Dello scandalo in sé non ci interessa,
però il contenuto di queste mail è importante per comprendere
l’evoluzione delle strategie politiche americane negli anni delicati
delle primavere arabe e della grande crisi economica. In questo articolo
il fulcro centrale è la Libia che proprio in questi
giorni si appresta a ritrovare un governo unitario (per quanto, nessuno
può dirlo) ma che nei documenti dell’archivio vengono ripercorsi gli
ultimi anni del governo Gheddafi e i primi mesi della guerra civile che
ne susseguì. Nel agosto 2009 la spedizione del senatore John McCain (si, lo sfidante di Obama alle presidenziali del 2008) in Libia fu sostanzialmente positiva.
Il senatore guardava positivamente al
governo del Colonnello specialmente per la decisione di disfarsi delle
armi di distruzione di massa e di unirsi alla cordata internazionale per
la lotta al terrorismo islamico. Anche se la preoccupazione sulle
riforme politiche e sui diritti umani era ancora alta, McCain valutava
assolutamente positivamente i rapporti tra le due nazioni tanto da
segnalare come “I legami tra Stati Uniti e Libia hanno preso una svolta
marcatamente positiva negli ultimi anni, e intendiamo garantire che le
relazioni tra i nostri paesi si approfondiscano in tutte le
sfaccettature”. Le relazioni rimasero ancora molto amichevoli tra i due
stati: oltre alla visita alle nazioni unite del Colonnello Gheddafi
a fine mese di agosto 2009 dove l’unico problema riscontrato fu solo
relativo alla sicurezza dell’ospite per via di alcune proteste che
vennero organizzate in New Jersey; nel marzo del 2010 le frasi giudicate
offensive dal governo libico contro il suo presidente pronunciate dallo
spokesman PJ Crowley vennero prontamente smentite con pubbliche scuse
dell’interessato.
La necessità che i rapporti bilaterali
tra le due nazioni rimanessero amichevoli era ancora importante tanto da
far muovere velocemente le due segreterie di stato. Nella parte del
documento redatto da Mabrouka al-Sharef , membra dello
staff libico (e successivamente individuata come la Maitress di
Gheddafi) che venne riportato al dipartimento di stato, si può leggere
una citazione di al-Sharef dove scriveva che lei e molti libici stanno
mano a mano con gli Stati Uniti e che volevano mantenere questi rapporti
con loro, sottolineando la differenza con gli europei (il tutto nacque
dal rifiuto del governo svizzero di non concedere il visto alla visita
di Gheddafi). Non ci sono particolari riferimenti a crisi o a rotture
diplomatiche tra i due paesi per tutto il 2010, solo all’inizio del 2011
con lo scoppio delle primavere arabe inizia un rapidissimo processo per
scaricare il governo libico a favore delle forze ribelli.
Il 14 febbraio una mail da parte di Sidney Blumenthal ,
giornalista ed inviato per varie testate americane molto vicino ai
Clinton, riportava le recenti sollevazioni di giovani per le strade del
Cairo e faceva notare l’importanza del lavoro di Gene Sharp nella loro
rivolta e invitava il Segretario di Stato a offrire al Sharp un tour
della USIS (Agenzia d’informazione degli Stati Uniti). Sempre in
febbraio Blumenthal riportava un’informativa del Sisme sopra le
divisioni interne alle forze lealiste, divise tra due fazioni risiedenti
a Tripoli e Benghazi e tra i due figli maggiori di Gheddafi, Muhammad e
Sayf al-Islam. La violenza tra le varie fazioni stava degenerando e
secondo il Sisme una volta raggiunto da solo il punto massimo di
violenza, il regime avrebbe segnato la sua stessa caduta. La
dichiarazione di una No fly zone sulla Libia non fu che la pietra
tombale sui rapporti tra i due paesi, con Gheddafi che chiese aiuto al
presidente siriano Bashar al-Assad per ottenere supporto militare durante le operazioni in attesa dell’imminente provvedimento delle nazioni unite.
La Siria dalla metà degli anni ottanta
disponeva di una spedizione militare in territorio libico in seguito
alla stipulazione di accordi di collaborazione tra i due paesi, in
particolare Gheddafi sostenne economicamente il governo baathista in
varie occasioni (tra cui la corruzione di Rifaat al-Assad ,
zio di Bashar, in procinto di compiere un colpo di stato nel 83 ma che
invece scappò in Europa grazie al denaro libico). I timori del
Colonnello non erano infondati; a metà marzo 2011 venne dichiarta la No fly zone
da parte delle Nazioni Unite sul territorio libico e la Guerra civile
imperversò fino ala cattura ed uccisione di Geddafi e oltre.
Dai documenti non si rileva una vera e propria intenzione da parte del governo americano di destabilizzare il Paese
prima dello scoppio della guerra civile; la Libia fino alla fine del
2010 era ancora considerata un’alleato importante nell’area per gli
Stati Uniti. Quello che si può notare è con quanta facilità e rapidità
il paese magrebino venne scaricato dagli americani che, scegliendo una
strategia passiva, fecero precipitare la situazione più del dovuto.
Evidentemente Gheddafi non era ritenuto abbastanza affidabile come
interlocutore per il governo statunitense che colse l’occasione per
sbarazzarsi di una personalità controversa e di difficile controllo.
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