I due ex rivali Ghwell e al Thani avviano trattative per la formazione di un nuovo governo nazionale
“Abbiamo scommesso sul Consiglio presidenziale ma ha fallito. Non controlla che il litorale e la Piazza dei Martiri e non è riuscito a garantire la sicurezza a Tripoli” al punto che “deve tenere le sue riunioni fuori dalla Libia”. Questa la lapidaria considerazione con cui il premier del governo provvisorio di Tobruk
ha liquidato, in un'intervista rilasciata ai media locali, il leader
dell'esecutivo appoggiato dalla comunità internazionale e dall'Onu.
La posizione di Al Sarraj si fa dunque sempre più difficile
e le sue possibilità di restare alla guida del Paese sembrano ridursi
ogni giorno di più. Anche e soprattutto dopo che, venerdì scorso, le milizie islamiste guidate da Khalifa Ghwell –
che inizialmente aveva riconosciuto l'esecutivo di al Sarraj - hanno
messo in atto un tentativo di golpe che, a quanto risulta, ha consentito
all'ex leader di prendere il controllo dell'Hotel Rixos (sede del
Consiglio di Stato libico nato dall'accordo del dicembre 2015 in
Marocco) e delle zone circostanti, oltre che di diversi palazzi
governativi. In quelle concitate ore al Sarraj si trovava a Tunisi, dove
ha tenuto una riunione con i suoi collaboratori. Ed è riuscito, a
quanto sembra, a rientrare a Tripoli soltanto martedì 18 ottobre.
Al Thani e Ghwell (fino a questo momento rivali) hanno quindi tenuto un vertice – come confermato da entrambi – per avviare trattative volte alla formazione di un nuovo governo “di unità”, che sostituisca le autorità attualmente in carica a Tripoli e ponga fine alla guerra in Libia.
“L'ho incontrato, non siamo nemici” ha detto in proposito il premier di
Tobruk. Ed ha poi aggiunto che “il dialogo è iniziato tre mesi fa. Si
tratta di un dialogo tra libici”. Un confronto incentrato principalmente
sul progetto del nuovo esecutivo che Ghwell ha presentato ad Al Thani.
Che a sua volta ne riferirà alla Camera dei rappresentanti di Tobruk.
Nella formazione del nuovo esecutivo avrà molto probabilmente un ruolo anche il generale Haftar,
uomo forte della Cirenaica vicino al parlamento di al Thani ed
apertamente appoggiato dall'Egitto. Che negli ultimi mesi ha tra l'altro
conseguito, alla guida delle sue truppe, diversi successi soprattutto
quanto all'acquisizione del controllo di installazioni petrolifere (con
tutto quel che ne consegue in termini di stabilizzazione dell'economia).
Con
lui e con il governo di Tobruk tra l'altro sono anche schierate molte
tribù libiche. Ed ora, come si è visto, anche l'ex premier di Tripoli.
Se tale evoluzione della situazione “è destinata a segnare la fine del governo fantoccio di al Sarraj,
appoggiato sul campo solo dalle milizie di Misurata – scrive Mauro
Indelicato – è presto per dirlo. Di sicuro però, ora è più chiara la via
che bisogna percorrere per la riunificazione della Libia: seguire il
popolo, ascoltare le tribù e non escludere dal tavolo né Tobruk né il
generale Haftar, il cui esercito potrebbe finalmente riportare la
sicurezza in tutto il Paese”. Dove – è bene ricordarlo – si sta anche combattendo contro l'Isis, presente in particolare nell'ultima roccaforte di Sirte.
In
tutto questo l'Italia, che ha inviato in Libia, a sostegno
dell'esecutivo di al Sarraj, un contingente di medici, infermieri e
soldati, si trova ora in una posizione estremamente delicata. Perché
rischia di trovarsi alleata ad un governo fantoccio in esilio.
Cristina Di Giorgi
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