che correvamo, non avremmo scritto, tre mesi fa un articolo
in cui raccontavamo la quantità impressionante di denaro drenato nelle
tasche personali dei coniugi Clinton per la loro attività di
speechmaking: 30 milioni di dollari solamente tra il 20014 e il 2015;
denaro che proviene da aziende private e sopratutto da Banche d’Affari
(la famosa Goldman Sachs in testa) disposte a pagare prezzi esorbitanti
per ascoltare a porte chiuse il Verbo di Hillary e Bill.
Ma siccome “perseverare è diabolico”,
noi ritorniamo sul tema perché rappresenta una chiave di lettura
importante della deriva della democrazia americana e del sistema di
potere che ambisce ad occupare la Casa Bianca.
La notizia riguarda i copiosi
finanziamenti alla Clinton Foundation (la Fondazione di famiglia), tutti
leciti per carità, ma che mostrano come, sulla politica di Washington, forse aveva ragione il grande giornalista Michael Kinsley: “lo scandalo non è ciò che è illegale ma ciò che è legale”.
In America sospettano che
Hillary Clinton abbia utilizzato il proprio ruolo politico (prima come
Segretario di Stato, poi come candidato alla Presidenza) come merce di
scambio per finanziamenti da parte di gruppi privati e governi.
Judicial Watch, un’organizzazione no-profit di area conservatrice, ha reso pubbliche centinaia di pagine di mail
tra l’entourage della Clinton e alcuni donatori della Fondazione che
sembrano avallare lo scandalo. D’altro canto già in precedenza sospetti erano emersi come come nel caso della Boeing
che, nel 2009, donò 1 milione di dollari alla Fondazione Clinton subito
dopo aver chiuso un accordo commerciale di quasi 4 miliardi con la
Russia il cui principale sponsor politico era stata il Segretario di
Stato Hillary Clinton.
I MILIONI SAUDITI
La Clinton Foundation è un ente filantropico, che svolge attività caritatevoli in tutto il mondo. Si occupa di povertà, immigrazione, ricerca, ambiente e sopratutto di diritti civili; per questo sorprende vedere tra i principali finanziatori della Fondazione, le monarchie del Golfo Persico che sono espressione delle peggiori tirannie esistenti.
La Clinton Foundation è un ente filantropico, che svolge attività caritatevoli in tutto il mondo. Si occupa di povertà, immigrazione, ricerca, ambiente e sopratutto di diritti civili; per questo sorprende vedere tra i principali finanziatori della Fondazione, le monarchie del Golfo Persico che sono espressione delle peggiori tirannie esistenti.
L’Arabia Saudita ha donato tra i 10 e i 25 milioni di dollari (così il range indicato dalla stessa Fondazione).
Il Kuwait tra i 5 e i 10 milioni (più o meno quanto la Fondazione di Elton John).
Qatar, Emirati Arabi ed Oman, tra 1 e 5 milioni di dollari (lo stesso range di Steven Spielberg, della Coca Cola Foundation e di Goldman Sachs).
A queste si aggiungono molte donazioni di privati come la Dubai Foundation, organizzazioni un po’ ambigue come Friends Of Saudi Arabia, membri della Casa reale come Turki bin Faisal Al Saud, miliardari sauditi come Al-Walid bin Talal, holding e multinazionali di Dubai come Al Dabbagh Group Holding.
Il Kuwait tra i 5 e i 10 milioni (più o meno quanto la Fondazione di Elton John).
Qatar, Emirati Arabi ed Oman, tra 1 e 5 milioni di dollari (lo stesso range di Steven Spielberg, della Coca Cola Foundation e di Goldman Sachs).
A queste si aggiungono molte donazioni di privati come la Dubai Foundation, organizzazioni un po’ ambigue come Friends Of Saudi Arabia, membri della Casa reale come Turki bin Faisal Al Saud, miliardari sauditi come Al-Walid bin Talal, holding e multinazionali di Dubai come Al Dabbagh Group Holding.
Insomma il variegato
mondo wahabita, che nega diritti umani e democrazia, finanzia una
Fondazione che vuole diffondere diritti umani e democrazia. La
contraddizione la vedo solo io? Ovviamente no. Glenn Greenwald, importante giornalista d’inchiesta di area liberal è stato molto chiaro in proposito: “Tutti
coloro che desiderano sostenere che i sauditi abbiano donato milioni di
dollari alla Fondazione Clinton per il desiderio magnanimo di aiutare
le sue cause benefiche, alzino la mano”.
Per carità molti governi stranieri finanziano la Fondazione Clinton; anche il nostro, attraverso il Ministero dell’Ambiente dal 2013. Ma noi siamo ancora un democrazia (forse) liberale (forse); di certo non siamo una teocrazia oscurantista che reprime i diritti umani, sponsorizza il terrorismo islamico e diffonde l’integralismo salafita per il mondo.
In effetti è difficile pensare che i monarchi sauditi siano interessati ai diritti gay visto che a casa loro li perseguitano e li mettono a morte.
Difficile credere che le teocrazie più oscurantiste del pianeta Terra e
sponsor dei movimenti islamisti più integralisti, abbiano a cuore i
diritti delle donne. Difficile credere che dalle parti del Golfo Persico
si preoccupino delle condizioni degli immigrati visto che in Qatar li
sfruttano in condizioni simili ai lavori forzati come ha denunciato Amnesty International.
E non è paradossale che la Fondazione di un ex Segretario di Stato Usa si faccia finanziare da un paese che lo stesso Dipartimento di Stato Usa (che dal Segretario di Stato dipende) mette nella black list per “traffico di esseri umani”?
DUE PESI, DUE MISURE
Due anni fa in Europa fece scalpore la notizia che una banca privata russo-ceca (First Czech Russian Bank) avesse concesso un prestito al Front National di Marine Le Pen; 9 milioni di euro per la precisione, destinati a finanziare il partito in vista delle future campagne politiche. I media europei fecero a gara nel denunciare la prova lampante che Putin metteva le mani sui partiti politici europei anti-Ue.
Due anni fa in Europa fece scalpore la notizia che una banca privata russo-ceca (First Czech Russian Bank) avesse concesso un prestito al Front National di Marine Le Pen; 9 milioni di euro per la precisione, destinati a finanziare il partito in vista delle future campagne politiche. I media europei fecero a gara nel denunciare la prova lampante che Putin metteva le mani sui partiti politici europei anti-Ue.
In Italia capofila di questa scemenza fu il solito Corriere della Sera (e come poteva non essere) con un articolo delirante in cui definì che la banca privata, la “banca di Putin”.
Badate bene: in questo caso si trattava di un prestito (e non di una donazione a fondo perduto come per la Clinton) di una banca privata (e non di un governo come per la Clinton) ad un partito politico (e non direttamente alla Fondazione di famiglia,
come per la Clinton). Eppure gli stessi media che gridarono allo
scandalo per il caso Le Pen, sono rimasti sorprendentemente silenziosi
per il caso della signora Hillary.
Per la cronaca, la First Czech Russian Bank era talmente “di Putin” che la Banca Centrale russa le ha recentemente revocato la licenza ad operare (in pratica quello che Bankitalia non fece con MPS).
CUORE E PORTAFOGLIO
Dei tanti scandali che attraversano la campagna presidenziale di Hillary Clinton, quello dei finanziamenti sauditi alla sua Fondazione e a lei stessa, sembra essere il più imbarazzante; ancora più dei disastri della politica estera o del MailGate.
Dei tanti scandali che attraversano la campagna presidenziale di Hillary Clinton, quello dei finanziamenti sauditi alla sua Fondazione e a lei stessa, sembra essere il più imbarazzante; ancora più dei disastri della politica estera o del MailGate.
Rimane una verità non consolante: per
il Partito Democratico americano vale la stessa regola del Partito
Democratico italiano: più il cuore è a sinistra e più il portafoglio sta
rigorosamente a destra. In questo la sinistra di tutto il mondo è
perfettamente coerente con se stessa.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
Preso da: http://blog.ilgiornale.it/rossi/2016/08/29/hillary-la-saudita/
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