22/6/2016
Bombardamenti
Secondo quanto riportato dai media libici, i caccia del generale Haftar, a capo delle forze armate libiche che rispondono alle autorità dell'Est del Paese, hanno bombardato nei giorni scorsi una base militare delle Guardie di Jadhran, fedele al governo di al Sarraj, a Ovest della città di Ajdabiya, situata vicino a impianti e giacimenti petroliferi. Haftar ha sostenuto che si trattasse di una base di terroristi, secondo il Libya Herald, e Jadhran ha promesso di rispondere all'attacco.
Scontri
Già sabato scorso le forze di Haftar si erano scontrate ad Ajdabiya con i combattenti delle Forze di Difesa di Bengasi, una nuova formazione bollata come terroristica dal governo di al Sarraj, ma sostenuta dal gran muftì libico e dal governo di salvezza nazionale di Khalifa Ghwell, il terzo governo del Paese che continua a riunirsi a Tripoli e a emettere direttive. In quell'occasione Haftar aveva accusato le forze di Jadran di aver sostenuto la nuova milizia.
Il comunicato
In un comunicato riportato dal Libya Herald, il governo di Ghwell ha dichiarato che le Forze di Difesa di Bengasi vogliono liberare Ajdabiya e Bengasi dai seguaci dell'ex regime di Muammar Gheddafi, facendo chiaro riferimento ad Haftar e alle sue forze. Stesso argomento usato dal gran mufti Sadiq Al-Gharyan, che ha chiesto ai «rivoluzionari» di puntare su Bengasi per «combattere Haftar e i suoi soldati», colpevoli di aver «riportato nel Paese il regime di Gheddafi e i suoi simboli». Secondo il Libya Herald, questa nuova forza sarebbe formata da ribelli sconfitti dai miliziani di Haftar.
Stato di emergenza
All'indomani degli scontri ad Ajdabiya, il presidente del parrlamento di Tobruk, Agila Saleh, aveva dichiarato lo stato di emergenza e creato una zona militare da Tobruk a Ben Jawad, 150 chilometri a Est di Sirte, affidandola alla guida di un governatore militare. Proprio tale decisione aveva alimentato il timore di scontri tra le forze di Tobruk e quelle di Jadhran, poste sotto il comando del centro operativo Ajdabiya-Sirte creato dal governo di al Sarraj, e che all'inizio del mese avevano cacciato i jihadisti dello Stato islamico (Isis) da Ben Jawad.
L'offensiva contro l'Isis
Intanto continua l'offensiva contro l'Isis a Sirte, lanciata il 12 maggio scorso dalle forze che sostengono il governo di unità nazionale, ossia perlopiù le milizie della città di Misurata. Un'operazione che ha causato finora almeno 170 morti e centinaia di feriti nell file delle forze filogovernative. Oggi il governo di unità nazionale ha annunciato che a breve ci sarà la «battaglia decisiva», contro i jihadisti, «assediati in una piccola zona di Sirte». Ma nuovi scontri sono scoppiati oggi a soli 60 chilometri a Est di Tripoli, proprio tra una brigata di Misurata e forze locali della città di Qaraboulli per ragioni ancora poco chiare, stando a quanto riportati dai media locali.
L'appello di Kobler
L'apertura di nuovi fronti ha spinto nei giorni scorsi l'inviato Onu per la Libia, Martin Kobler, a lanciare un nuovo appello all'unità: «E' fondamentale avere un comando unificato delle forze armate sotto la guida suprema guida del Consiglio presidenziale del governo libico di unità. Solo una Libia unita e ben equipaggiata può combattere milizie e terrorismo».
(Con fonte Askanews)
Preso da: http://esteri.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20160622_384821
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